Decreto “salva Ilva”, l’ok della Camera e le sconcertanti dichiarazioni dei parlamentari
Tutto è filato liscio. E non poteva essere diversamente visto il
livello e lo spessore dei parlamentari che occupano i banchi della
Camera dei Deputati. Il governo tecnico, dopo aver incassato lunedì la
fiducia alla prima chiamata (con 421 sì, 71 no e 24 astenuti), ha
ottenuto ieri il via libera sul decreto ‘salva-Ilva’ grazie ad una
maggioranza schiacciante. Approvato, dunque, il decreto legge recante
“Disposizioni urgenti a tutela della salute, dell’ambiente e dei livelli
di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di
interesse strategico nazionale (dl Ilva)”, grazie a 420 sì, 21 no e 49
astenuti. La Lega si è astenuta, mentre i radicali hanno votato contro.
Eppure, nonostante questi numeri, il governo ha scelto la strada più
sicura: il voto di fiducia.
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Il testo passerà già oggi all’esame del Senato per l’approvazione in
seconda seduta. Nel frattempo a Taranto, negli stessi istanti, il
presidente Ilva Bruno Ferrante – all’indomani del discorso di Natale in
cui ha nuovamente attaccato la magistratura tarantina – depositava
presso la cancelleria del tribunale del Riesame di Taranto la rinuncia
al ricorso presentato nei giorni scorsi con cui si chiedeva la revoca
del sequestro del prodotto finito e semi-lavorato posto sotto sigilli lo
scorso 26 novembre. Revoca che tra l’altro aveva già incassato il no
della Procura e del gip Patrizia Todisco. Grazie a questo decreto,
l’Ilva rientra definitivamente in possesso degli impianti dell’area a
caldo, così come dell’acciaio finito sotto sequestro perché considerato
“corpo del reato” essendo stato prodotto nonostante il sequestro degli
impianti dell’area a caldo ordinasse la non facoltà d’uso per l’attività
produttiva, attuando quindi una condotta definita dalla Procura “contra
legem”.
Poco prima del voto, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha
ringraziato tutti, sostenendo come questo decreto è un provvedimento
chiave per coniugare “ambiente, salute e lavoro”, che consentirà al
nostro paese di intraprendere la strada di uno sviluppo industriale
“finalmente sostenibile”. Cancellate dunque le disposizioni
dell’autorità giudiziaria, che ora – come ha ripetuto ancora una volta
Clini – dovrà “tenere conto di questa legge”. Come detto, l’approvazione
del decreto è stata possibile grazie a centinaia di personaggi che a
definirli politici e rappresentanti dello Stato ci vuole davvero
fantasia. E’ stato infatti sconcertante ascoltarli durante i loro
discorsi in cui hanno motivato il loro voto a favore del ‘salva-Ilva’.
Ciò che maggiormente colpisce è l’ignoranza totale che caratterizza i
nostri parlamentari. Che anche ieri hanno dimostrato di possedere una
cultura prossima allo zero. In molti infatti, hanno lamentato la
mancanza di “dialogo” e di “collaborazione” da parte della Procura
tarantina. Una tesi destituita di ogni fondamento, visto che la
separazione (o divisione) dei poteri è uno dei principi fondamentali
dello stato di diritto. E consiste nell’individuazione di tre funzioni
pubbliche – legislazione, amministrazione e giurisdizione – e
nell’attribuzione delle stesse a tre distinti poteri dello stato, intesi
come organi o complessi di organi dello Stato indipendenti dagli altri
poteri: il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere
giudiziario.
Quest’ultimo, nel caso specifico, è dovuto intervenire perché si era
in presenza di un reato penale: ma evidentemente, per i nostri
parlamentari, il gip Todisco e il procuratore capo della Repubblica di
Taranto, Franco Sebastio, avrebbero dovuto sedersi intorno ad un tavolo
con il governo e l’Ilva per contrattare sul da farsi. Un’assurdità che
non merita ulteriori commenti. Inoltre, sempre restando in tema di
ignoranza, in molti hanno lamentato l’assenza di “dati certi o comunque
non veritieri sulla situazione ambientale e sanitaria di Taranto”,
frutto di un “allarmismo ingiustificato” e di un “ambientalismo
radicale”.
Se solo si fossero presi la briga di andarsi a leggere le decine di
studi su Taranto prodotti dalla comunità scientifica dagli anni ’80 ad
oggi (non ultimo lo studio Sentieri aggiornato al 2010 che ha descritto
una situazione sanitaria compromessa come affermato dal ministro della
Salute Renato Balduzzi), forse avrebbero scoperto che la realtà è molto
diversa da quella che alberga nelle loro menti. Inoltre, fieri della
loro totale ignoranza, dimostrano di non aver assolutamente letto le
oltre 600 pagine dell’ordinanza di sequestro preventivo degli impianti
dell’area a caldo dello scorso luglio. Altrimenti avrebbero scoperto che
il teorema della magistratura tarantina, é molto più semplice di quello
immaginato e non compreso: ovvero fermare gli impianti per risanarli e
bonificarli, dopo di che farli ripartire.
Avrebbero scoperto, leggendo le carte della Procura e del gip
Todisco, che non vi è traccia alcuna di chiusura a vita dello
stabilimento tarantino. Ed invece, ancora ieri, erano lì a domandarsi
con toni drammatici quale sarebbe stata l’alternativa economica
all’eventuale chiusura dell’Ilva. Enunciando per l’ennesima volta il
dramma economico che si sarebbe trovato a vivere il nostro paese dovendo
acquistare l’acciaio da produttori esteri. Sottolineando, inoltre, che
la chiusura dello stabilimento di Taranto avrebbe comportato il fermo di
tanti impianti del Nord: e vuoi che per colpa di una Procura del Sud si
debba fermare la produttività del ricco e prosperoso motore
dell’economia italiana?
C’è chi, tra le tante altre cose, si è anche spinto nell’invocare il
ritorno alla libertà per i componenti della famiglia Riva: i domiciliari
e il carcere non hanno “più senso” una volta approvato il decreto.
Concludendo il tutto con una frase che si commenta da sola: “Questo
decreto è un segno di civiltà per il nostro paese”. Il filosofo greco
Socrate, vissuto oltre 2.400 anni fa, lo aveva già intuito: “C’è un solo
bene: il sapere. E un solo male: l’ignoranza”.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 20.12.12)
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