sabato 31 maggio 2008

Morti Bianche al Cloro Rosso


Mercoledì 4 giugno 2008 alle ore 17, presso il CSOA CloroRosso in via Scoglio del Tonno Taranto 2 (ex scuola Martellotta) verrà proiettato un filmato realizzato negli anni '70 sulle morti bianche all'Italsider.
Saranno presenti operai attivi in quel periodo e colleghi giovani nonchè rappresentanti dell'associazione di familiari di vittime del lavoro. Seguirà dibattito

“Un fatto che desta inquietudine”


Dal sito di Radio Popolare Salento

Così hanno commentato i componenti del Comitato per Taranto, sull’incontro avvenuto nel pomeriggio del 28 maggio 2008 a Roma presso il Ministero dell’Ambiente, dove è stato convocato un gruppo ristretto dal quale è stata esclusa l’Arpa Puglia.

L’Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente non è stata infatti convocata ad un incontro tecnico importantissimo per discutere sull’inquinamento ambientale provocato dall’Ilva, nell’ambito della procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale.
In passato era già stato costituito un tavolo tecnico del gruppo ristretto, dal quale l’Arpa ha ottenuto un verbale: la discussione verteva sull’uso del pet-coke all’Ilva.
Su questa vicenda ha commentato ai nostri microfoni, il direttore Arpa Puglia, Dott. Giorgio Assennato.

Sull’incontro, il Comitato per Taranto vuole vederci chiaro ed in particolare chiede al Ministero la pubblicazione dei verbali prodotti dall’incontro del gruppo tecnico ristretto. Per avere maggiori informazioni su questo incontro tecnico, abbiamo sentito l’Assessore all’Ambiente del Comune di Taranto , dott. Sebastiano Romeo.

L’Assessore all’Ambiente del Comune di Taranto dott. Sebastiano Romeo non ha soddisfatto le domande che molti cittadini attivi di Taranto hanno posto sull’incontro del gruppo tecnico ristretto a Roma. Nulla è dato sapere di questo tavolo tecnico. Ci auspichiamo comunque che i verbali prodotti vengano resi pubblici al più’ presto e che non finiscano ancora una volta chiusi nei cassetti istituzionali

il servizio completo di antonietta podda [6:13m]: Play Now

Quando la verità non conviene


Nucleare, carbone, energia, ecco le valutazioni di Carlo Rubbia tratte da una recente intervista.
Un'altra Cassandra...inascoltata

“Il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il Sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra.?? "Quando è stato costruito l’ultimo reattore in America? Nel 1979, trent’anni fa! Quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dallo Stato per mantenere l’arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro, che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l’uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie.?? “Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali.?? "Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell’umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l’anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a trentamila anni, contro i ventiduemila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso.? “C'è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell’elettricità di una centrale nucleare da un Gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l’energia necessaria all’intero pianeta. E un’area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma.?? "I nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l’energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l’acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente.?Se è così semplice, perché allora non si fa?? “Il Sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda, questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com’è accaduto del resto per il computer vent’anni fa.”

venerdì 30 maggio 2008

In Carrozzo...!

Cittadinanza attiva

Ecco la seconda sessione di incontri/conferenze organizzata da Sinistra Democratica Coord. Provinciale per Taranto Laboratorio per la Sinistra.
Siamo tutti invitati a partecipare e fare sentire i nostri dubbi e le nostre denunce.


Uniti si fanno grandi cose!

Mentre è in corso la conferenza stampa presso la UIL, pubblichiamo la presentazione sintetica delle osservazioni che il gruppo di associazioni tarantine riunite sotto il Comitato per Taranto e AIL ha presentato a Roma, al Ministero dell'Ambiente, nel corso dell'audizione per l'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l'ILVA di Taranto.

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Diamo i numeri...sull'ILVA

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Il file "Come siamo peggiorati" contiene i dati statistici storici delle emissioni dell'area industriale tarantina fino al 2005 in quanto il registro INES non dispone di dati più aggiornati (quelli del 2006 sono in fase di validazione). Sono tuttavia sufficienti ad avere un'idea del peggioramento della situazione ambientale a Taranto. Li ho sottoposti a elaborazione statistica: le cerecntuali dell'ultima colonna sono in rosso IN CASO DI PEGGIORAMENTO. Sono in blu IN CASO DI MIGLIORAMENTO. Vedrete che sono in grande maggioranza... ROSSI!
Ci sono dati come quelli dell'arserico che fanno impressione. Molti di quei dati sono delle stime. E comunque sono comunicati dalle aziende al Ministero dell'Ambiente.

Al ministero dell'Ambiente c'era un videoproiettore e due grandi monitor LCD che consentivano una buona visione dei dati e delle immagini (che abbiamo poiettato con grande impatto visivo, ne invierò una in un messaggio a parte).

Hanno fatto una certa impressione i dati della diossina
.

Dal registro europeo Eper (dati 2004) abbiamo infatti ricavato questi dati di emissione industriale:

Spagna 75,6 grammi/anno
Svezia 20,6 grammi/anno
Regno Unito: 68,9 grammi/anno
Austria: 1,5 grammi/anno

Quindi
Gran Bretagna+Spagna+Svezia+Austria= 166,6 grammi/anno
Ilva di Taranto: 171 grammi/anno sulla base delle proiezioni effettuate dall'Arpa Puglia disponendo dei dati delle rilevazioni del febbraio 2008.

Ossia lo stabilimento Ilva di Taranto ha prodotto in 12 mesi più diossina di quanta ne hanno prodotta nel 2004 tutti gli stabilimenti di Gran Bretagna, Spagna, Svezia e Austria (messi assieme) inventariati nel registro europeo EPER, che è un archivio ufficiale delle emissioni dell'Unione Europea.

Alessandro Marescotti

Rid-uzioni Rid-icole

Nel corso dell'audizione a Roma, il 28 maggio 2008, per presentare le osservazioni delle associazioni e dei cittadini alla procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale dell' ILVA di Taranto, il dott. Patrizio Mazza, rivolgendosi ai presenti, ha detto: "Se riducessimo del 20% le emissioni, di quanto si ridurrebbe questa nuvola? Ma veramente pensiamo che basterebbe una riduzione del 20%?"
foto Giulio Farella

Marcia per il Clima

Una grande alleanza tra le associazioni per fermare la febbre del pianeta,

dire sì alle rinnovabili e all’efficienza energetica, no al nucleare

Manifestazione nazionale il 7 giugno a Milano

L'annuncio del Ministro Scajola sul ritorno al nucleare dimostra che le nostre preoccupazioni erano fondate. La nostra associazione ha fatto dell'opposizione al nucleare uno dei suoi punti cardini con il lavoro storico dell'ufficio scientifico, con la mobilitazione di circoli e regionali, con il sostegno alle popolazioni di Cernbobyl. Oggi più che mai dunque deve continuare il nostro "no al nucleare" sapendo, però, che il contesto oggettivo e il clima generale sono molto diversi da quelli non solo di vent'anni fa, ma anche dell'anno scorso. Oggi il no al nucleare dev'essere tenuto legato a doppio filo alla questione del clima. La rivoluzione che vogliamo ha degli obiettivi precisi: ridurre in dieci anni del 20% il consumo complessivo di energia attraverso risparmio e maggiore efficienza, di far dipendere per almeno il 20% il fabbisogno energetico da fonti rinnovabili e di ridurre del 30% le emissioni di gas che alterano il clima sulla terra. Partendo dal principio che i cambiamenti epocali nascono anche da milioni di cambiamenti quotidiani, la nostra campagna “Stop the Fever- Fermiamo la febbre del Pianeta” lancia il suo appello a cittadini, imprese, governi locali, scuole e personaggi pubblici per fermare i cambiamenti climatici, ridurre i consumi energetici, promuovere le fonti rinnovabili e abbattere le emissioni di CO2 in atmosfera.

Per proporre alternative migliori al nucleare e dire no a nuove centrali, sabato 7 giugno a Milano, scenderà in piazza una vasta alleanza di associazioni. Insieme si metteranno MARCIA PER IL CLIMA sigle dalle anime talvolta diverse, ma un obiettivo comune: fermare la febbre del pianeta, promuovere il cambiamento e l’innovazione nelle scelte energetiche e infrastrutturali.

Sarà una grande “marcia” di cittadini che credono in un’alternativa energetica alle fonti fossili, respingono con forza ogni ipotesi nuclearista, credono in una gestione diversa e sostenibile del territorio e dell’agricoltura, propongono soluzioni concrete per la gestione dei rifiuti, promuovono la mobilità su ferro, non credono nelle grandi opere faraoniche panacea di tutti i mali, ma nelle infrastrutture utili e in un’opera capillare di ristrutturazione delle nostre aree urbane e del territorio.

L’Italia deve dimostrare di saper partecipare a un nuovo progresso. Che non è fatto né di fonti fossili, né tanto meno di nucleare. Le attuali tecnologie non hanno ancora risolto nessuno dei problemi legati al rischio d’incidenti, alla messa in sicurezza delle scorie e allo smantellamento dei vecchi impianti. L’atomo è una scelta antieconomica e insicura. E' evidente a tutti che la manifestazione del 7 giugno assume a questo punto una valenza nuova, fortemente orientata al rifiuto totale di una svolta nucleare in Italia, e quindi dobbiamo assolutamente cavalcare l'onda in termini di mobilitazione e comunicazione.

E' chiaro infatti che questa ondata nuclearista "scalda" anche le motivazioni dell'adesione e della fondamentale partecipazione alla MARCIA PER IL CLIMA.

Il corteo della MARCIA PER IL CLIMA partirà alle 15 da piazza San Babila. In mattinata, dalle 10 in poi saranno organizzati incontri tematici e mostre presso i Giardini di Porta Venezia.

Anche se è faticoso raggiungere Milano, è importante la presenza dei circoli pugliesi, del regionale alla marcia di Milano per testimoniare che una politica energetica sostenibile è possibile visto che in Puglia il Pear approvato va in tutt’altra direzione puntando su idrogeno, termodinamico, fotovoltaico ed eolico.

Tutte le informazioni le trovate su www.stopthefever.org.


Francesco Tarantini

giovedì 29 maggio 2008

Eco-balle e rischi-veri alla UE

Decreto rifiuti: ecoballe e discariche non a norma pericolose per la salute dei cittadini

Bruxelles, 29/05/2008

Umberto Guidoni, europarlamentare Pdci, ha presentato un'interrogazione prioritaria alla Commissione europea per chiedere se le misure del decreto rifiuti rappresentino un elemento di pericolosità per la salute dei cittadini. Il decreto prevede infatti di mantenere nella stessa discarica "rifiuti non pericolosi" con "rifiuti pericolosi", nonché di bruciare ecoballe non a norma con il conseguente rischio di diossina. Così, Guidoni chiede alla Commissione di attuare immediate verifiche tecniche nei confronti delle misure prese dal Governo italiano a tutela dei cittadini italiani ed europei interessati.

di seguito il testo integrale dell'interrogazione

Lo scorso 23 maggio il governo italiano ha emesso un decreto legge relativo a misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania. In tale decreto si legge all'articolo 9, comma 2: "gli impianti di cui al comma 1 sono autorizzati allo smaltimento dei rifiuti contraddistinti dai seguenti codici CER: 19.12.12; 19.05.01; 19.05.03; 20.03.01;19.01.12; 19.01.14; 19.02.06; presso i suddetti impianti è inoltre autorizzato lo smaltimento dei rifiuti contraddistinti dai seguenti codici CER: 19.01.11; 19.01.13; 19.02.05, nonché 19.12.11, per il solo parametro "idrocarburi totali", provenienti dagli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti urbani, alla stregua delle previsioni derogatorie previste dall'articolo 17". Questo significa che nelle discariche per rifiuti urbani si potranno smaltire anche scarti individuati dai codici CER 19.01.11; 19.01.13; 19.02.05, classificati come rifiuti pericolosi. Quindi, in strutture attrezzate per rifiuti non pericolosi, si potranno, a dispetto delle leggi vigenti in Europa e nel resto d'Italia, stoccare fanghi contenenti sostanze pericolose, ceneri pesanti e scorie ancora farcite di sostanze pericolose, ceneri leggere comunque miscelate con sostanze pericolose.

Il decreto prevede poi che i 7-8 milioni di ecoballe che giacciono in Campania siano bruciati nel termovalorizzatore di Acerra e nei quattro termovalorizzatori che si intende costruire nella regione. Secondo la Procura di Napoli, il trattamento obbligatorio cui deve essere sottoposta la spazzatura nella prima fase del ciclo di smaltimento, e cioè separazione dell'umido dal secco e tutti gli altri processi che portano alla stabilizzazione del rifiuto, veniva certificato ma non eseguito. Questo significa che nelle discariche sono finite tonnellate di immondizia inquinante, che produce percolato, e che la regione Campania sarebbe piena di ecoballe inquinanti e pericolose per la salute.

Considerando la pericolosità di mantenere nella stessa discarica "rifiuti non pericolosi" con "rifiuti pericolosi" e di bruciare ecoballe non a norma con il rischio di diossina, non ritiene la Commissione di dover attuare immediate verifiche tecniche nei confronti di questo decreto per garantire la salute dei cittadini delle aree interessate?

Considerando che i rifiuti menzionati sono stati "esportati" nel resto d'Europa, non ritiene la Commissione europea di dover verificare l'attendibilità delle certificazioni per escludere che i rifiuti presentino le stesse caratteristiche di quelli su cui indaga la Procura di Napoli?

www.umbertoguidoni.org

Comunicato Stampa

Audizione a Roma delle Associazioni e dei Cittadini per l'AIA ILVA
Ieri mattina a Roma si è tenuta l'audizione dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste di Taranto convocati dal Comitato di Coordinamento dell'Accordo di Programma, sottoscritto l'11 aprile 2008 a Bari.

La Sala Plenaria della Commissione Via dove è stata ricevuta la delegazione tarantina, era gremita: oltre ai componenti del Comitato di Coordinamento erano presenti inoltre i membri della Commissione Istruttoria IPPC del Ministero dell'Ambiente, e un nutrito gruppo di dirigenti e tecnici della Direzione Generale della Salvaguardia Ambientale.

La delegazione tarantina ha presentato ben sei relazioni frutto di un lavoro di gruppo e di uno studio complesso e meticoloso.

L'introduzione è stata tenuta da Leo Corvace di Legambiente, seguita dagli interventi dell'Avvocato Angelo Buonfrate, di Patrizio Mazza (AIL Taranto) di Giancarlo Girardi (Libera), di Biagio De Marzo (Peacelink), ed infine di Alessandro Marescotti del Comitato per Taranto.

Le richieste avanzate dai relatori sono le seguenti:
  • poter partecipare attivamente ai lavori del Comitato di Coordinamento, con la designazione di almeno tre rappresentanti del gruppo delle associazioni ambientaliste;
  • rendere pubblici programmi di adeguamento che le imprese interessate devono presentare per la riduzione dell'inquinamento e tutta la documentazione relativa alle analisi realizzate dalla Commissione;
  • effettuare un sopralluogo nello stabilimento ILVA da parte sia del Comitato Tecnico che della Commissione IPPC, da svolgersi insieme ai tecnici dell'Arpa Puglia;
  • garantire che nei vari organismi preposti all'istruttoria e alla concessione dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, non siano presenti tecnici che in passato o attualmente hanno o abbiano avuto dei rapporti di consulenza diretti o indiretti con l'Ilva.

Ripetutamente è stato ribadito che il problema dell'inquinamento provocato dall'Ilva di Taranto, vada affrontato con provvedimenti drastici. Il Dott. Mazza in particolare ha portato in evidenza come nel caso del fumatore incallito, l'unica terapia da seguire sia quella di smettere di fumare. Lo stesso paragone è stato impiegato dal Sindaco della Città di Taranto, Ippazio Stefàno che intervenendo alla discussione sulla mozione presentata dai riformisti all'ultima seduta del Consiglio Comunale, ha dichiarato invece che sarebbe impensabile obbligare il fumatore a "smettere di fumare".

Abbiamo motivo di credere che la visione del Dott. Mazza in questo momento sia sicuramente quella più efficace e che le sue prescrizioni possano essere al più presto adottate con serietà e convinzione. Il tempo degli accordi inconcludenti e delle promesse non mantenute è terminato.

L'autorizzazione Integrata Ambientale fornisce finalmente gli strumenti alle amministrazioni ma soprattutto alla cittadinanza di esercitare un potere reale con l'unico scopo, non sindacabile, di difendere la salute, l'ambiente e il futuro di Taranto.

L'incontro che si è tenuto ieri si è rivelato in definitiva positivo anche per i commenti raccolti da autorevoli rappresentanti del Comitato Tecnico e della Commissione IPPC, e per le dichiarazioni dell'ing. Agricola e del Dott. Lo Presti che hanno voluto sottolineare che in qualità di funzionari dello Stato sono loro i primi protettori del pubblico interessato. E' stata inoltre molto apprezzata la metodologia illustrata per la riduzione dell'inquinamento, tanto che i relatori sono stati invitati a presentarla ufficialmente presso il Ministero dell'Ambiente.

Nonostante questo quadro positivo, è necessario sottolineare un aspetto che desta particolare inquietudine.

Infatti nel pomeriggio presso il Ministero dell'Ambiente è stato convocato un gruppo ristretto (Commissione Istruttoria IPPC - ILVA) dal quale è stata esclusa l'Arpa Puglia. Tale gruppo ristretto ha competenze tecniche importantissime dato che ad esempio nella precedente riunione era stato perfino discusso l'uso del pet-coke dell'ILVA.

Oltretutto, proprio a questo gruppo ristretto, il Comune di Taranto non vi aveva preso parte e non aveva potuto quindi esprimere nessuna contrarietà all'uso del pericoloso pet-coke all'interno della cokeria.

Riteniamo dunque grave che, mentre si tengono pubbliche audizioni con i rappresentanti dei cittadini di Taranto presso il Ministero dell'Ambiente, al contempo vi sia un gruppo, al quale partecipa l'Ilva, che ha il potere di fare scelte concrete, al quale non possa partecipare l'Arpa Puglia, e nel quale risulti inspiegabilmente assente il Comune di Taranto.

Chiediamo pertanto la pubblicazione dei verbali della Commissione Istruttoria IPPC - Ilva.

Per presentare dettagliatamente le questioni affrontate, è stata fissata per domani 30 maggio 2008, alle ore 11 presso la Uil in Piazzale Bestat a Taranto, una conferenza stampa alla quale giornalisti e cittadini sono invitati a partecipare.

mercoledì 28 maggio 2008

Respinta la mozione dei riformisti. Passa la linea soft della Maggioranza



Vignetta del Comitato Per Taranto (copetà)


Questo che trovate qui sotto è il testo dell'emendamento votato dal Consiglio Comunale che si è riunito ieri 27/05/2008.
Il corpo della mozione presentata dai riformisti è stata modificata, e si è scelto di adottare la linea morbida presentata sempre ieri dal PD e dalla maggioranza con due ordini del giorno.
Sia il Pd che i partiti della maggioranza si sono trovati concordi nel ritenere che l'emendamento passato ed approvato dal Consiglio Comunale non sia altro che una sintesi della mozione madre presentata dai riformisti.
Di tutt'altro parere i riformisti che nella persona di Massimo Mancini hanno espresso le loro critiche nei confronti di una maggioranza che ha redatto un documento senza che egli stesso ne prendesse visione.
Dopo la lettura del documento che vi alleghiamo qui sotto, integralmente, il consigliere dell'Udc Stellato ha denunciato "ancora una volta" l'infantilità del Consiglio Comunale in quanto questo non ha tenuto conto della mozione presentata dal collega, solo perche quest'ultimo rappresentava un "partito minore".
Alla dichiarazione del consigliere Stellato è seguita la reazione in particolare dei consiglieri del PD.
Erano intenzionati comunque a votare a favore della Mozione anche i consiglieri Introcaso (PDL) e Viafora (Udeur) ma prima della votazione hanno lasciato la sala.
E' rimasto fino alla fine invece Vietri di At6 che ha votato a favore della mozione presentata dai riformisti e poi anche il documento presentato dalla maggioranza.
Il documento che vi alleghiamo qui sotto è stato approvato, mentre la mozione di Mancini e Laruccia è stata respinta con 4 voti contrari, 17 voti astenuti e 3 favorevoli.


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Premesso che questo Consiglio Comunale ritiene importante l'azione di risanamento ambientale ed inclusiva della salute pubblica dei cittadini, che in questi anni ci sono state sentenze di condanna, a carico della grande industria Ilva a causa dell'inquinamento ambientale provocato a questo territorio, che vanno appurate tutte le possibili azioni risarcitorie dei danni causati e derivanti dall'inquinamento ambientale prodotto dall'Ilva e dalle altre aziende presenti sul nostro territorio
che il Comune di Taranto ha il dovere di azionare la richiesta di risarcimento danni
tanto premesso il Consiglio Comunale, dopo ampia discussione impegna la giunta e le direzioni competenti affinchè sia mandato ufficio legale di codesto ente di verificare ogni possibilità di azione risarcitoria nei confronti dell'Ilva spa. La medesima tipologia d'azione sarà espedita una volta verificata la possibilità nei confronti degli altri attori inquinanti operanti sul territorio tarantino.
Il Consiglio Comunale inoltre cosiderati rilevanti i pesi ambientali causati alla città di Taranto rivendica l'applicazione di qualsiasi forma di compensazione attraverso un accordo trasparente e chiaro con tutta la grande industria.

Presidente del Consiglio Comunale, Gina Lupo: Dichiaro aperte le dichiarazioni di voto su questo documento.

Rassegna stampa

Grazie alla Provincia, grazie!
Eravamo tutti preoccupati che anche qui scattasse l'emergenza rifiuti come in Campania.
Che bello, avremo il nostro inceneritore d'epoca che farà il paio accanto a quello già attivo a Massafra per proteggerci dalle nostre spazzature assassine!
Che bello respirare aria pulita e salubre: faremo le gite all'inceneritore, apriremo gli agriturismi biologici intorno agli inceneritori, metteremo un parco della rimembranza sotto l'inceneritore per le coppiette che tra tante tenerezze vorranno ricordarsi di quanto fa la Provincia per la salute dei suoi cittadini. Grazie!
L'inceneritore è utile,
l'inceneritore risolve anche le emergenze che non ci sono e non ci saranno mai,
l'inceneritore ci evita la noia di differenziare la monnezza,
l'inceneritore ci fa guadagnare bruciando anche le immondizie degli altri,
l'inceneritore migliora l'ambiente e la salute,
l'inceneritore elimina completamente tutti i rifiuti,
dall'inceneritore non avanza niente in terra, aria e acqua.
Grazie Florido! ci voleva proprio un impegno ambientale così!
P.S.: ma era necessario addolcire la pillola affiancando una notizia così favolosa con la storia ritrita della manciata di pannelli solari su qualche scuola?




...e grazie anche al Comune di Taranto per il senso civico e l'unità dimostrata...
Con due enti così, siamo in una botte d'acciaio!



La democrazia dal basso del presidio di Grottaglie


Sul blog del Presidio permanente no-discariche di Grottaglie è stato riportato un interessante articolo di Massimo Martucci pubblicato dalla rivista Carta, dal titolo "La democrazia dal basso del presidio di Grottaglie".

Tra le righe di una denuncia che deve assolutamente oltrepassare i confini locali per essere resa nota a livello nazionale, si legge:

"L’Ecolevante infatti paga ogni anno delle royalties per la discarica al comune di Grottaglie. 1.850.000 euro, una piccola percentuale di quanto guadagna in realtà. Con questi soldi il Comune aggiusta le strade, costruisce le piazze e le fontane, organizza le feste di paese e si permette sfizi che altre città non potrebbero. Non solo: l’Ecolevante è il principale sponsor di ogni tipo di manifestazione si faccia a Grottaglie, dalla squadra di calcio locale [di cui è proprietaria] fino alle feste dell’Unità, che finanzia dal 1999. [...] Ecolevante è penetrata nel tessuto sociale e nella vita cittadina in maniera profonda. Sin dalla sua nascita [fine anni novanta] non si è avuta una percezione esatta di quello che stava accadendo. In città la maggior parte delle persone erano convinte che la discarica accogliesse i rifiuti solidi urbani locali, che senza la discarica i sacchetti neri pieni di immondizia sarebbero rimasti per strada."

Perfetta sintesi di quel mix di interessi e meccanismi più o meno leciti, ignoranza e menefreghismo che fanno di ogni delitto ambientale un romanzo infinito da cui emerge la precisa volontà di rendere tutti complici e correi.
Vale la pena di leggerlo...



Caricati!!!


Una lettera da Chiaiano.

"Datemi voce e spazio perché sui giornali di domani non si leggerà quello che è accaduto. Si leggerà che i manifestanti di Chiaiano sono entrati in contatto con la polizia. Ma io ero lì. E la storia è un'altra. Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili - davanti agli occhi vedo ancora le loro mani alzate - che, nel tratto estremo di via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio.
Tra le 19,05 e le 20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a guardarli dall'alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di recuperali, c'era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i polsi.
La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura, trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull'asfalto, livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla violenza, inveiva - invece - contro i giornalisti, al sicuro sul balcone di una pizzeria, impegnati nel fotografare.
Chiusa ogni via di accesso, alle 21, le camionette erano già almeno venti. Ma la gente di Chiaiano non se ne era andata. Alle 21.30, oltre 1000 persone erano ancora in strada. La storia è questa. Datemi voce e spazio. Perché si sappia quello che è accaduto. Lo stato di polizia e l'atmosfera violenta di questa sera somigliano troppo a quelli dei regimi totalitaristi. Proprio quelli di cui racconto, con orrore, ai miei studenti durante le lezioni di storia".


Elisa Di Guida, docente di Storia e Filosofia - Napoli

dal blog di Beppe Grillo

martedì 27 maggio 2008

Risarcimento del danno

Comunicato stampa

Nel prossimo consiglio comunale PeaceLink richiede a tutti i consiglieri comunali una scelta netta: il danno ambientale inferto dall'Ilva alla città va risarcito.

E' una scelta su cui non si può transigere. Se un comune cittadino subisce un danno egli chiede il risarcimento. Perché allora se un'intera città subisce un danno l'Ente Comunale non chiede il risarcimento?

Riva ha subito una condanna definitiva ed è giusto che paghi e risarcisca il danno.

Riva ha già ottenuto in passato da Comune e Provincia il ritiro di costituzione di parte civile nel processo per inquinamento. Lo ha fatto promettendo a Taranto un futuro più pulito. Ma non ci ha certo dato un futuro più pulito. Sono anzi arrivate, dopo l'aumento della diossina, persino 16 mila tonnellate di sporchissimo pet-coke per rendere più "salubre" la cokeria. Per quanto tempo dovremo protestare senza avere in conforto del Sindaco che protesta assieme a noi?

I risultati della linea morbida degli enti locali sono sotto gli occhi di tutti.

Lo ha sottolineato il Comitato per Taranto in una recente nota.

Non disponiamo dei dati INES del 2006 e del 2007 ma dalle relazioni presentate nel recente convegno del 9 maggio 2008 dell'Arpa Puglia "Taranto sotto la lente" emerge un aggravamento dell'impatto inquinante della cokeria dell'Ilva, la quale inquinerebbe oggi di più rispetto al periodo del suo sequestro e spegnimento (anni 2001 e 2002).

Riteniamo che sia pertanto necessario - assieme al Comitato per Taranto - che il Comune di Taranto chieda all'Ilva un risarcimento del danno passato, che gli è ancora possibile dato che il ritiro della costituzione di parte civile non preclude la richiesta di risarcimento del danno che può essere avanzato solo dall'ente locale.

Ci auguriamo che non si faccia confusione fra risarcimento e indennizzo: l'indennizzo è il pagamento di un "disturbo" mentre il risarcimento è il pagamento di un "danno".

In generale l'indennizzo è il pagamento dovuto ad un soggetto per un pregiudizio da lui subìto che, però, non consegue ad un atto illecito e, quindi, a responsabilità civile. In ciò l'indennizzo si differenzia dal risarcimento, che è invece dovuto per un danno, ossia un pregiudizio conseguente ad atto illecito e come tale fonte di responsabilità civile.

Non si può quindi parlare di royalities (che sono indennizzi) quando la gente muore di cancro e quando sono accertati reati precisi che ledono l'ambiente e il diritto alla salute. Le cose vanno chiamate con il loro nome: danno ambientale, danno alla salute. Niente royalities, solo giustizia.

Peacelink
Comitato per Taranto

RassILVA stampa

Pet coke a ritmo di jazz!
L'avevamo già pubblicata a caldo, ma sapere che aria respireremmo in caso di abuso di questi ottimi e salutari combustibili, fa sempre un certo effetto!



Oggi il Consiglio Comunale di Taranto voterà sulla mozione dei riformisti riguardante la richiesta di risarcimento danni all'ILVA
... a volte, a leggere i titoli di certi giornali pare che, più che prevedere certi provvedimenti,... si speri in un risultato particolare! Mah!

Segreto di Stato esteso agli impianti civili per produzione di energia


Bruxelles, 27/05/2008

Umberto Guidoni, europarlamentare Pdci, ha presentato un'interrogazione prioritaria alla Commissione europea per chiedere se il Dpcm che allarga il campo d'applicazione del segreto di Stato ad una lunga serie di infrastutture critiche tra le quali "gli impianti civili per produzione di energia " (siti per il deposito delle scorie nucleari, centrali nucleari, rigassificatori e inceneritori) non sia in contrasto con la direttiva europea che disciplina l'accesso del pubblico all'informazione ambientale.

di seguito il testo integrale dell'interrogazione:

Il 1° Maggio 2008 in Italia è entrato in vigore il Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) che allarga il campo d'applicazione del segreto di Stato, in nome della tutela della sicurezza nazionale, ad una lunga serie di infrastutture critiche tra le quali "gli impianti civili per produzione di energia". Questo significa che i siti per il deposito delle scorie nucleari, nuovi impianti civili per produzione di energia, centrali nucleari, rigassificatori, inceneritori/termovalorizzatori potranno essere coperti da segreto di Stato. Segreto che si estende anche agli iter autorizzativi, di monitoraggio, di costruzione e della logistica di tutta la filiera. Si legge nel Dpcm: "nei luoghi coperti dal segreto di Stato le funzioni di controllo ordinariamente svolte dalle aziende sanitarie locali e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sono svolte da autonomi uffici di controllo collocati a livello centrale dalle amministrazioni interessate che li costituiscono con proprio provvedimento" e le amministrazioni "non sono tenute agli obblighi di comunicazione verso le aziende sanitarie locali e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco a cui hanno facoltà di rivolgersi per ausilio o consultazione". Di fatto vengono poste sotto il segreto di Stato anche le informazioni, le notizie, i documenti, gli atti e le attività attinenti alle materie di riferimento. In altre parole un vero e proprio divieto di divulgazione, in quanto chiunque dovesse rendere noto, per esempio, l'esistenza di una discarica di scorie nucleari nel proprio comune, rischierebbe fino a cinque anni di reclusione (art. 261 del Codice penale). Considerando la direttiva n. 2003/4/CE adottata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell'Unione Europea in data 28 Gennaio 2003 che disciplina l'accesso del pubblico all'informazione ambientale, non ritiene, la Commissione, che questo decreto italiano sia in contrasto con la direttiva di cui sopra? Non ritiene la Commissione, in virtù dell'art. 4 della direttiva 2003/4/CE, di dover attuare azioni politiche e verifiche tecniche nei confronti di questo decreto per garantire l'accesso del pubblico all'informazione ambientale?

Fonte: Umberto Guidoni

Le verità scientifiche sull'inceneritore....

Ne parla un interessante articolo pubblicato su ecostiera






Gli inceneritori uccidono. Rotto l’omertoso silenzio sulle verità scientifiche. Pubblicati i link
di
Eleonora Gitto, 24/05/2008

"435 ricerche scientifiche internazionali provano un aumento spaventoso di tumori e nascite malformi in prossimità dei termovalorizzatori”. La notizia, a sorpresa, è stata pubblicata dal quotidiano la Repubblica, venerdì 16 maggio, pagina 90. Un semplice trafiletto che ai più passa inosservato, ma che non sfugge agli attenti lettori che da sempre sostengono la tesi della nocività degli inceneritori.

Certo, come ha fatto rilevare Jacopo Fo nel suo blog, è un fatto straordinario, che la Repubblica decida, se pure in sordina, di smentire sia quanto tutti affermano da tempo per rincorrere la strategia “dell’impiantistica” come panacea del male "rifiuti", sia l’oncologo Veronesi, che ha sostenuto che i termovalorizzatori non sono nocivi.

A nessuno è sfuggita la grande polemica fra Veronesi e Peppe Grillo. Così come a nessuno è sfuggito che, Grillo per affermare l’esatto contrario dell’oncologo, è stato messo alla gogna da media e stampa.

Ma, probabilmente, anche per il quotidiano nazionale era impossibile ignorare ben 435 ricerche scientifiche che provano la grande pericolosità di questi impianti.

L’ultimo dei 435 studi citati è quello pubblicato dall'Istituto Statale di Sorveglianza Sanitaria francese, sito http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/, citato anche dall’autorevole quotidiano, dal quale si evince che "nelle popolazioni che vivono in prossimità di impianti di incenerimento dei rifiuti è stato riscontrato un aumento dei casi di cancro dal 6 al 20 per cento".


"La causa è da imputare all’emissioni di Diossina, prodotta dalla combustione della plastica insieme ad altri materiali. Questa molecola deve la sua micidiale azione ala capacità di concentrarsi negli organismi viventi e di penetrare nelle cellule. Qui va a "inceppare" uno dei principali meccanismi di controllo del Dna, scatenando le alterazioni dei geni che poi portano il cancro e le malformazioni neonatali”.

L’allarme inceneritori è stato dato anche dai Medici Ambientalisti, oncologi, hanno inviato al Parlamento Europeo una lettera aperta indirizzata ai fratelli Prodi, per emendare il testo proposto dal Consiglio: Linee Guida Sui Rifiuti

Nella lettera si leggeCon questa lettera aperta vogliamo ribadire con forza che l’incenerimento è l’ultimo dei rimedi da adottare nella scala delle priorità per lo smaltimento dei rifiuti. E’ una pratica che inevitabilmente produce sostanze nocive e cancerogene e che non risolve il problema: almeno un terzo della quantità trattata si trasforma in ceneri ( una parte delle quali altamente tossica) che sono a loro volta da sistemare in discariche e finiranno per perdersi nell’ambiente.


La combustione provoca, sempre, non la eliminazione ma la trasformazione delle sostanze che si inceneriscono innescando un processo che determina la produzione e l’emissione di sostanze molto pericolose (cancerogene) una per tutte la Diossina ed i suoi congeneri che si accumulano in tutte le fasi del ciclo alimentare. I dati di letteratura scientifica sull’aumento di diossine nei pressi degli inceneritori sono numerosi e preoccupanti, tanto che nella gran parte dei Paesi Occidentali l’incenerimento dei rifiuti non viene più incentivato da tempo.
Solo l’Italia ha lasciato tuttora contributi (CIP6, certificati verdi) per la costruzione di tali impianti avendo equiparato impropriamente ed in contrasto con le direttive europee l’ energia che proviene dal bruciare rifiuti a fonte rinnovabile di energia. Senza tali contributi tutti questi impianti sarebbero in perdita dal punto di vista della produzione energetica e dei costi, e non si dimentichi che le emissioni nell’aria di CO2 e di fumi da combustione contrastano sia con le dichiarazioni del Trattato di Kyoto e soprattutto con il diritto dei cittadini alla salute e ad un futuro sano per le prossime generazioni”.


Qui di seguito sono elencati i link di siti scientifici che hanno pubblicato ricerche sulla pericolosità degli inceneritori:

- Chemosphere. 2008 Apr 26: Relationship between dynamic change of copper and dioxin generation in various fly ash.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1844284…Pubmed_RVDocSum

- Rev Environ Contam Toxicol. 2007;190:1-41. Dioxin formation from waste incineration. [Department of Environmental Toxicology, University of California, Davis, CA 95616, USA.]

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1743233…Pubmed_RVDocSum

- Environ Sci Technol. 2008 Mar 15;42(6):1904-9. Occurrence and profiles of chlorinated and brominated polycyclic aromatic hydrocarbons in waste incinerators.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1840961…Pubmed_RVDocSum

- Chemosphere. 2006 Mar;62(11):1899-906. Epub 2005 Oct 5. Formation of dioxins from combustion of polyvinylidene chloride in a well-controlled incinerator.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1621357…s&dbfrom=pubmed

- Environ Sci Technol. 2002 Mar 15;36(6):1320-4. Formation of PCDDs, PCDFs, and coplanar PCBs from polyvinyl chloride during combustion in an incinerator.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1194468…s&dbfrom=pubmed.

- Environ Health. 2007 Jul 16;6:19. Sarcoma risk and dioxin emissions from incinerators and industrial plants: a population-based case-control study (Italy).



Infine, uno studio condotto da Paola Zambon, dell’istituto oncologico veneto, registro dei tumori del Veneto: Environ Health. 2007 Jul 16;6:19. Sarcoma risk and dioxin emissions from incinerators and industrial plants: a population-based case-control study (Italy):

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1763411…Pubmed_RVDocSum.

Lo studio si conclude con queste parole :

CONCLUSION: Our study supports the association between modelled dioxin exposure and sarcoma.


lunedì 26 maggio 2008

L'intolleranza e la memoria corta

Uno dei grandi problemi dell'ignoranza abissale che sta corrodendo la nostra civiltà è la memoria corta.
L'esperienza del male, non dura neanche una generazione.
Non c'è più memoria che si tramanda e non c'è cultura che resta a monito per il futuro. La magistra vitae è stanca.
- Le guerre, quando si dichiarano, sono sempre lampo e indolore... (poi la realtà è sempre stata un'altra).
- Il populismo chiassoso e arrogante vince sempre sulla pacata misura della saggezza... (Cassandra e Laoconte ci seguono sorridendo dalle pagine dell'Iliade)
- la pancia vince sempre sulla mente se quest'ultima è abituata a digiunare
- Gli altri sono sempre gli altri
- Il territorio degli altri è sempre un altro territorio


"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare."

(Bertold Brecht)

Rassegna: acqua o coke?

Dalla Gazzetta di Taranto del 25 maggio 2008

- Il NOE fa visita all'ILVA e trova tanto buon pet-coke...
Se cercate il ricettacolo mondiale del combustibile più scadente e pericoloso, qui a Taranto abbiamo cave capienti, forni voraci, incoscienza, ignoranza, polmoni e reni da record!!!

- Acquedotto Pugliese. Conclusa l'inchiesta per la crisi idrica dell'estate scorsa, ora comincia il processo.

sabato 24 maggio 2008

Guerra tra poveri

Follia antizigana in Italia. 
Notizia dell'ultima ora. Il Gruppo EveryOne ha concluso la prima fase
delle le proprie indagini relative alla presunta rapitrice di Ponticelli.

Oltre alla conferma che si tratta di una montatura, Angelica è risultata
essere una giovane slava e non una Romnì. Non è la prima volta che reati
commessi da altre etnie (ma nel caso di Angelica si conferma anche la sua
estraneità ai fatti delittuosi che le sono stati attribuiti) vengono
addossati ai Rom al fine di giustificarne la persecuzione.

Il caso di Angelica, ragazza Rom accusata del tentato rapimento di una
bambina di sei mesi avvenuto a Napoli, nel quartiere Ponticelli, è una
montatura.

La testimonianza di Flora Martinelli, la madre della bambina, del padre di
lei Ciro e dei loro vicini di casa è falsa
. Il Gruppo EveryOne ha indagato
accuratamente sull'evento che ha scatenato una vera e propria caccia al
Rom, che da Napoli si è diffusa a macchia d'olio in tutta Italia. "Fin
dall'inizio le dinamiche del rapimento non ci hanno convinto, perché chi
conosce la palazzina in cui sarebbe avvenuto il reato sa che è
praticamente inaccessibile, sia per il cancello che per l'attenta
sorveglianza degli inquilini
", affermano i leader del Gruppo EveryOne
Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. Vi sono poi discordanze
fra le testimonianze della Martinelli, di suo padre e dei vicini. La donna
in un primo momento ha dichiarato che la porta del suo appartamento
sarebbe stata forzata, poi ha ricordato di averla lasciata aperta. Dopo
aver notato la porta aperta, la madre sarebbe andata a controllare la
culla, quindi sarebbe tornata verso il pianerottolo dove avrebbe sorpreso
- passati almeno venti secondi - la ragazzina Rom con la sua piccola in
braccio. Non solo: avrebbe avuto ancora il tempo di raggiungerla e
strapparle la bambina. Quindi la Rom si sarebbe mossa al rallentatore,
consentendo a nonno Ciro di raggiungerla, afferrarla e schiaffeggiarla al
piano di sotto. Alcuni dei vicini hanno riferito alle autorità che
Angelica aveva ancora la bambina in braccio, quando l'hanno fermata. Ma
non basta, perché nei giorni precedenti al fatto, gli inquilini della
palazzina si erano riuniti più volte, con un solo ordine del giorno: come
ottenere lo sgombero delle famiglie Rom accampate a Ponticelli. Dopo
queste analisi di massima, il Gruppo EveryOne - che può contare su
attivisti e organizzazioni locali - ha effettuato ulteriori accertamenti,
sia presso il carcere, dove un funzionario, dopo aver ascoltato le ipotesi
che scagionavano la presunta rapitrice, ammetteva:

"Avete ragione, anche noi siamo in difficoltà, perché questo non è un
evento diverso da tanti altri, ma qualcuno ha voluto trasformarlo in un
caso nazionale". Gli inquilini di Ponticelli fanno blocco: i Rom non li
vogliono più. Qualcuno però, mostra qualche scrupolo di coscienza, ma ha
paura, perché le pressioni sono forti e mettersi contro il comitato di
Ponticelli è pericoloso.

"Angelica, in realtà, conosceva una delle famiglie
che abitano in via Principe di Napoli, dove è avvenuto l'episodio",
continuano gli attivisti del Gruppo EveryOne, "ha suonato al citofono ed è
stata notata da alcune inquiline. Pochi istanti dopo è scattata la
trappola e la furia dei condomini si è scatenata contro di lei, che è
stata raggiunta in strada, afferrata, schiaffeggiata e consegnata alla
polizia. Vi sono testimoni che conoscono la verità e due di loro sono
disposte a parlare al giudice. E' importante che l'avvocato Rosa Mazzei,
che difende la ragazza Rom, non si faccia intimidire e sostenga la verità
in tribunale". Un attivista di Napoli suppone che la linea di difesa
potrebbe essere, invece, quella di ammettere il furto, ma non il tentato
rapimento. Le conseguenze del caso di Ponticelli, con l'eco mediatica
promossa da quotidiani e network, sono state gravissime e sono un indice
evidente di come sia necessario abbandonare razzismo e xenofobia per
riscoprire la strada dei diritti umani.

Adesso è importante che le organizzazioni locali per i diritti dell'uomo
vigilino sulla serenità di Angelica, che subisce pressioni gravi e
intollerabili. Salvaguardare la tranquillità della ragazza significa
salvaguardare la verità sul caso di Ponticelli, che è la tragica verità di
un'altra ingiustizia, di un'altra calunnia, di altre disumane violenze
subite dal popolo Rom in Italia, già colpito da emarginazione e
segregazione, vessato da provvedimenti iniqui. Gli attivisti del Gruppo
EveryOne concludono con alcune considerazioni che dovrebbero far
riflettere: "Da anni lanciamo l'allarme riguardo alla campagna razziale in
corso in Italia. Grazie all'appoggio di forze politiche transnazionali
attive nel campo dei diritti umani e civili, abbiamo ottenuto Risoluzioni
europee e documenti-guida da parte delle Nazioni Unite, che ammoniscono
l'Italia contro le sue politiche razziali. I Rom in Italia non sono
criminali, ma famiglie in difficoltà. Su 150 mila 'zingari' presenti nel
nostro Paese, 90 mila sono bambini. La speranza di vita media dei Rom, qui
da noi, è di soli 35 anni, contro gli 80 degli altri cittadini. La
mortalità dei bimbi Rom è 15 volte superiore a quella degli altri bambini.
Sono numeri che esprimono una persecuzione
. Riguardo alla criminalità Rom,
essa non ha un'incidenza rilevante, come dimostrano i dati del Ministero
degli Interni e le aggressioni nei confronti di italiani sono praticamente
inesistenti".

"Il caso di Giovanna Reggiani fu un'altro grande inganno,
perché il presunto omicida, Romulus Mailat, non è Rom, ma un romeno di
etnia Bunjas, che non ha nulla a che vedere con i popoli 'zingari'.
L'abbiamo documentato, a suo tempo, agli inquirenti e alla stampa, ma il
nostro dossier scientifico non fu preso in considerazione. Il razzismo fa
comodo a uno stuolo di persone, a partiti politici e media, alla
criminalità organizzata, che muove miliardi di euro ogni anno. A questo
proposito, ricordiamo che i Rom coinvolti in delitti agiscono quasi sempre
per ordine di criminali mafiosi italiani, i quali - a causa
dell'emarginazione e della segregazione in cui versano i 'nomadi' - li
hanno ridotti in schiavitù. Lo sanno le autorità, lo sanno i politici e
sarebbe ora che lo sapessero tutti i cittadini italiani".


http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2008/5/18_Follia_antizigana_in_Italia._EveryOne_sul_rapimento_di_Napoli.html

Parliamo di ROM

L'eurodeputata rom Viktoria Mohacsi (Eldr) dopo la visita di due giorni negli insediamenti di Roma e Napoli. "Ecco le mie denunce al Parlamento"

'Blitz nei campi rom e bimbi spariti' L'accusa dell'inviato Ue all'Italia

"Razzie di poliziotti senza spiegazioni". Non esiste "una vera politica sull'immigrazione". "Perché non avete mai chiesto l'accesso ai finanziamenti per l'integrazione?"
di CLAUDIA FUSANI


ROMA - Parla a Strasburgo, seduta plenaria del Parlamento europeo, Commissione dei diritti umani. Parla di quello che ha visto in questi due giorni visitando i campi rom tra Roma e Napoli. E lancia contro l'Italia un grave atto di accusa: violazione dei fondamentali diritti umani, bambini di cui si sono perse le tracce, razzie notturne della polizia. Vittoria Mohacsi, l'eurodeputato rom di origine ungherese è arrivata in Italia venerdì sera inviata dal suo partito (Eldr) per capire cosa sta succedendo in Italia tra annunci di deportazioni e di rimpatri di massa. Ospite del Partito Radicale sabato ha visitato due campi nella capitale (Castel Romano e Casilino 900, circa 1400 persone) e domenica è stata Napoli, dove l'intolleranza verso i rom è emergenza sociale e di sicurezza dopo gli incendi appiccati nel campo di Ponticelli. "E' tutto bruciato, le persone sono state sfollate e messe al sicuro durante la notte, una scena desolante" dice l'europarlamentare ospite di un convegno dei Radicali nella sede di Torre Argentina. Stasera pronuncerà il suo atto di accusa al momento raccolto in appunti in un quaderno rosa a disegni cachemire. Il cahier des dolehances si sviluppa lungo due direttrici. La prima di carattere politico e denuncerà la "totale assenza" in Italia di una politica per l'immigrazione. La seconda riguarda le denunce che gli stessi rom hanno rappresentato all'europarlamentare europea.

La difficoltà di avere dati certi. Purtroppo, ha spiegato l'eurodeputata di origini rom, 33 anni e tre figli, "
ho avuto molta difficoltà ad avere dati e numeri attendibili sulla comunità rom in Italia" un fatto grave di per sè perchè dimostra che c'è scarsa conoscenza del fenomeno. Le informazioni più certe sono state fornite dall'Opera nomadi: "In Italia ci sono circa 200 mila rom di varie etnie di cui solo 80 mila sono residenti in Italia. Degli altri centoventimila la maggioranza sono semillegali. Soprattutto non esistono dati su quale era la situazione prima dell'ingresso nella Ue di Romania e Bulgaria" i paesi dove vive la maggior concentrazione rom. Il problema vero è che di tutte queste persone non esiste una banca dati che dica da quanto tempo sono qui, la nazionalità, manca un identikit della comunità.

"L'Italia non ha una politica sull'immigrazione". L'assenza di dati certi dimostra che manca il presupposto per la soluzione di ogni problema: la conoscenza. "L'Italia non ha una politica sull'immigrazione, non ha mai riconosciuto i rom neppure come minoranza linguistica e non ha una politica per le minoranze etniche. Ho incontrato persone che vivono qui anche da quaranta anni e ancora non hanno uno straccio di documento". Secondo Mohacsi l
a politica dell'Italia con gli stranieri è "assurda": "Non si base su legami geografici ma su vincoli di sangue (la cittadinanza viene data non in base allo ius soli ma in base allo ius sanguinis ndr); molti dei 120 mila senza documenti hanno ancora passaporti con la dicitura Jugoslavia che tutti sappiamo non esistere più". Adesso la politica del governo sembra orientarsi verso i rimpatri di massa ma "la maggior parte di queste persone non ha patria. Sono cittadini europei che sarebbero trasbordati da un posto all'altro. Fare quello che vuol fare l'Italia significa solo spostare il problema". L'Italia "non riconosce agli immigrati i diritti fondamentali: l'istruzione, la casa, l'assistenza sociale e sanitaria".

"Si sentono come se fossero a Auschwitz". I campi sono in condizioni "orribili" , le persone vivono in baracche di lamiere, in mezzo ai rifiuti e ai topi, senza acqua corrente e senza luce. "Non ci sono servizi di alcuno tipo nelle vicinanze - racconta l'europarlamentare - . A Castel Romano su mille persone, 5 forse 6 hanno la cittadinanza. Una donna mi ha detto che si sente come se fosse ad Auschwitz...". Una citazione che non deve sembrare casuale. Durante la seconda guerra mondiale furono uccisi 500 mila zingari vittime del reich e dei folli progetti di dominazione razziale. Molti di loro furono deportati e sterminati proprio ad Auschwitz. Nella lingua gitana si chiama Porrajmos, significa "divoramento" e indica la persecuzione.

"Le razzie dei poliziotti". Nel suo viaggio nei campi Mohacsi ha soprattutto ascoltato. "
Al campo Casilino 900 - dice - mi hanno raccontato che ogni 3 o 4 giorni verso mezzanotte arrivano pattuglie di poliziotti in divisa e armati. Non chiedono nulla, semplicemente picchiano. Ogni volta portano via circa 20 persone che scompaiono per 48 ore. Li tengono in celle dove vengono picchiati. Poi li rilasciano. Mi è stato assicurato che chi viene portato via non ha precedenti e non è ricercato".

"I bambini scomparsi". E' un altro punto agghiacciante del resoconto che l'eurodeputata fa a Strasburgo. "A Napoli la situazione è ancora peggiore. L'avvocato dell'Opera nomadi mi ha detto che da due anni sono state perse le tracce di dodici bambini accusati di accattonaggio. Questi ragazzini sembrano spariti nel nulla, non esiste neppure un pezzo di carta. Ho incontrato un nonno di 60 anni disperato perchè non sa più nulla di suo nipote". Se ribatti che i minori vengono spesso usati dai genitori per rubare, scippare, furti in casa, una vera e propria piaga, la risposta di Mohacsi è: "Bisogna punire chi delinque e tenerlo in carcere. Non far sparire i bambini".

"Chi indaga sulle molotov?". Dopo il fatto della ragazza di 16 anni accusata di voler rapire un bambino, le razzie dei poliziotti "sono aumentate". "Ho chiesto - insiste Mohacsi - tramite l'avvocato dell'Opera nomadi cosa la giustizia stesse facendo e mi ha detto che non risultano inchieste. Nè sulla ragazza accusata di voler sequestrare un bambino, nè su chi ha lanciato le molotov contro i campi e li ha incendiati".

"L'Italia chiede i fondi Ue". L'eurodeputato sa di maneggiare una questione difficile, scivolosa e delicata. Sa che quella dei rom è "un'emergenza sociale" in tutta Europa. Ma occorre tentare, provare a distinguere il bene dal male, il buono dal cattivo. Guai generalizzare. Provarci è un obbligo per un paese civile. "Alcuni paesi come Repubblica Ceca, Spagna, Romania, Bulgaria hanno ottenuto 250 milioni di euro dalla Ue per i progetti di integrazione delle popolazioni rom. Perchè l'Italia non ha mai chiesto l'accesso a questi finanziamenti?". Perchè serve un progetto. E forse non c'è mai stato.

http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/cronaca/sicurezza-politica4/accuse-italia/accuse-italia.html

novità

Dal Corriere della Sera, 23 maggio 2007

Torna il nucleare: si riparte da Manduria e Nardò. Il cetriolo nazionale è di nuovo saltato... Auguri!


Incidenti sul lavoro in Puglia. 85 morti in un anno. 13 a Taranto (ma vale ancora il discorso per cui all'ILVA si considerano morti sul lavoro solo quelli periti in fabbrica?)


Crisi idrica. La miniera d'oro è nel water! La ricca e lungimirante Los Angeles affronta con serietà e programmazione (i grandi assenti dalle nostre parti) la questione dell'approvvigionamento idrico. Una campagna di adeguamento di impianti e stili di vita (le perdite alle condutture, da quelle parti siano considerate così immorali e impensabili da non essere prese in considerazione). Fino alla depurazione delle acque nere! Proponiamo un Erasmus in California ai dirigenti dell'Acquedotto Pugliese?


Medicine e sicurezza. Basta un poco di grana e la pillola va giù, la pillola va giù... ma anche inceneritori, centrali, rigassificatori vanno giù così? Ricordiamoci Brinsisi, sospendiamo il giudizio e aspettiamo...


A proposito di Brindisi. Come ha detto Boccia, lì il rigassificatore non si farà. Quando il territorio fa fronte comune per il futuro del proprio sviluppo non ci sono pressioni o "altro" che tenga. Florido, se ci sei batti un colpo!


Ce n'è anche per i giornalisti. Quante (poche) inchieste, anche dalle nostre parti, e quanti (tanti) inchini ai dettati del potere. Il sofà piace a tutti. Il bene della propria città, della nazione, dei cittadini, la serietà della professione restano parole, parole, parole. Grazie ad una blogger americana ci possiamo togliere anche noi qualche sassolino sulla scarpa. Dedicato ai nostri operatori dei media.