sabato 31 luglio 2010

Si muoveranno?

ALTAMAREA IN PRESSING SULLA COMMISSIONE AMBIENTE E SANITA' E SUL SINDACO DI TARANTO

Il 30 luglio 2010 una robusta (12 persone) delegazione di “AltaMarea contro l’inquinamento – Coordinamento di Cittadini ed Associazioni di Taranto” ha incontrato la Commissione ambiente e sanità del Comune di Taranto. La seduta della Commissione aveva all'OdG "Monitoraggio questioni ambientali legate al nostro teritorio".
Il Presidente Pugliese ha dato appuntamento alla Commissione e ad Altamarea per la prima settimana di settembre in funzione della preparazione di un Ordine del Giorno, auspicabilmente condiviso da maggioranza e minoranza, da presentare come indirizzo del Consiglio Comunale, rappresentativo delle istanze del movimento civico e concernente l'intero panorama delle industrie del territorio.Ha inoltre aggiunto che alcuni consiglieri avvocati ritengono opportuno che l'Amministrazione nomini avvocati esclusivi per le questioni del risarcimento danni. Ha quindi invitato Altamarea ad illustrare il documento presentato come "Agenda per la seduta della Commissione ambiente del 30 luglio", articolato in tre punti.
Il primo punto riguarda la "Interruzione dei termini per il risarcimento danni". Taranto e provincia necessitano di grandi bonifiche, che significano risorse e lavoro. In aggiunta alle risorse rinvenienti da fondi nazonali ed europei sono reperibili quelle ottenute dagli "inquinatori", nel rispetto del principio "chi inquina paga". Una opportunità è rappresentata dalla condanna di Ilva già comminata in sede penale e confermata dalla Cassazione che consente di chiedere i danni in sede civile. Il Giudice civile non deve dimostrare il danno, già dimostrato in sede penale, ma deve solo stabilire l'entità del danno subito. La preoccupazione di Altamarea sta nel fatto che la cosa possa finire in prescrizione, in quanto il termine ultimo per la richiesta di risarcimento danni in sede civile è il 23 ottobre 2010. Per scongiurare tale pericolo è sufficiente inviare agli interessati, con una semplice raccomandata, l'Atto interruttivo di cui Altamarea ha indicato i punti salienti.
Il secondo punto riguarda le questioni già presentate da Altamarea nella precedente riunione del 22 giugno u.s., rimaste prive di risposta. Esse concernevano: a) il destino dell'Ordinanza Sindacale del 7 giugno relativa alle immissioni di benzo(a)pirene rilevate nella centralina di via Machiavelli; b) la verifica della distanza tra l'abitato e gli impianti industriali a "rischio di incidente rilevante"; c) la caratterizzazione e bonifica del quartiere Tamburi. Su questi temi il Presidente Pugliese si è impegnato a fissare un incontro con il Segretario Generale del Comune perchè venga indicato il Dirigente e la struttura comunale in grado di dare le risposte alle questioni poste da Altamarea. Il presidente Pugliese ha invitato Altamarea a designare due o tre suoi membri che parteciperanno all'incontro con il Segretario Generale. Altamarea ha accolto con favore l'invito riservandosi di indicare i nominativi dopo una consultazione interna. Altamarea ha colto l'occasione per invitare la Commissione a verificare se un’area come quella dell’ex Lido Azzurro, dichiarata inagibile per presenza di amianto, è il luogo adatto dove portare i bambini del quartiere Tamburi a cui è vietato giocare in piazza.
Il terzo punto riguarda i provvedimenti che il Sindaco dovrebbe prendere alla luce dei nuovi dati sul benzo(a)pirene dei mesi da gennaio a maggio 2010. Altamarea ha rifatto la storia degli ultimi avvenimenti, che hanno visto un sostanziale arretramento della Regione Puglia rispetto alle posizioni precedentemente esposte. Altamarea ha inoltrato alla Regione le integrazioni alla diffida già mandata al presidente Vendola a fine maggio, precostituendo così le condizioni per poter bussare, in caso di inadempienze, a porte dove i cittadini di buon senso non vorrebbero bussare per far rispettare le leggi proprio dalle Istituzioni. La posizione di Altamarea è che il Sindaco ha il potere autonomo per tutelare la salute dei cittadini e gli è chiesto di esercitarlo. Sul piano dei provvedimenti di dettaglio fa fede la nota prot. 0030325 del 21 giugno 2010 di ARPA Puglia (a firma del Direttore scientifico dr. Blonda e del Responsabile U.O. Aria dr. Giua) che ha fornito a tutti gli interessati (Ministero dell’ambiente, Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto, Enti Tecnici centrali e periferici, Ilva e Procuratore della Repubblica di Taranto) i richiesti suggerimenti su "Potenziamento delle attività di monitoraggio dell'aria" e su "Possibili misure per una riduzione del livello di benzo(a)pirene nell'aria". Alla luce di tutto ciò, Altamarea chiede che il Sindaco di Taranto, indipendentemente da quanto farà la Regione Puglia, tuteli la salute dei cittadini con provvedimenti immediati. Qualora non dovesse adempiere ai propri obblighi così come qui richiesti, ci vedremo costretti ad agire in giudizio anche in sostituzione del Comune di Taranto, rimasto eventualmente inerte, per la tutela del nostro diritto alla salute e a un ambiente salubre e per l’interesse collettivo alla tutela della salute e dell’ambiente del Comune di Taranto.
Al termine dell'incontro, tre membri di Altamarea hanno consegnato all'ufficio protocollo del Comune il documento illustrato alla Commissione e l'istanza al Sindaco sull'atto interruttivo della prescrizione. Fatta questa operazione, i tre membri di Altamarea sono stati ricevuti dal Sindaco al quale hanno anticipato il contenuto dei documenti. Il Sindaco si è impegnato a chiedere immediatamente il parere dell'ufficio legale del Comune sul'atto interruttivo e a comunicare ad Altamarea le proprie decisioni la prossima settimana.
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Agenda per la seduta della Commissione Ambiente del Comune di Taranto del 30 luglio 2010 con all’OdG “Monitoraggio questioni ambientali legate al nostro territorio”


1. Questioni poste nella precedente seduta del 22 giugno 2010, inviate al Sindaco con PEC e rimaste senza risposta


1.1 Ordinanza Sindacale del 7 giugno 2010 sul benzo(a)pirene

L’Amministrazione Comunale non ha contestato le inadeguatezze nei “Premesso”, nei “Riferimenti normativi” e negli “Ordina”, né le carenze negli “Aspetti giuridico/amministrativi”, né le insufficienze nei “Contenuti tecnici” per inappropriati provvedimenti.

Oltretutto i termini posti a Ilva nell’Ordinanza sono scaduti e non è nota alcuna azione da parte del Sindaco.

Quanto poi alla pretesa di Ilva di stabilire essa di che cosa si deve occupare la “Commissione ambiente” del Comune di Taranto abbiamo consultato il Regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale ed abbiamo letto (pag. 13) che la V Commissione permanente – Ecologia e ambiente ha competenza in materia di Progetti speciali, Igiene e Sanità: sulla sanità l’inquinamento di origine industriale ha fortissime ripercussioni.

1.2 Rischio di Incidente Rilevante - Verifica della distanza tra impianti ed abitato.

Abbiamo chiesto al Comune di fornire al più presto alla popolazione (art. 22 del D.Lvo 334/1999) le informazioni relative ai rischi che essa corre per la presenza sul territorio di aziende sottoposte a “Rischio di Incidente Rilevante”. Non siamo a conoscenza di iniziative dell’Amministrazione in merito.

Abbiamo chiesto che il rappresentante del Comune di Taranto nella Commissione IPPC garantisca personalmente alla cittadinanza di Taranto di avere verificato in sede di istruttoria IPPC/AIA la distanza tra l’abitato dei Tamburi e gli impianti/infrastrutture Ilva “a rischio di incidente rilevante” e di assicurare che tale distanza è assolutamente nei limiti fissati nel “Piano di emergenza Industrie a rischio” redatto dalla Prefettura di Taranto. Non siamo a conoscenza dei risultati di tali verifiche.

1.3 Caratterizzazione e bonifica del rione Tamburi.

Alla luce della grande quantità di interrogativi scaturiti dall’esame delle poche notizie apprese dalla stampa, abbiamo chiesto di consentirci di esaminare e discutere con i tecnici responsabili del procedimento l’intero incartamento relativo alla caratterizzazione e bonifica del rione Tamburi. Non è stato possibile, nè a noi e neanche a qualche Consigliere, di conoscere persino il nome del Responsabile del procedimento. Esprimiamo la più viva sorpresa per un tale stato di cose e ripetiamo che non ci può essere negato il diritto di conoscere il piano generale di caratterizzazione, il piano generale e particolare di bonifica, chi ha vinto l’appalto della prima fase dei lavori, quando inizieranno veramente i lavori, con quale programma, per quali strade, ecc.

Chiediamo, inoltre, che questa Commissione verifichi se un’area come quella dell’ex Lido Azzurro, dichiarata inagibile per presenza di amianto, è il luogo adatto dove portare i bambini del quartiere Tamburi a cui è vietato giocare in piazza.

1.4 Richieste di risarcimento danni da parte del Comune

Abbiamo chiesto che il Comune di Taranto, ed anche la Provincia, avviino le due richieste di risarcimento in sede civile dei danni in seguito a condanne penali di responsabili Ilva: la 1^ richiesta, ex art. 82, comma 4 del Codice di Procedura Penale, è di risarcimento per tutti i danni di natura ambientale, patrimoniale e morale attestati nella sentenza 389/2005 della Corte di Cassazione; la 2^ richiesta è di risarcimento per i danni ambientali provocati dal cattivo funzionamento delle “cokerie” Ilva, che comportò la condanna penale in primo e secondo grado di responsabili Ilva, assolti poi, per prescrizione dei termini, dalla Corte di Cassazione che però ha lasciato aperta la porta per il risarcimento dei danni in sede civile. In merito c’è stata anche la sollecitazione del Consiglio Comunale con votazione quasi unanime. Non è dato di sapere a che punto è il lavoro dei legali del Comune.



2. Provvedimenti del Sindaco dopo i nuovi dati sul benzo(a)pirene nel 2010


2.1 ARPA Puglia, con nota prot. 0034347 del 12 luglio 2010, ha comunicato al Sindaco di Taranto che nei primi cinque mesi del 2010 il valore medio mensile di benzo(a)pirene nel quartiere Tamburi di Taranto è salito a circa 3 nanogrammi a metro cubo. Il valore di legge da non superare per il benzo(a)pirene è di 1 nanogrammo a metro cubo con concentrazione calcolata su base annua come media di tutte le rilevazioni mensili. Il dato comunicato da ARPA Puglia, relativo ai mesi da gennaio a maggio 2010, non è quello definitivo del 2010, ovviamente. Tuttavia, pur ipotizzando per assurdo che nei successivi 7 mesi da giugno a dicembre le immissioni di benzo(a)pirene nella centralina di via Machiavelli risultassero zero, la media annuale del 2010 sarebbe comunque pari a 1,25 ng/mc. E’ lapalissiano, quindi, affermare già oggi, senza tema di smentite, che il valore di legge fissato dalla normativa vigente sarà superato anche nel 2010, come si temeva.

2.2 A fronte di questa situazione assolutamente inaccettabile e insopportabile, la Regione Puglia, anziché operare con l’urgenza promessa, intende avviare il cosiddetto “monitoraggio diagnostico” che, secondo noi, sarà solo un procrastinare, ingiustamente e per un tempo indefinibile, l’attivazione di provvedimenti seri ed efficaci per abbattere le immissioni di benzo(a)pirene, terribile cancerogeno, nell’area urbana di Taranto. Ci è parso di capire che anche il Comune di Taranto intende assecondare l’orientamento dilatorio della Regione Puglia.

2.3 AltaMarea ribadisce ancora una volta che per Taranto la normativa vigente dal 1° gennaio 1999 stabilisce che l'obiettivo di qualità per il benzo(a)pirene è di 1 nanogrammo a metro cubo. Tale assunto è stato condiviso proprio dalla Regione Puglia che nella nota prot. AOO 089 del 29.06.2010 – 0008737, a firma dell’assessore Nicastro, inviata a Ministero dell'ambiente, ARPA Puglia, Provincia di Taranto e Sindaco di Taranto, sostiene che a Taranto c'è "un'emergenza ambientale dovuta al superamento dell'obiettivo di qualità per i livelli di benzo(a)pirene". Questo fatto importante è un successo di AltaMarea, che vede riconosciute ufficialmente le proprie argomentazioni, per cui le concentrazioni rilevate nell’area urbana di Taranto dovevano rimanere assolutamente al di sotto di tale valore da almeno 10 anni. La suddetta norma ha valore cogente e si applica ad un inquinante che è classificato dallo IARC (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro) al vertice della pericolosità in quanto è sicuramente cancerogeno (classe 1).

2.4 AltaMarea ritiene che nessun cavillo giuridico possa confutare la verità conclamata che la responsabilità dello sforamento del benzo/a)pirene rilevato nella centralina di via Machiavelli sia della cokeria Ilva e ribadisce, pertanto, che è l’azienda che ha il dovere di dichiarare cosa intende fare per far sì che per il benzo(a)pirene sia rispettato finalmente l’obiettivo di qualità di 1 ng/mc nelle centraline urbane. Tocca ai dirigenti Ilva, che non sono privi di conoscenze siderurgiche, trovare a qualunque costo i rimedi per abbattere le proprie emissioni di benzo(a)pirene in quantità tale che la concentrazione rilevata in tutte le centraline dell’area urbana di Taranto sia al massimo uguale all’obiettivo di qualità di 1 ng/mc. E se l’Ilva non è in grado di trovare provvedimenti e tecniche idonee a rispettare tale obiettivo di qualità, deve rassegnarsi a fermare la cokeria.

2.5 Con nota prot. 0030325 del 21 giugno 2010, ARPA Puglia (a firma del Direttore scientifico dr. Blonda e del Responsabile U.O. Aria dr. Giua) ha fornito a tutti gli interessati (Ministero dell’ambiente, Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto, Enti Tecnici centrali e periferici, Ilva e Procuratore della Repubblica di Taranto) i richiesti suggerimenti su "Potenziamento delle attività di monitoraggio dell'aria" e su "Possibili misure per una riduzione del livello di benzo(a)pirene nell'aria".

2.6
La proiezione matematica dei morti collegati alla quantità di benzo(a)pirene presente nell’atmosfera e rilevata nella centralina urbana con valori superiori all’obiettivo di qualità, numero di morti evincibile dalla relazione di ARPA Puglia del 4 giugno 2010, non consente a nessuno, e innanzitutto a nessuna delle Amministrazioni Pubbliche coinvolte, di tergiversare o eludere provvedimenti su fatti così gravi ed urgenti.

2.7 Alla luce di tutto ciò, si chiede che il Sindaco di Taranto, indipendentemente da quanto farà la Regione Puglia, tuteli la salute dei cittadini con provvedimenti immediati. Qualora non dovesse adempiere ai propri obblighi così come qui richiesti, ci vedremo costretti ad agire in giudizio anche in sostituzione del Comune di Taranto, rimasto eventualmente inerte, per la tutela del nostro diritto alla salute e a un ambiente salubre e per l’interesse collettivo alla tutela della salute e dell’ambiente del Comune di Taranto.

3. Interruzione dei termini per il risarcimento danni
Dato il protrarsi indefinito del lavoro dei legali dell’Amministrazione sulla richiesta di risarcimento danni, chiediamo al Sindaco di Taranto di interromperne i termini con una semplicissima comunicazione, come da istanza allegata.

venerdì 30 luglio 2010

Nella natura contro il nucleare..

Acqua sul fuoco dall'Arpa..

Nota di rettifica del professor Giorgio Assennato al caporedattore del quotidiano La Repubblica - Bari
Bari, 28 luglio 2010 – Gentile dott. Costantini,
è comparsa nell’edizione odierna di La Repubblica Bari una mia dichiarazione virgolettata secondo cui avrei affermato che i bambini (del quartiere Tamburi di Taranto) “potrebbero contaminarsi semplicemente rotolando per terra”.
Vorrei precisare che non ho mai rilasciato una tale dichiarazione, dato che non corrisponde in nessun modo alla mia opinione scientifica.
Com’è noto, la Regione ha approvato l’analisi di rischio realizzata da tecnici nominati dal comune di Taranto nel corso di una conferenza di servizi in cui il Dipartimento Provinciale di Taranto di ARPA Puglia ha validato i risultati della caratterizzazione e ha espresso parere favorevole sulle conclusioni. La Direzione Generale di ARPA è intervenuta successivamente a seguito di una richiesta di parere formulata dall’associazione Altamarea, e l’indagine alla base dell’ordinanza sindacale è in questo momento oggetto di approfondimento da parte dei tecnici dell’Agenzia.
A parte alcuni rilievi di carattere metodologico, in particolare vorrei sapere se si è tenuto conto del fatto che le linee guida dell’Environmental Protection Agency statunitense per il berillio considerano che meno dell’1% del berillio ingerito viene poi effettivamente assorbito dall’organismo.
È evidente che, se tale aspetto non è stato preso in considerazione nello studio di Taranto, le conclusioni successive devono essere adeguatamente riconsiderate.
Cordiali saluti, Prof. Giorgio Assennato
Direttore Generale ARPA Puglia

mercoledì 28 luglio 2010

Ecco lo studio sulle mucche ammalate di Taranto!

Lesions associated with mineral deposition in the lymph nodes and lungs of cattle: a case-control study of environmental health hazard

Autori:
A. Perillo, A. Tinelli, C. Losacco, A. Troncone: Department of Animal Health and Welfare, Faculty of Veterinary Medicine, Bari, Italy
O. Paciello: Department of Pathology and Animal Health, University of Naples Federico II, Naples, Italy
A. Morelli: General practitioner Bari, Italy

FOLIA HISTOCHEMICA ET CYTOBIOLOGICA, Vol. 47, No. 4, 2009, pp. 633-638
Link

Cattles in Taranto

Nè bambini nè... vacche!!!

«Metalli pesanti in polmoni e fegato bovini a Taranto»

Depositi di metalli pesanti in polmoni e fegato di bovini nati e allevati nell’area di Taranto. "Gli animali presentavano lesioni a livello polmonare ed epatico dovute all’accumulo di metalli pesanti, come carbonio, alluminio, silice, ferro e titanio".
A illustrare i risultati di una ricerca tutta italiana, condotta da studiosi del Dipartimento di veterinaria dell’Università di Bari e da colleghi dell’Università Federico II di Napoli, è Anna Morelli, specializzanda in ispezione degli alimenti di origine animale nell’ateneo pugliese e componente del gruppo di ricerca. Taranto ospita un grosso polo industriale (il più grande centro siderurgico europeo, una grossa raffineria, un grande cementificio, altre industrie metalmeccaniche) a ridosso del centro abitato.
La ricerca sui bovini (pubblicata su 'Folia Histochimica et Cytobiologica' nel 2009) è iniziata qualche anno fa, dall’osservazione casuale di lesioni sospette negli animali, nel corso di "un lavoro in alcuni mattatoi - dice Morelli all’Adnkronos Salute - Così abbiamo deciso di prendere in esame i bovini come 'specie sentinella' per rilevare segni di rischio ambientale" nell’area di Taranto. Il team ha esaminato 183 bovini, analizzando e campionando i linfonodi dell’albero respiratorio e il parenchima polmonare, ma anche il fegato degli animali.
"Scoprendo risultati, in parte ancora non pubblicati, che fanno riflettere. Sessanta bovini - dice la ricercatrice - presentavano lesioni marcate dovute a depositi di metalli pesanti a livello polmonare o linfonodale", dice Morelli.
Nella ricerca sono stati coinvolti solo animali allevati nella provincia di Taranto, divisa in quattro aree sulla base della distanza dalla città. Ebbene, "abbiamo notato la presenza dei metalli pesanti anche in una vitellino di quattro mesi e mezzo - dice la ricercatrice - Oltre a una differenza nei valori riscontrati negli animali allevati nella zona più vicina all’area industriale".
Se le alterazioni notate negli animali più piccoli non erano ancora segno di una patologia, per altri soggetti, più grandi, le cose erano differenti. E, secondo la ricercatrice, questi risultati devono far riflettere. "Lo studio dei bovini allevati in aree ad alto rischio di inquinamento ambientale può essere utile per stimare il pericolo di esposizione umana a contaminanti ambienti", nota la Morelli. Il cui studio, nel frattempo, va avanti. Sembra che ci sia l’intenzione di esaminare l’eventuale presenza di metalli pesanti anche negli organi di altri animali nati e cresciuti nella zona. (GdM)

martedì 27 luglio 2010

Bambini, off limits!

Taranto, il parco giochi chiude per smog
L´allarme scattato dopo che i dati del quartiere Tamburi sono tre volte più alti del limite. Verranno installate centraline ad hoc per arrivare al monitoraggio 24 ore su 24

La promessa è della Regione che ieri, con l´assessore alla Qualità dell´ambiente Lorenzo Nicastro, ha incontrato il presidente della provincia di Taranto, Lorenzo Nicastro, il sindaco, Ippazio Stefàno e i rappresentanti dell´Arpa. Insieme è stato deciso l´avvio «del monitoraggio diagnostico della qualità dell´aria di Taranto» spiega Nicastro. In pratica «per la prima volta si procederà alla rivlevazione giornaliera del benzoapirene: cominceremo già da settembre e in questa maniera potremo individuare con la massima precisione le fonti inquinanti ma anche stabilire le condizioni meteo-climatiche e le ricadute di tali sostanze sul territorio. Soltanto con dei dati scientifici certi - dice l´assessore - potremo prendere dei provvedimenti seri».
La Regione monterà delle centraline ad hoc che saranno pagate, in parte, proprio dall´Ilva e dai gestori degli altri grandi impianti.
L´allarme benzoapirene a Taranto - dopo la lunga crociata e la legge sulle diossine - era scattato nelle scorse settimane quando l´Arpa ha presentato un rapporto con gli ultimi dati: nei primi sei mesi del 2009 i dati di Taranto, meglio i dati registrati nel quartiere Tamburi (il più vicino all´Ilva), registravano numeri tre volte superiori rispetto a quanto previsto dalla legge. Poco dopo erano scattate anche una serie di denunce nei confronti della famiglia Riva e dei vertici tecnici dell´Ilva che hanno avuto un avviso di garanzia per gettito pericolose di cose e disastro colposo. Il problema è che senza analisi serie non si può creare un nesso scentifico serio tra emissioni e inquinamento, laddove non è stato ancora provato.
«Il monitoraggio 24 ore su 24 darà queste risposte» assicura Nicastro. Ma non sarà l´unica possibilità: il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, ha chiesto e ottenuto un incidente probatorio che dovrebbe dimostrare quali sono le fonti dell´inquinamento di Taranto.
Magari si riuscirà a capire cosa ha provocato l´ordinanza del sindaco e la chiusura di un sogno piccolo piccolo. Ezio Stefano ha infatti ordinato la chiusura del parco giochi che si trova al quartiere Tamburi. «I risultati dell´analisi di rischio hanno evidenziato un rischio totale non accettabile per le sostanze cancerogene in relazione allo scenario bambini» hanno scritto i tecnici chiamati dal sindaco. Che significa? Le analisi hanno dimostrato una contaminazione chimica sul terreno del parco molto oltre i valori di legge per il berillio e i Pcb (policlorobifenili), due elementi fortemente cancerogeni.
«I bambini - è il ragionamento dei tecnici - potrebbero facilmente ingerirli oppure contaminarsi semplicemente rotolando per terra: il passaggio può avvenire anche soltanto con il contatto della pelle». Via quindi tutti i ragazzini (a proposito: il sindaco ha offerto un servizio navetta per portarli in una zona mare, dove però secondo gli ambientalisti c´è una discarica di amianto) e via altre pecore: la Asl ha disposto l´abbattimento di altre mille capi di bestiame. (La Repubblica Bari)

in diretta TG!!!

Fanghi abusivi

Taranto, evasa ecotassa per 1,4 milioni. Denunciato all’autorità amministrativa un imprenditore. Nel 2006 sequestro di 90mila mq di fanghi da bonificare

Un imprenditore tarantino ha evaso 1,4 milioni di tributo speciale (ecotassa). È quanto emerso a conclusione di controlli, effettuati dai militari del Comando provinciale della Guardia di finanza, dopo il sequestro di fanghi di dragaggio provenienti dai fondali del porto di Taranto e riversati in una discarica abusiva. Per questo motivo un imprenditore è stato denunciato all’autorità amministrativa.
LA VICENDA - A quanto si è saputo, la vicenda ha avuto origine dal sequestro nel 2006 di un’area di 60.000 metri quadrati nelle vicinanze di punta Rondinella, di proprietà dell’Autorità portuale ma affidata in gestione alla società «Terminal Container Taranto» (Tct), concessionaria per la movimentazione dei container nell’area portuale. Sul luogo erano stati depositati circa 90.000 metri cubi di fanghi di dragaggio (pari a circa 137.000 tonnellate di materiali), nonostante essa rientrasse nei siti di interesse nazionale da sottoporre a preventiva bonifica.
LE SOSTANZE SMALTITE - Dalle indagini è emerso che i responsabili pro-tempore dell’Autorità portuale avrebbero falsamente comunicato al ministero dell’Ambiente che i fondali di accesso all’area portuale erano ostruiti e che i detriti presenti non consentivano il libero transito delle navi. Nella circostanza, il ministero autorizzò in via d’urgenza l’esecuzione dei dragaggi a favore della Tct, con la rimozione dei fanghi che, da successive analisi effettuate dall’Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (Icram) di Roma e dall’Arpa di Taranto, sono risultati contaminati da metalli pesanti quali piombo, zinco e arsenico in misura superiore ai limiti ammessi. (CdM)

Incendi: Taranto ultima per prevenzione in Puglia!

Nel 2009 in Puglia 277 incendi hanno compromesso 1527 ettari di superficie boscata e 2831 di superficie non boscata, contro i 485 incendi e gli 8489 ettari bruciati nel 2008. Un segnale estremamente positivo riconducibile da un lato al sistema di contrasto del fenomeno sempre più perfezionato, dal punto di vista organizzativo, tecnico e strumentale, dall’altro alla crescita della sensibilità collettiva per la tutela dei boschi.
I dati pugliesi del dossier di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile, “Ecosistema Incendi 2010”, sono stati presentati in conferenza stampa a Bari da Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Fabiano Amati, Assessore alle Opere Pubbliche e alla Protezione Civile della Regione Puglia e Luigi Perrone, Presidente dell'Anci Puglia, con la partecipazione di Mario Volpe, Vice Prefetto con delega alla Protezione Civile, Giovanni Misceo, Comandante Provinciale Bari del Corpo Forestale dello Stato e dei sindaci premiati.
Dall'indagine risulta che, a dieci anni dall’emanazione della Legge Quadro 353/2000, ben il 70% delle amministrazioni comunali svolge complessivamente un lavoro positivo di mitigazione del rischio incendi boschivi, dimostrando una crescente sensibilità e attenzione verso la tutela dei boschi e delle aree forestali. In Italia sono solo 20 le amministrazioni comunali che hanno ottenuto per il 2010 il voto di 10/10, con una classe di merito di “ottimo lavoro” nella mitigazione del rischio incendi boschivi. Di questi, ben 8 sono pugliesi: Andria, Alberobello, Bari, Corato, Melendugno, Nardò (premiato per il secondo anno consecutivo), Pietramontecorvino e Putignano che hanno guadagnato il riconoscimento della bandiera “Bosco Sicuro” durante la conferenza.
...
I peggiori comuni pugliesi nella mitigazione del rischio incendi si sono rivelati Bitonto e Taranto con voto 2,5. Il primo palesa 3 roghi e 569 ettari andati a fuoco, mentre la città ionica è stata interessata da 28 incendi e 741 ettari bruciati.
“Gli interventi sono positivi, ma i roghi sono ancora numerosi. - commenta Fabiano Amati, Assessore alla Protezione Civile della Regione Puglia - La mia richiesta è destinata ai cittadini pugliesi, affichè denuncino alle autorità fatti e circostanze sospette, oltre che gli incendiari, anche in forma anonima. È un accordo morale per reprimere il fenomeno e non vanificare il lavoro e gli sforzi dei volontari della Protezione Civile”. (Gofasano)

sabato 24 luglio 2010

Acqua: unmilioneequattrocentomila volte libera!


DEDICATO A PAOLO BORSELLINO
acquabenecomune.org
Oggi, lunedì 19 luglio, il Comitato Promotore dei Referendum per l'acqua pubblica consegna oltre un milione e quattrocentomila firme presso la Corte di Cassazione.
Un risultato che segna un passo importante nella storia della democrazia e della partecipazione in questo Paese. Nessun referendum nella storia repubblicana ha raccolto tante firme.
La sfida che il comitato promotore ha davanti è quella di portare almeno 25 milioni di italiani a votare tre "sì" la prossima primavera, quando si terrà il referendum contro la privatizzazione dei servizi idrici. Un risultato che oggi, alla luce del "risveglio democratico" a cui si è assistito nei mesi della raccolta firme, sembra assolutamente raggiungibile.
Adesso chiediamo al Governo di emanare un provvedimento legislativo che disponga la moratoria degli affidamenti dei servizi idrici previsti dal Decreto Ronchi almeno fino alla data di svolgimento del referendum. Chiediamo inoltre alle amministrazioni locali di non dare corso alle scadenze previste dal Decreto Ronchi. Un milione e quattrocentomila firme rappresentano una delegittimazione di qualunque scelta tesa ad applicare il Decreto, a maggior ragione per quelle amministrazioni che vogliono addirittura anticiparne le scadenze.
Il prossimo appuntamento del popolo dell'acqua è il prossimo 18 e 19 di settembre, quando, probabilmente a Firenze, si terrà l'assemblea dei movimenti per l'acqua.

L'Arpa studia l'area verde inquinata

L'Arpa della Puglia sta seguendola vicenda della zona verde inquinata del rione Tamburi di Taranto, a ridosso dell’Ilva, sulla quale il sindaco, Ippazio Stefano, nelle scorse settimane, ha vietato ai bambini di giocare. L’ordinanza vieta il calpestio delle aree verdi del triangolo tra via Deledda, via Galeso e via Lisippo, che sono risultate contaminate da idrocarburi e metalli pesanti.
Le osservazioni dell’Arpa si conosceranno all’inizio di agosto. I dati sull'inquinamento emergono dalla relazione tecnica del progetto per il risanamento del rione Tamburi commissionata dal Comune ad un gruppo di tecnici. Nello studio si afferma che “i risultati dell’analisi di rischio hanno evidenziato un rischio totale non accettabile per le sostanze cancerogene” in relazione allo 'scenario bambinì”.
Il pericolo per i bimbi è riferito a due inquinanti in particolare: i Pcb (policlorobifenili) e il Berillio. I più piccoli potrebbero infatti inconsapevolmente ingerirli o anche, nel caso dei Pcb, venire contaminati per via del solo contatto dermico. Altamarea, un coordinamento di cittadini e associazioni locali, ha scritto al direttore generale dell’Arpa, Giorgio Assennato, affinchè chiarisca la provenienza delle sostanze che hanno inquinato il suolo. E all’associazione Assennato risponderà nei primi giorni di agosto, soffermandosi in particolare sulla procedura tecnico-scientifica seguita da consulenti del Comune che hanno suggerito di bonificare l’area inquinata e di imporre il divieto di calpestio per i bambini.
Proprio attorno all’area industriale, per una fascia di circa 20 chilometri, la Regione Puglia a causa del forte inquinamento da diossina, ha vietato il pascolo. Il dipartimento di prevenzione della Asl di Taranto ha invece disposto di recente l'abbattimento di altri mille capi di bestiame (che si aggiungono agli altri 1.200 già abbattuti nei mesi passati) nelle cui carni è stata trovata una concentrazione di diossina superiore ai limiti di legge. (GdM)

giovedì 22 luglio 2010

BASTA INDUGI SUL BENZO(A)PIREN

Lettera aperta. ALTAMAREA ALLE ISTITUZIONI

Il 7 giugno 2010. una delegazione di “AltaMarea contro l’inquinamento – Coordinamento di Cittadini ed Associazioni di Taranto” ha illustrato all’assessore regionale all’ambiente dr. Nicastro, coadiuvato dal responsabile del settore ing. Antonicelli, la diffida già inviata al Presidente Vendola sulla importante questione dello sforamento nel 2008 e nel 2009 dell’obiettivo di qualità di 1 ng/mc fissato per il benzo(a)pirene con normativa nazionale in vigore fin dal 1 gennaio 1999.

Al termine dell’incontro la Regione, con un comunicato stampa, affermò: Nel corso dell’incontro odierno, ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste è stato chiarito come non vi siano dubbi in relazione all’esigenza di conseguire la riduzione della concentrazione di benzo(a)pirene ben prima del 31 dicembre 2012, prospettato dal Ministero dell’Ambiente. “Ci siamo impegnati – ha detto Nicastro - a promuovere presso il Ministero, responsabile del procedimento per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per lo stabilimento ILVA, una forte azione di sollecitazione volta alla definizione delle misure necessarie per ridurre il contributo emissivo”. “Tali misure - ha precisato - potranno e dovranno essere anche più stringenti di quelle previste dalle BAT, come peraltro stabilito dalla norma in casi limite come questo. Questo assessorato ritiene che considerata la situazione ambientale che si è determinata nella città di Taranto l’accoglimento di tale richiesta sia doveroso da parte del Ministero dell’Ambiente”. In parallelo la Regione si è attivata per la redazione di un piano di azione finalizzato all’immediato rientro nei limiti previsti dalla legge nel benzo(a)pirene già nel 2010.

Mentre AltaMarea attendeva fiduciosa di conoscere il piano di azione della Regione per l’immediato rientro del benzo(a)pirene già nel 2010, il giorno 1 luglio 2010 il responsabile Ilva per i problemi dell’ambiente, in apposita conferenza stampa ha dichiarato “Sulla cokeria siamo in regola con la legge. Le emissioni sono state abbattute del 50%. Ci difenderemo contro ogni tipo di ricorso”. A tale tracotante affermazione, priva di riscontri oggettivi e certificati, Altamarea ha contrapposto il fatto incontrovertibile che la concentrazione di benzo(a)pirene misurata nella centralina di via Machiavelli come media di parte del 2008 e di tutto il 2009 supera del 30% l’obiettivo di qualità di 1 ng/mc. ARPA Puglia, che è un Ente tecnico pubblico certificato, ha accertato che oltre il 90% del benzo(a)pirene che arriva nella suddetta centralina proviene dai “processi produttivi condotti dall’area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva e, in modo maggioritario, all’interno di tale area, l’impianto di distillazione del carbon fossile per la produzione di coke metallurgico (cokeria).” Se gli “impianti a norma” di Ilva producono tanto benzo(a)pirene da far sì che la parte che arriva alle centraline è “fuori norma” spetta al gestore ridurre la propria produzione di benzo(a)pirene di modo che la parte che arriva alle centraline della città rispetti l’obiettivo di qualità fissato dalla legge.

Il 12 luglio 2010 ARPA Puglia ha comunicato al Comune e alla Provincia di Taranto nonché alla Regione Puglia che nei primi cinque mesi del 2010 il valore medio mensile di benzo(a)pirene nel quartiere Tamburi di Taranto è salito a circa 3 nanogrammi a metro cubo. Il valore di legge da non superare per il benzo(a)pirene, lo ripetiamo ancora una volta, è di 1 nanogrammo a metro cubo con concentrazione calcolata su base annua come media di tutte le rilevazioni mensili. Il dato comunicato da ARPA Puglia, relativo ai mesi da gennaio a maggio 2010, non è quello definitivo del 2010, ovviamente. Tuttavia, pur ipotizzando per assurdo che nei successivi 7 mesi da giugno a dicembre le immissioni di benzo(a)pirene nella centralina di via Machiavelli risultassero zero, la media annuale del 2010 sarebbe comunque pari a 1,25 ng/mc. E’ lapalissiano, quindi, affermare già oggi, senza tema di smentite, che il valore di legge fissato dalla normativa vigente sarà superato anche nel 2010, come si temeva.

A fronte di questa situazione assolutamente inaccettabile e insopportabile, ci sembra di capire che la Regione Puglia, anziché operare con l’urgenza promessa, intende avviare il cosiddetto “monitoraggio diagnostico” che, secondo noi, sarà solo un procrastinare, ingiustamente e per un tempo indefinibile, l’attivazione di provvedimenti seri ed efficaci per abbattere le immissioni di benzo(a)pirene, terribile cancerogeno, nell’area urbana di Taranto.

A tal proposito avevamo concordato un incontro urgente con il settore ambiente della Regione Puglia e con l’ARPA da tenersi prima del “tavolo tecnico” con Ilva. Tale incontro, programmato per le 12,30 di lunedì 19 è stato rinviato con sms delle ore 22 di domenica 18 luglio e non più riprogrammato, nonostante l’impegno preso dalle Regione e le nostre reiterate sollecitazioni, cui non è seguito neanche un segnale di buona creanza.

AltaMarea ribadisce ancora una volta che la normativa vigente dal 1° gennaio 1999 stabilisce che l'obiettivo di qualità per il benzo(a)pirene è di 1 nanogrammo a metro cubo e che le concentrazioni rilevate nell’area urbana di Taranto devono rimanere assolutamente al di sotto di tale valore. Tale norma ha valore cogente e si applica ad un inquinante che è classificato dallo IARC (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro) al vertice della pericolosità in quanto è sicuramente cancerogeno (classe 1).

AltaMarea ritiene che nessun cavillo giuridico possa confutare la verità conclamata che la responsabilità dello sforamento del benzo/a)pirene rilevato nella centralina di via Machiavelli sia della cokeria Ilva e ribadisce, pertanto, che è l’azienda che ha il dovere di dichiarare cosa intende fare per far sì che per il benzo(a)pirene sia rispettato finalmente l’obiettivo di qualità di 1 ng/mc nelle centraline urbane. Tocca ai dirigenti Ilva, che non sono privi di conoscenze siderurgiche, trovare a qualunque costo i rimedi per abbattere le proprie emissioni di benzo(a)pirene in quantità tale che la concentrazione rilevata in tutte le centraline dell’area urbana di Taranto sia al massimo uguale all’obiettivo di qualità di 1 ng/mc. E se l’Ilva non è in grado di trovare provvedimenti e tecniche idonee a rispettare tale obiettivo di qualità, deve rassegnarsi a fermare la cokeria.

La proiezione matematica dei morti collegati alla quantità di benzo(a)pirene presente nell’atmosfera e rilevata nella centralina urbana con valori superiori all’obiettivo di qualità, numero di morti evincibile dalla relazione di ARPA Puglia del 4 giugno 2010, non consente a nessuno, e innanzitutto a nessuna delle Amministrazioni Pubbliche coinvolte, di tergiversare o eludere provvedimenti su fatti così gravi ed urgenti.

Sulla questione benzo(a)pirene la Regione e gli Enti locali hanno compiti precisi da concertare sinergicamente: la Regione Puglia ha il dovere ineludibile di intervenire sul piano di azione immediato e sul piano di risanamento dell’atmosfera; il Comune di Taranto ha il dovere di tutelare la salute dei cittadini; la Provincia ha il dovere di adempiere ai compiti delegati dalla Regione in termini di controlli e verifiche.

Di contro, il Ministero dell’ambiente deve emettere l’Autorizzazione Integrata Ambientale con prescrizioni severe a tutela dell’ambiente e conseguentemente della salute di cittadini e di lavoratori, a conclusione di un procedimento fortemente e colpevolmente già in ritardo di 3 anni.

Alle Autorità Pubbliche spetta operare con severità e tempestività, lungi dalle “cerimonie” degli atti di intesa, dei tavoli tecnici, dei permessi e di altre pastoie burocratiche, ricorrendo se del caso anche ai Carabinieri del NOE, per fare quello che non hanno saputo finora: adoprarsi e controllare che quell’obiettivo di qualità a Taranto, non rispettato dal 1 gennaio 1999, sia finalmente rispettato, ad ogni costo.

Se non accadrà nulla di tutto ciò, saremo costretti a bussare a porte dove non si dovrebbe mai bussare quando sono in campo le Amministrazioni Pubbliche.

lunedì 19 luglio 2010

Ceneri, rifiuti e politici

Si intorbidiscono le acque, entrano in gioco le procure e i politici perdono il loro potere di "mediare"... che danno... vero Vico?


domenica 18 luglio 2010

Rifiuti tossici “targati” Casoria

...e dove vanno a finire i rifiuti tossici? a Taranto, ovviamente!

Nove persone arrestate ed altre 21 indagate a piede libero, per un presunto traffico di rifiuti tossici tra la nostra zona (Casoria) e la provincia di Macerata. Le indagini sono partite due anni fa: i carabinieri del Noe hanno scoperto che ogni camion che partiva da una ditta di Casoria che in media trasportava 23 tonnellate di rifiuti pericolosi, raccolti in vari siti italiani. Secondo l’accusa con una documentazione falsa
per attestare il trattamento più costoso, in realtà mai eseguito. Le miscele di scarti finivano in varie discariche: a Macerata, a Canosa di Puglia, a Taranto e Dresda in Germania. (corriere di Aversa)

sabato 17 luglio 2010

Il resoconto dell'incontro ai Tamburi

Da un commento di una delle organizzatrici:

La serata è stata molto semplice basata sull'informazione. Abbiamo trascorso tutto il tempo (dalle 18,30 alle 22 circa) nello "stare" con le mamme, parlare con loro, informare, rispondere alle loro domande.... Si è riscontrato nella maggior parte di loro diffidenza e scoraggiamento ma al termine della serata quasi tutte ci hanno chiesto di tornare e di voler far qualcosa di concreto per i loro figli.... E' un terreno "non facile" perchè è gente che ha le ferite "aperte" e credo che la loro "paventata indifferenza" nasca solo dalla paura e dalla voglia di difendersi... della serie "non guardo, non voglio sapere...per non soffrire di più... "
Ieri sera abbiamo anche letto e firmato 2 differenti lettere (1 delle mamme e 1 dei bambini, indirizzate entrambe al sindaco) ... certo non abbiamo avuto molte firme... una quindicina di mamme e altrettanto dei bambini... ma si continuerà con determinazione e pazienza.... :-) appena avremo raggiunto un numero di firme "utile" porteremo le 2 lettere in delegazione (alcune mamme e alcuni bambini ci hanno già detto che vogliono venire con noi)
Noi siamo convinte che se "quella gente" si "sveglia dal torpore della paura" si potrà davvero fare una rivoluzione... ed è per questo che, pensiamo utile continuare in questa opera d'informazione e sensibilizzazione. Anche se con questo caldo vorremmo tutti andare a mare...
Non abbiamo voluto informare stampa e tv locali perchè vogliamo che la gente non si senta strumentalizzata e, soprattutto, vogliamo che queste "mamme" si fidino di noi, che è la cosa per noi più importante!
Ci auguriamo che altre "donne" di Taranto si uniscano a noi e altri "uomini" ci sostengano e ci aiutino così come loro credano opportuno poter fare...

venerdì 16 luglio 2010

Ilva, tamburi e sindaco...

Riqualificazione, bonifica, soldi e chiacchiere

Bella differenza tra il titolo positivo e il contenuto dell'articolo che si chiude, giustamente, con questa lucida osservazione:
"Sembra surreale lo scenario: caratterizzando le zone residenziali, presumibilmente verranno sempre fuori i metalli, si disporranno sempre gli appalti delle bonifiche, i tempi della resurrezione del quartiere si dilateranno, e poi nuovi metalli arriveranno a sedimentarsi nei terreni in un circolo vizioso di polveri rosse. Intanto, alle soglie della stagione delle bonifiche e di un nuovo ciclo di appalti mirati, alla Regione con urgenza si chiederà di iniziare a sbloccare altri milioni di quei presunti 78 (meno i primi 10 spesi), promessi in un avvenire non definibile al rione Tamburi."

"Nuova" vertenza Taranto?

...in pratica, nella più "floridiana" delle intenzioni, si tratta di aggirare tutte le piaghe e il malaffare fatto di speculazioni e corruzioni che affliggono da sempre (niente di "nuovo" infatti!) la città, e sventolare la solita richiesta di soldi a stato, regione ed enti da sborsare per opere più o meno fantasiose...

Dal sito della Provincia:
La bozza della Nuova Vertenza Taranto elaborata dalla Consulta per lo Sviluppo è pronta. Adesso parte la fase del confronto con i rappresentanti istituzionali di Terra Ionica e il mondo economico e sociale. Le proposte elaborate dalla Consulta verranno infatti discusse in due distinti momenti. Domani, venerdì 16 luglio, la prima riunione nel salone degli Stemmi di Palazzo del governo con i consiglieri regionali, l’assessore regionale Pelillo, i parlamentari ionici, la giunta e i consiglieri provinciali.
Per il 23 luglio, invece, la Consulta ha convocato l’assemblea del partenariato socioeconomico della provincia ionica di cui fanno parte, tra gli altri, associazioni dei consumatori, sindacati, organizzazioni di rappresentanza delle imprese. I due incontri avranno inizio alle ore 17.
“Da più parti si rileva la necessità di fare squadra sui temi dello sviluppo – commenta il presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido – ed è esattamente ciò che stiamo tentando di fare. Personalmente sono fiducioso, anche perché l’unico modo per immaginare un futuro diverso è di riconoscerci in un progetto di rilancio economico condiviso”.
Della Consulta per lo Sviluppo fanno parte Comune e Provincia di Taranto, Autorità portuale di Taranto, Camera di commercio, Assindustria, Cgil, Cisl e Uil.
Nuova Vertenza Taranto 682 News Nvt.22.6

Sintesi del Documento 'Nuova Vertenza Taranto'

Il documento sulla “Nuova Vertenza Taranto”, predisposto dalla Provincia di Taranto d’intesa con il Comune di Taranto, la Camera di Commercio, l’Autorità Portuale, Confindustria, le Confederazioni Sindacali, Confcommercio ed altre associazioni di categoria, rappresenta una analisi, non certo esaustiva, dei fabbisogni dell’area di crisi tarantina, con la previsione degli interventi prioritari e delle azioni che, a livello istituzionale ed a livello socio-economico, sono ritenute assolutamente necessarie.
A livello istituzionale, oltre alla attuazione di una nuova fase di concertazione operosa tra gli Enti Locali, viene considerata come necessaria ed indifferibile la interlocuzione con gli Organismi decisionali regionali, con l’ausilio della struttura di “Sviluppo Puglia” già sezione pugliese della società Sviluppo Italia; mentre, a livello nazionale, il Documento auspica forme dirette di interlocuzione con il Ministero dell’Economia (attraverso il Nucleo di Valutazione per gli investimenti pubblici) e con il Ministero delle Regioni per riprendere il “dialogo” sulle criticità dell’area tarantina, avviato con la delibera CIPE n° 155 del 21 dicembre 2000 e non più ripreso, se non per deliberazioni circoscritte al contratto di programma TCT (delibera CIPE n° 101/2000) ed alla piastra portuale di Taranto con la “legge obiettivo” (delibera CIPE n° 74/2003, che tuttora non trova attuazione per carenza di risorse statali integrative).

Leggi tutta la sintesi su Puglialive

Oggi donne in piazza ai Tamburi!

Ecco il programma dell'iniziativa delle donne di Altamarea per la sensibilizzazione delle famiglie del quartiere Tamburi presentato da una coordinatrice:

1 - ci si incontra in piazza Masaccio verso le 18,30 si incomincia a parlare con le persone e si definiscono le ultime cose
2 - l'incontro sarà presentato da Mariaelena Leone (del teatro del mare) la quale leggerà nel corso della serata anche dei brani scelti da lei, inerenti l'argomento.
3 - La serata ha la finalità di sensibilizzare le persone sul problema inquinamento e informare della bonifica e dell'ordinanza sindacale (che verrà consegnata a tutti). La gente deve capire che noi siamo con loro, che non siamo degli extraterrestri ma viviamo o abbiamo vissuto situazioni di dolore simili a molti di loro. Interverrà Paola D'andria dell'AIL.
4 - Saranno date indicazioni molto semplici e chiare sulla bonifica e soprattutto saranno lette delle semplici regole da adottare per ridurre i rischi ai bambini (nell'attesa di redigere un vademecum di comportamento)
5 - proporremo delle azioni concrete da "chiedere al sindaco" al fine di ridurre nei bambini l'esposizione agli inquinanti:
a) portare i bambini durante il periodo estivo a mare (a spese del comune o ancor meglio dell'ILVA: chi inquina paga...!)
b) all'apertura delle scuole chiedere che i bambini frequentino l'anno scolastico fuori dal rione Tamburi (con bus-navetta pubblico)
Per far questo verrà firmata dai genitori una lettera che porteremo in delegazione al sindaco (stampa presente) nel minor tempo possibile.
Anche i bambini firmeranno domani un'altra lettera da consegnare al Sindaco lo stesso giorno.
Queste 2 proposte saranno sostenute dai pediatri
6 - quella di oggi è solo la prima di una serie di iniziative da portare avanti affiancando e sostenendo la popolazione dei Tamburi.

giovedì 15 luglio 2010

Facciamo chiarezza!

Troppe concessioni al siderurgico, si chiuda la cokeria!

COMUNICATO STAMPA DI TARANTO LIBERA

E’ ancora allarme. I superamenti registrati da ARPA Puglia nei primi mesi del 2010 sono risultati 3 volte superiori al valore obiettivo di 1 ng per metro cubo. Questi dati confermano le nostre perplessità in merito alle dichiarazioni fatte dall’Ilva secondo le quali le cokerie risponderebbero in
pieno a quanto previsto negli atti di intesa e sarebbero pertanto realizzate e funzionanti nel rispetto delle Migliori Tecnologie Disponibili.
Il Sindaco, secondo l’Ilva, avrebbe dunque emanato un’ordinanza ‘inutile’.
Ebbene, alla luce degli ultimi dati, viene da chiedersi quanto efficaci siano
davvero queste MTD e soprattutto quanto sia utile pretendere ancora monitoraggi e campionamenti in continuo da un’azienda, l’Ilva, che prima si dichiara pronta a collaborare e poi in extremis rispedisce al mittente un’ordinanza sindacale.
Il 98% del benzo(a)pirene, prodotto nell’area industriale, proviene dalle cokerie dell’Ilva. Questo quanto sentenziato dall’ARPA. L’Ilva invece con ostinazione ribadisce che le ragioni degli sforamenti del valore obiettivo di benzo(a)pirene sono da ricercarsi in altre sorgenti emissive (quali ad esempio?).
L’Ilva lo dimostri. L’Ilva dimostri che tutti gli IPA provenienti dalla zona industriale non provengono dal polo siderurgico.
L’Ilva, invece, si arroga il diritto di calpestare Taranto e l’ordinanza emanata dal Sindaco secondo la quale l’Ilva avrebbe dovuto presentare un piano di ottimizzazione degli impianti, applicando le migliori tecnologie disponibili (BAT), finalizzato alla limitazione/minimizzazione delle ricadute in ambito urbano. Nell’ordinanza non c’è alcun riferimento al rispetto del valore obiettivo di 1 nanogrammo per metro cubo né cenni sulle misure da adottare in caso di mancato rispetto dei termini di 30 giorni. Se l’Ilva dovesse poi procedere con un ricorso contro l’ordinanza sindacale si potrebbero creare i presupposti per una battaglia senza fine.
Un comportamento da parte dell’Ilva che il comitato Taranto libera aveva previsto e che l’aveva portato a definire quell’ordinanza ‘approssimativa’. Ancora una volta numerose voci si levano invocando il rispetto. Un concetto che l’Ilva ha abbondantemente dimostrato di non conoscere.
Quante volte ancora dovremo gridare all’allarme? Quando Sindaco e Giunta comunale si decideranno a salvaguardare in primis la salute dei cittadini prendendo provvedimenti drastici ma necessari? Non c’è più tempo per il dialogo e per le richieste.
E’ arrivato il momento di fare fronte unico, si ordini, quindi, la chiusura della cokeria.

mercoledì 14 luglio 2010

Riva, se non pulisci, paga!!!

Taranto, la rivolta delle famiglie: basta veleni dell'Ilva

«Viviamo ai Tamburi dagli anni ’50 e siamo davvero stanchi di respirare tutti i giorni le polveri dell’Ilva mettendo a rischio la salute nostra e dei nostri figli e nipoti». E’ questa la motivazione che ha spinto Alfonso Tranquillino e sua moglie Francesca Viesti, residenti in via Merodio ai Tamburi, a denunciare l’Ilva di Taranto per getto pericoloso di polveri e minerali. E il sostituto procuratore Daniela Putignano (si veda la «Gazzetta» di ieri ha raccolto questa denuncia e quella di altre due famiglie e ha indagato Emilio Riva . Lo stabile in cui vive la famiglia Tranquillino appare sporco e danneggiato anche se è già stato sottoposto ad un radicale intervento di ristrutturazione negli anni ’90 come raccontano gli stessi inquilini. «Il materiale proveniente dal siderurgico - spiega Tranquillino - si deposita sulle ringhiere e sui pavimenti dei nostri balconi e finisce in tutte le stanze, dalla camera da letto alla cucina. Non ne possiamo davvero più, ecco perchè abbiamo deciso di prendere provvedimenti legali».
La famiglia Tranquillino non è stata la sola ad imbarcarsi in quest’avventura. Anche altre due famiglie di via Manzoni e di via Mar Piccolo hanno deciso di rivolgersi alla Magistratura per far valere i loro diritti. Si tratta di tre famiglie che si sono stabilite nel rione Tamburi quando era una zona residenziale della città. E invece si sono ritrovate a dover convivere con l’inquinamento, indipendentemente dall’esposizione dei loro appartamenti. Via Merodio e via Mar Piccolo, ad esempio, si trovano in due traverse opposte di via Galeso. Via Manzoni, invece, è nei pressi del cimitero. Ma tutti devono quotidianamente affrontare gli stessi problemi. «Parlando con altri residenti del rione - dice Tranquillino -, anche distanti da casa nostra, abbiamo appreso della loro intenzione di presentare ricorso. Così, condividendo l’iniziativa, ci siamo informati da un avvocato, il quale ci ha consigliato di sottoscrivere la denuncia personalmente in quanto questi reati possono essere contestati all’Ilva solo se viene presentata querela da parte della persona offesa. E noi non abbiamo avuto dubbi a firmare quella denuncia».
Eppure, le perplessità cominciano ad affiorare proprio ora che il sostituto procuratore, Daniela Putignano, ha dato loro ragione contestando a Emilio Riva, che dell’Ilva è stato presidente sino a maggio scorso (ora gli è succeduto il figlio Nicola), che «mediante l’immissione dell’ambiente di fumi, minerali e polveri prodotti dallo stabilimento, gettava cose idonee ad offendere, imbrattare e molestare persone perché deturpava ed imbrattava le unità abitative dei denuncianti, tutte ubicate nel quartiere Tamburi, nelle immediate vicinanze del parco minerali e fossili».
«L’avvocato - dice Francesca Viesti - ci ha informato dell’esito del ricorso, ma chissà se davvero cambierà qualcosa. Sono anche anni che ci viene promessa la riduzione dell’inquinamento ma finora senza esito. Perché mai questa volta dovrebbe essere diversa dalle altre?» Il marito è più ottimista: «Noi ci abbiamo messo tutta la buona volontà esponendoci in prima persona in questa battaglia giudiziaria e abbiamo già superato un primo ostacolo. Del resto, nessun giudice avrebbe potuto darci torto. I cattivi odori provenienti dall’Ilva si sentono fino a Castellaneta». (GdM)

Sono oltre 110 le denunce disposta una super-perizia
L’inchiesta sull’imbrattamento di alcune abitazioni del rione Tamburi, chiusa nei giorni scorsi - come rivelato ieri dalla Gazzetta - dal sostituto procuratore Danie - la Putignano con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini al patron dell’Ilva Emilio Riva, non rappresenta un fatto isolato. Sono, infatti, ben 110 le denunce, presentata da un anno a questa parte, dagli avvocati Aldo Condemi e Vincenz o Montefor te, alla Procura della Repubblica per conto di residenti del quartiere Tambu ri. Tutte le denunce sono racchiuse in un fascicolo aperto dal procuratore capo Franco Sebastio che ha ipotizzato il reato di getto pericoloso di cose e ha disposto lo svolgimento di una perizia per accertare e quantificare il danno subito dai residenti nella zona che si trova a poche centinaia di metri dallo stabilimento siderurgico.
Ma qual è il senso di questa azione collettiva? «Per conto dei cittadini - spiegano gli avvocati Condemi e Monteforte - chiediamo il risarcimento, il giusto risarcimento, del ridotto valore patrominiale degli immobili. Cosa significa? Se si è proprietari di un appartamento di 100 metri quadri al rione Tamburi e si decide di venderlo, bisogna mettere in conto di ricavare non più di 4-500 euro a metro quadro, lo dicono le perizie che abbiamo allegato a tutte le denunce, perché sui Tamburi non vi è domanda alcuna di acquisto di abitazioni, per via dell’inquinamento, delle polveri di ferro. Non lo diciamo noi, d’altronde, ma lo ha detto la sentenza della Cassazione del 2005 nel processo sui parchi minerari che ha quantificato in 21.360 tonnellate all’anno le polveri sversate sul quartiere Tamburi. Il 94,9% di queste polveri, lo dice sempre la Cassazione, proviene dall’Ilva, quindi è giusto che sia l’Ilva a risarcire i proprietari degli immobili per il ridotto valore delle loro casa. Dal 2005 ad oggi - spiegano i due legali - la situazione ai Tamburi non è cambiata e dunque abbiamo deciso di tutelare i residenti nelle sedi competenti, facendo valere i loro diritti che riteniamo sacrosanti. Non abbiamo voluto pubblicizzare la nostra iniziativa ma ora che la Gaz- zetta ha raccontato ai suoi lettori dell’esito delle prime tre denunce che abbiamo presentato, vogliamo spiegare cosa ci spinge a seguire una via giudiziaria che per Taranto costituisce una assoluta novità. Ovviamente, non pensiamo solo al danno prettamente patrimoniale, ma riteniamo che la magistratura dovrà valutare necessariamente anche il danno biologico e quello esistenziale potenziale, derivato dal vivere quotidianamente in un quartiere letteralmente assediato dalle polveri e dai fumi provenienti dalla zona industriale». (GdM)

martedì 13 luglio 2010

Giochi velenosi...

Rischio cancro a Taranto: vietate le aree di gioco ai bambini

Berillio e policlorobifenili sopra i valori di legge. Scatta un'ordinanza sindacale firmata da Ippazio Stefanò nel quartiere Tamburi vicino all'area industriale TARANTO - Questa estate i bambini del quartiere Tamburi di Taranto non potranno giocare nelle loro aree verdi perché inquinate da sostanze cancerogene. A stabilirlo è stata un'ordinanza del sindaco Ippazio Stefàno. Vicino al quartiere Tamburi sorge l'area industriale di Taranto. A seguito di analisi condotte sui terreni del quartiere, è stata riscontrata una contaminazione chimica che oltrepassa i valori di legge per il berillio e i Pcb, sostanze cancerogene. A questo proposito la relazione tecnica del Progetto Coordinato per il risanamento del Quartiere Tamburi è chiara nel definire che "i risultati dell'analisi di rischio hanno evidenziato un rischio totale non accettabile per le sostanze cancerogene” in relazione allo “scenario bambini”. Alla luce della relazione tecnica il pericolo per i più piccoli è riferito a due inquinanti in particolare: i Pcb (policlorobifenili) e il berillio.
I bambini potrebbero infatti inconsapevolmente ingerirli o anche, nel caso dei PCB, venire contaminati per via del solo contatto dermico.
Altamarea, un coordinamento di cittadini e associazioni locali, ha già scritto al direttore generale dell'Arpa, Giorgio Assennato, affinché chiarisca la provenienza delle sostanze che hanno inquinato il suolo del quartiere Tamburi. Sulla base delle ricerche dello IARC (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro, Monografia Volume N. 58) il berillio “fin dai primi anni del ventesimo secolo, è stato prodotto e utilizzato in una varietà di applicazioni come metallo in leghe”. I lavoratori delle aziende siderurgiche possono essere esposti “ad elevati livelli di berillio, soprattutto nella raffinazione e lavorazione dei metalli”.
Il quartiere Tamburi è già noto per essere sottoposto alla pressione di inquinanti come la diossina e il benzo(a)pirene, entrambi cancerogeni. Quest'ultimo ha superato nel 2008 e nel 2009 il valore fissato dalla legge. L'Arpa (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) ha indicato nella cokeria dell'Ilva la sorgente del 98% di tale emissione cancerogena, fornendo al sindaco di Taranto gli elementi per emanare un mese fa un'altra ordinanza finalizzata a ridurre le emissioni e a tutelare la salute della popolazione. La Regione Puglia ha già disposto attorno all'area industriale una fascia di 20 chilometri in cui è fatto divieto di pascolo per le aree incolte, a causa della contaminazione da diossina. Il Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto, da parte sua, ha inoltre disposto per i prossimi giorni l'abbattimento di altri mille capi di bestiame nelle cui carni è stata rinvenuta una concentrazione di diossina superiore ai limiti di legge. Erano già stati abbattuti in precedenza 1.200 capi di bestiame per la stessa ragione. (dm) (Diritti globali)

Benzoapirene: almeno una volta al mese!

LETTERA APERTA AL PROF. GIORGIO ASSENNATO D.G. ARPA PUGLIA - QUANDO CONOSCEREMO I DATI MENSILI DEL BENZO(A)PIRENE E DEGLI ALTRI INQUINANTI IN VIA MACHIAVELLI?


Egregio Professor Assennato,
in seguito alla recente caratterizzazione del suolo e delle falde acquifere si evince una situazione drammatica nel rione Tamburi di Taranto. Il 23 giugno è stata emanata dal sindaco di Taranto un’ordinanza con la quale si vieta ai bambini del quartiere Tamburi di giocare negli spazi verdi per via degli inquinanti riscontrati. Ordinanza quanto mai "singolare" visto che, oltre a non essere stata "informata" adeguatamente la popolazione del rischio in cui versa, non sono state prese a tutt'oggi le indispensabili azioni cautelari per impedire ai bambini di entrare in contatto con sostanze altamente pericolose per la loro salute.
Le scriviamo perché riteniamo giusto e importante per tutti sapere, anzitutto, quali misure concrete si stanno adottando per mettere in sicurezza la salute dei bambini visto che dalla relazione tecnica è emerso un rischio sanitario per sostanze cancerogene e non cancerogene nello scenario bambini. Le chiediamo, inoltre, di conoscere la fonte delle sostanze che hanno inquinato il suolo del quartiere Tamburi, primo e indispensabile passo da compiere in vista della ipotizzata bonifica: ha senso bonificare senza accertarsi che gli inquinatori smettano di inquinare?
La relazione tecnica del Progetto Coordinato per il risanamento del Quartiere Tamburi è chiara nel definire che "i risultati dell'analisi di rischio hanno evidenziato un RISCHIO TOTALE NON ACCETTABILE per le sostanze cancerogene” in relazione allo “scenario bambini”. Il rischio è riferito al PCB (ingestione e contatto dermico) e Berillio (Ingestione).
Chiediamo che ARPA Puglia, massimo organo tecnico regionale per la protezione dell'ambiente, approfondisca le indagini, se non lo ha già fatto, per comprendere meglio le dinamiche attraverso le quali sia stato possibile un tale inquinamento solo della superficie a verde del quartiere Tamburi (cosa veramente difficile da comprendere da chi utilizza il solo buon senso). E' assolutamente indispensabile, inoltre, definire una volta per tutte da dove provengono questi altri inquinanti trovati nel terreno del martoriato quartiere Tamburi, che si aggiungono al dramma della diossina e soprattutto del benzo(a)pirene.
Le è ben nota, egregio Professore Assennato, la drammatica situazione dell'inquinamento di origine industriale a Taranto. Dall'esterno, di giorno e di notte, non si percepisce alcun miglioramento, come pù volte dichiarato dalle aziende, senza una seria e certificata quantizzazione del presunto miglioramento o dell'essere gli impianti "a norma". Da quello che vediamo direttamente e sentiamo attraverso alcuni "sensori" interni alle aziende, comprensibilmente anonimi, riteniamo che con la ripartenza della produzione a livelli superiori a quelli degli anni più duri della crisi internazionale ancora in corso, le emissioni di inquinanti in atmosfera e quindi nel terreno siano in aumento. Siamo particolarmente preoccupati, lo ripetiamo, per i dati sul benzo(a)pirene rilevati da ARPA Puglia per gli anni 2008 e 2009, a fronte dei quali non si intravede alcun provvedimento incisivo.
Al momento l'opinione pubblica è all'oscuro di quanto sta accadendo o sta per accadere intorno a quel terribile cancerogeno. Nella drammatica situazione attuale siamo certi che ARPA Puglia sta effettuando le rilevazioni mensili del benzo(a)pirene ma non capiamo perchè questi dati non vengano resi pubblici. Oltretutto la Regione Puglia è impegnata a emettere subito il piano di azione per evitare che lo splafonamento del benzo(a)pirene registrato nel 2009 si verifichi anche nel 2010, come purtroppo temiamo che stia accadendo.
In relazione a tutto questo, Le chiediamo pubblicamente di rendere note le rilevazioni mensili del benzo(a)pirene nella centralina di via Machiavelli nel rione Tamburi di Taranto per il periodo da gennaio a giugno 2010.
Le chiediamo inoltre che la popolazione sia costantemente informata, a partire da subito, mese dopo mese, sui livelli non solo del benzo(a)pirene ma anche degli altri inquinanti cancerogeni e non cancerogeni presenti nell'atmosfera e sul terreno del quartiere Tamburi e chiediamo di acquisire in fase i dati del 2010 relativi alle analisi di laboratorio che sicuramente ARPA Puglia sta effettuando.
Nessuno comprenderebbe e/o giustificherebbe il perpetuarsi dell'infelice prassi di rendere noti questi dati solo a livello annuale o, come suol dirsi, a babbo morto.

Sicuri di un Suo immediato interessamento inviamo distinti saluti.

AltaMarea contro l'inquinamento - Coordinamento di Cittadini e Associazioni di Taranto

Il petrolio "italiano" ecco i siti


Tutti i numeri sull' estrazione di petrolio in Italia
“100 nuove trivelle ipotecano il futuro del mare e del territorio italiano”. Legambiente presenta il dossier Texas Italia

La folle corsa all’oro nero made in Italy. Ad oggi nel Belpaese sono stati rilasciati 95 permessi di ricerca di idrocarburi, di cui 24 amare, interessando un’area di circa 11 mila chilometri quadrati (kmq), e 71 aterra, per oltre 25 mila kmq. A queste si devono aggiungere le 65 istanze presentate solo negli ultimi due anni, di cui ben 41 amare per una superficie di 23 mila kmq.
Sono solo alcuni dei numeri del dossier nazionale Texas Italia di Legambiente, presentato oggi da Goletta Verde a Monopoli (Ba), in occasione della Tavola Rotonda “La minaccia del petrolio sul futuro sostenibile della Puglia”. A parlare di tutti i dati e i rischi connessi all’estrazione del petrolio italiano sono stati: Stefano Ciafani, Responsabile Scientifico Legambiente, Francesco Tarantini Presidente Legambiente Puglia, Simone Andreotti, Responsabile Protezione Civile Legambiente, Fabiano Amati, Assessore Protezione Civile della Regione Puglia, e Emilio Romani,Sindaco di Monopoli.


Rilanciata in nome di una presunta indipendenza energetica, la corsa all’oro nero italiano, stando alla localizzazione delle riserve disponibili, riguarda in particolare il mare e non risparmia neanche le Aree Marine Protette. Sono interessati il mar Adriatico centro-meridionale, lo Ionio e il Canale di Sicilia.
Tra le ultime istanze presentate c’è la richiesta della Petroceltic Italia di permessi di ricerca nell’intero specchio di mare compreso tra la costa Teramana e le isole Tremiti. Queste ultime in particolare sono minacciate anche da un’altra richiesta per un’area di mare di 730 kmq a ridosso delle isole. Sotto assedio anche mare e coste sarde, sulle quali pendono due recenti istanze della Saras e due più vecchie della Puma Petroleum, per un totale di 1.838 kmq nel golfo di Oristano e di Cagliari; la stessa società detiene una richiesta anche nello splendido specchio di mare tra l’isola d’Elba e quella di Montecristo, 643 kmq in pieno Santuario dei Cetacei all’interno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
È delle scorse settimane, infine, la notizia della partenza di una nave commissionata dalla Shell, che ha il compito di eseguire studi e prospezioni per individuare quello che viene considerato, usando le parole della stessa Shell Italia “un autentico tesoro” che porterebbe l’Italia a confermarsi “il Paese con più idrocarburi dell’Europa continentale”. Peccato che anche in questo caso le attività estrattive mal si combinerebbero con l’Area Marina Protetta delle isole Egadi e con un’economia basata prevalentemente su turismo e pesca.
Nei nostri mari oggi operano 9 piattaforme per un totale di 76 pozzi, da cui si estrae olio greggio. Due sono localizzate di fronte la costa marchigiana (Civitanova Marche - MC), tre di fronte quella abruzzese (Vasto - CH) e le altre quattro nel canale di Sicilia di fronte il tratto di costa tra Gela e Ragusa.
Passando dal mare alla terra, le aree del Paese interessate dall’estrazione di idrocarburi sono la Basilicata, storicamente sede dei più grandi pozzi e dove si estrae oltre il 70% del petrolio nazionale proveniente dai giacimenti della Val d’Agri (Eni e Shell), l’Emilia Romagna, il Lazio, la Lombardia, il Molise, il Piemonte e la Sicilia.
Complessivamente lo scorso anno in Italia sono state estratte 4,5 milioni di tonnellate di petrolio, circa il 6% dei consumi totali nazionali di greggio. Ma la quantità rischia di aumentare, perché stanno aumentando sempre di più le istanze e i permessi di ricerca di greggio nel mare e sul territorio italiano.
Una ricerca forsennata per individuare ed estrarre le 129 milioni di tonnellate che, secondo le stime del Ministero dello sviluppo economico, sono ancora recuperabili da mare e terra italiani. Ma il gioco non vale la candela. Infatti, visto che il Paese consuma 80 milioni di tonnellate di petrolio l`anno, le riserve di oro nero made in Italy agli attuali ritmi di consumo consentirebbero all’Italia di tagliare le importazioni per soli 20 mesi. Ma estrarre il greggio nostrano fino all’ultimo barile sarebbe un’ipoteca sul nostro futuro.
Nonostante ciò è già partita una “lottizzazione” senza scrupoli del mare italiano, che per ironia della sorte avanza inesorabilmente proprio quando l’attenzione internazionale è concentrata sul disastro ambientale nel Golfo del Messico causato dalla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP (British Petroleum).
“In seguito a questo gravissimo incidente – commenta Stefano Ciafani, Responsabile scientifico Legambiente - sono state davvero propagandistiche le risposte date dal nostro governo. Il 3 maggio scorso, l'ex ministro Scajola ha convocato i rappresentanti degli operatori offshore per avere notizie sui sistemi di sicurezza ed emergenza senza risultati concreti. È importante notare che il risanamento per un incidente come quello americano nel nostro paese non sarebbe risarcito in maniera adeguata dai responsabili. Infatti ancora oggi le nostre leggi non hanno ancora risolto il problema del risarcimento in caso di disastro ambientale e inoltre le piattaforme non sono coperte dalle convenzioni internazionali. Altrettanto propagandistico ci è sembrato il provvedimento preso dal governo italiano a tutela di mare e coste nello schema di decreto di riforma del codice ambientale, approvato in Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo”.

Le attività di ricerca ed estrazione di petrolio verrebbero vietate nella fascia marina di 5 miglia lungo l'intero perimetro costiero nazionale, limite che sale a 12 miglia per le Aree Marine Protette. Al di fuori di queste aree, le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi verrebbero sottoposte a valutazione di impatto ambientale (Via). La norma si applicherebbe anche ai procedimenti autorizzativi in corso.
“Si tratta di un provvedimento dall'efficacia davvero relativa – prosegue Stefano Ciafani -. La norma non si applica infatti a pozzi e piattaforme esistenti. E poi cosa cambierebbe se un incidente avvenisse in un pozzo o una piattaforma localizzata al di là di 5 o 12 miglia dalle coste? In caso di incidente sarebbe comunque un dramma per i nostri mari e per il Mediterraneo. Se spostassimo, infatti, la marea nera che sta inquinando il Golfo del Messico nell`Adriatico la sua estensione si spingerebbe da Trieste al Gargano”.
Si tratta poi di una norma che contraddice quanto lo stesso governo Berlusconi aveva approvato con la legge Sviluppo del luglio 2009 quando aveva invece semplificato le procedure di Via rendendo la corsa all'oro nero più semplice.
Le istanze e i permessi di ricerca vengono poi valutati secondo un procedimento unico che coinvolge i diversi soggetti interessati. Se l’area in questione è su terra oltre lo Stato vengono coinvolti anche gli Enti locali (Regioni, Province e Comuni), mentre se il permesso è per eseguire ricerche sul sottofondo marino è previsto solo il parere da parte dello Stato e gli Enti locali sono esclusi dalle procedure, anche quando si tratta di aree a ridosso della costa, in cui un’attività di questo tipo modificherebbe non poco le attività economiche, turistiche e di altro tipo svolte dalle comunità che vivono sul mare.
Proprio la facilità delle procedure e il mancato coinvolgimento delle comunità locali sono, insieme ad un costo del barile che è tornato a livelli importanti (tra 75 e 80 dollari per barile), tra le cause principali della proliferazione delle istanze per i permessi di ricerca in mare. Richieste avanzate nella maggior parte dei casi, da imprese straniere come la Northern Petroleum (UK) e la Petroceltic Elsa, che da sole rappresentano circa il 50% delle istanze presentate negli ultimi due anni per un totale di 11mila kmq, che rischiano di essere ceduti in nome del petrolio e di una fantomatica indipendenza energetica, che di certo non si ottiene attraverso un rilancio dell’estrazione petrolifera in Italia, sa maggior ragione se a farla sono le imprese straniere.
Il gioco non vale la candela neanche dal punto di vista occupazionale. Le ultime stime di Assomineraria quantificano la rilevanza economica e occupazionale del settore estrattivo in Italia come segue: un risparmio di 100 miliardi di euro nelle importazioni di greggio dall’estero nei prossimi 25 anni e la creazione di 34mila posti di lavoro. Numeri che non reggono se confrontati con un investimento nel settore della green economy e delle rinnovabili. Anziché investire nella folle corsa all’oro nero e all’atomo si dovrebbe puntare con decisione sullo sviluppo di efficienza energetica e fonti pulite, un settore capace di creare solo in Italia dai 150 ai 200 mila posti di lavoro entro il 2020 e capace di traghettare il paese verso un’econoomia a basso tenore di carbonio, una trasformazione necessaria, visti gli obiettivi vincolanti degli accordi internazionali sui cambiamenti climatici, a partire da quello Europeo fissato per il 2020 (20% risparmio energetico, 20% produzione da fonti rinnovabili, 20% riduzione emissioni di CO2).
Dossier Legambiente - Texas Italia.0000001368

Tarantini da leggere: merita una pagina intera di Blog!


"L'eroe dei due mari" di Giuliano Pavone in libreria in autunno con Marsilio. L'incipit in anteprima
L'estate scorsa Tommaso Labranca ha letto il manoscritto e se n'è innamorato. A distanza di mesi, "L'eroe dei due mari" di Giuliano Pavone è diventato prima un caso nel web e poi ha trovato un editore: Marsilio lo pubblicherà in autunno. In anteprima su Affaritaliani.it leggi l'incipit del romanzo fanta-calcistico più atteso dell'anno e scopri tutti i particolari...

Tutto è partito nel luglio scorso, quando Tommaso Labranca, nella sua rubrica su FilmTv, ha elogiato un manoscritto che aveva avuto modo di leggere: “Pavone (l'autore, ndr) descrive mirabilmente l’entusiasmo calcistico eccessivo, quasi irritante, di alcuni accidiosi personaggi che si muovono sullo sfondo delle decadenze, delle mollezze e dei veleni italsiderei tarantini. Un atteggiamento che potrebbe essere facilmente pantografato su tutto il Paese”. Peppe Fiore (apprezzato autore Minimum Fax), a sua volta ha scritto, sempre a proposito de "L'eroe dei due mari", il romanzo di Giuliano Pavone diventato un autentico caso nella rete già da alcuni mesi e che a ottobre 2010, finalmente, un editore importante, Marsilio, porterà in libreria: “Sembra scritto per essere un film. Nessuna concessione allo stiloso fine a se stesso, e un sacco di trovate molto divertenti anche per chi, come me, non ama il calcio”. Jacopo De Michelis, editor di narrativa italiana di Marsilio, così lo ha presentato ad Affaritaliani.it: "Si tratta di un esordio che riteniamo davvero notevole, una spassosa commedia di costume sull’Italia di oggi in uno stile tra gli ultimi romanzi di Gaetano Cappelli e 'Che la festa cominci' di Ammaniti". Insomma, alla fine, soprattutto grazie alle parole di Labranca, Pavone ha trovato un editore. Ora possiamo solo aspettare di leggere il suo libro, per capire se effettivamente merita tanta attenzione.

giuliano pavone
Giuliano Pavone
Ma di cosa parla "L'eroe dei due mari"? Luís Cristaldi, attaccante brasiliano dell’Inter, è uno dei migliori calciatori del mondo. In ossequio a un insolito voto annuncia di voler giocare una stagione gratis nel Taranto, squadra di serie C1. Taranto, la città dei due mari, dei tre ponti e dei mille problemi. La città della Marina Militare e dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa, con record in fatto di inquinamento e morti bianche. La città che ha prodotto il fenomeno Cito e il dissesto finanziario più grave d’Italia. Taranto, periferia da sempre, viene portata dal clamoroso evento sportivo al centro dell’attenzione mondiale, dibattendosi fra velleitari sogni di riscatto e l’immagine inevitabilmente folkloristica che ne danno i mass media. Cristaldi afferma che Egidio Cardellicchio, discusso santone-predicatore assurto a glorie televisive, l’ha guarito da un male che i medici avevano definito incurabile. “Fratello Egidio”, tarantino, aveva poi chiesto come ricompensa a Cristaldi di giocare nella squadra della sua città. Il Taranto viene ripescato in serie B e grazie alle prestazioni del suo campione sogna di essere promosso in A per la prima volta nella sua storia.

Una narrazione in stile cinematografico segue i personaggi che si muovono attorno alle vicende calcistiche. Una ragazza che viene da un quartiere popolare sta per sposare un “buon partito”, ma non ne è convinta fino in fondo. Paradossalmente lei che è un’accesa tifosa è fidanzata con uno dei pochi uomini che disprezzano il calcio. Il sindaco, progressista e donchisciottesco, elegge a suo consigliere un usciere comunale grasso e scansafatiche il quale, dal “basso” della sua esperienza, gli darà delle salutari lezioni di comunicazione di massa. Un trentaquattrenne disoccupato che vive ancora con i suoi e non esce quasi più di casa, ritrova nel calcio e in una tormentata storia d’amore la voglia di sperare. Un giornalista locale e l’inviato di un grande quotidiano sportivo si guardano in cagnesco, si contendono la stessa donna, ma finiscono per diventare grandi amici. Infine lo stesso Cristaldi, campione dalla personalità debole, che ha un solo slancio di coraggio quando sprona i tarantini a protestare contro l’acciaieria inquinante e pericolosa. E, forte del potere mediatico del calcio, riesce dove la politica e la società civile avevano fallito. Incontri segreti e misteriose conversazioni telefoniche danno alla storia una spruzzata di giallo, tenendo il lettore sulla corda fino alla sorprendente conclusione. Lo stile, scorrevole e leggero, predilige la chiarezza della narrazione al compiacimento letterario, ed è vivacizzato da “inserti” originali come articoli di giornale e testi di intercettazioni telefoniche. Un lavoro corale, dove comicità e sprazzi di poesia si alternano a ritmo serrato. Una favola paradossale, ma allo stesso tempo realistica, sui meccanismi dell’informazione, i rapporti fra Nord e Sud, il calcio moderno e quello di provincia. Una storia che diverte, commuove e fa riflettere.

L'AUTORE - Giuliano Pavone (1970) è nato a Taranto e vive a Milano. Giornalista, ha pubblicato libri sul calcio, sul cinema e umoristici. Con Giovannona Coscialunga a Cannes. Storia e riabilitazione della Commedia all’italiana anni 70 (Tarab, 1999) ha anticipato, fra il serio e il faceto, la moda dei vecchi film comico-sexy con Lino Banfi, Edwige Fenech & C. Pallafatù. Il calcio visto da Taranto (Teseo, 2005), antologia benefica di cui è stato ideatore, realizzatore e co autore, si è rivelato un caso editoriale su scala locale. Interesse e consensi ha raccolto anche Camera con svista. Mirabolanti offerte e colossali bufale del mercato della casa (BUR 2007, scritto con sua moglie Lucia Tilde Ingrosso e Mario Bianco).
(Affaritaliani)