giovedì 6 dicembre 2012

Da oggi i Riva fanno il c... che vogliono!!!

Umiliata la magistratura e annientato il parlamento.
Comprati i sindacati con quattro caramelle e collanine colorate.
Annientate le sacche di resistenza e di pensiero attraverso la bacchetta dura del governo dittatoriale amico.

Ora che la "famigghia" ha capito che l'Italia è nelle mani di un salotto di amici al piano nobile, mentre tutti gli altri sono rinchiusi in soffitta o nelle cantine.
Ora che il Circo Romano ha smontato le tende, dopo l'ultimo spettacolo definitivo.

Now the show must go on!

Il padrone manda i suoi dispacci da Londra tra uno champagne e un'ostrica mentre il leccese tutto d'un pezzo dal volto 4stagioni spazza gli ultimi sparuti segni della resistenza.
Tutti agli ordini ora, c'è da produrre e guadagnare!
Chi deve lavorare per il padrone lavori, chi disturba, sequestra e ancora intralcia la libera attività inquinante è pregato di uscire a testa bassa e di stare zitto per sempre!


Ilva, Riva scrive ai pm dall’Inghilterra: ‘A disposizione delle autorità d’Oltremanica’


Una lettera ai magistrati di Taranto arrivata dall‘Inghilterra. Il vicepresidente di Riva Group, Fabio Riva, ne è l’autore. Riva è tra i destinatari delle sette ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ambito delle inchieste tarantine sull’Ilva e irreperibile dal 26 novembre. Lo ha rivelato il Tg1. “Ho saputo – scrive – che è stato emesso un provvedimento di custodia cautelare nei miei confronti. Quando questo è accaduto mi trovavo in Inghilterra. Ho deciso di mettermi a disposizione delle autorità inglesi”.
Tornando in Italia, in un’intervista all’Espresso il direttore dell’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente della Puglia (Arpa), Giorgio Assennato, parla di un “effetto Sarajevo” in seguito al decreto legge in vigore. “Questo decreto – dice – farà saltare completamente la coesione sociale a Taranto perché contiene nuovi elementi di frattura fra le istituzioni”. E continua: “Il premier Monti, i giornali, tutti parlano di assenza di controlli negli anni passati. Assenza un cavolo! E’ dal 2006 che monitoriamo più di quanto saremmo tenuti a fare. I nostri dati sono addirittura più severi di quelli dei pm. Ma noi siamo un organo tecnico. Sono le amministrazioni a decidere. Noi dell’Arpa diciamo dal 2008 che gli impianti dell’Ilva emettono nell’aria quantità eccessive di un sicuro cancerogeno, il benzo(a)pirene. Ma nell’agosto del 2010 il Parlamento ha approvato una legge che rimanda al 2013 il rispetto dei limiti per questo inquinante. E insiste: “Nel rilasciare un’autorizzazione ambientale non si considera mai l’impatto sanitario della produzione, ma solo il rispetto di alcune soglie di emissione. Sull’Ilva la magistratura ha provato che esiste un pericolo attuale e permanente per la salute delle persone. Per risponderle non è sufficiente quindi firmare una nuova Aia, che si basa solo sui limiti di legge: bisogna dimostrare che non esiste un rischio sanitario per gli abitanti di Taranto. Il ministero – conclude – avrebbe potuto e dovuto riprendere in mano la questione ad agosto, quando glielo chiesi io stesso. In quel caso l’Arpa avrebbe avuto tempo per definire la tipologia di produzione più nociva e stabilirne i limiti, basandosi però sulle conseguenze per i cittadini, non su dei parametri teorici”.
Nel frattempo si apprende che il valore dei beni bloccati all’Ilva per effetto del sequestro disposto dalla magistratura prima dello scorso 26 novembre ammonta a poco meno di un miliardo di euro. Si tratta, in particolare, di un milione e 700mila tonnellate tra prodotti finiti e semilavorati. Lo ha reso noto il presidente del’Ilva Bruno Ferrante. Tutto questo sta determinando l’inagibilità dei piazzali e delle aree di movimentazione dei prodotti, con ripercussioni  sugli impianti dell’area a freddo che l’Ilva ha fatto ripartire due giorni fa.
E proprio per il 6 dicembre è previsto l’incontro fra azienda e sindacati per affrontare la situazione di emergenza per lo sbarco delle materie prime. Le scorte di carbon coke e di minerale di ferro sono ormai al limite e consentono all’Ilva un’autonomia di qualche giorno. Dopo l’azienda sarà costretta a fermare gli impianti. Inoltre le gru addette allo scarico delle materie prime sono bloccate. Gli addetti si rifiutano di salirvi sopra se prima non si verificano le condizioni di sicurezza. I gruisti hanno assunto questa posizione dopo la morte di un loro collega, il 29enne Francesco Zaccaria, colpito dal tornado mentre era al lavoro. La conseguenza è, al momento, lo stallo nello scarico delle materie prime che servono all’Ilva. (Fattoquotidiano)

Ferrante: "Lontana la piena operatività"

'Se noi non abbiamo a disposizione questo materiale dobbiamo ritardare la piena operatività dell'impianto... CONTINUA...
, che potrà riprendere a lavorare a pieno regime non prima di 15 giorni". Lo ha detto il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, riferendosi al parere negativo della Procura di Taranto alla richiesta presentata dall'azienda di dissequestro dei prodotti finiti, circa un milione e 700mila tonnellate di acciaio del valore complessivo di un miliardo di euro.
La magistratura ha concesso la restituzione degli impianti dell'area a caldo, adeguandosi al decreto firmato dal presidente della Repubblica, ma ha detto no al dissequestro della produzione.

MATERIE PRIME ASSENTI E PRODOTTI FERMI, RISCHIO PARALISI -  Le scorte di carbon coke e di minerale di ferro sono ormai al limite e consentono all'Ilva un'autonomia di qualche giorno ancora, dopo l'azienda sarà costretta a fermare gli impianti. Ad essere bloccate sono le gru addette allo scarico delle materie prime, situate su due degli sporgenti portuali dell'azienda. Problemi vengono segnalati anche per quanto riguarda il carico dei prodotti finiti, ovvero coils, lamiere e tubi. L'Ilva che ha rimesso in marcia una serie di impianti dell'area a freddo due giorni fa, si trova ora con i piazzali inagibili perché pieni dei coils e delle lamiere che la magistratura ha fatto sequestrare. Per questi prodotti finiti l'Ilva, dopo il decreto varato dal governo venerdì scorso, aveva chiesto il dissequestro.

PASSERA, NON
POSSIAMO PERDERE FILIERA ACCIAIO - L'intervento sull'Ilva "è stato deciso e fortissimo, non possiamo perdere la filiera dell'acciaio se vogliamo restare un Paese manifatturiero". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, a 'Agorà', su Rai Tre. "Il lavoro e la salute - ha aggiunto - non possono esse distinte e non si può e non si deve costringere nessuno a scegliere". Ora, ha concluso, "non ci devono essere più ritardi o le mancanze che ci sono state in passato. Per questo l'Aia è stata trasformata in legge che porta dietro sanzioni gravi" per la proprietà "ma anche la possibilità di portare l'azienda in amministrazione controllata".

BALDUZZI, RISORSE PROGETTO SALUTE DA 'FONDINO' 2013 - Il Progetto Salute per Taranto cerca di dare "risposte strutturali" alle esigenze sanitarie della popolazione dell'area e le risorse si avranno "dal riparto 2013 del Fondo per gli obiettivi di piano, il cosiddetto 'Fondino'". Lo ha spiegato il ministro della Salute, Renato Balduzzi, in audizione davanti alla commissione d'inchiesta sugli errori sanitari presieduta da Antonio Palagiano. "Il monitoraggio sulla salute a Taranto previsto dall'Aia - spiega Balduzzi - è una svolta, ma non basta". Taranto, aggiunge, "ha bisogno di più di un intervento spot". Con il Progetto Salute, che sarà "un percorso graduale, ci sarà un potenziamento e rafforzamento dei servizi sanitari di Taranto, dalla prevenzione, allo screening, alla cura e alla riabilitazione". E' un progetto che "avrà bisogno dei suoi tempi e di progressività per realizzarsi". Intanto "nell'immediato abbiamo iniziato a ragionare con la Asl e con la Regione per rispondere ai bisogni più urgenti, verificando anche la possibilità di un maggior coinvolgimento delle strutture ospedaliere del territorio, come l'ospedale militare di Taranto". Quello dell'area Ilva potrà essere, secondo Balduzzi, "un progetto pilota", da allargare "anche ad altre aree, penso ad alcune zone della Campania, a tutti i siti di interesse nazionale mappati per le bonifiche", perchè "dove c'è emergenza ambientale c'è anche una emergenza salute".(Repubblica)

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