... eppure i soldi c'erano sempre quando bisognava pagare i pullman per portare migliaia di operai in corteo, quando c'era da stampare decine di striscioni immensi, e persino per distribuire a tutti i cestini per il pranzo e la cena!
Per non parlare dei soldi che ci sono per gli avvocati, per le perizie farsa, per tutti i progetti di bonifica mai attuati, per le bustarelle di Archinà e... perfino per gli hotel a 10 stelle all'estero, dove il ricercato Fabio Riva se la spassa alla faccia degli operai!
All'Ilva di Taranto slitta la tredicesima
Salta la tredicesima degli operai. Anzi, no:
l’Ilva pagherà il 24 dicembre e non oggi, scadenza tradizionale. C’è chi
non si fida, ritenendo l’emergenza figlia del solito «ricatto
occupazionale» e di un impennarsi della tensione, dopo l’attacco mosso
dal presidente Ferrante alla magistratura. Si teme il peggio: un rinvio
dei pagamenti solo per tener buona la piazza. L’emergenza liquidità,
dopo il sequestro dei prodotti finiti, avrebbe avuto conseguenze ora
tangibili. Ma come mai, s’interrogano i sindacati, denunciare le
difficoltà a reperire denaro liquido e poi dopo quattro giorni dire che
tutto va bene?
Solo una cosa non sfugge: l’amaro Natale per gli
operai dello stabilimento siderurgico, nemmeno addolcito dal panettone
donato alla vigilia delle feste. L’azienda ha rinunciato anche a quello.
L’elenco dei guai è lungo... Ieri il Gruppo Riva ha comunicato alle
segreterie di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm anche l’aumento dei numeri
della cassa integrazione: dai 2mila previsti inizialmente, ora sono
2mila 400 i lavoratori spalmati su tre procedure aperte per crisi,
calamità naturale e cassa in deroga nell’area a freddo.
Tornando
alllo slittamento della tredicesima, va detto che per i lavoratori con
un conto corrente postale, ragioni burocratiche dilateranno il ritardo
nel pagamento: dal 20 al 27 dicembre. La reazione degli operai è stata
di sconforto. Disattendere mutui e prestiti avrebbe conseguenze
altrettanto drammatiche. Altre due emergenze legate alla sicurezza dei
lavoratori all’interno dello stabilimento Ilva sono quella dei
macchinisti del Mof e quella dei gruisti al porto. Le aree sono state
teatro di due incidenti mortali nell’arco di un mese. La situazione dei
gruisti è complicata e genera un effetto domino: procede molto a rilento
lo scarico del minerale perché si utilizzano solo le gru
radiocomandate, i lavoratori chiedono garanzie di sicurezza, gli
altoforni lavorano a singhiozzo per mancanza di materie prime. L’Ilva ha
trasferito ai reparti marittimi cinque capiturno dell’altoforno 1 e di
questa vicenda parleranno di nuovo dirigenza aziendale e sindacati oggi
pomeriggio.
Ieri assemblea al Mof, reparto di movimentazione
ferroviaria. I lavoratori insistono a voler operare in due nelle fasi di
aggancio delle macchine per motivi di sicurezza. Fiom, Fim e Uilm
ritengono che non si possa tornare indietro rispetto all’accordo che
riduceva a uno il numero degli operai impegnati. L’Usb ha chiesto di
superare l’intesa. Le altre sigle sindacali pensano a un documento nel
quale siano inclusi lavori di miglioramento della sicurezza nel reparto.
Le posizioni divergono, ma ora almeno si parla dopo mesi di gelo. Fulvio Colucci (GdM)
Continua...
La tredicesima mensilita' agli
11mila dipendenti diretti dell'Ilva di Taranto slittera' di
quattro giorni. Doveva essere corrisposta il 20 dicembre e
invece sara' erogata il 24 dicembre per un problema di
liquidita' che ha avuto l'azienda, problema acuito anche dalle
vicende delle ultime settimane col blocco della spedizione di
merci per un miliardo di euro perche' sequestrate dalla
Magistratura. Sono stati gli stessi rappresentanti dell'Ilva a
comunicarlo oggi ai sindacalisti delle federazioni
metalmeccaniche in un incontro svoltosi oggi. Ai dipendenti,
inoltre, non sara' nemmeno elargito il panettone, tradizionale
omaggio natalizio dell'azienda, a conferma, dicono i
sindacalisti, di come questo sia stato un anno molto difficile
e particolare. Fornito infine il quadro aggiornato dei
dipendenti Ilva in cassa integrazione ad oggi. Sono fuori dalla
fabbrica 1400 unita' per crisi di mercato, 230 per i danni del
tornado del 28 novembre scorso e 700 per il sequestro dei
prodotti finiti e dei semilavorati da parte dell'autorita'
giudiziaria. La cassa integrazione riguarda sopratutto l'area a
freddo del siderurgico e attualmente, sottolineano i sindacati,
stanno ancora lavorando gli addetti all'ex Pla 1 (Officine
generali), ai Servizi di stabilimento, al Treno nastri 2 e alla
Finitura nastri 2. La cassa per crisi di mercato e' di tipo
ordinaria ed era stata chiesta dall'Ilva a partire dallo scorso
19 novembre sino ad un massimo di 2mila addetti. La cassa per
calamita' naturale e' stata invece chiesta subito dopo il 28
novembre ed ha riguardato inizialmente 1031 unita' di tutti gli
impianti e le aree che hanno dovuto fermarsi a seguito del
tornado che ha colpito la fabbrica. Questa cassa integrazione
e' poi progressivamente diminuita man mano che e' stato
ripristinato quanto danneggiato dal tornado. Oggi rimane una
coda di 230 addetti. Infine la cassa legata al sequestro dei
semilavorati e dei prodotti finiti e' scattata il subito dopo
il 26 novembre, giorno in cui l'autorita' giudiziaria ha fatto
apporre i sigilli su queste merci, ed e' stata chiesta per 1428
unita'. Il fatto che ora siano stati collocati nella cassa in
deroga solo la meta' di quelli interessati, non significa che
il numero globale non possa salire e arrivare alla quota
prevista, visto che, dicono i sindacalisti, che ci sono reparti
che per ora stanno regolarmente lavorando. La cassa in deroga
e' stata chiesta precauzionalmente sino al 31 gennaio in quanto
l'Ilva conta prima di quella data di ottenere prima il
dissequestro delle merci bloccate in modo da poterle
commercializzare. (AGI)
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