martedì 25 dicembre 2012

Le lacrime di Ethra

Era un pianto a ciel sereno ciò che ho visto ieri. Un cielo sereno e azzurro che dalla Basilicata ci riaccompagnava a casa.
Uno sguardo un po' più in là, verso la meta, ed il viso si bagna ed il respiro si affoga.
Come possiamo sopportare questo? Perché dobbiamo respirare quell'aria? Cosa ho dentro? Come posso pensare di avere un figlio qui? Come accettare questa idea pensando che possa nascere già malato? È giusto restare per accudire i genitori già malati? È giusto andarsene? Ed io? Quanto mi sto ammalando restando qui? Quale futuro ho io restando qui dove tutto muore?
Si è bello il mare, bello il clima bello tutto ciò che ci manca quando non siamo qui ma quando siamo qui ci ammaliamo mentalmente e fisicamente perché non c'è aggregazione di pensiero nel voler migliorare questa condizione, non c'è!

Dentro la nube marrone che si scorgeva dal confine tutto è solare, abitudinario, normale. Si, perché da dentro non sei obiettivo, non hai una visione globale perché da dentro quelle cazzo di polveri non le vedi ma le respiri, perché la terra che brucia non ti scotta la pelle ma ti inaridisce l'anima, perché i frutti che ti nutrono ti ammazzano, perché tutte le speranze e i progetti che condividi vengono soppressi.

Falanto come deve interpretare le lacrime questa volta?

(DLG da facebook)

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