mercoledì 5 dicembre 2012

Nè giudici nè ambientalisti: cittadini!

Ilva: a Taranto giudici e ambientalisti contro il decreto


Accanto all'opposizione degli ambientalisti nelle strade di Taranto, c'e' anche quella che, atti alla mano, si apprestano ad avanzare i magistrati tarantini nelle stanze di Palazzo di Giustizia. E' da fine luglio che l'inchiesta della Procura sull'Ilva di Taranto, accusata di disastro ambientale, e' entrata in una fase cruciale.
Prima col sequestro degli impianti dell'area a caldo senza facolta' d'uso disposta a luglio insieme ad alcuni arresti ai domiciliari, fra cui Emilio Riva presidente del gruppo industriale. Poi, da lunedi' 26 novembre, col sequestro dei prodotti finiti che stavano per essere spediti (coils e lamiere) e ulteriori arresti, ma in carcere e non ai domiciliari, e fra questi Fabio Riva, vicepresidente del gruppo, figlio di Emilio, tuttora irreperibile.
Il decreto del Governo, hanno spiegato in questi giorni i componenti dell'esecutivo, ha la finalita' di superare il durissimo scontro giudiziario in atto e permettere quella bonifica del siderurgico prevista dall'Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal ministero dell'Ambiente lo scorso 26 ottobre. Si tratta di diversi interventi di ammodernamento degli impianti dell'area a caldo allo scopo di abbattere le emissioni inquinanti e si parte da domani con lo stop, per rifacimento, delle batterie 3-4-5-6 delle batterie delle cokerie che alimentano l'altoforno 1.
 
Insistendo invece sulla violazione dei principi costituzionali, i magistrati tarantini si accingono nelle prossime ore ad avanzare quasi certamente l'eccezione di incostituzionalita' o il conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato ai giudici della Consulta. Venuta meno l'udienza di domani al Tribunale del Riesame, adesso potrebbe essere proprio il gip Patrizia Todisco, che ha firmato i diversi provvedimenti sull'Ilva, a sollevare la questione alla Corte Costituzionale raccogliendo anche i pareri della Procura.
Domani al Riesame si sarebbe dovuto discutere dell'istanza dell'Ilva per ottenere il dissequestro dei prodotti finiti bloccati dal 26 novembre, ma dopo il decreto del Governo gli avvocati dell'azienda avrebbero ritenuto superato questo passaggio. Una mossa, questa, che da un lato sottrae ai magistrati una sede in cui avanzare obiezioni al decreto - e' nell'udienza di domani infatti che i pm avrebbero posto il tema dell'incostituzionalita' - ma dall'altro certo non preclude loro la possibilita' di farlo ugualmente in altri modi.
Al vaglio del gip non solo il conflitto, ma anche l'istanza dell'Ilva che chiede di tornare in possesso dei beni per tornare a produrre proprio come esplicitato dal decreto del Governo. E che l'Ilva abbia gia' colto le novita' del provvedimento di Palazzo Chigi lo si evince anche dalla rimessa in attivita' di una serie di impianti dell'area a freddo che erano stati fermati lo scorso 26 proprio a fronte dei nuovi sviluppi giudiziari. Era avvenuta quella che i sindacati metalmeccanici avevano definito "serrata" e "rappresaglia" contro i lavoratori.
Tra ieri sera e oggi diversi impianti stanno tornando in marcia e con essi tornano in fabbrica gran parte di quei 5mila operai che l'Ilva aveva mandato a casa in ferie forzate. Solo 800, sempre dell'area a freddo, restano ancora a casa ma in cassa integrazione ordinaria per 13 settimane stavolta e perche' gli impianti cui sono addetti risentono della mancanza di ordini di mercato. Gli 800 fanno parte di uno stock di 2mila cassintegrati che l'Ilva ha chiesto come numero massimo per crisi di commesse.
Nessuno stop, infine, e nessuna cassa integrazione per tutta l'area a caldo, che e' quella ancora sequestrata sino a questo momento, dove peraltro la produzione, da luglio a oggi, non si e' mai interrotta. (AGI).

Nessun commento: