domenica 29 dicembre 2013

A spasso col ministro tra crolli e cozze

Giornata tarantina per il Ministro dei Beni Culturali. “Fondamentale il ruolo del Museo”


Giornata tarantina per il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Massimo Bray. L’esponente del Governo ha raggiunto Taranto “recuperando” la visita poi disdetta nel corso della scorsa settimana.  Bray ha sottolineato che “il Museo rappresenta una realtà d’eccellenza per il territorio e l’inaugurazione della nuova ala costituisce una coraggiosa risposta di cambiamento e sviluppo”. Il ministro ha assicurato per il 2014 l’impegno a trovare risorse per tutelare il patrimonio archeologico. “Il valore della cultura in questa città è importantissimo – ha detto – Strutture come il Museo di Taranto rappresentano una diversificazione e il lavoro fatto è una risposta straordinaria di gente fattiva che non si ferma davanti a problematiche come quelle ambientali dell’Ilva”.

http://www.lesciaje.it/2013/12/29/una-visita-guidata/Dopo la visita “istituzionale” Bray ha insistito per visitare la Città Vecchia: ha raggiunto a piedi l’Isola passeggiando con un folto gruppo di rappresentanti istituzionali, tra cui l’Assessore ai Lavori Pubblici Lucio Lonoce in rappresentanza del Comune di Taranto, esponenti dell’associazionismo, giornalisti e fotografi. Guidato dal presidente dell’Associazione “Le sciaje” Angelo Cannata , ha visitato non solo le parti riqualificate ma anche le zone che hanno subito crolli (l’ultimo stanotte, in un palazzo di proprietà della Curia in zona “ringhiera”). Ha visitato anche alcune abitazioni private toccando tangibilmente la capacità d’accoglienza degli abitanti della Città Vecchia, tra caffè offerti, Birra Raffo e una teglia di cozze “arracanate” appositamente fatta giungere da un ristoratore.

Bray ha promesso che non abbandonerà la Città Vecchia: “Ritornerò presto – ha dichiarato – . Questo è un luogo prezioso, dalla forte identità che è stata sopita per troppo tempo e che va riportata alla luce”. (CorrierediTaranto)

Buona passeggiata!



...magari anche senza "combattere" ma solo impegnandosi di più!

sabato 28 dicembre 2013

L’Ilva è alla canna del gas


Tutti i nodi, anche se lentamente, stanno venendo al pettine. Pur passando tra sequestri, dissequestri, decreti legge, ricorsi, intercettazioni, arresti, sentenze, commissariamenti e quant’altro, il problema dei problemi resta sempre lo stesso. Che tutti conoscevano da anni, molto prima di quel famoso 26 luglio 2012: ovvero che l’Ilva è una fabbrica irrecuperabile da un punto di vista prettamente impiantistico. Il risanamento ancora oggi sognato, rincorso, annunciato e preannunciato, non ci sarà mai. Certo, sarebbe potuto essere realizzato qualora fosse stato programmato e messo in atto nel corso degli ultimi 20 anni (ad essere generosi): ma essendo che nessuno lo ha preteso, imporlo oggi attraverso leggi ad hoc ed un’AIA talmente complessa da essere stata scritta e riscritta diverse volte negli ultimi 10 anni, è assolutamente illogico.
Del resto, su queste colonne lo abbiamo scritto per anni: se Riva non ha investito un euro sull’ammodernamento degli impianti, non è stato soltanto per rispondere al credo della logica del profitto che è stata la stella polare di tutto il capitalismo italiano dalla sua nascita ad oggi. Quella scelta, anche se ancora oggi nessuno ha il coraggio di ammetterlo, è stata anche e soprattutto figlia di una visione dell’economia dell’acciaio premonitrice e a lungo respiro: Riva sapeva perfettamente che nel corso di poco più di un decennio il mercato si sarebbe capovolto, soprattutto a causa della prepotente entrata in scena di competitor mondiali a cui nessuno avrebbe potuto opporre adeguata resistenza (specie con un impianto vecchio e non più competitivo come è oggi l’Ilva).
E a fronte del fatto che nessuno, tra istituzioni nazionali e locali, sindacati e Confindustria, nel corso degli anni ha preteso e imposto il risanamento ambientale della fabbrica (per convenienze e connivenze che l’inchiesta portata avanti dal 2009 dalla Procura di Taranto ha potuto rivelare soltanto in minima parte), Riva ha fatto “l’unica” scelta economicamente razionale: continuare  a produrre il più possibile (ed è soltanto grazie a questo se Bondi ha potuto mantenere in piedi l’Ilva Spa nell’ultimo anno proprio grazie al destoccaggio) in barba ad ogni regola in materia di rispetto dell’ambiente e della salute di operai e cittadini. Con i danni che oggi tutti conosciamo.
E ieri, durante l’audizione in commissione Ambiente alla Camera dei commissario Enrico Bondi ed Edo Ronchi, accompagnati dall’assessore regionale alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia Lorenzo Nicastro, tutta la drammaticità della situazione attuale dell’Ilva è apparsa ancora una volta chiara ed indiscutibile. Del resto, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, la decisione dei giudici della VI sezione penale della Cassazione che venerdì scorso hanno annullato senza rinvio il sequestro preventivo per 8,1 miliardi di euro nei confronti della Riva FIRE (Finanziaria Industriale Riva Emilio) emesso dal gip Todisco lo scorso 24 maggio, oltre ad essere stata una vittoria per i Riva rischia di trasformarsi nella spallata decisiva che metterà al tappeto il più grande impianto siderurgico d’Europa. E Bondi, tutto questo, lo sa molto bene. Non è un caso del resto se ieri, durante l’audizione, ha lasciato intendere che l’unica possibilità realistica per far sì che l’Ilva realizzi tutti i lavori previsti dall’AIA, è un aumento di capitale che inietti quanto prima nella casse dell’azienda risorse liquide ingenti. Operazione che dovrebbe essere garantita dalla proprietà: ovvero dai Riva. “Credo che sarebbe molto conveniente – ha ironizzato con il suo accento toscano irriverente Bondi – ragionare di aumento di capitale”. Lo ha detto sorridendo, avendo accanto Ronchi e guardando i deputati presenti. “Il mio è un suggerimento – ha “precisato” Bondi – ma credo che un test con la proprietà andrebbe fatto perché se ci fosse una risposta positiva alla richiesta di ricapitalizzare, cosa che non so, migliorerebbe anche l’atteggiamento delle banche nei nostri confronti”. Il ragionamento è fin troppo chiaro. La legge 89 del 4 agosto scorso che ha convertito il decreto del 4 giugno imponendo il commissariamento, prevede che quest’ultimo duri tre anni al termine dei quali l’Ilva ritornerà nella gestione dei legittimi proprietari.
A tutt’oggi, almeno nel campo della siderurgia italiana, soltanto il gruppo Riva potrebbe sostenere un’operazione finanziaria del genere. Che come ha lasciato intendere Bondi, sarebbe anche una garanzia in più per le banche. Le quali, come è stato dichiarato anche ieri, dovranno andare a finanziare il futuro piano industriale che “deve ancora vedere la luce”, come dichiarato dallo stesso commissario (i sindacati, lo ricordiamo, sono impegnati in questa caccia al tesoro da oltre un anno). Dunque, il piano di risanamento ambientale dovrà essere finanziato per forza di cose con altre risorse. Ma per quale motivo il gruppo Riva dovrebbe investire per risanare gli impianti di una fabbrica che ha gestito per quasi vent’anni, non avendolo mai fatto prima? Operando in modo tale da potersi arricchire a dismisura ed avendo tutto il tempo per trasportare i capitali guadagnati nei paradisi fiscali offshore e facendoli rientrare soltanto in minima parte attraverso lo scudo fiscale nel 2009, peraltro in maniera illecita come sta tentando di dimostrare la procura di Milano?
Probabilmente Bondi, anche se non è dato sapere con quanta speranza, ha lanciato un messaggio ad eventuali e improbabili investitori esteri. Perché se i Riva continueranno a comportarsi come sempre hanno fatto, l’unica strada per un eventuale aumento di capitale è la cessione di quote azionarie dell’Ilva Spa ad altri investitori interessati a subentrare alla gestione del siderurgico. Ma quello di Bondi, molto più semplicemente, è stato un atto dovuto. Visto che lui stesso ieri si è definito un “amministratore delegato sui generis (dimessosi lo scorso maggio dal ruolo di ad, tutto il Cda Ilva fu azzerato, ma attualmente, per effetto del commissariamento, è più adeguato dire che i ruoli sono tutti congelati): ho bisogno di fare delle cose e chiedo risorse”.
Il discorso, dunque, è molto semplice. Le risorse finanziarie per effettuare i lavori di risanamento sugli impianti dell’area a caldo, al momento non ci sono. Sono stati programmati investimenti per 160 milioni sia a gennaio che a febbraio, e 6-700 milioni per tutto il 2014. Se queste risorse non saranno trovate in tempi celeri, i lavori non si faranno. E c’è da credere che il piano ambientale allungherà ancora di più nel tempo le scadenze di ultimazione dei lavori previste dall’AIA.
Ma non pensiate che l’Ilva Spa navighi in acque buone. Certo, il siderurgico produce e continua a vendere acciaio. L’indebitamente con le banche non è aumentato, a detta di Bondi. Ma il futuro è nero. E non soltanto perché si produce meno che in passato. La richiesta del mercato frena, gli incassi diminuiscono (6 milioni e 230 mila tonnellate prodotte nel 2013 contro gli 8 milioni e 248 mila del 2012, con una differenza nei ricavi di 41 euro a tonnellata), e se il costo delle materie prime diminuisce (25 euro per tonnellata), aumenta il costo dell’energia e soprattutto della manutenzione degli impianti (24 euro a tonnellata): i conti, quindi, non tornano. Bondi ieri è stato infatti chiarissimo: “A gennaio non so se saremo ancora in grado di mantenere questa situazione: c’è bisogno di un provvedimento veloce altrimenti in gennaio faticheremo a fare tutto quello che dobbiamo fare”.
E come segnaliamo da tempo, a breve bisognerà fare i conti con un problema ancora maggiore. Che ieri è stato pronunciato da Bondi quasi come fosse una condanna per tutti i presenti: “Ricordo che nel 2014 dovremo rinegoziare la cassa integrazione e la solidarietà per diversi stabilimenti, non solo per Taranto”: a Genova si tratta di 700 lavoratori, ma a Taranto parliamo di 2.400 persone in solidarietà; con Bondi che ieri ha chiesto ulteriori ammortizzatori per “altri interventi minori”.
Volete fare due calcoli insieme a noi? Bene. Da sempre all’Ilva il rapporto tonnellate di acciaio/lavoratori è di 1/1000 (un milione di tonnellate per 1000 dipendenti): l’azienda ha prodotto 2 milioni di tonnellate in meno, dunque siamo nell’arco di almeno 2mila lavoratori in esubero, esattamente quanti quelli di cui si dovrà discutere a marzo, come confermato anche ieri dallo stesso Bondi. Lo scriviamo da tempo: l’Ilva va incontro ad un notevole ridimensionamento di produzione ed occupazione, i cui risvolti sociali saranno pesantissimi. E mai più recuperabili. Il problema, come sempre in questo Paese, è che siamo governati da inetti a tutte le latitudini, oltre che “difesi” da sindacati inesistenti e “rappresentati” da una società civile che lascia sempre più a desiderare. Un esempio sui politici di cui sopra? Ieri, al termine dell’audizione, Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, ha testé dichiarato: “Ci vogliono garanzie sui tempi e certezza sulle risorse per il risanamento ambientale dell’Ilva: fondi, questi ultimi, che non possono che venire dai beni della famiglia Riva”. Serve altro?

venerdì 27 dicembre 2013

Un voto di riconoscenza e solidarietà

http://www.personaggioambiente.it/


IL GIP PATRIZIA TODISCO E' PASSATA IN TESTA ALLA CLASSIFICA COME "PERSONAGGIO AMBIENTE 2013 IN ITALIA". DOBBIAMO SOSTENERLA, VOTANDOLA SUBITO. A TARANTO SIAMO VENUTI A CONOSCENZA DI QUESTA CLASSIFICA IN RITARDO.
VOTIAMO IL NOSTRO GIP PATRIZIA TODISCO COME PERSONAGGIO PER L'AMBIENTE 2013 (occorre registrarsi sul sito). Una donna che si è spesa per salvare la nostra città e la nostra gente. La votazione termina il 31 dicembre. DIVULGATE ADESSO ED IN CONTINUAZIONE. DIMOSTRIAMO CHE SOSTENIAMO QUESTA DONNA FORTE E CORAGGIOSA. 

(fabio matacchiera)
Ps. abbiamo calcolato che in 46 secondi si riesce a votare. ecco il link: http://www.personaggioambiente.it/

giovedì 26 dicembre 2013

RigeNerATIVITA’

Attività di Rigenerazione per la Taranto che sarà


L’Associazione “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje” presenta “rigeNerATIVITA’ – Viaggi interculturali tra i paesaggi”.
L’iniziativa si svolgerà dal 13 dicembre 2013 al 5 gennaio 2014, alle 18:00, nella Torre dell’Orologio, in Piazza Fontana (Città Vecchia). L’Esposizione “Il Tempo del Mare”, allestita dal dicembre 2010 all’interno della Torre, farà da cornice alla rassegna, pensata per parlare di rigenerazione anche durante le prossime festività.
“rigeNerATIVITA’”, complementare agli altri eventi che si terranno in Città Vecchia durante il periodo natalizio, si propone come uno stimolo a ripartire nel segno della rigenerazione dal basso. L’antico borgo, tra crolli e abbandono, sta perdendo drammaticamente la sua identità storico-culturale. La rigenerazione urbana partecipata, quindi, deve continuare ad essere tema concretamente al centro dell’attenzione.

Una serie di incontri informali per conoscersi, riconoscersi e progettare insieme una nuova visione partecipata della Taranto che sarà, condividendo idee, progetti e attività accomunati dal filo conduttore dell’amore per il proprio territorio. Un territorio guardato da ogni angolazione e profondità: dalla magia del fumetto alla fotografia subacquea, dalla storia della Città Vecchia alle meraviglie del Mar Piccolo.

Durante tutte le festività, continueranno come di consueto visite guidate, approfondimenti, allestimenti fotografici e spazio aperto a confronti tra cittadini, associazioni e chiunque voglia offrire un contributo di esperienze ed idee, accompagnati dai rintocchi d’ ‘u relogge d’ a’ chiazze.

Il programma della rassegna, ogni evento inizierà alle 18 e 30:

Venerdì 13 dicembre
Inaugurazione dell’esposizione fotografica “TRA MARI E MURI”: dalla condizione di abbandono della Città Vecchia, gli edifici crollati e i muri che nascondono i vicoli, agli scatti marini tutti d’un fiato di Carlo Ruggiero, Marco Sgura e Ileana Giunta. Un tour tra le contraddizioni e le bellezze di un paesaggio complesso, da amare e tutelare.

Domenica 22 dicembre
Presentazione del graphic novel “Delitto d’autunno”, edito da Edizioni BD con la presenza degli autori Gianfranco Vitti, Gabriele Benefico e Fabrizio Liuzzi. Le avventure dell’investigatore privato André Dupin ci trasporteranno nella Taranto degli anni 50.

Venerdì 27 dicembre
Centri Storici e rigenerazione sostenibile: “Le storie che fanno dello spazio un luogo” con la partecipazione di SIAMO TUTTI TUFI di Gravina di Puglia (BA).
Proiezione del documentario sulla rigenerazione urbana sostenibile di Gravina di Puglia prodotto da “Siamo Tutti Tufi” con il laboratorio urbano Gravina Borderline. Un’occasione per parlare di esperienze positive a pochi chilometri da Taranto e condividere idee e percorsi di riqualificazione dal basso dei Centri Storici.

Sabato 28 dicembre
Presentazione del calendario “Paesaggi di Ieri: Taranto e Grottaglie nei dipinti di Benedetto e Mario D’Amicis”.
Fortemente voluto dai figli dei pittori, vuole essere un modo per ricordare ed osservare, attraverso i 12 mesi, alcuni dei capolavori di due pittori che hanno operato nel nostro territorio.
Saranno presenti i curatori Amelia D’Amicis, Andrea Indellicati e Piero Massafra.
Venerdì 3 gennaio
“SAVE MAR PICCOLO! Idee, progetti, eccetera eccetera”. In collaborazione con WWF Taranto e Plasticaqquà, un pomeriggio di presentazione di progetti e scambio attivo di idee per rimettere il Mar Piccolo e il suo waterfront al centro della vita cittadina.

Maggiori informazioni:

Web: www.lesciaje.it
Facebook: “Il Tempo del Mare” https://www.facebook.com/pages/il-Tempo-del-Mare-esposizione-permanente-sulla-mitilicoltura-tarantina/196552017029531
Email: lesciaje@gmail.com
Tel: 3889538912

Rigenerazioni e visioni

DAL 26 AL 29 DICEMBRE, COMITATO DI QUARTIERE CITTÀ VECCHIA, CASA OCCUPATA VIA GARIBALDI 210
presentano:
RIGENERAZIONE URBANA?  DA VICOLI CHIUSI A SPAZI APERTI!



Quattro giorni di iniziative di controinformazione sulle pratiche da operare nei territori segnati dalle speculazioni edilizie e dalla colonizzazione dell'industria pesante.
Le iniziative creano una cornice appropriata per l'inaugurazione della BIBLIOTECA POPOLARE (c/o via Garibaldi 210) che nasce dalla volontà degli occupanti di via Garibaldi 210 di continuare il percorso di rivalutazione storico e culturale cominciato con l'occupazione del 25 Agosto.
In questa dimensione va letta la mostra fotografica vicoli chiusi, un intenso susseguirsi di scatti sulle pratiche istituzionali di 'valorizzazione' dei vicoli pulsanti di storia della meravigliosa e abbandonata città vecchia. Mostra che ambisce ad evolversi e completarsi mediante scatti sulle pratiche di autorganizzazione ed autorecupero che speriamo si diffondano sempre di più in tuto il territorio tarantino. Una strada per realizzare questa ambizione verrà segnata il 28, presso la biblioteca popolare, quando la mostra verrà arricchita dagli scatti sul recupero del ex-ostello della gioventù rendendo evidente cosa intendiamo per SPAZI APERTI

-26 DICEMBRE 2013:
VIDEOPROIEZIONE 'URBAN II:" LA GRANDE TRUFFA"
+ ZIO UMBERTO DJ-SET (PUNK-ROCK-
PROGRESSIVE).

-27 DICEMBRE 2013: MOSTRA FOTOGRAFICA "VICOLI CHIUSI" + CENA POPOLARE.

-28 DICEMBRE 2013: APERTURA BIBLIOTECA POPOLARE + MOSTRA FOTOGRAFICA "VICOLI CHIUSI E SPAZI APERTI( DAL DEGRADO ALL'AUTORECUPERO)" + APERITIVO MUSICALE.

-29 DICEMBRE 2013: PRESIDIO AL MERCATO VIA DI MEZZO, ORE 10.00, "BASTA CROLLI, BASTA POLITICI" + PROIEZIONE SULLA TARANTO NEGLI ANNI '60  " L'INIZIO DELLA SIDERUGIA" + BRUSCA DJ SET.

26 E 27 COMITATO DI QUARTIERE CITTA' VECCHIA.
28 E 29 BIBLIOTECA POPOLARE CASA OCCUPATA VIA GARIBALDI 210.

INIZIO INIZIATIVE ORE 18.00.

Fronte del porto..


Entro fine 2015 la piena operatività di 1.200 metri di banchina al Molo Polisettoriale del porto di Taranto





I principali interventi di riqualificazione del Molo Polisettoriale del porto di Taranto saranno realizzati entro la fine del 2015. In occasione degli auguri per le imminenti festività, il presidente dell'Autorità Portuale dello scalo pugliese, Sergio Prete, ha reso noto che l'ente ha infatti condiviso per le vie brevi con l'operatore privato Terminal Container Terminal (TCT) la data del 31 dicembre 2015 entro la quale sarà ripristinata la piena operatività di 1.200 metri di banchina con fondale -16.50 metri al Molo Polisettoriale, su cui la società gestisce il terminal per contenitori del porto. Prete ha precisato che «si è ritenuto, pertanto, in accordo con le pubbliche amministrazioni coinvolte nell'accordo generale del 2012 (l'“Accordo per lo sviluppo dei traffici containerizzati nel porto di Taranto” firmato il 20 giugno 2012 che prevedeva l'esecuzione entro 24 mesi degli interventi prioritari per la riqualificazione del terminal, ndr), di non procedere alla sottoscrizione di un addendum all'accordo medesimo, poiché i contenuti dello stesso restano validi e confermati in toto. Le parti - ha aggiunto Prete - si impegnano, comunque, ad un costante monitoraggio e verifica del cronoprogramma dello stato avanzamento dei lavori mediante frequenti incontri presso la presidenza del Consiglio dei ministri» Informando circa i più recenti sviluppi sullo stato di avanzamento delle opere di maggior rilevanza del porto di Taranto, prevalentemente connesse a tale Accordo, il presidente dell'Autorità Portuale ha comunicato che «la scorsa settimana sono stati emessi i pareri della Regione, del ministero dei Beni culturali e del ministero dell'Ambiente propedeutici alla conclusione della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale relativa all'intervento di dragaggio di 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti in area Molo Polisettoriale e connessa cassa di colmata finalizzata all'ampliamento del Quinto Sporgente. Con conseguente e prossimo decreto del ministero dell'Ambiente - ha specificato Prete - si concluderà definitivamente l'iter approvativo del citato intervento di dragaggio e sarà possibile avviare le procedure di appalto per l'esecuzione dell'opera». Inoltre - ha proseguito - «in data 20 dicembre 2013 l'Autorità Portuale ha provveduto all'aggiudicazione definitiva - a valle di quella provvisoria intervenuta in data 20 novembre 2013 - dell'appalto per la progettazione esecutiva e la realizzazione dell'ammodernamento della banchina di ormeggio al Molo Polisettoriale (primi 1.200 metri), intervento propedeutico al dragaggio».Si tratta di un intervento preliminare al dragaggio. I lavori, per 46,834 milioni su un importo a base d'asta di 61,758 milioni, sono stati assegnati al consorzio fra le imprese Cantieri Costruzioni Cemento, Salvatore Matarrese e Icotekne. «In merito all'intervento di riqualificazione della banchina e dei piazzali in radice del Molo Polisettoriale - ha aggiunto Prete - con autorizzazione paesaggistica (n. 72/2013 del 2 dicembre 2013), rilasciata dal Comune di Taranto, si è concluso l'iter approvativo del progetto definitivo. Nei primi mesi del 2014 potrà, pertanto, essere avviata la procedura di appalto per l'esecuzione della relativa opera». Infine Prete ha reso noto che «in data 18 dicembre 2013 l'Autorità Portuale ha provveduto all'aggiudicazione provvisoria dell'appalto per la progettazione esecutiva e la realizzazione degli interventi di manutenzione straordinaria dell'edificio da destinare a uffici per la Sanità Marittima al Molo Polisettoriale. Tale opera - ha rilevato - consentirà allo porto jonico di candidarsi quale scalo PED (Punto di Entrata Designato riconosciuto dalla comunità europea.) per le merci di origine di origine vegetale, o comunque non di origine animale, in arrivo presso i punti di confine del territorio italiano, dove operano gli Uffici di Sanità Marittima (USMAF) strutture periferiche del ministero della Salute. Tale opera risulta di particolare importanza per la realizzazione di un progetto denominato “Fresh Port” che l'Autorità Portuale sta portando avanti, unitamente ad operatori pugliesi nel settore e con una società di livello internazionale che opera nel settore della commercializzazione di prodotti agroalimentari». (InformMare)
Lo stato di avanzamento dei lavori ma soprattutto la loro conclusione a dicembre 2015, sono stati condivisi «per vie brevi» con Taranto container terminal, informa l’Authority. E «in accordo con le pubbliche amministrazioni coinvolte nell’accordo generale del 2012», non si procederà più, come inizialmente previsto, «alla sottoscrizione di un addendum all’accordo poiché i contenuti dello stesso restano validi e confermati in toto. Le parti si impegnano comunque ad un costante monitoraggio e verifica del cronoprogramma dello stato avanzamento dei lavori mediante frequenti incontri presso la presidenza del Consiglio dei ministri».

L'accordo del 2012 prevedeva che i lavori per l'area del terminal container finissero a dicembre 2014 ma una serie di problemi hanno reso necessario, già nei mesi scorsi, riprogrammare la conclusione degli interventi che quindi slittano di un anno rispetto al termine iniziale. Un differimento che ha rischiato anche di provocare il disimpegno di Tct dal porto di Taranto. La società ha infatti osservato che senza un porto efficiente e competitivo, anche dal punto di vista della dotazione infrastrutturale, diventa difficile fronteggiare la concorrenza degli altri scali del Mediterraneo. Ora il nuovo accordo sui lavori dovrebbe aver scongiurato il rischio che Tct vada via. (GdM)


domenica 22 dicembre 2013

Buongiorno commissari!

Ilva, veleni e fanghi la denuncia di Ronchi

«Per valutare la portata della decisione della Cassazione occorre attendere le motivazioni. Mi auguro solo che gli effetti di questo verdetto non aggiungano altre incertezze. Per risanare Ilva servono punti fermi, altrimenti diventa tutto più complicato». Predica cautela il subcommissario Edo Rochi, inviato dal Governo al fianco di Enrico Bondi, per guidare la ristrutturazione dell’acciaieria che avvelena Taranto. Due giorni fa la Cassazione ha cancellato il sequestro da otto miliardi e cento milioni di euro decretato dal gip Patrizia Todisco. Quel tesoro è ritenuto il profitto accumulato dai Riva grazie ai mancati investimenti per abbattere l’impatto ambientale di cokerie e altiforni.
Una strategia elusiva che Ronchi sta pesando quotidianamente sul campo. Così è proprio dalle sue parole che arriva una conferma al teorema dei magistrati ionici. «In Ilva – racconta – abbiamo riscontrato situazioni inaccettabili. Spie di una sciatteria diffusa sulle tematiche ambientali, figlia di una attenzione esclusivamente focalizzata sul profitto. È chiaro che non tocca a me stabilire quanto questa politica abbia consentito di guadagnare. Ma è chiarissimo che tanto si poteva fare e non è stato fatto».
Un atto di accusa durissimo che sembra essere anche una risposta a chi ancora ieri sponsorizzava la linea del dialogo con i Riva.
«Nei reparti – racconta Ronchi abbiamo trovato fanghi di produzione industriale abbandonati al loro destino. Gli stessi tecnici dello stabilimento con i quali ci rapportiamo, ammettono senza timori che il livello di guardia portato dalla gestione commissariale non esisteva in passato. Sul campo – continua l’ex ministro Ronchi – stiamo sconfessando chi ha sostenuto che non esisteva la tecnologia per ridurre drasticamente le emissioni di fumi e polveri. Per anni – aggiunge si è detto che interventi come la copertura dei parchi erano impraticabili. Ora ci sono i progetti già approvati a smentire chi in realtà ha scelto di non intervenire».
Il cammino di Bondi e Ronchi da gennaio dovrà fare i conti anche con il colpo di spugna con il quale la Cassasazione ha cancellato i sigilli su circa due miliardi di euro, effettivamente scovati dalla Finanza. Il nuovo quadro è destinato a pesare sull’azione diretta a reperire i fondi per attuare le prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale e per mantenere l’equilibrio finanziario della grande fabbrica. «Mi sono confrontato con Bondi – confessa Ronchi – e abbiamo convenuto che qualsiasi tipo di valutazione va fatta solo quanto saranno disponibili le motivazioni. Chiaramente per noi è di fondamentale importanza il recente provvedimento che autorizza la possibilità di attingere risorse dai sequestri, messi a segno anche in indagini diverse da quelle di Taranto, per finanziare le bonifiche».
Nel mirino dei commissari, infatti, vi è il patrimonio bloccato dalla Finanza su ordine della Procura di Milano, nell’ambito delle indagini sul denaro spedito all’estero dai Riva. «Questa norma deve restare una certezza – conclude – se si vuole davvero migliorare la prestazione ambientale degli impianti e garantire il futuro della fabbrica». (RepBa)

E il ministro diede buca


sabato 21 dicembre 2013

Impressioni di dicembre


E le bonifiche fanno puf!

Prima tutti uniti contro la Procura di Taranto. 
Ora tutti a farsela sotto... 
Grandi statisti girano per i corridoi dell'Italietta!

Ilva dopo la Cassazione bonifica senza i soldi dei Riva

Passata la "sorpresa" provocata dall'annullamento senza rinvio del sequestro da 8,1 miliardi di euro sui beni del gruppo siderurgico Riva deciso venerdì dalla Corte di Cassazione, ora a Taranto, città dell'Ilva - la principale azienda dei Riva -, si cerca di capire. Ed è un problema che si pongono soprattutto l'Ilva stessa, che da giugno è commissariata su decisione del Governo e affidata al commissario Enrico Bondi, coadiuvato dal sub commissario Edo Ronchi, ma anche i sindacati. In questo senso l'attesa è rivolta alle motivazioni  della sentenza di annullamento che, nelle prossime settimane, renderanno note i giudici della Suprema Corte, i quali hanno accolto il ricorso presentato dagli avvocati Franco Coppi ed Enrico Paliero in difesa dei Riva.
E' la prima volta, nell'ambito di uno scontro durissimo con la magistratura di Taranto che va avanti da oltre un anno e mezzo, che i Riva portano a casa dalla Cassazione un risultato positivo. Sinora, infatti, la Suprema Corte si era sempre espressa sfavorevolmente. Basti considerare che nessun successo avevano avuto i diversi ricorsi presentati per ottenere la libertà degli ex presidenti dell'Ilva, Emilio e Nicola Riva, padre e figlio, arrestati ai domiciliari a luglio del 2012, i quali sono usciti dal regime detentivo solo a luglio scorso e per effetto della scadenza dei termini di custodia. Nè sorte migliore avevano ottenuto i ricorsi presentati a Taranto.
Lo stesso sequestro che la sesta sezione penale della Cassazione ha annullato, il 15 giugno scorso era stato infatti convalidato dal Tribunale del riesame di Taranto. Solo che in questo caso gli avvocati dei Riva - tra i quali da alcuni mesi è entrato a far parte il noto penalista Franco Coppi -, incassato il primo verdetto sfavorevole, hanno cambiato strategia. 
Anziché intraprendere un braccio di ferro con i giudici di Taranto, hanno deciso di puntare direttamente alla Cassazione, procedura prevista dall'ordinamento. E qui hanno ottenuto il dissequestro. Torna quindi in possesso del gruppo Riva tutto ciò che, da fne maggio e a più riprese, era stato sequestrato dalla Guardia di Finanza su ordine del gip tarantino Patrizia Todisco. E cioè beni, immobili, conti, liquidità e partecipazioni riconducibili sia alla capogruppo Riva Fire - acronimo di Finanziaria Riva Emilio -, azionista di maggioranza dell'Ilva, sia alle societÃí Riva Forni Elettrici e Riva Acciaio i cui impianti sono al Nord.
La reimmissione in possesso è immediata e decade dalle sue funzioni anche il custode e amministratore giudiziario Mario Tagarelli, ex presidente dell'Ordine dei commercialisti di Taranto,  nominato dal gip a maggio con l'ordinanza di sequestro. Che, chiesto per 8,1 miliardi - questa è la somma che i periti del gip hanno stimato come necessaria a risanare il danno ambientale dell'Ilva -, in realtà si è attestato intorno ai 2 miliardi.
Tanto, in effetti, i finanzieri sono riusciti a trovare in mesi di verifiche fatte in tutta Italia. E dei 2 miliardi, la gran parte sono immobili. Ma c'è pure la quota azionaria dei Riva in Alitalia dal valore di una settantina di milioni di euro. Allo stato, restano invece sequestrati gli impianti dell'area a caldo del siderurgico di Taranto, ma perché sottoposti ai sigilli già a luglio 2012, e i beni delle società controllate dall'Ilva. Dal provvedimento del gip, si è salvata solo l'attività dell'Ilva perché la legge 231 del 2012 l'autorizza a produrre.
In quanto agli impianti di Taranto, l'Ilva, perso il ricorso in sede di Riesame, non ha più fatto ricorso in Cassazione e nel frattempo i termini sono scaduti. Ora questi impianti sono utilizzati con la facoltà d'uso. Il magistrato l'ha concessa dopo che la Corte Costituzionale, bocciando i ricorsi di incostituzionalità dello stesso gip e del Tribunale dell'Appello di Taranto, ha dichiarato costituzionale la legge 231 con sentenza emessa il 9 aprile e motivazioni un mese dopo. E la facoltà d'uso è stata concessa anche per i cespiti delle socieà controllate dall'Ilva, per i quali è imminente il verdetto della Cassazione. Gli avvocati del commissario Bondi hanno infatti impugnato il provvedimento giudiziario ritenendolo viziato da diverse illegittimità.
Nei mesi scorsi, infine, dopo la sentenza della Consulta, il gip aveva dissequestrato un milione e 700mila di merci dell'Ilva bloccate a fine novembre 2012 in quanto prodotte da impianti che, in presenza di sequestro, non avrebbero dovuto funzionare. Tra sequestro e dissequestro dei beni del gruppo Riva e l'attività dell'Ilva di Taranto, non c'è un nesso diretto escluso gli oneri del risanamento del siderurgico pugliese.
Sul piano funzionale e organizzativo, l'Ilva, pur essendo di proprietà dei Riva, vive autonomamente dal gruppo perché commissariata. Inoltre, la gestione di Bondi, da giugno ad oggi, ha sempre più marcato le distanze tant'è che ultimamente il commissario ha fatto anche causa ai Riva, per alcune consulenze prestate dalle società del gruppo all'Ilva, e chiesto circa 400 milioni di risarcimento danni.
Non così, invece, per la bonifica della fabbrica visto che sia la legge 89/2013 - quella sul commissariamento -, sia l'ultimo decreto legge n. 136 richiamano la responsabilità dei Riva. E se la legge 89 prevede che l'autorità giudiziaria possa svincolare le somme sequestrate per finalizzarla alla bonifica (ma una richiesta fatta tempo addietro da Bondi per 233mila euro è stata bocciata dal gip con la motivazione che il piano industriale dell'azienda non c'è ancora), il decreto n. 136 è ancor più specifico. Prevede infatti che

il commissario possa chiedere a Riva di accollarsi i costi della bonifica e, in caso di rifiuto, chiedere al magistrato l'uso delle somme sequestrate penalmente anche per reati diversi da quelli ambientali.
C'è però da dire che il decreto deve ancora essere convertito in legge e gli avvocati dei Riva hanno già annunciato battaglia poiché ritengono incostituzionale l'uso di soldi sequestrati senza che il relativo procedimento giudiziario sia cominciato. (RepBa)


Taranto, risanare l’Ilva è sempre più difficile

Sorpresa. Preoccupazione anche. Espressa senza eccessi e con risposta breve: «Mi chiede se il quadro si complica? Beh certo un po’ sì». Ma il sub-commissario dell’Ilva Edo Ronchi, alla “Gazzetta” concede poco di più, all’indomani della sentenza di Cassazione che dissequestra gli 8,1 miliardi di euro bloccati ai Riva dalla magistratura tarantina. Per ora il regime commissariale dello stabilimento siderurgico sospende il giudizio. Si esprimerà solo dopo «aver letto i motivi della decisione presa dalla Corte».
Ronchi ha affidato alla cronaca due concetti messi a guardia della cautela. A mente fredda: «Non cambia la marcia di risanamento della fabbrica» e soprattutto «i decreti del governo restano il punto di riferimento» anche se in realtà il sub-commissario più che dirlo lo ha fatto capire indirettamente: «L’ultimo dispone l’uso delle somme sequestrate, ma il riferimento è alle decisioni della magistratura milanese (1,9 miliardi in due tranche sottratti dai giudici ai Riva nell’indagine per frode fiscale, ndr).
Un punto delicato rimangono i rapporti tra la gestione commissariale e la famiglia Riva che «torna in gioco», dopo il dissequestro dei beni, per ammissione stessa del sub-commissario Ilva Edo Ronchi. Eppure il gioco si fa duro perché, val la pena ricordare, proprio il commissario straordinario Enrico Bondi ha avviato, poche settimane fa, un’azione civile per danni nei confronti della famiglia Riva.
«Il quadro si complica altrochè» sostiene il segretario generale nazionale della Uilm, Rocco Palombella. «La situazione sembrava già incerta e a maggior ragione ora. Siamo preoccupati: non vi è traccia del piano industriale e la vicenda giudiziaria rende ancor più ingarbugliato tutto. Però i Riva devono stare attenti alle “vittorie di Pirro”, tali infatti si potrebbero rivelare i dissequestri se non si va avanti con le bonifiche e l’ambientalizzazione degli impianti». Battuta interessante. Cosa vuol dire Palombella? Non conviene ai Riva, finito il commissariamento, riprendersi uno stabilimento che potrebbe poi essere costretto a chiudere se non risanato completamente?
«Due milioni di tonnellate in meno prodotte nel 2013 sono un pessimo segnale: non è stato perso solo il prodotto, ma soprattutto quote di mercato che, la situazione attuale, non consentirà più di recuperare. E non parliamo - prosegue Palombella - del fatto che ora le banche saranno più restie a concedere mutui. Temo contraccolpi all’occupazione».
«Il patrimonio dei Riva deve essere investito per rendere il siderurgico eco-compatibile» incalza il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli. Il sindacalista ritiene i decreti del governo «una garanzia», guarda con fiducia «alla Banca europea degli investimenti per le risorse da trovare» e chiede, intempi rapidi «il piano industriale per non far perdere competivitià all’Ilva».
«Faccio fatica a capire cosa succederà» dice il coordinatore provinciale del sindacato Usb, Franco Rizzo. «Quei soldi garantivano il risanamento, dentro e fuori l’Ilva. Ora non ci sono più. Tutto torna in discussione. I decreti? Non una parola sulla salute degli operai Ilva e dei tarantini».
«Basta con i decreti. È arrivato il momento di una legge sulla siderurgia italiana. I soldi dati dalle banche all’Ilva possono servire solo per i primi interventi, non si possono fare le nozze con i fichi secchi» dice il segretario generale della Fiom Cgil Donato Stefanelli chiosando: «È il governo che deve investire nel settore e risolvere i problemi a Taranto. Il dissequestro? Le risorse che non c’erano prima tornano a non esserci ora. E Taranto da sola non ce la fa».  (GdM)

giovedì 19 dicembre 2013

La speranza che viene dall'Africa

La dott.ssa Chiara Castellani oggi a Taranto 
alle ore 17 alla Libreria Gilgamesh


Quando pensiamo alla speranza, quando pensiamo alla solidarietà, e a valori umani e sociali, quando pensiamo alla quiete dopo la tempesta,  quando pensiamo alla meraviglia della vita, all'amore per la condivisione, quando pensiamo alla forza e alla determinazione, non possiamo che pensare a Chiara Castellani. Ne avevamo scritto tempo fa, ed in diverse occasioni. Lo facciamo anche oggi, perchè questa straordinaria donna coraggio presenterà oggi a Taranto un libro "Rita Levi Montalcini: aggiungere vita ai giorni". Ad ospitare l'evento la libreria Gilgamesh (via Oberdan a Taranto) che ha accolto l'iniziativa promossa dall'Associazione Peacelink, conosciuta non solo qui in territorio jonico soprattutto per le sue "battaglie ambientaliste" ma anche per le sue attività a favore dei più deboli.

Chi è Chiara Castellani?

Per chi ancora non la conoscesse, Chiara Castellani è un medico chirurgo, specializzato in ginecologia e ostetricia, che ha scelto di dedicare la sua vita ad una missione: salvare vite umane e promuovere il diritto alla salute in paesi poverissimi. 
Ha iniziato la sua attività a Waslala fra le montagne del Nicaragua, dove diventa per necessità medico di guerra. La "Doctora Clarita" si batterà qui per la pace e per la ricotruzione del paese. 
Terminata la missione in Nicaragua, parte per un'altra grande e difficile sfida, un vero e proprio impegno umanitario nella Repubblica Democratica del Congo. Esattamente a Kimbau, l'Aifo le affida la gestione di un ospedale abbandonato dai belgi. Non c'è nè acqua, e neppure corrente elettrica, i medicinali scarseggiano. In questo luogo dimenticato, immerso nella foresta, quattrocento ammalati ricevono le prime cure. "Mama Clara " in condizioni drammatiche riuscirà anche in piena guerra fra Mobuto e Kabila, a salvare tante vite. In questo contesto - come racconta nel suo libro Una lampadina per Kimbau -  a lume di candela sulla vecchia Olivetti scriverà lettere di denuncia gridando i massacri, le violenze e le crudeltà, il diffondersi di epidemie mortali. "Sono l'inevitabile corollario della povertà e dell'ingiustizia, delle sopraffazioni e delle violenze, delle complicità e delle responsabilità dei governi che sfruttano gli scontri etnici per i propri interessi economici e di potere". 
Diventa un passero con un'ala sola: il 6 dicembre 1992. In questo orribile giorno la sua vita si "spezzerà in due". A seguito di un incidente stradale, durante il viaggio che l'avrebbe riportata nella sua casa, a Kimbau, per rifornire di medicinali l'ospedaletto, perderà il braccio. Quel braccio indispensabile per poter operare e amputare gambe e braccia, la abbandonò."da colei che amputava sono diventata amputata" scriverà nel suo libro.  Una sorte che cambiò la sua vita, ma che la rese più forte.Non si arrese Chiara. Si rialzò più determinata e per aiutare gli "ultimi" così come aveva sempre fatto.
Il passero ad un'ala sola prosegue ancora oggi il suo viaggio di speranza, il suo impegno quotidiano, una scommessa: "non togliere ai poveri la possibilità di sognare un futuro diverso"
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Chiara Castellani presenterà il libro sulla vita di Rita Levi Montalcini, un'altra straordinaria donna che sebbene venga conosciuta per essere stata  una grande scienziata, poco si racconta di lei come strenua combattente per i diritti femminili e della sua sensibilità a favore dei più deboli. Grazie alla sua fondazione si è battuta per diffondere l'istruzione femminile in Africa.

"La Fondazione di Rita Levi Montalcini, infatti, sostiene i progetti di Chiara Castellani. Il volume riunisce dieci storie di coraggio, di determinazione, di grandi valori umani e sociali, al quale la stessa Chiara Castellani ha partecipato, raccontando la sua vita.
Chiara Castellani sarà accompagnata da Paolo Moro, che ha fatto da tramite in questi anni fra l’Africa e l’Italia nei progetti di solidarietà."

E' un appuntamento da non perdere!




La discarica delle vergogne







DISCARICA ILVA: ESPOSTO ALLA PROCURA DI TARANTO
OGGETTO: discarica Mater Gratiae dal satellite: Fondo Antidiossina ricorre alla Procura di Taranto e alla Commissione Europea


Il Fondo Antidiossina comunica che è stato appena depositato (ore 10.45), presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Taranto, un esposto indirizzato al Procuratore Dott. Franco Sebastio ed è stata inviata un' informativa alla Commissione Europea circa possibili e gravi criticità ambientali nei siti di discarica dell'Ilva.

Infatti, dallo studio attento e particolareggiato, effettuato sulle foto realizzate in tempi diversi, dai satelliti a cui fa riferimento Google e quelli a cui fa riferimento Microsoft, si evincerebbe che, all'interno della stessa discarica, già oggetto della Vs. attenzione, siano presenti nel terreno numerose depressioni e voragini (artificiali o naturali?) che potrebbero essere materia di indagini ed di approfondimenti, al fine di verificare se possano essere state utilizzate per il drenaggio e lo scarico di reflui industriali potenzialmente pericolosi ed in particolare per la gestione dei rifiuti liquidi, di fanghi e di percolati. Ci si chiede, pertanto, se tutto ciò possa aver causato un'immissione diretta di dette sostanze nel suolo e nel sottosuolo con il potenziale interessamento dei sistemi della falda acquifera superficiale e profonda che confluiscono direttamente nei vicini Mar Grande e Mar Piccolo di Taranto.
Si noti che:
1) Negli ingrandimenti delle foto allegate (scaricabili anche attraverso la visione dei seguenti link: http://it.bing.com/maps/ in visione panoramica e dettagliata per la Microsoft ehttps://www.google.com/maps/preview#!data=!1m4!1m3!1d9745!2d17.223514!3d40.5278346!2m1!1e3&fid=7 per Google che riguardano alcune aree della discarica in oggetto, si rileverebbero dei "punti critici" che sottoponiamo alla vostra attenzione per eventuali approfondimenti. Infatti, sembrerebbe che nel "punto "X", evidenziato nelle foto "A" e A/bis", sia stato realizzato uno scarico a cui, sembrerebbe abbiano avuto accesso dei mezzi pesanti gommati (sono visibili, infatti, i segni dei pneumatici che lasciano pensare all'utilizzo di tale punto, quale recapito finale di rifiuti liquidi o fanghi di colore bruno di cui ignoriamo la tipologia)
2) Nel punto "Y" delle foto "B" e "B/bis" si evincerebbe, invece, che più a sud nella discarica in oggetto sia stata creata un'area di convogliamento di fanghi che, ci chiediamo, se sia stata isolata con il suolo ed il sottosuolo. In particolare, facendo un raffronto tra le foto estratte dal satellite di Google, con quelle del satellite della Microsoft (temporalmente precedente), si evince che sia stata realizzata un'area "sospetta" che non ci pare rientrare in quella delle vasche di discarica destinate alla gestione operativa dei rifiuti
3) Nella foto C e C/bis, invece, si può notare un'altra area che potrebbe essere oggetto della Vs.attenzione. Si noti uno stoccaggio di materiale metallico, verosimilmente fusti: ci chiediamo se esso risulta essere stato realizzato per categorie omogenee, nel rispetto delle norme tecniche di deposito. E fatto ancor più interesante potrebbe essere quello di sapere se quei fusti contengano o abbiano contenuto sostanze pericolose.
Tutto quanto esposto potrebbe essere interpretato come violazione delle disposizioni normative di cui all'All.2 del Dlgs 3603 e degli artt.256 e 137 del decreto legislativo 152/2006 e s.m.i.
Si ricordi che le attività di smaltimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi in discariche non autorizzate, nonché di recupero di rifiuti e di gestione di sottoprodotti, qualificate dall’Autorità Giudiziaria quali “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”, hanno determinato il sequestro per equivalente della società Riva Fire, a causa delle gravi violazioni di cui agli artt. 208, 256 c. 1, 259 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. e art. 10 c. 3, e 14 del D.Lgs. n. 36/03-
E’ degno di nota il fatto che nelle vicinanze della predetta discarica si svolgono attività di coltivazione.
I dati oggetto dell'esposto del Fondo Antidiossina verranno comunicati, in data odierna, da Antonia Battaglia alla Commissione ed al Parlamento europei che svolgono indagini sulla questione nell'ambito dell'infrazione in corso.
L'infrazione lanciata dalla Commissione Europea, il 26 settembre 2013, ha aperto una procedura contro l’Italia per violazione di diritto europeo in materia ambientale sulla questione ILVA: la Commissione é nella fase di valutazione attenta dell'evoluzione della situazione a Taranto. La procedura di infrazione aperta dalla Commissione é nata in seguito alle denunce e all’azione di PeaceLink e del Fondo Antidiossina che hanno portato a Bruxelles la realtà di cio’ che accadeva e continua ad accadere a Taranto.

Taranto, 19 dicembre 2013
Fabio Matacchiera (presidente Fondo Antidiosina Taranto)
Antonia Battaglia

Giovani di belle speranze

Un'altra Taranto è ancora possibile

Informazione imboccata, attaccamento identitario al territorio, fitorimediazione confrontando zona Ilva e Fiume Tara, il il caso del rione bonificato di Stoccolma, in Svezia. Punti toccati nell'incontro di Peacelink, organizzato ieri pomeriggio in Università, in via Duomo ed intitolato: “Taranto, dal disastro ambientale, alle eco-alternative”. Ancora una volta, la voglia di capire la Taranto industriale guardando ad un'alternativa diversa nel futuro emerge nelle scelte dei neolaureati, e non sempre di Taranto: l'analisi del passato, scandagliando la sociologia dei consumi, con la tesi “Le morti che non contano. L'Ilva e Taranto”, di Francesco Scialpi; l'analisi degli stati d'animo tra recente passato ed un periodo molto vicino all'attualità, con la tesi di Psicologia, di Deborah De Iure, “Integrazione di metodi nella ricerca psicosociale: il caso dell'Ilva di Taranto tra rappresentazioni e identità”; la ricerca, grazie alla fitorimediazione nella tesi di di Adriano Fonzino, sull'Ecologia, “Bioaccumulazione di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) in isopodi detritivori da terreni contaminati, ruolo dell'azione di fitorimediazione di Phragmites australis"; finale con il resoconto della spedizione di Daniele Marescotti, in rappresentanza del Cetri Tires (Circolo Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale) a Stoccolma, in collaborazione con Peacelink, nel rione periferico industriale bonificato di “Hammarby Sjostad”. Moderava il dibattito, in diretta streaming sul web, la responsabile del nodo di Taranto di Peacelink, Fulvia Gravame, la quale ha esordito negando il miglioramento della qualità dell'aria tarantina, alle prese con quasi quotidiani slopping, assolutamente fuori legge e non consentiti nell'Aia, Autorizzazione integrata ambientale. Francesco Scialpi è riuscito a raccontare con linguaggio tecnico il menefreghismo di parte del territorio, complice della mancanza di reazione in questi anni, avvalendosi di contributi video già noti sulle intercettazioni di “Ambiente Svenduto” e citando l'inchiesta in corso della Magistratura, con le sue perizie o la scelta a suo avviso discutibile della campagna regionale “Questa è Taranto”: «Cos'è l'attualità? Quando un episodio crea scalpore, alcune notizie vengono accantonate e riprese quando fa comodo». Ed ancora: «Mi viene in mente la psicosi collettiva quando si è parlato dei 40.000 posti di lavoro a rischio, mentre Ilva conta 12859 diretti e 3000 nell'indotto. E 21711 sono i dipendenti del gruppo Riva nel mondo. Ho trovato discrasie tra due libri sullo stesso tema. Uno parla di 20.000 alberi abbattuti per la costruzione dell'acciaieria, l'altro di 40.000. A Taranto, si sono creati degli ossimori per vendere i giornali. Salute contro lavoro. Come è possibile metterli in contrasto?». Deborah De Iure, di Bari, a Padova ha discusso la sua tesi dopo aver trovato divisioni sul caso Ilva, rimarcando più volte l'alto attaccamento al luogo emerso, specialmente quando faceva domande al campione intervistato evidenziando la minaccia dell'Ilva: «Ho studiato le metafore in riferimento all'Ilva - spiegava - l'azienda è vista come un mostro. Sono presenti i termini di battaglia, guerra, sfruttamento e colonizzazione». Verrebbe fuori il sottodimensionamento del rischio in chi è favorevole all'Ilva. L'ultimo neo dottore, Adriano Fonzino, ha illustrato il suo esperimento di fitorimediazione, confrontando una zona con inquinanti pesanti come gli Ipa, vicino ad una portineria Ilva, e la zona del fiume Tara con le piante fitorimedianti autoctone. Concludendo sull'efficacia di queste tecniche naturali e ipotizzando diversi usi, come avviene nella fitodepurazione delle acque reflue degli agriturismi, senza dover rimuovere il terreno inquinato e smaltirlo in discariche di rifiuti speciali.

Francesca Rana, Nuovo Quotidiano di Puglia, edizione di Taranto, 17 dicembre 2013


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Se non mi mettete la jacuzzi non ci vengo!

Ilva, il latitante Riva tratta “Fateci vedere il carcere”

Fabio Riva, uno dei proprietari dell’Ilva al centro dell’inchie – sta per disastro ambientale, continua a battersi per evitare l’estradizione a Taranto dal suo “esilio” in libertà vigilata a Londra. L’esito potrebbe dipendere dalla trattativa intavolata tra il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria e gli avvocati inglesi dell’in – dustriale, aperta via lettera dai legali. Gli stessi che lo assisteranno nell’udienza dinanzi al giudice distrettuale che dovrà decidere se estradarlo in Italia oppure consentirgli di proseguire la sua latitanza dorata. NELLA lettera alla Procura di Taranto, i legali hanno chiesto di poter inviare un loro esperto a valutare le condizioni del carcere che dovrebbe ospitare Riva. “Non spetta a noi decidere” hanno replicato i pubblici ministeri, che hanno immediatamente girato la palla al Dap. Il 4 dicembre scorso, il dipartimento ha rigettato la richiesta definendo non “sufficiente – mente motivata” l’istanza arrivata dall’Inghilterra. La vicenda poteva chiudersi qui e invece il dipartimento ha lasciato comunque una porta aperta. Secondo quanto ricostruito dal Fatto , il Dap ha infatti specificato che se la richiesta fosse stata giustificata in maniera più esauriente, l’amministrazione penitenziaria l’avrebbe valutata di nuovo. I legali di Fabio Riva, non si sono fatti sfuggire l’oc – casione e pochi giorni dopo il “no” ricevuto da Roma, hanno inviato una nuova lettera direttamente al Dipartimento del ministero della Giustizia. Poche pagine per esprimere in maniera più chiara le motivazioni per le quali è necessario consentire a un esperto di visitare il carcere ionico, dove al momento sono detenute oltre 600 persone, e stabilire se ci sono le condizioni per ospitare anche l’ex latitante Fabio Riva. Insomma, un ultimo capitolo, non di poco conto, prima che la battaglia giudiziaria in corso da un anno tra Procura di Taranto e difensori inglesi possa giungere alla fine. La decisione della Corte inglese, infatti, dovrebbe giungere a gennaio 2014. Nelle scorse settimane, i pubblici ministeri di Taranto hanno inviato a Londra una nuova memoria per ribadire la necessità di decretare l’estradizione che il prosecuto r , il pubblico ministero inglese, ha presentato al giudice distrettuale lo scorso 9 dicembre. Un rischio che evidentemente diventa sempre più vicino e che quindi ha spinto i difensori a giocarsi per due volte la carta del sopralluogo. Un’ultima spiaggia. Perché Fabio Riva non ha intenzione di fare “nemme – no un giorno di carcere” ed è per questo che scelse di volare all’estero poco prima che la magistratura di Taranto firmasse l’ordine di carcerazione nel novembre 2012. A RACCONTARLO sono i suoi familiari che, ignari di essere intercettati, commentavano la scelta di lasciare l’Italia: “Fabio non ascolta nessuno e fa solo di testa sua”, ma soprattutto “non ne voleva saper nulla e non era sicuro al 100 per cento che gli avrebbero dato i domiciliari”. Così l’industriale, accusato di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, volò in Inghilterra sfuggendo al carcere. Fino al suo arresto, il 22 gennaio 2013, la latitanza di Fabio Riva non sembrava essere particolarmente limitante. Per festeggiare il nuovo anno, ad esempio, secondo quanto emerso dalle indagini, negli ultimi giorni del 2012 Riva lasciò la sua residenza londinese per raggiungere le coste francesi e trascorrere la notte di San Silvestro a bordo della “RA”, l’im – barcazione di famiglia ormeggiata a Beaulieu sur mer, in Costa Azzurra. L’Interpol e la gendarmeria francese arrivarono qualche giorno più tardi, ma del latitante non c’era traccia. A distanza di un anno dal suo arresto, quindi, la vicenda potrebbe trovare una fine. In caso di accoglimento, Riva si dovrebbe difendere di fronte al suo giudice naturale. E magari anche spiegare ai cittadini di Taranto il significato di una frase intercettata dai finanzieri, in cui affermava: “Due casi di tumore in più all’anno… una minchiata” (mentinformatiche)

mercoledì 18 dicembre 2013

A botte di decreti... ma niente cambia

ILVA: ORLANDO, DECRETO PER DIMEZZARE EMISSIONI POLVERI

L'Ilva, su provvedimento sotto forma di decreto ministeriale firmato dal ministro Orlando, installerà filtri a maniche per l’abbattimento delle polveri dei fumi in uscita dall’impianto di agglomerazione, in sostituzione degli attuali filtri, con una conseguente riduzione dei limiti emissivi stabiliti per le polveri e per diossine. Tramite questo provvedimento i limiti emissivi per le polveri saranno dimezzati e le diossine ridotte del 25% a completamento degli interventi. Un altro passo in avanti – ha dichiarato il ministro Orlando – verso l’ ambientalizzazione dello stabilimento Ilva. Come ho già ripetuto più volte sono importanti misure per la protezione dell’ambiente tese a migliorare la salute dei lavoratori e dei cittadini. (AgenParl)

Impianti fermi inquinano meno: Bondi il lapalissiano passa gli esami elementari!

La situazione dell’Ilva è per l’ennesima volta sotto i riflettori, stavolta però è il commissario straordinario Enrico Bondi a delineare lo scenario. Secondo la sua prima relazione, l’indebitamento non è sostanzialmente aumentato, ma pesano “eventi esterni”. Spicca un'altra affermazione, che parla di emissioni assolutamente entro i limiti di legge.

 
IL DOCUMENTO – Si tratta di 25 pagine, in cui il commissario tira le somme e parla delle questioni legate a produzione, ambiente, lavoratori che lo interessano da vicino, vale a dire in riferimento ai mesi giugno/settembre 2013, dal momento in cui Bondi è stato nominato. Rispetto al 2012, l’anno in corso dovrebbero segnare una riduzione in termini di vendite di 2 mln di tonnellate di acciaio, con una produzione che dagli 8 mln e 300mila del 2012 scende ai 6 mln e 300mila di oggi. Gli ordini per interventi prescritti dall’Aia al 26 novembre 2013 arrivano a circa 457 mln, di cui 301 mln dall’1 giugno 2013.
INDEBITAMENTO SOTTO CONTROLLO - Non dovrebbero, secondo Bondi, peggiorare le condizioni di indebitamento della società negli ultimi mesi del 2013. Il motivo che ha permesso di evitare aumenti incontrollabili di questa voce è per il commissario la politica di graduale destoccaggio dei prodotti finiti (ricordiamo che a maggio una quantità rilevante è stata dissequestrata).
GLI EVENTI ESTERNI – Le questioni giudiziarie di cui spesso abbiamo parlato hanno pesato parecchio sulle attività dell’Ilva di Taranto. Il commissario Bondi stesso nella sua relazione afferma che “la gestione del gruppo Ilva è stata negativamente influenzata da eventi straordinari esterni che ne hanno condizionato sia l'attività produttiva che quella commerciale, peraltro in un contesto di congiuntura sfavorevole”. In particolare, il riferimento è ai sequestri disposti dal gip, a partire da quello di 1 mln e 900 mila tonnellate del novembre 2012 fino a quello più recente, dello scorso settembre, che ha coinvolto le controllate dirette e indirette. Cali di fatturato, ritardi nelle consegne, riflessi sulla reputazione della società sui mercati: Bondi usa queste parole per definire le ripercussioni delle decisioni dei magistrati, a cui somma i problemi tecnici degli impianti, in via di superamento. Gli effetti saranno misurabili al termine del trimestre 1 ottobre-31 dicembre, fa sapere Bondi, mentre in Corte di Cassazione esiste un ricorso contro il sequestro delle controllate, impugnato per profili di illegittimità.
AIA E AMBIENTE – Avviate le attività di risanamento e considerando il calo di produzione, l’impatto degli stabilimenti sarebbe migliorato. Secondo il documento di Bondi, le rilevazioni dell’Arpa Puglia a Tamburi dimostrerebbero infatti una presenza di sostanze inquinanti nell’aria inferiore ai limiti fissati dall’UE e dal nostro Decreto legge 155/2010.
Non ci stanno naturalmente gli ambientalisti. Ecco le parole di Angelo Bonelli, coportavoce dei Verdi, riportate anche sul suo profilo Facebook: “Riteniamo che le affermazioni di Bondi sul fatto che i dati sulla qualità dell'aria del quartiere Tamburi siano sotto i limiti europei non rappresentino la realtà. Contestiamo a Bondi il fatto che dal 29 agosto al 10 settembre non ci sono dati disponibili dalle centraline di monitoraggio dell'aria del quartiere Tamburi per quanto riguarda gli IPA (Idrocarburi policiclici aromatici) e le polveri sottili. Lo scorso 13 dicembre le PM10 superavano i 50 microgrammi per metro cubo mentre le PM2.5 superavano i 25 microgrammi per metro cubo, ben oltre i livelli consentiti dalle normative europee; segnaliamo inoltre un preoccupantissimo livello di benzene nell'area della cokeria. Per questo, ricordando che queste misurazioni fanno riferimento ad un ciclo produttivo fortemente limitato, con 6 cokerie su 10 ferme, chiediamo che si faccia immediata e piena chiarezza sulle rilevazioni rendendo noti le ragioni per cui diverse rilevazioni risultano non sono disponibili”. (Greenbiz)

I due campioni dell'Ilva alla sbarra


Nella stessa pagina di Le Monde due articoli-inchiesta su due epidemiologi italiani.
Si tratta di Paolo Boffetta e Carlo La Vecchia, due vecchie conoscenze dei tarantini: sono gli autorevoli "scienziati" assoldati da Riva e Bondi per smontare le perizie epidemiologiche e scaricare le responsabilità dell'Ilva sulle malattie dei tarantini.
Sono le colonne illustri della celebre boutade del fumo di sigarette come causa ultima dei tumori locali!
Pubblicamente, alla buon ora, anche il mondo scientifico pare che inizi a fare un po' di luce tra i suoi adepti...



Ecco la traduzione:



Epidemiologia: le relazioni pericolose
Etica.  Previsto a capo del principale centro di ricerca epidemiologica francese, Paolo Boffetta è contestato da una parte della comunità scientifica per la sua stretta relazione con le industrie inquinanti.  Indagine
di Stéphane Foucart

Paolo Boffetta , 55 anni, è un leader;  è uno degli epidemiologi più prolifici e influenti della sua generazione. Professore Associato presso la New York University , dopo un lungo passaggio all’ Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ( IARC ) ,

Si può sentire la mancanza di chi è stato assente fino ad oggi?

Umanamente solidali.
Amministrativamente indifferenti.

Taranto, il sindaco Stefàno si ferma «Problemi di salute»: nominato il vice

Taranto è senza sindaco fino a domenica e, dopo sei anni e mezzo, lo spettro di elezioni anticipate per la prima volta s'insinua nelle stanze di Palazzo di Città. In assenza di un vicesindaco, ieri mattina Ippazio Stefàno, a causa di problemi di salute, ha assegnato le sue funzioni di primo cittadino all'assessore comunale ai Lavori pubblici, Lucio Lonoce, esponente del Partito democratico vicino politicamente al deputato Michele Pelillo. A comunicare la volontà del sindaco a Lonoce è stato il capo di gabinetto Giuseppe Licciardello, il quale gli ha riferito del conferimento delle funzioni "presumibilmente" fino al 22 dicembre, secondo quanto lo stesso Stefàno ha scritto nero su bianco. Pare però che la data potrebbe ulteriormente slittare perché la situazione di salute del sindaco è sotto controllo ma necessiterebbe di un periodo prolungato di convalescenza.
Stefàno, 69 anni il prossimo 25 agosto, si trova in Emilia Romagna da una settimana, precisamente dal giorno precedente all'ultimo Consiglio comunale, durante il quale è risultato appunto assente. Le condizioni del primo cittadino destano preoccupazione perché, secondo quanto si apprende da persone a lui vicine, la situazione appare abbastanza complicata e d'ora in poi "dovrà allontanare ogni forma di stress". E fare il sindaco richiede tutt'altro che riposo, specie a Taranto, città avvitata sulla questione ambientale (per la quale Stefàno è indagato assieme ad altri cinquantadue) e su numerose vertenze che hanno emaciato la classe politica. Senza dimenticare che il sindaco fino a giugno dello scorso anno, sino al giorno della sua rielezione, ha girato armato con una pistola addosso perché ha dichiarato di subire minacce di morte dalla mattina alla sera.
Quando Stefàno tornerà a Taranto, dunque, dovrà decidere, molto probabilmente contro la volontà dei medici, se proseguire col mandato conferitogli dagli elettori fino alla primavera del 2017, quando sarà alle soglie dei 72 anni, oppure optare per le dimissioni fino all'ultimo giorno utile per consentire le elezioni amministrative nella prossima primavera contestualmente a quelle europee, senza lasciare la città per troppo tempo a un commissario prefettizio. Guai fisici che, ovviamente, il primo cittadino non ha potuto prevedere un anno e mezzo fa, quando ha deciso di ricandidarsi.
La nomina di Lonoce è stata necessaria in quanto proprio oggi deve rappresentare il sindaco per presiedere l'assemblea straordinaria dei soci dell'Amiu e certificare la ricapitalizzazione dell'azienda municipalizzata con 20 milioni di euro messi dall'amministrazione comunale, utili per ripianare i debiti contratti sino ad oggi.
Una scelta che Stefàno ha voluto far ricadere su Lonoce perché evidentemente lo ritiene il più affidabile della sua giunta. L'assessore del Pd, infatti, pure nella precedente consiliatura, anche quando il partito inizialmente è stato all'opposizione, non ha mai smesso di dialogare col sindaco fungendo inoltre da "stampella" alla maggioranza quando ci sono stati da approvare provvedimenti nell'interesse della città. (Quotidiano)

martedì 17 dicembre 2013

Rottami puliti o quasi

Rottame: il Tar accoglie parte del ricorso contro l’abuso nella richiesta di garanzie della Provincia

I 300 milioni di euro di garanzie finanziare chiesti dalla Provincia di Taranto all’Ilva sono troppi. Lo ha sentenziato il Tar di Lecce, accogliendo parzialmente il ricorso presentato dal colosso siderurgico e dall’allora legale rappresentante Bruno Ferrante, tramite i legali Francesco Perli e Francesco Flascassovitti.
Il tribunale amministrativo ha infatti ritenuto irricevibile una parte del ricorso, alla luce delle mutate condizioni legislative venutesi a creare dopo il decreto di commissariamento dell’Ilva. Sulla parte accolta, invece, viene rimarcato in maniera più che esaustiva il concetto di «end of waste» del rottame siderurgico sulla base del Reg. Cons. UE n. 333/2011. Inoltre le «garanzie non vanno prestate per le attività di gestione rifiuti non esercitate in quanto esiste una naturale correlazione tra l’effettiva gestione dei rifiuti e l’obbligo di prestare garanzie finanziare allo scopo di tenere l’Amministrazione indenne dai costi (eventualmente sopportati per inadempienza del gestore) per lo smaltimento dei rifiuti ed il ripristino ambientale». A questo si aggiunge anche che, se il materiale assolve le condizioni previste dall’art. 184-ter del decr. legisl. n. 152/06 «per la cessazione della qualifica di rifiuto», cessa di fatto di esserlo e quindi non risulta soggetto alla necessità della presentazione di garanzie finanziarie. Infine, anche nel caso di un utilizzo interno alla presenza della certificazione ambientale UNI EN ISO 14001 del Sistema di Gestione Ambientale, l’azienda può beneficiare della riduzione del 40% delle garanzie finanziarie da presentare all’ente preposto.
Insomma, una sentenza destinata a diventare un precedente anche in materia giuridica, soprattutto per gli operatori siderurgici, sia commercianti di rottame, sia acciaierie. (Siderweb)

Ricorso ilva Tar - Sent 2480_13 (TAR LE 197_13)

Tanto paga coi soldi degli "amici" Riva...


Ilva:Fiom sconfitta,elezioni Rsu valide

Il tribunale di Taranto ha rigettato il ricorso d'urgenza della Fiom Cgil che chiedeva di dichiarare illegittimo il rinnovo delle Rsu dell'Ilva di Taranto in seguito alle votazioni del novembre scorso ed ha condannato i metalmeccanici della Cgil alle spese connesse al procedimento giudiziario. La Fiom aveva contestato a Fim Cisl e Uilm le modalità elettorali individuate per il rinnovo della Rsu e chiesto prima di 'posticipare la data delle elezioni', e poi di adottare 'il sistema elettorale puro nella proclamazione degli eletti'. (ANSA)

ILVA? VE LA DOVETE TENERE!!! (firmato: i benpensanti)

Soprattutto quelli con la pancia e le tasche riempite dalle lobby, grassi e tronfi come i borghesi di gaberiana memoria...

Sabato sera, nell’ambito dell’evento La notte della Vita e del Sacro sono stati invitati per un dibattito pubblico i giornalisti Luca Telese e Paolo Mieli.
Aldilà di pensieri tanto gentili quanto di pura forma, tipo “Taranto è meravigliosa, magica”, in estrema sintesi sono venuti a dirci che loro, in quanto amplificatori di notizie, sono disposti a parlare delle cose migliori di Taranto, ma a due condizioni: che si sviluppi “un’idea” per cui parlarne e che quest’idea non passi dalla rinuncia all’Ilva. 
Questo il messaggio di Telese, un  giornalista passato con leggiadria da Rifondazione Comunista a Il Giornale di Berlusconi nell’incontro moderato dall’ex PdL Attilio Romita? 
Non è che piuttosto dobbiamo fare a meno di ‘malattie e morte’ no, solo di parlarne. (TargatoTA)

Rispetto a Telese, Paolo Mieli ha aperto alla possibilità che Taranto possa rinascere senza Ilva ed acciaio, valorizzando la sua storia, ed ha fatto l'esempio di Kalkar, centrale nucleare convertita in Germania. (FR)

A noi tutta questa 'sta poesia evanescente e cruda condanna (ad una convivenza necessaria) non ci ha convinto.
Ancora una volta i "vip" dell'informazione quando vengono a Taranto sono vaghi e interessati come i "vip" dell'industria. Non ci sono i tarantini in queste taranto e soprattutto non c'è un concetto di gente che fa un luogo ma di un luogo che si fa perchè è solo il luogo che conta...
Centocinquantanni di materialismo storico per finire ancora in bocca ai soliti neoreazionari crociani...

Sull'evento: 

La Notte della Vita e del Sacro è la notte in cui tornare a noi, nel cuore della città vecchia, tra le storie di un passato con cui fare i conti e che dobbiamo ricordare e un futuro da progettare insieme. E’ l’invito dell’Assessore alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni che insieme alla Curia Arcivescovile e l’Arcivescovo Mons. Filippo Santoro, ha reso possibile la prima edizione dell’appuntamento che animerà l’isola antica di Taranto a partire dalle 18.00 di sabato 14 dicembre. Spunti di riflessione, teatro, musica, enogastronomia, ma anche tanta storia e tradizione, che dal pomeriggio di sabato renderanno vivi luoghi simbolo della religiosità e della comunità tarantina, come la Cattedrale di San Cataldo, il MUDI (Museo Diocesano), le Chiese di San Domenico, Sant’Agostino e San Michele e le Piazze Duomo, Costantino e San Francesco. Abbiamo chiamato a raccontare la Taranto delle grandi potenzialità associazioni, movimenti, istituzioni culturali di rilievo del territorio – dice Nardoni – e abbiamo voluto che a raccogliere la sfida di una narrazione all’esterno di questo enorme patrimonio ci fossero intellettuali di fama nazionale come Paolo Mieli, presidente di RCS, il giornalista Luca Telese e il poeta Davide Rondoni. Così la sfida diventa la stessa Taranto che dalla crisi (di valori, ambientale, economica e produttiva) deve ripartire provando a mettere da parte per una volta il disfattismo di questi giorni e ritrovando la speranza tra le cose per lei sacre: dalla vita appunto, sino alle grandi occasioni di sviluppo, occupazione e benessere che possono giungere dalla riqualificazione del centro storico, dalla tradizione eno-gastronomica e marinara, passando per le potenzialità turistiche e di innovazione. Come anticipato il via alla serata sarà affidato alla conversazione su “Taranto: dalla crisi alla speranza”, che a partire dalle 18.00 di svolgerà nell’ex Scuderie di Palazzo Episcopio. La conversazione che sarà moderata dal giornalista RAI e caporedattore di Rai 3, Attilio Romita, ha previsto anche l’intervento dell’Assessore Nardoni e le conclusioni dell’Arcivescovo di Taranto, Mons. Filippo Santoro. Subito dopo, a partire dalle 19.30, in contemporanea prenderanno il via il percorso artistico e quello dei sapori. Nelle postazioni artistiche si succederanno presentazioni di volumi dedicati al patrimonio enologico pugliese, piece teatrali a cura del CREST, mostre e letture a cura del circolo fotografico “Il Castello”, della Confranternita dell’Addolorata e del Touring Club di Taranto, nonché momenti musicali con il Trio ArmoiEnsemble e l’Orchestra ICO della Magna Grecia. Da segnalare alle 19.45 in Cattedrale l’intervista a Polo Mieli che presenta il suo ultimo volume edito da RCS “I conti con la storia”. L’autore intraprende un viaggio coraggioso e appassionato nella memoria intermittente, con la convinzione che, se saremo capace di fare i conti con la storia senza preconcetti o pregiudizi, ci imbatteremo in non poche sorprese e forse saremo in grado di “ritrovare una base comune da cui avventurarci nella ricerca del nostro passato” Nuove dottrine e nuovi radicalismi sono entrati in campo – dice Mieli – e si sono mescolati con quel che rimaneva delle vecchie fedi; tutte insieme poi hanno viziato l’aria, rendendo impossibile agli analisti e ai raccontatori del passato di prendere il fiato necessario per un’impresa che potesse dirsi di grande respiro”. Alle 20.30 al Museo Diocesano Davide rondoni e Luca Telese in un singolare dialogo su “Gesù un racconto sempre nuovo”. Per il percorso dei sapori nelle Piazze Duomo, Costantino e San Francesco sarà possibile gustare prodotti tipici natalizi e avventurarsi in un programma di degustazioni guidate con Slow Food e la rete dei micro-birrifici artigianali tarantini. Degustazioni di vini pugliesi a cura di Puglia in Rosè. La Notte della Vita e del Sacro è anche su Facebook (Facebook.com/Vitaesacro), Instagram (Instagram.com/Vitaesacro) e Twitter (twitter.com/Vitaesacro). com. (PressRegione) 

Una cronaca fedele:

La città, con gli occhi o gli occhiali di chi vive fuori e si costruisce un'opinione su Taranto. Di questa immagine, hanno provato a parlare, dialogando tra loro, nel suo cuore antico, il vecchio borgo pre-unitario, dove nonosante si possa pure scegliere di rimandare il problema, il grosso degli edifici sta crollando e lancia continuamente urla di dolore. “La Notte della Vita e del Sacro” è stata una sequenza di conversazioni, presentazioni di libri nei luoghi di culto, passeggiate, degustazioni, teatro canzone, cantastorie, musica del vivaio del territorio. A dare il “la”, ieri sera, una tavola rotonda nelle ex scuderie dell'Arcivescovado: “La Crisi e la Speranza”. Una radiografia degli stereotipi, non un ascolto delle tante anime. C'era curiosità sulle parole di: Davide Rondoni, poeta contemporaneo; Paolo Mieli, presidente RCS; Luca Telese, conduttore di Matrix; Attilio Romita, del Tg3 Puglia. Rappresentavano il territorio: Fabrizio Nardoni, assessore regionale alle Risorse Agroalmentari; Riccardo Pagano a nome dell'Università; Cisberto Zaccheo a nome del Comune; ed infine monsignor Filippo Santoro, arcivescovo, al quale sono state affidate le conclusioni dell'evento organizzato in seguito ad uno spunto dell'assessore regionale. Davide Rondoni avrebbe preferito ascoltare storie di speranza (e, chissà, forse avrebbe apprezzato la fatica di “Le Sciaje” in RigeNeratività, o l'intraprendenza dei giovani occupanti di Officine Tarantine agli ex Baraccamenti Cattolica dismessi, o ancora il programma culturale della Chiesa di Sant'Anna) e non ha nascosto il suo disagio con una premessa rispettosa: «Chi sono io per venire a parlare di speranza qua?». Ha tentato di lanciare un messaggio su come fronteggiare la “malora dell'acciaio”: «La malora è il contrario della speranza, inarrestabile. Alla malora, ti opponi se ami qualcosa e sospiri. Io l'ho capito in Sierra Leone, incontrando i bambini soldato. Bisogna ripartire da ciò che ami e ti fa sospirare. Il sospiro ti da una forza più dura dell'acciaio e più dura della malora. Non mi fido di un intellettuale che non dice cosa ama. Chiederei ai tarantini cosa stanno amando ora». Luca Telese ritiene illusorio pensare ad una Taranto senza Ilva e mostrava di essere affascinato dal passato industriale di Italsider ed Arsenale, e da un futuro legato alla siderurgia, si arrivi o meno alle condanne per disastro ambientale. La città vecchia, definita magica, l'ha incantato. Eppure, ha ammesso di aver parlato solo del caso Ilva legato alla cronaca recente, nel suo lavoro, senza spostare la lente su altro: «Siamo venuti ad accendere i riflettori solo quando le polemiche ci hanno costretto. L'Ilva è una metafora dei poteri forti e ci chiediamo come risolvere. Ma Taranto non può vivere senza Ilva e contro l'Ilva. Non esiste un ritorno all'Eden o ad un passato agricolo». Attilio Romita ha confermato quanto la stampa parli di Taranto solo se si tratta di Ilva e si è chiesto: «Come se ne esce? Cinque volte su sei, devi parlare di ambientalisti, tumori. Un circolo vizioso». Illuminante ed articolata, in contrapposizione, la visione di Paolo Mieli, magari consapevole di un passato magnogreco, storico, valoriale, radicato e forse sradicato con l'avvento del siderurgico: «Taranto è una città di fede ed arte. Il 2013 deve essere l'ultimo anno in cui si parla di una città divisa. Taranto, viene da molto lontano ed andrà lontano quando non si parlerà di Ilva ed acciaio. Ha il diritto e dovere di vivere come “Taranto” e non solo come una città con una vertenza della quale deve farsi carico l'Italia. Provate a separare Taranto dall'Ilva, laddove si fa cultura. “Riprendiamo” Taranto. Se no, ne morite, e ne moriamo. Deve poter vivere su un altro binario. Le città con centrali nucleari, a metà degli anni 80, come Kalkar a Düsseldorf, non esistono più ed occupano con il loro parco tematico più persone della centrale. Se ci rivedremo alla fine del 2014, potremo ragionare di un'altra idea di Taranto e dire “l'abbiamo costruita anche noi”. Non parliamo al 100% di Taranto ed Ilva. Raccontiamo altro, senza censura. Mi rendo disponibile. Mentre sfogliamo la margherita, chiedendoci “Ilva si, Ilva no”, facciamo vivere una città parallela, con le radici nella sua storia. Con più futuro della questione dell'Ilva. Sembrerà un ricordo. Può essere superato. Ci sono precedenti in occidente». Secondo Nardoni, la classe dirigente ha sbagliato, cullandosi sulla grande industria, perdendo di vista artigianato, pescaturismo ed enogastronomia di qualità, con potenziale inesplorato nella filiera della trasformazione del prodotto. Il professor Pagano ha ricordato le criticità strutturali universitarie. Zaccheo non negava la difficoltà di raccontare la Taranto positiva. Monsignor Santoro dichiarava di essersi schierato a favore della promozione di un'immagine opposta ad una città in agonia moribonda. Ritenendo importante parlare della sua religiosità popolare mediaticamente. (Francesca Rana - Il nuovo quotidiano di Puglia)