Comunicato stampa
Con il Decreto legge "salva Ilva" il Governo prende tempo con la "disputa giuridica"
Il Decreto legge "salva Ilva" emanato dal Presidente della Repubblica sulla vicenda Ilva di Taranto fino a questo momento è noto solo nella versione pubblicata su siti di quotidiani on line. Lo abbiamo letto e riletto più volte: non c'è una sola parola che richiami il fatto più drammatico della vicenda: nell'incidente probatorio nel Tribunale di Taranto è stato accertato che il funzionamento degli impianti dell'area a caldo di Ilva Taranto è correlato con la morte e la malattia di tante persone. Da questo fatto traggono origine i provvedimenti del G.i.p. che il Decreto vorrebbe neutralizzare al di là di ipocrite dichiarazioni.
Altrettanto stupefacente è che il Consiglio dei Ministri abbia approvato il Decreto pur sapendo che stava per essere emanato il provvedimento del G.i.p. sulla richiesta di dissequestro degli impianti da parte di Ilva e pur conoscendo il parere negativo già espresso in merito dalla Procura della Repubblica. Un minimo di rispetto istituzionale avrebbe dovuto indurre il Consiglio dei Ministri ad aspettare e valutare il provvedimento del G.i.p. prima di licenziare il proprio Decreto.
Lasciamo ad altri, sicuramente più competenti di noi, la disputa sull'incostituzionalità del Decreto. Quello che ci sconvolge come cittadini è contatare che il Governo italiano, in questa drammatica vicenda, ha scelto la strada della "disputa giuridica", attraverso la quale prendere tempo, ricorrendo a tutte le pieghe di ambiguità di cui le norme italiane sono stracolme, cioè la stessa strada per eludere la soluzione dei problemi seguita finora dal Gruppo Riva da quando è diventato proprietario dell'Ilva di Taranto.
Sarebbe stato meglio se il Consiglio dei Ministri avesse detto la verità, cioè dire che a fronte di tanti morti ed ammalati passati e futuri hanno preferito salvaguardare oggi decine di migliaia di posti di lavoro ed evitare gravi problemi di ordine pubblico.
Hanno ragione quegli operai, semplici nella loro sapienza, che, a botta calda, hanno detto che con quel Decreto il problema non è risolto. Essi lo sanno meglio di chiunque altro.
Troviamo conforto nelle parole pronunciate per la Magistratura dal segretario nazionale dell'Associazione Nazionale Magistrati: al loro operato presente e futuro va tutta la nostra solidarietà e fiducia illimitate e su di essi facciamo affidamento.
Ora si pone il tema della reazione della cittadinanza di Taranto colpita a morte: assodato che non è accettabile questo Decreto, cosa dobbiamo proporre? Non si può solo dire solo no, affermando contemporaneamente che vogliamo decidere anche noi del nostro destino: dobbiamo avere la capacità e il coraggio di dire cosa vogliamo ed accettiamo che accada domani, avendo chiara la visione prospettica delle conseguenze positive e negative di quello che sapremo indicare.
Il Direttivo di Altamarea Luigi Boccuni, Mino Briganti, Simona Carone, Biagio De Marzo, Piepaolo Fiume, Giacomo Raffaelli, Massimiliano Saracino.
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