giovedì 20 dicembre 2012

La sorpresa sotto l'albero

... eppure i soldi c'erano sempre quando bisognava pagare i pullman per portare migliaia di operai in corteo, quando c'era da stampare decine di striscioni immensi, e persino per distribuire a tutti i cestini per il pranzo e la cena!
Per non parlare dei soldi che ci sono per gli avvocati, per le perizie farsa, per tutti i progetti di bonifica mai attuati,  per le bustarelle di Archinà e... perfino per gli hotel a 10 stelle all'estero, dove il ricercato Fabio Riva se la spassa alla faccia degli operai!


All'Ilva di Taranto slitta la tredicesima

 Salta la tredicesima degli operai. Anzi, no: l’Ilva pagherà il 24 dicembre e non oggi, scadenza tradizionale. C’è chi non si fida, ritenendo l’emergenza figlia del solito «ricatto occupazionale» e di un impennarsi della tensione, dopo l’attacco mosso dal presidente Ferrante alla magistratura. Si teme il peggio: un rinvio dei pagamenti solo per tener buona la piazza. L’emergenza liquidità, dopo il sequestro dei prodotti finiti, avrebbe avuto conseguenze ora tangibili. Ma come mai, s’interrogano i sindacati, denunciare le difficoltà a reperire denaro liquido e poi dopo quattro giorni dire che tutto va bene?
Solo una cosa non sfugge: l’amaro Natale per gli operai dello stabilimento siderurgico, nemmeno addolcito dal panettone donato alla vigilia delle feste. L’azienda ha rinunciato anche a quello. L’elenco dei guai è lungo... Ieri il Gruppo Riva ha comunicato alle segreterie di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm anche l’aumento dei numeri della cassa integrazione: dai 2mila previsti inizialmente, ora sono 2mila 400 i lavoratori spalmati su tre procedure aperte per crisi, calamità naturale e cassa in deroga nell’area a freddo.
Tornando alllo slittamento della tredicesima, va detto che per i lavoratori con un conto corrente postale, ragioni burocratiche dilateranno il ritardo nel pagamento: dal 20 al 27 dicembre. La reazione degli operai è stata di sconforto. Disattendere mutui e prestiti avrebbe conseguenze altrettanto drammatiche. Altre due emergenze legate alla sicurezza dei lavoratori all’interno dello stabilimento Ilva sono quella dei macchinisti del Mof e quella dei gruisti al porto. Le aree sono state teatro di due incidenti mortali nell’arco di un mese. La situazione dei gruisti è complicata e genera un effetto domino: procede molto a rilento lo scarico del minerale perché si utilizzano solo le gru radiocomandate, i lavoratori chiedono garanzie di sicurezza, gli altoforni lavorano a singhiozzo per mancanza di materie prime. L’Ilva ha trasferito ai reparti marittimi cinque capiturno dell’altoforno 1 e di questa vicenda parleranno di nuovo dirigenza aziendale e sindacati oggi pomeriggio.
Ieri assemblea al Mof, reparto di movimentazione ferroviaria. I lavoratori insistono a voler operare in due nelle fasi di aggancio delle macchine per motivi di sicurezza. Fiom, Fim e Uilm ritengono che non si possa tornare indietro rispetto all’accordo che riduceva a uno il numero degli operai impegnati. L’Usb ha chiesto di superare l’intesa. Le altre sigle sindacali pensano a un documento nel quale siano inclusi lavori di miglioramento della sicurezza nel reparto. Le posizioni divergono, ma ora almeno si parla dopo mesi di gelo. Fulvio Colucci (GdM)

Continua...


La tredicesima mensilita' agli 11mila dipendenti diretti dell'Ilva di Taranto slittera' di quattro giorni. Doveva essere corrisposta il 20 dicembre e invece sara' erogata il 24 dicembre per un problema di liquidita' che ha avuto l'azienda, problema acuito anche dalle vicende delle ultime settimane col blocco della spedizione di merci per un miliardo di euro perche' sequestrate dalla Magistratura. Sono stati gli stessi rappresentanti dell'Ilva a comunicarlo oggi ai sindacalisti delle federazioni metalmeccaniche in un incontro svoltosi oggi. Ai dipendenti, inoltre, non sara' nemmeno elargito il panettone, tradizionale omaggio natalizio dell'azienda, a conferma, dicono i sindacalisti, di come questo sia stato un anno molto difficile e particolare. Fornito infine il quadro aggiornato dei dipendenti Ilva in cassa integrazione ad oggi. Sono fuori dalla fabbrica 1400 unita' per crisi di mercato, 230 per i danni del tornado del 28 novembre scorso e 700 per il sequestro dei prodotti finiti e dei semilavorati da parte dell'autorita' giudiziaria. La cassa integrazione riguarda sopratutto l'area a freddo del siderurgico e attualmente, sottolineano i sindacati, stanno ancora lavorando gli addetti all'ex Pla 1 (Officine generali), ai Servizi di stabilimento, al Treno nastri 2 e alla Finitura nastri 2. La cassa per crisi di mercato e' di tipo ordinaria ed era stata chiesta dall'Ilva a partire dallo scorso 19 novembre sino ad un massimo di 2mila addetti. La cassa per calamita' naturale e' stata invece chiesta subito dopo il 28 novembre ed ha riguardato inizialmente 1031 unita' di tutti gli impianti e le aree che hanno dovuto fermarsi a seguito del tornado che ha colpito la fabbrica. Questa cassa integrazione e' poi progressivamente diminuita man mano che e' stato ripristinato quanto danneggiato dal tornado. Oggi rimane una coda di 230 addetti. Infine la cassa legata al sequestro dei semilavorati e dei prodotti finiti e' scattata il subito dopo il 26 novembre, giorno in cui l'autorita' giudiziaria ha fatto apporre i sigilli su queste merci, ed e' stata chiesta per 1428 unita'. Il fatto che ora siano stati collocati nella cassa in deroga solo la meta' di quelli interessati, non significa che il numero globale non possa salire e arrivare alla quota prevista, visto che, dicono i sindacalisti, che ci sono reparti che per ora stanno regolarmente lavorando. La cassa in deroga e' stata chiesta precauzionalmente sino al 31 gennaio in quanto l'Ilva conta prima di quella data di ottenere prima il dissequestro delle merci bloccate in modo da poterle commercializzare. (AGI)

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