Continua il gioco del “cerino”
E’ amaro e disperante sapere che, dopo il Decreto “salva
Ilva”, firmato nella versione definitiva dal Presidente della Repubblica, a
Taranto parecchi sono stanchi di parlare e manifestare soltanto e invano e
decidono di uscire di scena, come i morti e gli ammalati, per dedicarsi a
chiedere, a modo loro, di avere almeno strutture degne per curare i malati e i
sopravvissuti e per lenire le ferite inferte alla salute ignorata e calpestata,
ricordata solo perchè c'era qualcuno che il suo dolore lo metteva in piazza.
Questo accade mentre assistiamo al “gioco del cerino” tra Ilva e Istituzioni su
chi e come deve dire BASTA e a quale prezzo. L’AIA dell’Ilva, divenuta legge con
il Decreto legge 207/2012 del 3 dicembre 2012, assicura “la più adeguata tutela
dell’ambiente e della salute secondo le migliori tecniche disponibili”. Non è
vero, per questioni giuridiche e di incostituzionalità e per questioni di
contenuto. Il magistrato Roberto Rossi, membro dell’attuale Consiglio Superiore
della Magistratura (CSM) il cui Presidente è proprio il Presidente della
Repubblica, osserva che “una legge deve regolare delle situazioni ma non può
dire che una cosa è vera o falsa. E’ come se ci trovassimo di fronte a una legge
che dicesse: l’utilizzo delle bombe a mano non è pericoloso per la salute dei
cittadini”. Egli aggiunge: “La cosa diventa ancora più grave perché in realtà
quanto emerge dall’indagine penale rileva che quell’AIA, anche nella nuova
forma, non è idonea a tutelare la salute dei cittadini e dei lavoratori”. L’AIA
divenuta legge non è idonea anche per grossolane carenze nelle prescrizioni
tecniche di alcuni impianti (ad esempio le acciaierie), per insistite
superficialità (ad esempio la capacità produttiva annua fissata quasi allo
stesso valore della produzione annua effettiva degli ultimi anni o il “regalo”
di un anno sulla durata dell’AIA). Ci sono anche evidenti omissioni, ad esempio
si omette di precisare che si intendono incluse nell’AIA e quindi nel Decreto le
prescrizioni derivanti dalla seconda parte del "riesame" dell'AIA datata 4
agosto 2011 relativamente a acque, discariche e bonifiche. Altre importanti
omissioni sono quella relativa alla fideiussione di garanzia da parte di Ilva e,
in alternativa, quella relativa a provvedimenti in caso di non accettazione
dell’AIA da parte di Ilva.
Noi restiamo convinti che sia sbagliata e non risolutiva
la strada imboccata con il Decreto “salva Ilva”, motivata dalla prevalente
preoccupazione per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per l’ordine
pubblico: è solo un modo per prendere tempo, non per risolvere il problema che,
onestamente, non si sa come risolvere senza morti e feriti, in ogni
senso.
Il Direttivo di Altamarea Luigi Boccuni, Mino Briganti,
Simona Carone, Biagio De Marzo, Pierpaolo Fiume, Giacomo Raffaelli, Massimiliano
Saracino.
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