Taranto, cinque grandi industrie provano “ad affossare” la legge sulla valutazione del danno sanitario
Eni, Enipower, Cementir, Basell e Versalis, impugnano di fronte al Tar la legge regionale sulla valutazione del danno sanitario. Cervellera, il proponente della legge: “Regione, Province, Comuni di Taranto e di Brindisi e Associazioni ambientaliste, si costituiscano in giudizio per avversare questo tentativo di Confindustria”. Il regolamento regionale“Sotto la regia di Confindustria Puglia – ha spiegato il consigliere regionale pugliese, Alfredo Cervellera – cinque grandi industrie hanno presentato ricorso al Tar per contrastarla e possibilmente cassarla. Dopo le pesanti invettive contro Nichi Vendola, il sottoscritto, che è stato l’estensore ed il proponente della suddetta Legge, e l’intero Consiglio regionale che l’ha approvata all’unanimità, Confindustria persiste con questa miope iniziativa a voler privilegiare il profitto e la produzione contro l’esigenza di dover assicurare prioritariamente il diritto alla salute per i lavoratori e i cittadini.
Non le è bastata la lezione dell’Ilva, posta dalla Magistratura sotto sequestro per emissioni inquinanti e danno ambientale. Quando affermavamo (molto prima dell’iniziativa della Procura tarantina) che la ‘politica’, attraverso il Consiglio regionale, era tenuta a legiferare, a dover ‘coprire’ i vuoti legislativi esistenti nel rapporto tra lavoro ed ambiente, prima dell’intervento di altri Organi dello Stato, ci hanno messo i bastoni tra le ruote arrivando a minacciare ricorsi alla Corte Costituzionale e alla Magistratura amministrativa.
Contiua...
Oggi la minaccia è diventata concreta. In questa stessa ottica di salvaguardia del diritto alla salute dei cittadini di Taranto rispetto alla produzione aziendale che la Regione Puglia si è mossa per contrastare l’emanazione del Decreto ‘salva Ilva’ da parte del Governo.
Fra le industrie ricorrenti al Tar sembra non esserci l’Ilva, sotto cui dettatura si era mossa a suo tempo Confindustria regionale per sollevare eccezioni nella Commissione Ambiente contro il varo della Legge. Forse ciò è dovuto all’obbligatoria accettazione dell’AIA, che nella sua applicazione contiene anche i dettami dalla Legge ed un eventuale ricorso sarebbe stato contraddittorio rispetto a questa procedura.
Quello che è più importante è che Taranto e Brindisi (le città più inquinate della Puglia) devono sapere reagire a questo tentativo di scippo di una Legge innovativa che tenta di coniugare ambiente e lavoro dando la giusta priorità alla salvaguardia della salute delle popolazioni pugliesi nelle aree industriali ad elevato rischio ambientale. Occorre, infatti, che la Regione Puglia, le Province e i Comuni di Taranto e di Brindisi, le Associazioni ambientaliste, si costituiscano in giudizio presso il Tar competente per avversare questo tentativo forsennato ed insensato di Confindustria di voler affossare questa Legge.
I Partiti politici e i Movimenti, sempre pronti a cortei e a manifestazioni, mettano in campo tutte le azioni possibili per informare l’opinione pubblica e per contrastare l’iniziativa degli industriali nostrani. Chiedo, infine, che Arpa Puglia, l’Ares e la Asl di Taranto, avviino immediatamente l’applicazione della Legge sulla ‘Valutazione del Danno Sanitario’ partendo proprio dall’Ilva e proseguendo con l’Eni, la Cementir e le altre aziende del territorio che si vogliono sottrarre alla sua attuazione.
La popolazione tarantina, infatti, è giustamente preoccupata delle conseguenze sulla salute dell’impatto inquinante dell’Ilva e dell’Area Industriale jonica e va rassicurata con un’indagine a tutto campo sulle emissioni inquinanti, non solo quelle in atmosfera come prevede l’AIA, ma anche quelle sul suolo e nelle falde acquifere. La Legge prevede che a fronte di patologie accertate (e nel nostro caso lo hanno già attestato lo studio Sentieri, l’Arpa e l’Asl con il Registro tumori) si riducano le emissioni inquinanti fino alla inevitabile chiusura degli impianti che sono la fonte accertata del pericolo nei confronti dell’ambiente e della salute pubblica.
La procedura è complessa, ma dobbiamo essere tempestivi nell’applicarla per dare così una risposta adeguata all’ottusità delle industrie locali, a Confindustria ed anche alle interferenze del Governo che, entrando in conflitto con la magistratura tarantina, col decreto ‘salva Ilva’ tenta di salvare la produzione dello Stabilimento senza assicurare prioritariamente il diritto alla salute dei cittadini di Taranto”. (ecodallecittà)
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