Ilva: procura restituisce impianti, ma non i prodotti
Dopo poco piu' di quattro mesi l'Ilva torna materialmente in possesso degli impianti dell'area a caldo sequestrati il 26 luglio nell'inchiesta per disastro ambientale, ma la situazione in fabbrica resta a dir poco problematica. La Procura ha 'restituito' gli impianti all' azienda, applicando quanto indicato nel decreto legge varato il 3 dicembre, precisando che resta fermo il vincolo del sequestro.
Ma ha detto 'no' alla richiesta aziendale di riavere anche i prodotti finiti e semilavorati (1.800 tonnellate) pronti per essere commercializzati e giacenti sulle banchine dell'area
portuale, sequestrati il 26 novembre. "La legge non e' retroattiva" hanno scritto i pubblici ministeri, ricordando che quei beni sono stati prodotti 'contra legem' e sono frutto di reato. Il parere negativo e' stato girato al gip Patrizia Todisco che dovra' decidere nelle prossime ore.
Ma intanto all'Ilva e' emergenza per gli approvvigionamenti, che scarseggiano, mentre in rada i mercantili attendono di imbarcare prodotti finiti o di scaricare materie prime. Ogni giorno che passa per l'Ilva e' una ferita aperta in piu', con le controstallie da pagare agli armatori per le soste delle navi che si protraggono e la produzione che stenta a decollare.
L'Area Imbarchi, peraltro, e' tra le piu' danneggiate dal tornado del 28 novembre: alcune gru sono fuori uso, il quarto sporgente e' sotto sequestro per l'incidente costato la vita ad un operaio nel giorno del tornado. Tutto questo e' stato oggetto
di un incontro azienda-sindacati protrattosi fino a sera: l'autonomia produttiva del colosso siderurgico e' di meno di una settimana, nello stabilimento di Genova (area a freddo) ancora meno. Le prefetture delle due citta' sono preoccupate per possibili ripercussioni sul piano sociale e dell'ordine pubblico.
A scaldare gli animi, oggi, anche un incidente in fabbrica: un operaio ha riportato contusioni ed e' stato condotto in ospedale per accertamenti dopo essere rimasto coinvolto in uno scontro tra due mezzi di una ditta dell' appalto, uno sky e una gru semovente.
L'unica buona notizia per l'azienda, nelle ultime ore, forse resta quella della reimmissione nel possesso degli impianti sequestrati. Una circostanza "assolutamente normale" l'ha definita il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, per il quale "i magistrati stanno applicando la norma, non c'e' nulla di straordinario", ed ha aggiunto che, in questa normalita', rientra anche il fatto che lui stesso "attivera' quanto previsto per monitorare il rispetto degli impegni da parte dell'Ilva". Ma non si placano neppure le polemiche sul decreto legge del governo. Oggi, in apertura di plenum del Csm, alcuni
consiglieri togati hanno espresso "perplessita"' sul decreto, sollecitando una presa di posizione da parte del Consiglio, frenata dal vicepresidente Michele Vietti.
"Noi vogliamo credere che l'invito a rispettare la legge fosse rivolto non alla magistratura che rispetta e fa rispettare le leggi, ma a coloro che la legge non l'hanno rispettata" ha sottolineato il presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, riferendosi a Clini che ieri aveva richiamato tutti al rispetto delle leggi. (Rainews)
Ilva: azienda allerta sindacati, scorte materie prime al limite
L'Ilva potrebbe annunciare a breve ripercussioni sull'attivita' produttiva dello stabilimento siderurgico a seguito del ridottissimo livello di scorte delle materie prime. Lo ha riferito la stessa azienda ai sindacati nel corso di un incontro sulla cassa integrazione, come riporta Vincenzo Castronuovo, sindacalista Fim Cisl. Il divieto allo scarico oltre le 15mila tonnellate imposto dai custodi giudiziari nelle scorse settimane e i danni subiti dalle gru a causa del tornado di mercoledi' scorso hanno infatti determinato una situazione che porta l'azienda ad avere disponibilita' di minerali per cinque-sei giorni ancora. Per l'Ilva, infatti, pur essendo superati in queste ore i vincoli allo scarico da parte dei custodi perche' c'e' il decreto legge del Governo che autorizza l'attivita' produttiva della fabbrica, permane pero' l'indisponibilita' delle gru sia perche' sotto sequestro dopo la morte del gruista Francesco Zaccaria (il tornado lo ha travolto mentre era all'opera nella sua cabina, finita in mare ad una profondita' di circa 30 metri), sia perche' gli impianti sono danneggiati ed hanno bisogno di ripristino. Tutto questo ha determinato una situazione al limite con sette navi ferme in rada e impossibilitate ad attraccare, ed una bloccata al quarto sporgente dove le gru sono sotto sequestro per l'incidente. In aumento gli oneri delle controstallie, ovvero i costi che l'Ilva paga per la sosta prolungata delle navi. Secondo l'azienda si e' gia' a 7 milioni di dollari e le cifre sono in aumento. "L'Ilva oggi pomeriggio ci ha incontrato per prospettarci il quadro della cassa integrazione ma ci ha detto di restare in azienda perche' deve dirci fra poco quali provvedimenti assume a seguito della ridotta disponibilita' di materie prime", ha affermato Castronuovo, sindacalista Fim Cisl. Nell'incontro odierno l'Ilva ha reso noto che domani fermera' le batterie coke 5 e 6 perche' devono essere sottoposte a rifacimento in base a quanto previsto dall'Autorizzazione integrata ambientale mentre l'altoforno 1 sara' fermato, anch'esso per rifacimento, dall'8 dicembre.
Queste fermate determineranno un esubero iniziale di circa 100 lavoratori che l'Ilva riassorbira' all'interno dello stabilimento. Il numero degli esuberi e' pero' soggetto ad aumentare man mano che si fermeranno gli impianti per i lavori dell'Aia. Sulla cassa integrazione nell'area a freddo per mancanza di ordini di lavoro, l'Ilva ha inviato 800 lettere ad altrettanti lavoratori. Gli impianti interessati sono Treno lamiere, Tubificio longitudinale 2, Rivestimenti, parte del Laminatoio a freddo e i magazzini generali. Degli 800, 200 sono gia' in cassa e 600 in ferie forzate. I sindacati affermano che, prima di andare in cassa integrazione, i lavoratori devono comunque consumare le ferie a loro disposizione. Per questa cassa integrazione i sindacati hanno ribadito all'azienda che non firmeranno alcun accordo sin quando l'Ilva non presentera' un prospetto dettagliato dei lavori che dovranno essere fatti con l'Aia: prospetto relativo a tempi e impiego del personale in eccedenza. La cassa che l'Ilva ha chiesto per crisi di mercato dovrebbe coinvolgere sino ad un massimo di 2mila addetti dell'area a freddo. Sempre nell'incontro di oggi l'Ilva ha confermato alle sigle metalmeccaniche che la cassa integrazione attivata per i danni del tornado prosegue sino a fine mese. Allo stato sta riguardando 455 unita' sulle 1031 inizialmente collocate in cassa. L'Ilva ha infine confermato che ai lavoratori che non hanno la disponibilita' di ferie da smaltire, retribuira' comunque le giornate in cui sono stati inattivi per la decisione aziendale di fermare sia tutta l'area a freddo dopo il sequestro del 26 novembre della Magistratura, sia gli impianti e le aree colpite mercoledi' scorso dal tornado abbattutosi sul siderurgico. (AGI)
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