Da mesi gli ingressi alla città e le "aree sensibili" sono presidiate dalle forze dell'ordine.
Si respira un'aria di pace armata...
Saluti da Taranto città presidiata, anzi, come dice Assennato: Saluti dalla Sarajevo dello Jonio!
Assennato: a Taranto effetto Sarajevo
Riesame, decisione entro l'11 dicembre
I tarantini sono «circondati da serbi
armati contro di loro». Lo afferma in un'intervista all' Espresso - che
ne dà un'anticipazione - il direttore dell' Agenzia regionale per la
prevenzione e la protezione dell' ambiente Puglia (Arpa), Giorgio
Assennato, che parla di un «effetto Sarajevo» in seguito al decreto
legge in vigore. «Questo decreto - dice il dirigente - farà saltare completamente la coesione sociale a Taranto perchè contiene nuovi elementi di frattura fra le istituzioni». «Ci mancava solo il commissario - aggiunge - il premier Monti, i giornali, tutti parlano di "assenza di controlli" negli anni passati. Assenza un cavolo! È dal 2006 che monitoriamo più di quanto saremmo tenuti a fare. I nostri dati sono addirittura più severi di quelli dei pm. Ma noi non siamo che un organo tecnico: la Regione chiede e l'Arpa esegue. Sono le amministrazioni a decidere se dare retta ai nostri consigli oppure no. E l'arrivo del garante è un altro colpo alla credibilità della nostra agenzia».
Il problema - rileva Assennato - è «nelle decisioni politiche. Noi dell'Arpa diciamo dal 2008 che gli impianti dell'Ilva emettono nell'aria quantità eccessive di un sicuro cancerogeno, il benzo(a)pirene. Lo rileviamo ogni giorno con sette centraline. Ma nell'agosto del 2010 il Parlamento ha approvato una legge che rimanda al 2013 il rispetto dei limiti per questo inquinante. Cosa possiamo fare noi? Solo raccogliere dati, per dare a chi decide una pistola fumante contro l'azienda. Nel rilasciare un'autorizzazione ambientale - afferma - non si considera mai l'impatto sanitario della produzione, ma solo il rispetto di alcune soglie di emissione. Sull'Ilva la magistratura ha provato che esiste un pericolo attuale e permanente per la salute delle persone. Per risponderle non è sufficiente quindi firmare una nuova Aia, che si basa solo sui limiti di legge: bisogna dimostrare che non esiste un rischio sanitario per gli abitanti di Taranto. Il ministero - conclude - avrebbe potuto e dovuto riprendere in mano la questione ad agosto, quando glielo chiesi io stesso. In quel caso l'Arpa avrebbe avuto tempo per definire la tipologia di produzione più nociva e stabilirne i limiti, basandosi per• sulle conseguenze per i cittadini, non su dei parametri teorici».
L'udienza. Si è conclusa, dopo sei ore di discussione, l'udienza dinanzi al tribunale del Riesame sui ricorsi presentati dai difensori dell'ex dirigente dell'Ilva Girolamo Archinà e dell'ex preside del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti, finalizzati a far ottenere la libertà ai loro assistiti (Archinà è in carcere, Liberti ai domiciliari). I due sono accusati di corruzione in atti giudiziari e Archinà anche di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale. Gran parte della discussione si è incentrata su un video, girato dalla Guardia di finanza, che secondo l'accusa ritrae Archinà mentre, il 26 marzo 2010, consegna una busta a Liberti in una stazione di servizio di Acquaviva delle Fonti (Bari). In quella busta, secondo gli inquirenti, c'erano 10.000 euro in contanti, che dovevano servire per indurre Liberti, all'epoca consulente della Procura, a redigere una relazione 'morbidà nei confronti dell'Ilva sulle fonti di inquinamento della città. La difesa di Liberti, con l'ausilio di un consulente, ha sostenuto che in realtà dalle immagini si ricaverebbe che a Liberti fu consegnato un foglio, e non una busta, e che quel foglio poi venne restituito dallo stesso Liberti ad Archinà. La Procura ha invece ribadito la validità della tesi corruttiva, che a suo dire emergerebbe anche da altra documentazione. La decisione del tribunale del Riesame dovrà essere depositata entro l'11 dicembre.
È stata fissata per l'11 dicembre prossimo l'udienza dinanzi al Tribunale del riesame per discutere sulle istanze di libertà avanzate dai legali del patron dell'Ilva, Emilio Riva e dell'ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso, arrestati nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale. Emilio Riva è attualmente agli arresti domiciliari, mentre Capogrosso è nel carcere di Taranto.
(Quotidiano)
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