venerdì 30 gennaio 2009

OTNARAT, Taranto a futuro inverso.

Prima possibile discussione pubblica dopo la chiusura dell'ILVA e la dismissione dell'Arsenale vecchio.
Trasformazioni in corso e realtà possibili alimentano "Radio OTNARAT", diffusore aperto di immaginari convergenti
Domani sabato 31 gennaio, a Palazzo Ulmo, Città Vecchia, via Duomo n. 55 dalle 10 alle 20
per accogliere e condividere realtà possibili:
10 - 12 Nuova cittadinanza e città vecchia, vecchi piani e nuove pratiche abitative
12 - 14 Mar Grande Mar Piccolo, usi abusi disusi e riusi
16 - 18 Reti e soggetti emergenti - territori
18 - 20 Reti e soggetti emergenti – culture

Accorrete tutti e diffondete lontano. Grazie

Primi!!! Siamo le cavie del mondo!

Ambiente: Taranto è emergenza nazionale
ROMA – L'inquinamento di Taranto è «un’ emergenza nazionale»: stabilimenti che emettono (nel 2006) oltre i 23,4 milioni di tonnellate di CO2 (il 26% in più rispetto al 2002), per la diossina si parla di «un caso nazionale», 93 volte oltre il limite di guardia, il livello è salito del 28,2% tra il 2002 e il 2006 passando da 71grammi/anno a 93 grammi/anno. A fotografare la situazione della provincia pugliese è l’ Eurispes. Taranto rientra tra «le 14 aree a alto rischio ambientale a causa della forte concentrazione di insediamenti produttivi» e «del traffico marittimo del porto» vicini «al centro abitato». Allarmanti sono «le emissioni di sostanze inquinanti attribuibili ai grandi stabilimenti industriali», come «l'Ilva, l’Eni, l’Edison e la Cementir». Oltre alla CO2, tra il 2002 e il 2006, lo zinco è incrementato del 166,5%, il cromo del 60,2%, il rame del 59,9%. A Taranto, il valore medio delle polveri sottili (Pm10) e della concentrazione massima è il più alto tra tutte le province. Preoccupante anche lo sforamento del limite dell’ozono nell’aria e di biossido di azoto.
(La Gazzetta del Mezzogiorno)

L'Eurispes (Dal 1982 al 1993 si chiamava "Ispes") è un istituto privato di studi politici, economici e sociali, senza fini di lucro. Opera nel campo della ricerca politica, ecomomica, sociale e della formazione. Il suo presidente è Gian Maria Fara, sociologo e direttore del Corso di Laurea in Studi Politici e delle Relazioni Internazionali presso la Link Campus University of Malta, docente di "Sociologia generale" presso la stessa Università e di"Scienze dell'Opinione Pubblica" presso la Lumsa. L'Eurispes ogni anno pubblica il Rapporto Italia, un'analisi sullo stato della politica, dell'economia e della società italiana.

giovedì 29 gennaio 2009

Comitato per Taranto: Riunione rinviata

A causa del programmato incontro con tutte le associazioni per la discussione sull'Autorizzazione Integrata Ambientale all'Ilva di Taranto, la riunione settimanale del Comitato per Taranto, prevista per questa sera è stata rinviata a domani, stessa sede e ora (vedi indicazioni e mappa sulla barra laterale sinistra del blog)

Rassegna stampa






Pelillo si preoccupa...

Dichiarazione assessore Pelillo: “Sono molto preoccupato per i tempi di applicazione del primo step della legge regionale sull'abbattimento degli inquinanti poiché indiscrezioni giornalistiche parlano di possibili ritardi della grande industria nel rispettare la scadenza di Aprile per l'introduzione dell'Urea””. È per questo che Michele Pelillo, assessore regionale al Bilancio e sostenitore attivo della lotta all'inquinamento, interviene manifestando le proprie perplessità e i timori circa la tempistica nell'applicazione delle nuove tecnologie che consentirebbero il graduale abbattimento dei livelli di inquinanti. Nel confronto avvenuto in commissione ambiente, ancor prima di legiferare in sede consiliare, il portavoce del Gruppo Riva ci aveva dato rassicurazioni in merito alla possibilità di rispettare il primo step previsto dalla Legge, ovvero l'introduzione dell'Urea nell'impianto di agglomerazione. Aprile era per noi una data storica. Un primo passo verso una nuova coscienza ambientale e civica. Oggi, trascorso più di un mese, la Città è preoccupata. Cosa ha fatto l'Ilva? Indiscrezioni giornalistiche parlano di possibili ritardi nella messa in opera del nuovo processo. È vero quanto apprendiamo? Questo ritardo consentirà comunque all'Azienda di rispettare il primo step? Entro Aprile entrerà a regime la tecnica dell'Urea? Risulta che non ci sia alcun impedimento di natura burocratica che possa rallentare la messa in opera dell'impianto, e allora perché passano nell'opinione pubblica l'idea e la paura che in Azienda sia tutto fermo a prima della Legge?” “A che punto è la grande industria? - chiede Pelillo - possiamo rassicurare la Città che entro Aprile sarà messo un primo concreto tassello nel percorso di attuazione di una norma che potrebbe cambiare la storia italiana, avvicinando il Bel Paese alle coscienze ambientali internazionali? È altrettanto inopportuno leggere le polemiche sterili da giornaletto rosa del ministro Prestigiacomo che liquida la questione ambientale riservando agli avversari politici attacchi strumentali. Da un Ministro della Repubblica ci aspetteremmo un atteggiamento più responsabile soprattutto quando si parla di salute, ambiente e morte. Non è più il tempo delle polemiche e non possiamo assolutamente accettare alcun ritardo immotivato nell'attuazione di tutte le possibili tecnologie tese all'abbattimento degli inquinanti e saremo attenti controllori assieme all'intera cittadinanza, con le forze sociali e sindacali affinché anche in Puglia e a Taranto si possano attuare norme che in Paesi sicuramente evoluti sono già prassi”. –COM.-

mercoledì 28 gennaio 2009

Il Bollettino Ufficiale del "ministro"

Dopo mesi di imbarazzante inerzia, accompagnata da qualche battibecco ciancioso, ecco finalmente un'uscita ufficiale degna di un "ministro" che vuole rassicurare il suo "particolare" bacino di sostenitori...


Il "ministro" Prestigiacomo annuncia su "Diva e donna", serio e professionale giornale di gossip e scollature vip, che bisogna finirla con anni ed anni di disinteresse per l'Ilva e che vanno tutelati lavoro e salute dei tarantini...
Ma và!?
Se non fosse per la serietà del giornale, dubiteremmo di ciò che leggiamo...
Spettabile "ministro", è possibile avere il numero di protocollo ministeriale di questa comunicazione ufficiale agli italiani?
Nel frattempo fra i "soliti" incidenti e qualche "tavolo" si tira avanti...

I sogni di Cervellera



... e la realtà dell'"altra Puglia"!

Quando il raggiro passa per i media...

Chissà come mai giornalie tv osannano così tanto discariche, inceneritori e privatizzazione dell'acqua?
E se i media non fossero poi così liberi (o colti)?




Rifiuti: nasce l'associazione delle Ato pugliesi

un nuovo calderone? Speriamo di no...

(Adnkronos) - Si e' costituita oggi, presso la sede Anci Puglia di Bari l'AssoAto, associazione dei 15 consorzi Ato titolari della gestione dei rifiuti nella regione, che raggruppano i 258 comuni pugliesi. I presidenti degli Ambiti territoriali ottimali hanno approvato il regolamento proposto dall'Anci e hanno eletto Silvano Macculi (Ato Lecce 2), quale coordinatore di un comitato esecutivo composto da altri quattro membri: Cinzia Capano (Ato Bari 2), Matteo Valentino (Ato Foggi 4), Martino Tamburrano (Ato Taranto 1), Cosimo Ferretti (Ato Brindisi 2). L'AssoAto si propone quale unico interlocutore rappresentativo degli ambiti in materia di rifiuti e nei rapporti con gli enti della governance del servizio (Regione e Province).
La costituzione dell'associazione e l'adesione all'Anci, oltre al rafforzamento istituzionale degli Ato, si propone il coordinamento e la condivisione delle azioni per una piu' efficace politica integrata dei rifiuti in Puglia, dalla redazione dei Piani d'ambito all'incremento delle raccolta differenziata, dalla verifica degli impianti, alle procedure del passaggio a gestore unico.

Morti sul lavoro, la strage dei precari

Un atlante di Inail e Regione fotografa il fenomeno. Il lunedì giorno nero. Vendola: "Dobbiamo rompere l´omertà recuperando la capacità di indignarci quando vediamo datori negligenti". Longo: "Il tasso degli infortuni rimane troppo alto rispetto alla media nazionale" di Paolo Russo

In Puglia si muore troppo per lavoro. Più che nel resto d´Italia. E sempre più spesso le vittime sono precari e immigrati. E´ questa la fotografia scattata dall´Inail e pubblicata sul primo atlante degli infortuni sul lavoro della Puglia. Nato da una collaborazione tra Regione e l´Inail, questa pubblicazione raccoglie e cataloga tutti gli incidenti sul lavoro avvenuti in Puglia dal 2000 al 2006. «Siamo tra le prime regioni d´Italia a dotarci di un simile strumento che ci sarà utile per assumere interventi di tutela sempre più mirati - ha spiegato il presidente della Regione Nichi Vendola presentando l´atlante - e per riaccendere l´attenzione dell´opinione pubblica su questo tema. Adesso che la politica sta facendo piombare il silenzio sul tema della sicurezza sul lavoro, la gente comune, tutti noi, dobbiamo rompere l´omertà recuperando la capacità di indignarci quando vediamo datori di lavoro negligenti o operai che non indossano il casco».
In Italia, dal 2000 al 2006, il numero degli incidenti sul lavoro è nettamente diminuito e la Puglia ha seguito questa tendenza. «Ma il tasso degli infortuni avvenuti nei luoghi di lavoro pugliesi - ha spiegato Mario Longo, della direzione regionale dell´Inail - continua a rimanere troppo alto rispetto alla media nazionale». Inoltre, in base ai dati catalogati all´interno dell´atlante, se il numero degli infortuni è calato dai quasi 45mila del 2004 agli oltre 41 mila del 2006, le morti sul lavoro non sono affatto arretrate: erano 73 quelle registrate nel 2004. Due anni più tardi hanno raggiunto quota 86. Un dato che potrebbe essere confermato anche nel 2009 se si considera che nel primo mese di quest´anno, in Puglia, le vittime sul lavoro sono già state 6.
Ma anche all´interno della Puglia ci sono dei picchi negativi. La provincia dove si concentrano più incidenti sul lavoro è quella di Taranto. Quella di Bari invece detiene il record negativo del più alto numero in valore assoluto degli incidenti, ma considerato l´elevato numero di addetti, è giudicata dall´Inail la provincia più sicura della regione. Gli infortuni si verificano soprattutto nelle prime ore del mattino, con un picco registrato attorno alle 10. Il giorno più nefasto della settimana è il lunedì mentre il mese dell´anno con più incidenti sul lavoro è maggio.

Tra le cause più frequenti degli incidenti sul lavoro, le cadute dall´alto rappresentano ancora una delle cause più frequenti di infortuni gravi o mortali. Secondo i dati catalogati dall´Inail il comparto delle costruzioni si conferma quello a più alto rischio infortunistico, sia per l´incidenza che per gravità degli incidenti che si verificano. Ma un alto indice di pericolosità si riscontra anche nella sanità e metalmeccanica. Ma, indipendentemente dal settore di impiego, a essere sempre più esposti agli infortuni sono i lavoratori precari e parasubordinati. «E il rischio - ha accusato il presidente Vendola - è che alcuni datori di lavoro adesso approfittino di questa congiuntura economica negativa per abbassare il livello di attenzione e arruolare giovani precari disposti a tutto pur di lavorare. E´ per questo che la nostra attenzione, in questo periodo, deve crescere». A questo proposito, l´assessore alla salute, Alberto Tedesco ha annunciato: «La Regione ha già aumentato del 100 per cento l´esercito dei controllori e stiamo continuando a lavorare per formare i tecnici professionisti della sicurezza sul lavoro». (La Repubblica)

Made in Taranto...

Eolico, la Vestas realizzerà un impianto da 26 MW in Puglia

LIVORNO. La Parco Eolico Ordona, controllata al 100% dalla Inergia, ha affidato alla Vestas un ordine di fornitura per 13 turbine eoliche V90-2.0 MW da installare nel territorio di Ordona (Nella foto), in provincia di Foggia. Con una capacità totale installata di 26 MW e una produzione annua di circa 71 GWh, il nuovo impianto eolico fornirà energia per 30.000 famiglie italiane ed eviterà l´emissione nell´ambiente di circa 29.000 tonnellate di CO2.
La multinazionale leader mondiale dell´eolico spiega che «L´ordine comprende fornitura ed installazione delle turbine eoliche, del sistema VestasOnline Business Scada , così come un Service e Availability Agreement della durata di cinque anni. La fornitura delle turbine è prevista per la seconda metà del 2009, mentre il progetto sarà completato entro la fine dello stesso anno».
Quello di Ordona è il secondo contratto pugliese tra Inergia e Vestas: nel 2006 le due aziende avevano realizzato il parco eolico "Lecce 3", 18 turbine V90-2.0 MW. La Vestas ha ormai una presenza consolidata in Italia: i suoi stabilimenti di produzione sono a Taranto e, con una capacità totale installata al 30 giugno 2008, di 1.734 MW, ha messo ormai in piedi una consolidata struttura di assistenza e manutenzione.
Per Inergia si può invece parlare di riconversione ecologica, nasce infatti nel 2003 dalla diversificazione strategica del gruppo Santarelli, una grande azienda del settore immobiliare, «che ha deciso di divenire un protagonista nel settore delle energie rinnovabili e dello sviluppo sostenibile, per cogliere le opportunità di investimento presenti oggi in Italia e all´ estero». (Greenport)

Inquietante sparizione di documenti ambientali...

(Adnkronos) - "Il furto di un dispositivo di memoria da un pc della Regione Puglia e' passato sotto silenzio. Il furto del software e' stato messo a segno forzando le porte della Regione nottetempo. In quella memoria c'e' tutta la documentazione relativa ai procedimenti di valutazione di impatto ambientale. Tra gli altri i procedimenti che riguardano la discussa discarica di Grottelline a Spinazzola e il termovalorizzatore di Modugno, entrambi sotto sequestro. Ma nel pc c'e' anche la procedura 'Via' dell'Ilva. Ho chiesto al Ministro dell'Ambiente di interessarsi al problema in virtu' soprattutto del rischio di non aver fatto copia della documentazione in backup". Lo dichiara il coordinatore regionale dell' Italia dei Valori in Puglia, Pierfelice Zazzera.

"Il furto - prosegue Zazzera - che a detta dell'assessore regionale Losappio (su 'Repubblica di Bari' del 13 novembre scorso) e' stato effettuato da professionisti, e che non puo' che essere avvenuto ad uffici chiusi, avviene, caso strano, in un momento molto complesso per la Regione sul piano ambientale. In primo luogo per lo scontro durissimo che vede la Regione Puglia da una parte e l'Ilva di Taranto e il ministro Prestigiacomo dall'altra; ma anche perche' il furto della banca dati rischia di alterare procedure in corso, come quella relativa al prossimo rilascio del parere sul termovalorizzatore della Eco Energia srl a Modugno sito in un'area soggetta a vincolo idrogeologico e sottoposta a sequestro da parte dell'autorita' giudiziaria il 22 settembre 2008".

"Questo furto rischia di alterare anche la procedura di 'Via' del sito di Grottelline a Spinazzola, della ditta Tradeco e Cogeam Marcegaglia, sottoposta a sequestro giudiziario dal Tribunale di Trani e la procedura dell'inceneritore di Massafra, anch'esso della ditta Marcegaglia. Al Ministro chiediamo di interessarsi - conclude Zazzera - per verificare che esista una copia dei dati a garanzia del territorio regionale e della regolarita' delle procedure connesse alle autorizzazioni che, sulla base della 'Via', vengono rilasciati dall'assessorato regionale competente".

Comunicato di Vigiliamo per la discarica

VIGLIAMO PER LA DISCARICA rivolge un appello urgente e pubblico al Presidente della Regione Puglia e Commissario delegato per l’emergenza ambientale Vendola

Come comitato e come singoli cittadini vogliamo accedere direttamente, attraverso il sito della Regione Puglia a tutti gli atti amministrativi emessi dal Commissario delegato per l’emergenza ambientale e presidente della regione Vendola; non solo a quelli del 2009, ma anche ai precedenti. Nello specifico vogliamo conoscere direttamente dagli atti ufficiali dove sono destinati i rifiuti leccesi. Non ci bastano i “si dice” riferiti dalla stampa.
Tutti gli atti amministrativi è indispensabile che siano resi accessibili, ma in modo particolare quelli emanati in materia ambientale. E’ in questo che si devono concretizzare le ripetute e conclamate affermazioni di trasparenza e chiarezza della amministrazione regionale in carica.
Siamo sicuri che questa richiesta è condivisa non solo dalle associazioni ambientaliste dell’area jonica, ma dell’intera Puglia, così come da ogni cittadino pugliese. E siamo certi che si provvederà immediatamente.

martedì 27 gennaio 2009

UN GIORNO IN PROVINCIA

Oggi il Comitato per Taranto, insieme a Presidio Permanente No Discariche, Legambiente, Comitato di Quartiere Città Vecchia, Peacelink, Vigiliamo per la Discarica ed altre associazioni ambientaliste si è presentato alla Provincia di Taranto per partecipare, nonostante non avesse ricevuto alcun invito, alla seconda conferenza consultiva di piano, relativa alle procedure di Vas per il Piano Provinciale dei Rifiuti Urbani.
Le associazioni hanno firmato e presentato ufficialmente un documento (riportato in seguito) per protestare contro il mancato invito del 'pubblico interessato' e richiedere tempi ragionevoli per poter prendere visione della corposa documentazione ed esprimere le proprie valutazioni.

Secondo la Provincia, non ci sarebbe stata alcuna intenzione di escludere il pubblico interessato. Infatti, ad alcune associazioni accreditate sarebbero state inoltrati degli inviti per posta ordinaria che, a quanto pare, non sono ancora giunti a destinazione.
Alla richiesta di utilizzare, per i prossimi appuntamenti, la posta elettronica è stato risposto che al momento la Provincia non ha la possibilità di mandare e protocollare le e-mail.

Gravissimo, però, è stato ciò che è accaduto fuori: alcuni esponenti delle forze dell'ordine hanno impedito a molti cittadini di Taranto e provincia l'accesso alla conferenza pubblica per almeno un'ora. La colpa dei "facinorosi"? aver appeso su via Anfiteatro alcuni striscioni su cui si chiedeva di non continuare a seguire la politica delle discariche e degli inceneritori. Per poter entrare, i cittadini avrebbero dovuto togliere gli striscioni, pena pesanti denunce. Alla fine le proteste e le ragioni (e la minaccia di chiamare la stampa...) dei cittadini hanno prevalso ed il 'pubblico interessato' ha potuto partecipare ai lavori.

I lavori sono stati incentrati sulla lunga ed esaustiva presentazione dei documenti redatti da parte dell'Arpa e dell'Ing. Notarnicola del Politecnico di Bari. Al momento preferiamo non esprimerci sui contenuti, in attesa di presentare all'Arpa ed alla Provincia di Taranto le osservazioni dei Comitati e delle Associazioni.

In seguito ci sono stati gli interventi del pubblico e degli addetti ai lavori. Ci sono state proposte e segnalazioni di punti critici del progetto da parte di molti addetti ai lavori di vari comuni della provincia (molto interessante quello dell'Ing. De Molfetta del Comune di Statte), mentre gli interventi dei cittadini, in particolare quelli di Leo Corvace e di Emiliano Ponzio, hanno sottolineato l'impossibilità di entrare nel merito tecnico dei documenti per mancanza di tempo. Ricordiamo, infatti, che i documenti, per un totale di 573 pagine, sono stati pubblicati sul sito della Provincia di Taranto, rispettivamente, il 20 e il 23 gennaio.

Una piccola nota: il dottor Archinà, rappresentante dell'Ilva di Taranto, era presente, si è prenotato ma ha rinunciato all'intervento. altri impegni o troppo "pubblico interessato" che prendeva appunti?

In conclusione, è apprezzabile la disponibilità dell'Arpa ad ascoltare l'opinione dei cittadini (cosa assai rara di questi tempi) e ci proponiamo di dire la nostra, insieme a chiunque voglia collaborare, per ottenere un piano dei rifiuti basato sul riutilizzo e che escluda soluzioni che possano ulteriormente compromettere la situazione ambientale, sanitaria e sociale della provincia di Taranto.
Siamo davvero tristi nel constatare che nel 2009 i limiti tecnici della macchina amministrativa provinciale pongano un serio freno alla partecipazione cittadina, e ci auguriamo che questi problemi vengano superati al più presto.
Stigmatizziamo fermamente, invece, il comportamento di chi crede che il suo ruolo e il suo distintivo possano essere utilizzati per minacciare e fermare i cittadini. A loro diciamo che i cittadini onesti e volenterosi non si faranno fermare da minacce senza fondamento e ricordiamo che la democrazia non è uno yogurt: non scade.

Ecco il documento presentato:

Rassegna stampa







Amnesy International. Quale memoria?

...sempre(maledettamente)verde!

"Il gioco della guerra consiste nella distruzione fisica dell'avversario. Per questo vi ho ordinato di massacrare senza pietà qualsiasi uomo, donna o bambino che non appartenga alla vostra razza. Così soltanto potremo ottenere lo spazio fisico che ci abbisogna".
...
"Troverò qualche spiegazione per lo scoppio della guerra. Non importa se plausibile o no. Al vincitore non verrà chiesto, poi, se ha detto la verità. Nell'iniziare e nel condurre una guerra non è il diritto che conta, ma il conseguimento della vittoria".
...
"Non si può parlare né di uguaglianza né di fraternità tra gli uomini; tali idee sono inaccettabili perché contro natura. E' giusto invece che certi individui e certe razze - quelli superiori - si impongano sugli altri e li costringano a obbedire."
...
"Il terrore è lo strumento politico più efficace. Non me ne lascerò privare soltanto perché una massa di stupidi smidollati borghesi pretende di esserne offesa. E' mio dovere usare ogni mezzo per addestrare il popolo tedesco alla crudeltà e per prepararlo alla guerra".
...
"Chiunque è così codardo da non sopportare il pensiero che qualcuno che gli è vicino debba soffrire, farebbe meglio ad entrare in un'associazione di sartine anziché iscriversi al mio partito".
...
"Chiudete dunque il cuore alla pietà! Agite brutalmente! Il più forte ha ragione. Siate duri senza scrupoli! Siate sordi ad ogni moto di compassione! Chiunque abbia riflettuto sulle leggi di questo mondo sa che esse significano il successo dei migliori raggiunto attraverso la forza".

Adolf Hitler, Mein Kampf

Giornata della memoria corta...

"La mia famiglia distrutta dal fosforo" i superstiti raccontano le armi proibite ALBERTO STABILE per La Repubblica

Un caccia israeliano su Gaza
GAZA - A piedi nudi e a capo coperto, con le lunghe vesti che lambiscono l'acqua, le donne della famiglia Abu Halima cercano di cancellare i segni della devastazione che si è abbattuta sulla loro casa di Beit Lahiya. Ogni centimetro di pavimento, ogni palmo di parete vengono puliti con scope, spazzole e chili di detersivo, ma quell'odore che pervade le stanze resiste anche al vento che irrompe dalle finestre senza infissi. L'odore nauseante, dicono gli esperti, del fosforo bianco.
Sull'uso di questa sostanza, non vietato se adoperata in campo aperto, ma illegale se usata contro le persone o in ambienti densamente abitati, l'esercito ha annunciato l'apertura di un'inchiesta, affermando, tuttavia, di aver sempre agito nell'ambito della legalità. Amnesty international, invece, ha dichiarato di essere in possesso di "prove indiscutibili" che Tsahal abbia utilizzato ordigni al fosforo in modo indiscriminato. Da qui l'accusa di aver commesso "crimini di guerra".

Il governo israeliano ha subito reagito e, dopo aver imposto la censura sui nomi di soldati e ufficiali coinvolti nell'operazione, ieri ha annunciato di aver approvato uno scudo legale protettivo a favore dei militari israeliani nel caso dovessero essere chiamati a rispondere d'aver commesso violazioni dei diritti umani da qualche tribunale straniero. "Israele - ha detto Olmert - darà pieno sostegno ai comandanti e ai soldati che sono stati mandati a Gaza, così come loro hanno protetto noi con i loro corpi durante l'operazione". Il Guardasigilli e il ministro della Difesa, oltre ad un gruppo di legali, faranno parte di questo "ombrello" protettivo.
Omar Abu Halima, 18 anni, uno degli figli di Sabah e Sadallah Abu Halima, racconta quel pomeriggio d'inferno. I carri armati israeliani erano a un centinaio di metri dalla palazzina di famiglia di tre piani che sorge, allineata ad altre quattro o cinque case delle stesse dimensioni, nella zona chiamata Atara, dove finisce l'abitato di Beit Lahiya e cominciano le serre e i campi coltivati. Zona di fragole e agrumi, ma anche, qua e là, data la vicinanza al confine israeliano, di lanci di Qassam.
"Ero nella casa accanto, da un mio zio, quando abbiamo sentito tre o quattro esplosioni, una dietro l'altra. Mi sono precipitato. La nostra casa era avvolta da un fumo denso e bianco che non faceva respirare e dalle fiamme. Sono salito al secondo piano e ho visto mia madre avvolta nel fuoco. Nel corridoio c'erano i miei fratelli Abed di 14 anni, Said di 10, Hamza di 8 abbracciati a mio padre Sadallah, che di anni ne aveva 45. Bruciavano. Hamza diceva: voglio pregare, voglio pregare, ma subito dopo morì. Gli altri erano già morti. Mio padre non aveva più la testa". Nel reparto ustioni dell'ospedale Shifa, dove è ricoverata Sabah Abu Halima, la madre, anche lei di 45 anni, il primario Nafez al Shaban, laureato a Glasgow, specializzato negli Stati Uniti, è certo che a provocare le ustioni subite dalla donna e da altri feriti sia stato il fosforo. Racconta di essersi trovato per la prima volta nella sua carriera di fronte a piaghe che continuavano a bruciare, anche dopo ore, emanavano un odore insopportabile e soprattutto resistevano al normale trattamento di chirurgia plastica. "Tanto che - dice - su suggerimento di colleghi giordani ed egiziani che avevano avuto esperienze simili in Libano, abbiamo dovuto amputare".
Una tragedia nella tragedia è rappresentata dalla mancanza di soccorsi, sia nel caso degli Abu Halima, che in quello della famiglia Abd Rabbo, nel villaggio di Jabaliya (vicino all'omonimo campo profughi). Per dirla in breve, morti e feriti della famiglia Abu Halima sono stati messi su due macchine e su un trattore. La macchina con i morti, secondo il racconto dei sopravvissuti, bloccata al primo posto di blocco israeliano, è stata capovolta da un caterpillar militare. I cadaveri sono rimasti per giorni sull'asfalto. Sabah Abu Halima, la madre ferita, ha potuto raggiungere l'ospedale su un carro trainato da un asino.
Inutile chiedere se in zona ci fossero miliziani di Hamas. "Qui siamo tutti al Fatah - dice Osam, un vicino che era inquadrato nell'Autorità palestinese e continua a prendere lo stipendio da Ramallah -. Se ci fosse stato qualcosa ce ne saremmo andati". Anche se la domanda: "Andati dove?", resta senza risposta.
A Gaza, in questi giorni, non si parla soltanto di armi proibite, ma anche di armi sconosciute, come il missile che ha ucciso otto ragazzi, tre femmine e cinque maschi davanti alla Educational School dell'Unrwa, in pieno centro. Un ordigno che diffonde una pioggia di schegge piccolissime, taglienti come rasoi, di forma quadrata, dal lato di due o tre millimetri come quelle che brillano controluce, nella radiografia del braccio e del ginocchio di Adib al Rais, che si è salvato perché era all'interno del negozio. Il missile, all'impatto, ha provocato un buco sull'asfalto largo dieci centimetri e profondo trenta. Ma sul muro distante tre metri, sulle porte di ferro del piccolo supermercato e sui corpi delle vittime hanno infierito le schegge, grandi come coriandoli.

lunedì 26 gennaio 2009

27 GENNAIO TUTTI IN PROVINCIA!!!

Domani, 27 gennaio 2009, si terrà la seconda conferenza consultiva di piano, relativa alle procedure di Vas per il Piano Provinciale dei Rifiuti Urbani. La convocazione alla conferenza è stata inviata, dalla Provincia di Taranto, a numerosi enti ed istituti, mentre è stata palesemente ignorata la cittadinanza ed il mondo delle associazioni.
Pertanto, domani sarà necessaria la presenza dei cittadini alla conferenza per pretendere che:

- venga diramata una nuova convocazione della conferenza consultiva in oggetto con la partecipazione anche del “pubblico interessato”, come previsto dal “Documento di indirizzo” del piano e nel documento di “scoping” e sancito con la convenzione internazionale di Aarhus, recepita dall’Italia con legge n. 108/01, e che i pareri della cittadinanza siano vincolanti al momento della definitiva approvazione del piano;

- vengano dati tempi ragionevoli per poter prendere visione della corposa documentazione ed esprimere le proprie valutazioni. La data dell’11 febbraio come termine ultimo per produrre osservazioni è troppo ravvicinata, visto che i documenti, per un totale di 573 pagine, sono stati pubblicati sul sito della Provincia di Taranto, rispettivamente, il 20 e il 23 gennaio;

E’ indispensabile la partecipazione dei cittadini, delle associazioni e dei comitati nella procedura di Valutazione Ambientale Strategica, mirata ad ottenere un piano dei rifiuti basato sul riutilizzo e che escluda soluzioni che possano ulteriormente compromettere la situazione ambientale, sanitaria e sociale della provincia di Taranto.

IL 27 GENNAIO 2009 APPUNTAMENTO ALLE ORE 9 PRESSO LA PROVINCIA DI TARANTO, IN VIA ANFITEATRO 4.

Ma allora non è colpa della popò dei tarantini?

A qualche giorno dal ricorso dell'Ilva che accusava la cattiva depurazione della acque di essere la causa prima della contaminazione della falda, ecco lo stato dell'arte in un articolo su L'Espresso.

La nuova vertenza rischia di vanificare le prescrizioni della Regione
Veleni all´Ilva, bloccati i cantieri
Giuliano Foschini per L'Espresso
Terreni contaminati, il ministero ordina la bonifica. E l´azienda va al Tar

Il Ministero blocca i nuovi lavori, ordinando la bonifica dei terreni inquinati. E l´azienda ricorre al Tar, chiedendo l´annullamento di tutte le nuove prescrizioni. Una nuova tegola si abbatte sull´Ilva: le opere necessarie per abbattere le emissioni inquinanti per il momento non possono essere realizzate. La direzione generale per la Qualità della vita del ministero dell´Ambiente ha di fatto bloccato le opere che l´azienda vorrebbe realizzare sostenendo che potrebbero essere pericolosissime per i tarantini: dalle analisi sul suolo dello stabilimento, e su quella delle falde, sarebbero infatti emersa per il ministero una «forte contaminazione del suolo e dell´acqua di falda; prima di cominciare a lavorare è necessario che l´azienda rispetti una serie di prescrizioni tecniche». Le prescrizioni sono nove e sono indicate dal direttore generale del ministero, Gianfranco Mascazzini, in una nota del 13 ottobre del 2008. «Si tratta - dice però l´azienda nel ricorso al Tar, nel quale chiede ai giudici amministrativi proprio di annullare questa nota - di prescrizioni irragionevoli: c´è già un esaustivo piano di catatterizzazione che ha dimostrato l´insussistenza di fattori inquinanti. In questo momento - continua - noi abbiamo la necessità di poter disporre di un quadro autorizzativo certo e definito in relazione all´ingente investimento economico e organizzativo costituito dalle opere da realizzare a anche alle ragioni di urgenza rappresentate dalla necessità, invocata dalla regione Puglia e dagli enti pubblici locali, di mitigare l´impatto ambientale dello stabilimento prima possibile». L´Ilva parla di un vecchio piano di caratterizzazione che però viene contestato dal ministero: secondo Mascazzini i campioni inquinanti sono più di quanti dice l´Ilva e soprattutto contesta il discorso sull´inquinamento delle acque. Secondo l´azienda, infatti, l´inquinamento della falda è dovuto «a elementi di criticità riconducibili a un pregresso e generale stato di degrado e dissesto del territorio provocato, per lo più, dalla tolleranza di discariche abusive, da scarichi incontrollati nei corsi d´acqua superficiali, dalla mancanza di un moderno ed efficace sistema fognario per gli insediamenti urbani, dall´assenza di impianti pubblici effettivamente in grado di assicurare lo smaltimento dei rifiuti e la depurazione dei reflui». «Ma la contaminazione delle acque di falda - dice il ministero - non sembra che possa essere riconducibile a fonti esterne all´Ilva: tale ipotesi formulata dalla società non appare affatto dimostrata, né motivata dalla documentazione». Prima ancora che dai giudici, la situazione potrebbe essere sbloccata dal Comune che potrebbe concedere comunque la concessione a costruire: l´amministrazione, però, non vuole farlo senza il via libera del Ministero. «A meno che - dice - l´Ilva non si impegni a distruggere le opere realizzate se non a norma». «Ipotesi impraticabile» risponde l´azienda. Il Tar di Lecce dovrebbe decidere già la prossima settimana.

Oggi parliamo di Ecomusei

Prendiamo spunto dall'interessante articolo di Gianluca Guastella anche se un po' troppo arceolocentrico (perdonateci il neologismo ma non possiamo fare a meno di constatare con sorpresa e qualche dubbio, che l'archeologia, da qualche tempo a questa parte, sta diventando il presunto deus ex-machina per il salvataggio della cultura e della storia locali...) per approfondire un tema ancora troppo trascurato e che merita di essere considerato per la sua effettiva portata strategica.
Un colpo di wikipedia ci svela che in realtà: "Il termine ecomuseo fu pensato da Hugues de Varine durante una riunione con Georges Henri Rivière, all'epoca rispettivamente direttore e ex-direttore e consigliere permanente dell'ICOM (The International Council of Museums), e Serge Antoine, consigliere del Ministro dell'Ambiente. Fu usato per la prima volta nel 1971 in un intervento dell'allora Ministro dell'Ambiente francese, M. Robert Poujade, che l'utilizzò per qualificare il lavoro di un ministero in piena creazione. Gli ecomusei inizialmente, realizzati ben prima che assumessero questa definizione, furono pensati come strumenti per tutelare le tracce delle società rurali in un momento in cui l'urbanizzazione, le nuove acquisizioni tecnologiche e i conseguenti cambiamenti sociali, rappresentavano un rischio reale di completo oblio di un patrimonio culturale millenario. L'ecomuseo interviene sullo spazio di una comunità, nel suo divenire storico, proponendo "come oggetti del museo" non solo gli oggetti della vita quotidiana ma anche i paesaggi, l'architettura, il saper fare, le testimonianze orali della tradizione, ecc. La portata innovativa del concetto ne ha inevitabilmente determinato la conoscenza ben oltre l'ambito propriamente museale."
Dopo aver letto l'articolo, consigliamo vivamente una visita alla rete degli ecomusei italiani, e una verifica dello stato dell'arte in Puglia.
Proviamo a pensare alla ricchezza del nostro territorio con strumenti nuovi (si fa per dire, visto che parliamo di idee codificate quasi 40 anni fa...) e prospettive diverse, come suggerisce Guastella. E proviamo a promuovere queste idee...

Rassegna stampa

Una lite infinita quella per il diritto all'acqua ed alla gestione di un bene primario che sia fatta nell'interesse esclusivo dei cittadini e non del profitto privato!
Un dubbio riguardo alle entusiastiche analisi dell'assessore Introna: quale dovrebbe essere questa presunta ricchezza che proviene dai rifiuti? e che c'entra con l'acqua?
Resta sempre aperta la questione rifiuti e cogliamo l'occasione per dare comunicazione di un interessante saggio sulla pubblica amministrazione e sul suo "servizio per il cittadino".





domenica 25 gennaio 2009

Avvelenamento da diossina, a Taranto depositata la perizia

Vertice in Procura sul caso-diossina. Il procuratore capo Franco Sebastio, gli altri magistrati che si occupano dell’inchiesta e il pool di consulenti hanno fatto il punto delle indagini sulla presenza di diossina e pcb (policlorobifenili) negli organi, nei tessuti e nel latte prodotto da pecore e capre lasciate al libero pascolo in un'area adiacente la zona industriale del capoluogo. Animali allevati in otto aziende zootecniche, tutte sottoposte a vincolo sanitario. Gli accertamenti mirano a verificare anche se la diossina trovata nelle pecore è la stessa che fuoriesce da camini dell’Ilva.

L’11 dicembre scorso, su ordine della Regione Puglia, sono state abbattute nel macello di Conversano 1.122 pecore alla diossina. C'erano valori esageratamente alti, anche di 40 volte al di là dei limiti fissati dal regolamento europeo. E’ quanto è stato riscontrato soprattutto nei capi più anziani in alcuni dei quali i valori sono stati di 120/130 pg/g grasso (picogrammi per grammo di grasso). La norma europea definisce, infatti, i tenori massimi di 3,0 pg/g grasso nei ruminanti (bovini, ovini) e 1,0 pg/g grasso nelle carni suine nel caso di diossine e furani. Un fascicolo d’inchiesta fu a carico di ignoti con l’ipotesi di reato di disastro colposo, in relazione ai potenziali danni che diossina e pcb possono provocare all’organismo umano se ingerite in quantità eccessive.

Le analisi dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo avevano consentito di riscontrare una concentrazione di diossina e pcb nel campione di latte. Alcuni accertamenti disposti nei confronti di altre aziende di Crispiano e Massafra dettero invece esito negativo. Il latte prodotto nelle aziende poste sotto vincolo sanitario non era destinato al commercio, ma serviva all'alimentazione dello stesso bestiame allevato. Il vertice è servito ad esaminare una serie di questioni e stabilire dei percorsi operativi. Gli investigatori hanno effettuato una mappatura completa delle aree a ridosso dello stabilimento siderurgico dove alcuni allevatori hanno portato le pecore a pascolare. I campioni di latte prelevati sono stati analizzati anche dal Consorzio interuniversitario Inca di Lecce e dall’Istituto Zooprofilattico di Foggia. Le indagini prevedono anche analisi sulle carni.

Dopo l’abbattimento delle pecore alla diossina resta il quesito di quale sbocco lavorativo dare ad aziende zootecniche che insistono su un terreno inquinato e sul quale non sarà semplice o di breve durata qualsiasi intervento di bonifica, peraltro, senza rimozione delle cause stesse dell’inquinamento ambientale. Peraltro, l’area di monitoraggio su diossine e pcb potrebbe allargarsi. I controlli sono stati estesi a terreni distanti anche 20 chilometri dagli impianti industriali per verificare se altri capi di bestiame contaminati. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

sabato 24 gennaio 2009

PROMEMORIA

Programma della domenica:

Due modi diversi per dire giornata di mobilitazione.
"DOMENICA 25 - Riprendiamoci il Paese".
Oppure, "TDIEL PESS M DI TIET - Marrmi metta katundj jonni" . In arbëreshë, la lingua antica, albanese, della Comunità di San Marzano, che ora si trova tra la discarica Ecolevante - 3 milioni di metri cubi di rifiuti speciali - ed il progetto di piattaforma della Universal Service, sinora bloccata per abusivismo edilizio e grazie al dissenso popolare: una piattaforma destinata ad accogliere 200 tonnellate di rifiuti al giorno, tutti da compattare in ecoballe, da trasformare insomma in combustibile buono per vecchi e nuovi inceneritori della zona.
Marrmi metta katundj jonni. Riprendiamoci il paese. Lo si può dire in tutte le lingue, in tutti i dialetti di questa provincia dissestata, con tutti gli accenti di questa terra caduta nelle grinfie degli speculatori. Comunque lo si dica, ciò che più conta è che contro un problema comune ci sia una Comunità forte capace di reagire e di farsi valere. (PPND)

Rifiuti & amministrazione provinciale

Pubblichiamo il comunicato stampa dell'associazione Vigiliamo per la discarica:

22 gennaio 2009

Noi del Comitato Vigiliamo per la discarica ONLUS abbiamo la sensazione che l’approvazione dell’ordine del giorno del Consiglio provinciale di Taranto, col quale è stata espressa la volontà di procedere all’annullamento in via di autotutela delle autorizzazioni rilasciate per le nuove discariche Ecolevante e Vergine, sia un atto puramente propagandistico.

Ma se così non è, vogliamo dare alla Provincia di Taranto una prima occasione per dimostrare la sua vera intenzione. Il prossimo 12 febbraio sarà discusso dinanzi al TAR Bari il ricorso proposto dal Comune di San Marzano di San Giuseppe per l’annullamento delle autorizzazioni integrate ambientali rilasciate ad Ecolevante per il cosiddetto III lotto, nonché dell’atto col quale l’ENAC non ha ritenuto di dover apporre vincoli o vietare la possibilità di costruire discariche su aree vicino alla pista di un aeroporto, nel rispetto degli standards di sicurezza internazionali stabiliti dall’organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO).

Ebbene, se la Provincia di Taranto vuole davvero l’annullamento di questi atti, potrà dimostrarlo concretamente in udienza pubblica, delegando il suo legale costituito ad aderire alle richieste di annullamento avanzate dal Comune di San Marzano di San Giuseppe. Se così non sarà, se cioè la Provincia di Taranto, coerentemente a quello che finora ha fatto, anche nel giudizio dinanzi al TAR Bari continuerà ad opporsi alle richieste di annullamento, è evidente che ci troveremmo dinanzi a una sorta di delibera truffa elettorale, assolutamente inaccettabile per la dignità dei cittadini elettori, sempre più vittime di manovre meramente demagogiche e populistiche. (continua a leggere)

Ilva: metti mano al portafogli!!!


Le industrie siderurgiche hanno accumulato profitti incredibili negli ultimi anni e adesso fanno la gara per mandare operai in cassa integrazione e si lamentano di non poter migliorare gli impianti...
Ma possiamo ancora accettare questa presa in giro?

Luca Davi, Sole 24h
Un New Deal per rilanciare il comparto siderurgico italiano, che comprenda la realizzazione di infrastrutture pubbliche e un piano di aiuti al sistema manifatturiero. È quello che chiedono a gran voce al Governo le imprese siderurgiche nazionali, riunite in Federacciai, per non rimanere schiacciate sotto il peso di una crisi che, negli ultimi mesi, ha fatto crollare ordinativi e prezzi. Non a caso, il comparto, secondo le stime, nel primo trimestre 2009 sarà costretto a tagliare la produzione del 30% per adeguare l'offerta a una domanda oramai in caduta libera a causa della crisi dell'auto, degli elettrodomestici e dell'edilizia. Ma il contraccolpo più grave sarà sull'occupazione: gran parte delle 160 aziende italiane del settore dovranno infatti ricorrere alla cassa integrazione guadagni. Uno strumento che, entro marzo, avverte Giuseppe Pasini, presidente della Federazione, interesserà «tra i 15 e i 17mila lavoratori».

È un quadro a tinte fosche quello che tratteggiano i protagonisti della siderurgia italiana, riuniti ieri a Brescia per la presentazione di Made in Steel, la manifestazione internazionale che si terrà dal 18 al 20 marzo dedicata alla filiera dell'acciaio. Tagli della produzione, riduzione dei costi, riorganizzazioni interne: nulla, allo stato attuale, sembra far vedere una luce in fondo al tunnel della crisi. «A partire da ottobre il mondo è cambiato. Uscivamo da diversi anni di crescita ininterrotta, quando abbiamo assistito al progressivo stop degli ordinativi. Negli ultimi due mesi dell'anno e a gennaio la débacle è stata completa».

Se ci si guarda indietro l'unico dato positivo arriva dall'aumento dell'export, che nei primi undici mesi del 2008 è aumentato del 15,4%, e dal contemporaneo calo dell'import, ridotto del 16%. Tuttavia la frenata della domanda da parte dei produttori automobilistici (che assorbono circa il 40-50% dell'output siderurgico italiano), il cedimento della domanda di acciai per opere infrastrutturali e la discesa degli ordinativi dell'industria degli elettrodomestici solo in ottobre hanno fatto frenare la produzione italiana del 12,2%, annullando così la crescita che si era registrato fino ad allora. Già allarmate da previsioni che annunciano un 2009 peggiore – e di molto – del 2008, le imprese siderurgiche italiane si rivolgono al Governo. «Apprezziamo l'idea di concedere aiuti al settore auto – continua Pasini –, però crediamo non basti: così come hanno già fatto, e in misura più significativa, Germania e Francia, anche l'Italia deve varare un pacchetto di rilancio per l'intero settore manifatturiero con incentivi alle aziende e ai consumi.

Contemporaneamente, bisogna avere il coraggio di avviare quelle opere infrastrutturali di cui il Paese ha bisogno». Nel frattempo la misura d'urgenza passa attraverso il taglio dei costi, con la messa in cassa integrazione di circa «15-17mila lavoratori sui 60mila che il settore assorbe in via diretta». Un provvedimento d'urgenza che peraltro nelle scorse settimane è stato già annunciato da colossi come Ilva e Lucchini. La speranza è che qualche segnale di ripresa cominci così ad arrivare «già nel secondo semestre del 2009», conclude Pasini.

La crisi, sia chiaro, tocca tutti i maggiori colossi siderurgici mondiali, che da settimane continuano ad annunciare tagli alla produzione e al personale. E in questo contesto, l'industria italiana, seconda in Europa per output, rimane tra le più solide: cinque anni di crescita a doppia cifra, l'aumento dell'export e la forte riduzione del debito hanno permesso di rafforzare la patrimonializzazione. Per questo, avverte Antonio Marcegaglia, amministratore delegato, assieme alla sorella Emma, dell'omonimo gruppo siderurgico, il settore avrà ossigeno almeno per «qualche trimestre». Non molto, ma abbastanza per sperare di uscire dal guado.

Sicurezza sul lavoro...... spiragli di luce?

Due le novità importanti nell'ambito della sicurezza sui luoghi di lavoro:
la prima è rappresentata dalla costituzione di un "Centro per la promozione e l'educazione alla salute a alla sicurezza del cittadino", e la seconda riguarda la creazione di un pool di magistrati finalizzata ad abbrevviare i tempi dei processi.

Per maggiori informazioni, è consigliata la lettura degli articoli in questione che trovate nei seguenti siti:

  • Per la costituzione del "Centro per la promozione e l'educazione alla salute a alla sicurezza del cittadino" visita il sito del Csv Taranto

  • Per la seconda notizia: la creazione a Taranto di un pool di magistrati finalizzata ad abbrevviare i tempi dei processi, visita il sito dell'Associazione 12 giugno

Dovevamo aspettare la crisi per ridurre lo spreco energetico industriale?

Lavoro notturno e nei week end per ridurre i costi

Dal lunedì al venerdì di notte. Il sabato e la domenica anche di giorno. Le tute blu della siderurgia e dell'acciaieria, in Italia, sono operative quando la maggior parte degli altri lavoratori dorme o si riposa. A fare scuola è il bresciano, dove c'è una forte concentrazione di aziende del settore di dimensioni medie e grandi, molte delle quali hanno forni elettrici che non obbligano a un ciclo produttivo di 24 ore. Da ottobre sono numerose quelle che hanno cominciato a cambiare l'organizzazione del lavoro. Tutte devono fare fronte alla necessità di ridurre i costi richiesta dalla congiuntura. Molte hanno cominciato a tagliarli là dove sono più alti e cioè alla voce energia, più che a quella lavoro.

Prendiamo per esempio la Duferco che, in Italia, ha oltre mille dipendenti, fattura circa un miliardo di euro e ha 5 stabilimenti sparsi tra il Friuli Venezia Giulia e la Sicilia. La bolletta elettrica di questa azienda a fine mese si avvicina ai 4 milioni di euro e incide per il 34% sul totale dei costi. Il lavoro notturno di un operaio ha un costo superiore del 35% rispetto a quello diurno, mentre il sabato e la domenica del 110%. Concentrando i turni di notte, il sabato e la domenica il gruppo «riesce a risparmiare il 35% sulla bolletta elettrica», spiega Agostino Conte, responsabile istituzionale della Duferco e vicepresidente della Commissione energia di Confindustria. Questo compensa non solo la maggiorazione della busta paga ma consente anche un forte risparmio dei costi che «conviene all'azienda ma anche al Paese», osserva Conte.

La soluzione non può dirsi strutturale ma certo è molto diffusa e sempre più aziende la stanno valutando come le Ferriere Valsabbia di Odolo (Brescia) che proprio ieri la hanno discussa con i sindacati come un'ipotesi da prendere in considerazione per ridurre i costi. Alla Ori Martin che negli stabilimenti bresciani ha 409 dipendenti, di cui 120 nell'acciaieria e altrettanti nel laminatoio, hanno invece già iniziato a praticarla, ma «a vista – precisa il direttore delle risorse umane Francesco Giliberti –. Non è avvenuto un cambiamento di carattere sostanziale, ma quando le esigenze e il carico di lavoro lo consentono, tendiamo a concentrare la produzione di notte, il sabato e la domenica. La situazione è comunque composita e decidiamo l'organizzazione delle squadre produttive di settimana in settimana».

Dalla Alfa Acciai di Brescia osservano che è prassi del settore siderurgico usare gli impianti anche nelle ore notturne per risparmiare su una bolletta dove i chilowatt sono oltre un milione all'anno. In questo momento sta diventando la regola ed è per questo che nelle ultime settimane, l'azienda, che dà lavoro a oltre 800 persone, evita di produrre di giorno.
Questa scelta è però possibile solo nei gruppi siderurgici di medie dimensioni che usano i forni elettrici che non richiedono diverse settimane per essere riaccesi, a differenza di quelli a ciclo continuo. Questa è una delle ragioni per cui la Lucchini di Piombino, così come l'Ilva di Taranto non hanno potuto adottare questa soluzione.

Quanto ai sindacati, pur essendo molto preoccupati sembrano comprendere che la nuova organizzazione del lavoro è la contropartita della salvaguardia dei posti di lavoro in attesa che la produzione ritorni ai livelli medi del passato e per ora non hanno fatto resistenza. Il modello sembra essere stata la firma dell'accordo delle Acciaierie Bertoli-Safau del gruppo Danieli di Udine che producono acciai speciali per diversi impieghi, dall'automobile all'industria meccanica. Dopo il giro di vite sui conti e sui crediti, è stato deciso di comune intesa con tutte le sigle sindacali che gli operai lavoreranno soltanto nei turni di notte e nel fine settimana per poter risparmiare sui costi dell'energia.

La crisi è stata per il settore anche l'occasione per aprire una nuova riflessione sulle iniziative strutturali che potrebbero consentire un risparmio sui costi dell'energia. Qualcuno, come la Duferco, ha pensato anche a soluzioni coraggiose per un settore così energivoro, come il "solare". E così in queste settimane, come racconta Agostino Conte, alla Duferco stanno ricoprendo i tetti degli stabilimenti di Trieste e di Milazzo con pannelli solari. (Sole 24h)

A Taranto ognuno fa quel che può per inquinare di più!!!

TARANTO: SEQUESTRATI AUTOPARCO E 14 TONNELLATE CARBURANTI, 17 DENUNCE

Un'area di 14 mila metri quadrati, adibita ad autoparco, 14 tonnellate di prodotti petroliferi per autotrazione, 13 box e 9 costruzioni in lamiera sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Taranto. Diciassette persone sono state denunciate alla magistratura. E' risultato dalle indagini che l'autoparco non aveva le autorizzazioni sugli scarichi e sul trattamento delle acque meteoriche e di dilavamento, gli oli minreali erano conservati in violazione della normativa sulle accise e sulla prevenzione incendi, i manufatti in lamiera erano abusivi. I prodotti petroliferi venivano stoccati nei box. (Il Riformista)

venerdì 23 gennaio 2009

ANCORA RIFIUTI

Nemmeno le migliaia di firme raccolte in provincia hanno potuto scalfire i diritti dei "monnezzari": è freschissima (ma puzza lo stesso) la notizia della bocciatura della legge regionale di iniziativa popolare per la disciplina dello smaltimento in Puglia dei rifiuti prodotti al di fuori della Regione da parte della Corte Costituzionale. Questa legge avrebbe sancito l'obbligo della prossimità per lo smaltimento, sbarrando le porte ai rifiuti (speciali e non) provenienti da lontano. Soprattutto dal ricco e industrializzato nord-Italia. Rimaniamo a bocca aperta...e naso chiuso.

Leggi la sentenza o visualizzala qui


Una buona (vabè, così così) notizia c'è, però:
"
Il 22 dicembre, dalla Corte di giustizia europea è arrivata un’altra condanna per l’Italia per mancata attuazione della disciplina in materia di rifiuti sottraendo a priori i rottami destinati ad attività siderurgiche e metallurgiche e il combustibile da rifiuti di qualità elevata (Cdr-Q) dall’ambito di applicazione della legislazione italiana sui rifiuti.

La Corte ritiene che i rottami ferrosi siano semplici residui di produzione e di consumo e tali devono essere considerati fino alla conclusione del processo di recupero completo, che si conclude con la loro trasformazione in prodotti siderurgici e metallurgici. L’esclusione a priori di fatto rende inapplicabile la normativa comunitaria sulla tutela dell’ambiente a tali materiali, in particolare alla loro gestione, al loro deposito e al loro trasporto.

Riguardo invece il Cdr-Q, la Corte sostiene che l’operazione di trattamento dei rifiuti solidi urbani per l'ottenimento del combustibile si concretizza in una mera selezione e mescolanza di rifiuti e che, dunque, non può essere considerata un processo di fabbricazione di un prodotto. Un’operazione di recupero è tale e si può dire conclusa solo tanto se il materiale possiede le caratteristiche di una materia prima utilizzabile nelle stesse condizioni di precauzione rispetto all’ambiente e ciò non vale per il Cdr-Q.

Monica Frassoni, presidente del gruppo Verdi/ALE al Parlamento europeo, ha così commentato la sentenza della Corte di Giustizia europea: "Si tratta di un'altra sentenza attesa da tempo sul fronte che oppone l'Italia al diritto comunitario per quanto concerne la definizione di varie categorie di rifiuti. Già l'anno scorso il nostro paese era stato condannato per non aver fatto rientrare, nell'ambito della normativa nazionale, le terre da scavo tra i rifiuti." (ECO dalle Città)

Leggi la sentenza

Che serva da monito per chi si appresta a varare piani per i rifiuti: non accetteremo che tutto finisca in cdr e fumo! l'unica vera soluzione è la raccolta differenziata e il riutilizzo!

Dalla cittadinanza attiva all'amministrazione della cosa pubblica

Non sempre si può continuare a sopportare che i cittadini deleghino ai politici questioni vitali per la città, che vengono poi trattate come merce di scambio per i soliti traffici delle amministrazioni attuali...
A volte viene voglia di violare la soglia della rappresentanza e di entrare nel salotto buono a competere direttamente e a difendere fino all'ultimo i propri diritti.
Questa idea viene portata avanti in diverse realtà da gruppi locali organizzati.
Già qualche "amico di Beppe Grillo" è riuscito a profanare il tempio della spartizione ed altrove si assiste a forme di consenso dal basso, che intervengono a sostituire una politica che non sa più parlare con la gente, se non attraverso tv e giornali imboccati con domande scaldate...
Nella nostra "Taranto del futuro prossimo", cioè Cornigliano, quartirere di Genova, la rappresentante dei cittadini sfruttati e appestati dall'Ilva, oggi in fase di dismissione, ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni comunali per un posto nel Consiglio. Si tratta di Cristina Pozzi dell'Associazione "Per Cornigliano-Onlus"
Certo non è una cosa che qui si potrebbe fare a cuor leggero, e poi Taranto è una città molto sospettosa, dove i cittadini sono ormai insensibili ai Savonarola di turno che poi appena "promossi" disattendono promesse e fiducia.
Ma forse, fare cittadinanza attiva vuol dire superare anche queste delusioni e provare, dal basso a creare la nuova politica.
Intanto, stiamo a vedere cosa succede nella "Taranto del futuro prossimo", che ha appena subito l'insulto del processo per inquinamento al gruppo Riva, avviato verso la prescrizione annunciata con buona pace di chi ha inquinato e dei morti genovesi che non avranno giustizia.
Una domanda però ci continua a girare per la testa: sarebbero così spavaldi i nostri politici se tutti coloro che sono morti prematuramente per colpa dell'inquinamento potessero votare oggi?

Sotto silenzio

Poco o nulla si è sentito oggi sui tg locali riguardo all'incidente di ieri pomeriggio in Ilva: tutti (sindacati compresi) minimizzano, nonostante il pericolo corso dagli operai.
E lo "scambio di colate" post incidente dà il via ad un tragicomico balletto dei cassaintegrati, nel silenzio generale...noi non ci stiamo e siamo vicini a TUTTI gli operai, che lavorino in condizioni "al limite" o che siano fermi a casa. Non possiamo star zitti vedendoli trattati come bestiame...il che, a Taranto, è situazione particolarmente infelice.


Ecco l'articolo del Corriere del Giorno:


Conferenza stampa sui Parchi minerali

Questa mattina si è tenuta la conferenza stampa del coordinamento ALTAMAREA, del quale il Comitato per Taranto è parte, sul BARRIERAMENTO del PARCO MINERALI DELL’ILVA ed INQUINAMENTO ATMOSFERICO.
Di seguito il documento presentato:

Abbiamo finito le guance

Questo articolo è l'ennesima conferma che le proteste dei cittadini leccesi causano il panico tra i politici regionali, mentre quelle dei tarantini continuano ad essere palesemente ignorate...e la monnezza arriva.


giovedì 22 gennaio 2009

Rassegna stampa: Mò avaste rifiuti!




Class action contro le tariffe dell'Aquedotto!

L'associazione Codici ha annunciato "un’azione inibitoria e una class action" contro l'aumento delle tariffe dell’acqua deciso dall’Acquedotto Pugliese e ha chiesto l’accesso agli atti dell’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra Aqp e Ato sulla questione delle tariffe e del blocco degli investimenti.
"La vicenda tra Ato e Aqp – è detto in una nota – continua e sembra essere sempre meno chiara". "l'Ato chiedeva all’Acquedotto di restituire circa 83 milioni incassati con gli aumenti tariffari fino al 2005 delle bollette pagate dai cittadini. Tali aumenti sarebbero dovuti esser utilizzati per investimenti che Aqp non ha mai fatto".
"Nei giorni scorsi si è giunti ad un accordo che parla di adeguamento della tariffa dell’acqua all’inflazione programmata e sblocco dell’iter per gli investimenti aggiuntivi dell’Acquedotto Pugliese".
Secondo il segretario nazionale del'associazione, Ivano Giacomelli, "si tratta di una situazione paradossale in quanto tutto è frutto di una negoziazione che vede i cittadini ancora vittime: l'ipotizzata fatturazione di 83 milioni di euro incassati con aumenti tariffari illegittimi, dato il mancato adempimento degli investimenti programmati, non sono di interesse dell’Ato ma dei cittadini che hanno pagato un surplus per un servizio di cui non hanno mai usufruito"