lunedì 24 dicembre 2012

Un grido nell'Arte

Ilva, piccola opera mentale in due atti

Raccolta di materiali per un’opera.
Interpreti: Narratore – Io; Corifea – Sabrina; Coro – Cittadini di Taranto; La Natura – Il Tornado; Il Poeta – Ludovico Ariosto. Immagini: Enrico Pantani
Prologo – Il volo è finito
Quando ero piccola, nella casa dei nonni, dove con la famiglia tornavamo per trascorrere le feste, c’erano delle mattine in cui, mentre facevo colazione, un pollo con le zampe legate era appollaiato ad un tubo della cucina. Io bevevo il latte e lui mi guardava. Poi la mamma e la zia mi facevano vedere, come gli tiravano il collo, come glielo incidevano con il coltello, come lo mettevano a scolare il sangue nel lavandino, come lo buttavano nella tinozza dell’acqua bollente e come lo spennavano. A me facevano togliere le ultime piume rimaste e poi lo passavano sul fuoco per bruciare i residui. Faceva una puzza indimenticabile. Fatto a pezzi, finiva nel tegame per gli arrosti, tranne le zampe, le frattaglie e la testa che finivano nel sugo. Era tutto buonissimo e tutto Normale.
Una volta mio zio, per la festa del Patrono a Maggio, ha portato a casa un nido pieno di passerotti, piccoli che non sapevano ancora volare. Io, mia sorella e mio fratello ci siamo radunati intorno a questa piccola casa pigolante, stupefatti ed emozionati. Poi abbiamo capito. Anche loro dovevano fare la fine del pollo. Quando ripenso a quel giorno mi sento ancora male. Quei piccoletti cercavano di uscire dal nido, andavano sul bordo della madia e provavano a volare, inesorabilmente cadevano sul pavimento, allora un adulto li rimetteva nel loro nido. Mia sorella, mio fratello ed io abbiamo cercato di intercedere per loro, ma non c’è stato nulla da fare, era la legge della Natura, erano stati strappati dal loro albero e ora la Natura non li avrebbe ripresi, neanche la loro mamma, ora andavano mangiati. Questo per me non è mai stato Normale.
Continua...

Atto primo – Io, Sabrina e il Coro dei Cittadini della Città di Taranto
Una sera dei giorni passati, il 29 novembre, ho incontrato Sabrina, che dal computer mi parlava: di suo padre Giuseppe Corisi morto di tumore, sulla cui tomba è scritto “ennesimo morto di neoplasia polmonare”; della sua idea di attaccare un nastro a lutto alle finestre delle case dove qualcuno è morto o sta lottando contro il cancro nella sua Città; degli ospedali pieni di bambini che soffrono di malattie che dovrebbero colpire persone di 80 anni; delle donne di Taranto che sono corse verso le scuole dei loro figli per riprenderseli mentre nel cielo una tromba d’aria voleva spazzare via quella fabbrica che dà pane e morte alla loro città; di suo figlio tredicenne che le chiede se toccherà anche a lui nastrare a lutto, per se stesso, la sua finestra; di lei, che non è nessuno, ma che sa, che vede,  che sente tutto; di lei a cui non si può nascondere niente.
Perché lei è lì, nel Quartiere Tamburi, lei vive di fianco alla fabbrica, che si fa sentire, con rumori notturni che non la fanno dormire, con odori di gas che non la fanno respirare, con il Minerale che entra dalle finestre di casa e si deposita su tutto. LEI è lì. Lei e il Coro dei Cittadini della Città di Taranto, sono tutti lì e ci chiedono: è questa la Normalità?
Atto secondo – Taranto come Castello di Atlante
Il 28 novembre una tromba d’aria ha colpito, come Monito della Natura, la Città di Taranto e in particolare la fabbrica Ilva e il porto dove gli operai stavano lavorando. Se ne è portato via uno, Francesco Zaccaria, 29 anni. Il tornado ha strappato la cabina della gru su cui stava lavorando e l’ha fatta precipitare  in mare.
Tutti cercando il van, tutti gli dànno
colpa di furto alcun lor fatt’ abbia:
del destrier che gli ha tolto, altri è in affanno;
ch’abbia perduta altri la donna arrabbia;
altri d’altro l’accusa. E così stanno,
che non si san partir da quella gabbia;
e vi son molti, a questo inganno presi,
stati le settimane intiere e i mesi.
Cercando di capire cosa sta succedendo a Taranto, dove la gente combatte sia per la propria salute che per il proprio lavoro, dove le responsabilità sono tante e tutte gravi, e come si possa risolvere un problema che arriva da così lontano, ho pensato al Castello di Atlante raccontato dall’Ariosto nell’Orlando Furioso. Tutti i cavalieri sono imprigionati dall’incantesimo che avvolge il castello, tutti cercano e vedono nel palazzo il proprio nemico o il loro oggetto del desiderio, nessuno può uscire, appena ci provano vengono coinvolti in una nuova ricerca che non li porterà da nessuna parte. Astolfo risolve l’enigma perché lui possiede il libro che gli ha regalato la fata Logistilla. Solleva la lastra di marmo della soglia e tutto il palazzo va in fumo. I Cavalieri allora lo vedono come un pericoloso gigante ma lui dà fiato al suo corno e disperde mago, magia e vittime della magia.

Epilogo – Noi e la nostra possibilità di sopravvivere.
Noi non abbiamo né il libro di Logistilla né il corno di Astolfo. Ma grazie alla tecnologia, ai libri, ai giornali, possiamo conoscere quello che è successo e quali sono le condizioni di Sabrina e del Coro dei Cittadini della Città di Taranto. Certo noi non capiremo mai fino in fondo, neanche se andassimo personalmente a Taranto, a respirare, a sentire, a vedere quello che Sabrina e tutto il Coro vivono ogni giorno. Ma anche da casa nostra possiamo far sentire la nostra opinione e costringere la nostra amata classe politica, cavalieri senza macchia, a risolvere l’enigma. (IlFattoQuotidiano)


La “Piccola opera mentale” è correlata da questi file, apriteli! - 
Video: Servizio Pubblico, Sabrina: ”Cosa c’è di normale a Taranto?”


Musiche: ERT di Quartiere Tamburi Volterra di Marzio del Testa in un video di Nico Lopez Bruchi e Jacopo Pantani

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