Erri De Luca: "Da Taranto si parte
con l'amaro in bocca del tradimento"
Erri De Luca è uno scrittore attento alle parole, studioso delle antiche Scritture, con un passato da operaio ed attivista politico. Uomo del Sud, di tutti i “Sud del mondo”, come si definisce lui stesso, ha risposto ad alcune domande di Affaritaliani sulla “questione Taranto”:Nel suo libro “Il torto del soldato” oltre a lei c'è l'io parlante della figlia del soldato nazista che non perdona il padre per i crimini commessi ma gli resta accanto fino alla fine... perché? E restare non è una forma di perdono?
Lei è figlia di quell'uomo e nessuna distanza le potrà cancellare la provenienza. Dunque la accetta come una malattia ereditaria, ma non rinuncia alla sua umanità di figlia che ha il dovere di accudire un vecchio genitore. Il torto di quel padre soldato è piantato nella sua carne e accetta di scontarlo.
Taranto è una città dilaniata ed esasperata. Molti sono già andati via, secondo lei si potrebbe parlare dell'inquinamento come della guerra del nuovo millennio?
Cerco di usare parole precise e non è giusto per me usare fuori luogo il maledetto accidente della guerra. Andare via dal proprio luogo, per miglior fortuna o per espulsione, è l'esperienza maggiore dell'umanità dell'altro e di questo secolo. Da Taranto si parte con l' amaro in bocca di un pubblico potere che ha taciuto il danno e ha così tradito la comunità. Quell' autorità va processata per falso in atto pubblico e non per crimini di guerra.
Continua...
Lei è stato anche operaio, ha lavorato, per questo potrà facilmente immedesimarsi anche con i lavoratori dell'Ilva, che devono portare lo stipendio a casa: dove però entrano anche diossina, benzopirene, polveri sottili... sono i soldati o i figli del soldato del suo libro?
Continuo a escludere che un operaio sia un soldato spedito a qualche fronte. E' invece un civile che viene esposto a pericoli e che deve pagare con la paura e con il ricatto il salario del suo lavoro manuale.
Secondo Umberto Galimberti, il “caso Taranto” è la conseguenza dello strapotere dell'uomo sulla Natura. Anzi il filosofo dice che nel vecchio testamento s'incita l'uomo a dominare la Natura e con l'ausilio della tecnè il dominio e lo sfruttamento si sono trasformati in distruzione... lei cosa ne pensa?
Nell'Antico Testamento non si incita l'uomo a dominare sulla natura. Ripeto: non si incita. Si ordina, invece, al prototipo Adàm di lavorare e custodire la terra. Si ordina di cessare il lavoro un giorno su sette, un anno su sette, per dare respiro e rinnovo alla terra. La violazione del sabato, del tempo che spetta alla terra, l'avvelena.
Secondo Serge Latouche dovremmo abbracciare la politica della “decrescita economica”, anche lei pensa sia questa l'unica alternativa allo stato di cose attuale?
Che la si abbracci o che ci cada in braccio senza invito, si dovrà rinunciare alla droga dell'abbondanza personale e inventare forme di condivisione dei beni.
In un altro testo lei ha parlato del giorno prima della Felicità... ma in un momento scuro di crisi, come questo, è difficile individuare quel giorno. Quale potrebbe essere?
La felicità non è prenotabile e comunque dura brevemente. Ma non va rimandata a tempi migliori. Riesco a essere felice in vari momenti del giorno. La felicità non dipende da un elenco di acquisti.
Cosa può fare la letteratura, o cosa possono fare gli intellettuali, per guidare o almeno indicare la salvezza (o la via di fuga)?
Cerco nei libri la storia che mi tenga buona compagnia. Non cerco la profezia, il consiglio, il messaggio. Uno scrittore non è la cura, ma la testimonianza possibilmente alta della malattia. (Affaritaliani)
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