martedì 18 dicembre 2012

Sempre i soliti traffici di numeretti e frasette!

Decreto Ilva, dimezzato l'emendamento sul danno sanitario


La buona notizia è che, con l'emendamento presentato da Realacci e colleghi, il concetto di danno sanitario è riuscito a fare breccia in un decreto che, almeno per ambientalisti e comitati di protesta, ne aveva un gran bisogno. Quella cattiva è che l'emendamento, prima di essere approvato, è stato riformulato. Tre parole in meno rispetto alla prima versione,“congiuntamente all'Aia”, ma la differenza non è poca. Il perché ce lo spiega Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente Nazionale, che ha lavorato fianco a fianco con lo staff di Realacci per proporre l'emendamento.
“L'emendamento approvato dalle commissioni è un passo avanti importante. Introduce un tema di grande rilevanza che non compariva nel testo del decreto: gli effetti che l'inquinamento causato dall'Ilva producono sulla salute. E' un concetto fondamentale, e il testo dell'emendamento l'avevamo scritto sulla base della Legge regionale approvata dalla Puglia, una legge decisiva che avremmo voluto in questo modo far diventare legge nazionale. Purtroppo l'emendamento per poter essere approvato è stato riformulato, in versione soft. Noi chiedevamo che contestualmente all'Aia venisse effettuata subito la valutazione del danno sanitario (VDS) da parte di ASL e ARPA. Se questa avesse accertato che si rendeva necessaria una riduzione degli inquinanti, l'azienda avrebbe avuto 30 giorni di tempo per presentare un piano di riduzione al Ministero, e dodici mesi per attuarlo, pena la possibile sospensione delle attività produttive. L'emendamento approvato invece è stato modificato così: l'ASL e l' ARPA devono sì redigere una valutazione del danno sanitario, ma solo più annualmente, mentre la contestualità di VDS e AIA viene annullata”.
Di fatto l'Aia ha la precedenza, e saltano anche i 12 mesi di tempo per attuare il piano di riduzione degli inquinanti. Una bella differenza, che – fatto salvo il riconoscimento del principio – ridimensiona notevolmente la portata dell'emendamento. “Possiamo dire che se nella nostra proposta la VDS aveva un carattere vincolante, ora è soprattutto conoscitivo. D'altronde la stessa legge regionale pugliese è stata attaccata pesantemente da diverse aziende a Taranto e Brindisi, che hanno fatto ricorso al Tar. Noi come Legambiente la sosterremo con tutte le nostre forze. Ora bisogna vedere cosa deciderà il voto dell'Aula: scongiurando l'ipotesi che spunti un maxi-emendamento del Governo a spazzare via tutti i miglioramenti apportati, c'è però ancora la possibilità che qualcosa cambi per il meglio. Vedremo. Per come è stato approvato il testo dalle commissioni, direi che si è persa l'occasione di passare da un decreto salva-Ilva a un decreto salva-Taranto”.
Sull'opportunità del decreto in sé, Legambiente resta critica. Non è piaciuta l'estensione del decreto fuori dai confini dell'Ilva e ancor meno che si sia scavalcata la Magistratura. “In ogni caso, meglio l'Aia di Clini rispetto a quella dell'ex ministro Prestigiacomo. All'epoca commentavamo che sembrava scritta dall'Ilva stessa... Poi sono arrivate le intercettazioni, e in effetti praticamente era andata così!”. L'Ilva deve chiudere? “L'Ilva deve smettere di inquinare. E i Riva devono tirare fuori i soldi per gli investimenti che servono”. (Eco delle Città)

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