Inchiesta Ilva, i retroscena inconfessabili della sinistra a Taranto
E’ la perdita dell’innocenza. La sinistra a Taranto, permanentemente latitante sui temi dell’inquinamento e dell’impatto dell’Ilva, esce sfregiata e vergognosamente compromessa.
Le intercettazioni gettano una luce inquietante su uomini chiave che ricevevano telefonate dall’Ilva per accordarsi e parare i colpi dell’offensiva ambientalista sulle tematiche della salute. Si parlava della vita e della morte e loro non erano con i cittadini. Su quelle tematiche autorevoli uomini della sinistra stavano dall’altra parte, con l’azienda che inquinava da morire. La sinistra lo sapeva, e taceva.
Chi è ammalato, si si ammalerà, chi teme di ammalarsi oggi sa che la sinistra stava lavorando dall’altra parte.
I retroscena inquietanti del sistema di potere sono ormai di pubblico dominio. Ne emerge un quadro di cordiale complicità, nel quale chi inquina e chi dovrebbe difendere il popolo vanno a braccetto, fanno ammiccamenti, ridono, si danno appuntamenti per concordare come fermare quei rompiscatole degli ambientalisti.
Le intercettazioni appaiono uno spaccato di prostituzione politica raccapricciante. E’ un festival del cinismo.
I personaggi che hanno tramato contro i cittadini di Taranto vanno allontanati dalla politica e dalla cosa pubblica. Al di là dei profili penali sono quelli morali che contano.
La sinistra tarantina o compie un coraggioso processo di epurazione e di sincera autocritica, o sarà diventata un apparato di anestetizzazione sociale, di complicità criminale e di potere antidemocratico, in cui immoralità e illegalità si saldano costruendo carriere squallide, trasformistiche, diseducative per i giovani e dannose per i beni comuni che la politica dovrebbero difendere e promuovere.
A Taranto la sinistra è andata oltre il semplice opportunismo: è stata complice di un sistema che produceva malattie, distruzione e morte.A Taranto la sinistra è dentro fino al collo nella questione morale.
O la sinistra chiederà scusa per tanto cinismo o sarà un luogo di complicità con il potere, un luogo di illegalità su cui si scaglierà la giusta rabbia dei cittadini indignati.
Il tempo dell’ipocrisia e’ finito. (Ilfattoquotidiano)
Ed eccola la sinistra tarantina che ancora si pone domande senza aver voglia di ascoltare alcuna risposta...
(Adnkronos) - "Nonostante le rassicurazioni del Capo dello Stato, non ho alcuna intenzione di nascondere le mie perplessita' sul decreto legge 207 del 2012 sull'Ilva di Taranto". Lo sottolinea, in una nota, l'assessore al Bilancio della Regione Puglia, Michele Pelillo, nonche' consigliere regionale tarantino, espressione del Partito Democratico.
"La prima perplessita' - afferma - e' di carattere giuridico-istituzionale; e' la piu' discussa ma e' anche paradossalmente quella che si presta di meno ad essere argomento di dibattito, se non per i soli giuristi. Sara' la magistratura a valutare e, nel caso, a rivolgersi alla Corte Costituzionale. Le altre due perplessita' - continua Pelillo - hanno carattere sostanziale. L'una e' di carattere economico: la proprieta' dell'azienda ha la capacita' finanziaria di ottemperare alla nuova autorizzazione integrata ambientale? E, ammesso che la abbia, e' disposta ad un investimento cosi' grande in cosi' poco tempo (tre anni ndr)? L'altra attiene alla capacita' di interlocuzione", rileva l'assessore.
"L'Ilva e' una delle pochissime grandi aziende ad essere azienda di famiglia. Con chi sara' possibile interloquire della famiglia Riva, tenuto conto che due dei vertici sono agli arresti ed uno e' attualmente latitante? Non nascondo i miei dubbi, ne' tantomeno voglio nascondermi dietro ad essi. Anch'io, ogni tanto, ho la tentazione ad agire 'di pancia', di imprecare contro tutto e tutti. Ma - sottolinea - non mi e' concesso. Sono un uomo delle istituzioni, sono un esponente del partito piu' rappresentativo su questo territorio, partito che si appresta a governare anche il Paese; sono stato, nella mia ultima elezione il tarantino di centrosinistra piu' votato di sempre. Ho il dovere di contare fino a cento prima di parlare e soprattutto di provare sempre a costruire, combattendo il disfattismo masochista che abbiamo nel dna, armato solo di buon senso e di forza morale".
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