mercoledì 19 dicembre 2012

420 deputati, 420 scheletri nei loro armadi

La Camera approva il salva-Ilva. Ilva rinuncia al ricorso sui prodotti

Con 420 sì, 21 no e 49 astenuti passa il provvedimento che fa ripartire la produzione dell'acciaieria e restituisce ai Riva l'acciaio finito. Sì del Pdl, Lega astenuta, contrari i radicali. Ora il testo passa al'esame del Senato. Bonelli: "Sfiduciata la Costituzione"

Il governo, dopo aver incassato ieri la fiducia, sul decreto salva-Ilva ottiene il via libera dalla Camera. All'azienda come stabilito, oltre all’area a caldo, verrà restituito anche l’acciaio finito sotto chiave perché prodotto dopo il blocco degli impianti. Superate dunque le disposizioni dell'autorità giudiziaria, che ora - come ha ripetuto più volte il ministro dell'Ambiente Corrado Clini - dovrà "tenere conto di questa legge". Il testo passarà all'esame del Senato per l'approvazione in seconda seduta. Mentre a Taranto, nelle stesse ore, il presidente di Ilva Bruno Ferrante - forze dell'intervento del governo - ha depositato presso la cancelleria del tribunale del Riesame di Taranto la rinuncia al ricorso presentato nei giorni scorsi con cui si chiedeva la revoca del sequestro del prodotto finito e semi-lavorato posto sotto sigilli lo scorso 26 novembre. Revoca che aveva già incassato il no del gip Patrizia Todisco.
Approvato dunque il decreto legge recante "Disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (dl Ilva)", con 420 sì, 21 no e 49 astenuti. La Lega si è astenuta, mentre i radicali hanno votato contro. L'Aula ieri aveva confermato la fiducia al governo con 421 sì, 71 no e 24 astenuti sul testo
scaturito dal rinvio in commissione per introdurre le modifiche chieste dalla commissione Bilancio per ovviare a problemi di copertura. Aveva votato a favore il Pdl che nella ultima fiducia si era astenuto.
Duro il giudizio degli ambientalisti, come lo era stato quello espresso ieri dall'assessore all'Ambiente ddella Regione Puglia, Lorenzo Nicastro: "Torniamo all’era borbonica - aveva commentato - in cui si decide per legge la vita del Paese. Quanto poi all’idea di un emendamento che permetta la commercializzazione del prodotto finito prima dell’entrata in vigore del decreto ribadisco che trattandosi di prodotto di reato potrebbe essere soggetto a confisca in caso di condanna degli imputati. Tecnicamente è come se si restituisse la refurtiva a un ladro in attesa di giudizio".
Oggi il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, rincara la dose: "Con il voto sul decreto salva Ilva il Parlamento ha sfiduciato la Costituzione. Non solo è un provvedimento incostituzionale sotto più profili (viola gli articoli 3-9-32-112 della Costituzione), cosa che emergerà con assoluta chiarezza quando se ne occuperà la Corte Costituzionale, ma è uno schiaffo senza precedenti alla magistratura che viene commissariata e umiliata". (Repubblica)

Nessun commento: