Assemblea pubblica del 21 Dicembre 2012 alla presenza dell'Avv. Giampiero Mancarelli Assessore all'Ambiente della Provincia di Taranto.
Domanda e risposta in riferimento ai due impianti (trattamento e incenerimento fanghi) in progetto a Massafra.
domenica 30 dicembre 2012
sabato 29 dicembre 2012
Finocchiaro, vattene a vendere i lupini!!
Ma è possibile che in una città massacrata dalla colonizzazione industriale, con una classe operaia umiliata ed offessa, il PD non riesca a proporci altro che questo fantasma oligarchico e corrotto che si esprime con parole del genere?
"La legge appena varata caldeggia ... Misure innovative in grado di traguardare approdi dalla valenza etica nella realizzazione dei processi industriali"
Ma cosa vogliono dire?
Ci siamo rivolti a degli esperti in lingua PD.
Ci hanno suggerito che in caso di espressioni arcane come questa occorre prendere le iniziali di ogni parola (IMITAVERP) poi si scambia la lettera corrispondente all'iniziale del nome di chi le ha dette, Anna (a=1) con quella corrispondente alla somma delle iniziali, Anna Finocchiaro (A+F=1+6=7), per ottenere una sigla apparentemente incomprensibile (EMITAVIRP), che va invertita (PRIVATIME). Abbiamo ottenuto il significato contratto. Ma è acora oscuro.
A questo punto si stacca la P di PD e le successive 4 lettere corrispondenti alla D=4 di PD, per ottenere P-RIVA-TIME. Ora finalmente tutti coloro che sono a conoscenza della generosità di Riva verso il grande capo PD Bersani (100.000 euro "donati" per la sua precedente campagna elettorale...) possono trovare il senso delle parole della Finocchiaro su Taranto:
Ora che abbiamo svelato l'arcano. Buona lettura!
"La legge appena varata caldeggia ... Misure innovative in grado di traguardare approdi dalla valenza etica nella realizzazione dei processi industriali"
Ma cosa vogliono dire?
Misure
Innovative
Traguardare
Approdi
Valenza
Etica
Realizzazione
Processi
Industriali
E' uno scioglilingua? E' un gioco di parole? Forse.Ci siamo rivolti a degli esperti in lingua PD.
Ci hanno suggerito che in caso di espressioni arcane come questa occorre prendere le iniziali di ogni parola (IMITAVERP) poi si scambia la lettera corrispondente all'iniziale del nome di chi le ha dette, Anna (a=1) con quella corrispondente alla somma delle iniziali, Anna Finocchiaro (A+F=1+6=7), per ottenere una sigla apparentemente incomprensibile (EMITAVIRP), che va invertita (PRIVATIME). Abbiamo ottenuto il significato contratto. Ma è acora oscuro.
A questo punto si stacca la P di PD e le successive 4 lettere corrispondenti alla D=4 di PD, per ottenere P-RIVA-TIME. Ora finalmente tutti coloro che sono a conoscenza della generosità di Riva verso il grande capo PD Bersani (100.000 euro "donati" per la sua precedente campagna elettorale...) possono trovare il senso delle parole della Finocchiaro su Taranto:
Per RIVA every TIME!
Ora che abbiamo svelato l'arcano. Buona lettura!
L’intervista – Anna Finocchiaro (Pd) fa il punto sull’Ilva e sulla sua candidatura a Taranto
“L’accusa di ‘assassina’ mi ha ferito molto…Taranto è una città esasperata, l’avamposto di un Sud in pericolo. Sempre più lacerato dalla modernità dei conflitti”. Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, rivendica la propria storia: “Vengo da Priolo, conosco molto bene i dissidi che si schiudono dinanzi al binomio lavoro-salute. E’ il dramma della nostra epoca quello di riuscire a tenere assieme, portare a sintesi diritti egualmente importanti”. L’Avanti! ha fatto il punto con la capogruppo Finocchiaro sulla spinosa questione dell’Ilva di Taranto e sulla sua candidatura nella città pugliese.
Finocchiaro il decreto salva
Ilva, in realtà, supera questa antinomia. Persegue un’idea precisa:
ancor prima della salute, è importante proteggere il lavoro. La
sinistra, soprattutto quella di stampo riformista, si candida a
governare il Paese con queste credenziali?
La sinistra paga i ritardi accumulati
negli ultimi venti anni. Non si governa un Paese, complesso ed
articolato come il nostro, senza il varo di precise e robuste politiche
industriali. Il decreto Ilva segna un primo passo verso questa
direzione.
Verso quale direzione?
La legge appena varata caldeggia l’idea
che si possa produrre senza danneggiare la salute degli operai e delle
popolazioni residenti. Per la prima volta, nella nostra legislazione si
contempla il reato di danno sanitario. E, poi, è previsto l’esproprio
degli impianti qualora i Riva non dovessero rispettare gli impegni
assunti con la nuova Aia. Misure innovative in grado di traguardare
approdi dalla valenza etica nella realizzazione dei processi
industriali.
In una città dove si muore di
cancro più che in qualsiasi altro posto d’Italia, fa un certo effetto
sentire parlare di approdi etici nella ricerca del profitto.
E se avessimo chiuso l’Ilva, cosa
avremmo concluso? Prenda Bagnoli: aspettano ancora, dopo quasi
trent’anni, la bonifica del sito. E sa perché le bonifiche non si sono
più realizzate? Perché quella fabbrica è chiusa, non interessa a
nessuno. E’ un vuoto a perdere. Vogliamo che Taranto ripercorra
l’esperienza di Bagnoli?
Le primarie sono uno strumento di democrazia partecipata al pari di candidature, come la sua, calate dall’alto?
Il Pd di Puglia mi ha chiesto di
candidarmi qui a Taranto. Non me la sono sentita di rifiutare. Sono una
vecchia militante cosa posso farci. Per la storia dalla quale provengo
le scelte personali non possono che uniformarsi alle indicazioni del
partito.
In ultimo, quando un governo socialista è in grado di differenziarsi rispetto ad un esecutivo conservatore?
Quando pone al centro della propria
strategia politica il tema del lavoro. Non c’è sinistra se avanza la
precarietà e si lede la dignità dell’uomo. (Avanti)
Amen!
Eccovi il "santino" della Finocchiaro
Amen!
Eccovi il "santino" della Finocchiaro
giovedì 27 dicembre 2012
Poveri cristi... pure a Natale gli tocca lavorare!
Ilva, Procura Taranto solleva conflitto di attribuzione contro decreto del governo
Nuovo capitolo giudiziario per la vicenda Ilva. La Procura di Taranto ha inviato alla Corte Costituzionale il ricorso contro il decreto del governo (chiamato Salva-Ilva), sollevando un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato. Secondo i magistrati tarantini, riconsegnando gli impianti dell’area a caldo all’Ilva e permettendo al colosso industriale di tornare a produrre acciaio, il governo ha di fatto impedito l’esercizio dell’azione penale interferendo con un’indagine ancora in corso. Sugli impianti, infatti, vigeva un sequestro con giudicato cautelare, ordinato dal gip Patrizia Todisco lo scorso 26 luglio, confermato dal tribunale del Riesame e contro il quale Ilva non ha mai proposto ricorso in Cassazione.
I pm pugliesi impugnano dunque il cosiddetto “salva Ilva”, il decreto legge numero 207 del 3 dicembre, che riguarda l’acciaieria di Taranto, ma si applica anche a tutti gli stabilimenti industriali ritenuti di interesse strategico nazionale e con occupazione superiore ai 200 addetti. Il provvedimento consente all’azienda la continuità produttiva nonostante il sequestro disposto dall’autorità giudiziaria che ipotizza il reato di disastro ambientale. Il decreto è stato convertito in legge dal Parlamento lo scorso 19 dicembre.
Il conflitto di attribuzione da parte della Procura non esclude la possibilità che da parte della magistratura di Taranto si sollevi anche l’eccezione di incostituzionalità della legge, procedimento, questo, che ha però bisogno di una “sede tecnica” per essere attivato. La possibile data potrebbe essere il 3 gennaio quando si discuterà di un nuovo ricorso dell’Ilva contro il dissequestro degli impianti o l’8 gennaio quando è invece calendarizzata l’udienza sul ricorso Ilva per ottenere il dissequestro di prodotti finiti e semilavorati bloccati dallo scorso 26 novembre. Si tratta di un milione settecentomila tonnellate di acciaio considerato dai pm “provento di reato del valore di circa un miliardo di euro”. (Fattoquotidiano)
“Questa vicenda ha una connotazione che, oltre che processual-penalistica, è di enorme importanza da un punto di vista sociale ed etico”: lo ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Taranto Franco Sebastio, commentando la notizia del ricorso presentato alla Consulta contro il decreto legge 207 “salva-Ilva” approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 3 dicembre e convertito in legge dal Parlamento il 20 dicembre scorso. E’ quanto riporta Vittorio Ricapito sul sito di “TmNews”.
“Forse per la prima volta – prosegue il procuratore – viene posto il problema della compatibilità fra il diritto alla salute e quindi alla vita, e altri diritti pure costituzionalmente protetti, quali il diritto al lavoro e alla libera esplicazione dell`attività imprenditoriale, nonché quello delle competenze fra i vari Poteri dello Stato. Tale problematica è emersa a Taranto per la vicenda Ilva, ma potrebbe sorgere in futuro anche in altre sedi, sicché va detta una parola chiara e definitiva, sia per quanto riguarda la questione già indicata (antinomia fra diritto alla vita e diritto al lavoro), sia per quanto riguarda l`autonomo esercizio dei poteri-doveri di competenza dei vari organi dello Stato. Le soluzioni non possono essere demandate ai singoli poteri ma devono essere affidate all`unico organo che ha competenza specifica, la Corte Costituzionale. E` pertanto, in quest`ottica che viene richiesto, e che potrà essere ulteriormente richiesto in seguito, l`intervento del Giudice delle Leggi, unico organo deputato a dire una parola definitiva sulla problematica in questione: attenderemo serenamente le sue decisioni, che forniranno una risposta chiarificatrice in merito”. ”
Tutto ciò – conclude il procuratore Sebastio – non per alimentare ipotetici conflitti con i più alti Poteri dello Stato, che non avrebbero ragion d’essere, ma per ottenere definitiva chiarezza su una problematica così delicata e complessa, in un`ottica non di lotta e contestazione, ma di collaborazione ispirata ad un idem sentire”. (Inchiostroverde)
Argomenti
DL 207/2012,
emendamento,
ILVA,
procura,
ricorso
Il PD, la partecipazione e la... faccia tosta!
Si noti nell'immagine l'accostamento tra quell'innocente creatura della
Finocchiaro (a tal proposito consigliamo un paio di notizie sulla sua
"onesta" famiglia: linkiesta e informareperesistere) con due angeli custodi puri e cristallini come Florido e Vico, dei veri "benefattori" del territorio tarantino!
Una triade da fare invidia alla sacra famiglia del presepe!
La Finocchiaro si presenta a Taranto ma viene contestata: "Via dalla nostra città"
La presenza a Taranto, dove è candidata per le primarie, del capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, è stata contestata stasera da una ventina di persone che si sono radunate sotto la sede provinciale del partito in via Principe Amedeo. I contestatori si definiscono cittadini "liberi", non appartenenti a nessun movimento e organizzazione. "Via dalla nostra città" e "Assassini" sono alcuni degli slogan urlati con riferimento all'approvazione in Parlamento da parte del Pd del decreto legge che permette all'Ilva di proseguire l'attività produttiva nonostante il sequestro della Magistratura. Digos e Polizia presidiano la zona. I contestatori sono arrivati dopo che la Finocchiaro aveva già cominciato la conferenza stampa ma non hanno raggiunto i locali del partito. Un loro esponente ha dichiarato che "i cittadini devono decidere della politica e non il contrario" con chiaro riferimento alla volontà del Pd di far candidare a Taranto la Finocchiaro.
"Ho chiesto io di fare le primarie ed ho accolto la richiesta del partito di coinvolgermi per dare un risalto nazionale a Taranto divenuta così emblematica per la vicenda Ilva" ha detto in una conferenza stampa Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, presentando la sua candidatura alle primarie dei Democratici di domenica prossima. Finocchiaro è infatti candidata a Taranto. "Taranto - ha affermato Finocchiaro - è emblematica a livello nazionale e non solo per la vicenda Ilva. Taranto
è una città simbolo del Mezzogiorno per una serie di motivi. E' una
città emblematica anche per quel che riguarda il rapporto tra la
produzione e l'ambiente. Rapporto delicato, complesso su cui ci si
interroga non solo a Taranto ma anche in molte altre zone d'Italia e
d'Europa". (repubblica)
Una triade da fare invidia alla sacra famiglia del presepe!
La Finocchiaro si presenta a Taranto ma viene contestata: "Via dalla nostra città"
La presenza a Taranto, dove è candidata per le primarie, del capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, è stata contestata stasera da una ventina di persone che si sono radunate sotto la sede provinciale del partito in via Principe Amedeo. I contestatori si definiscono cittadini "liberi", non appartenenti a nessun movimento e organizzazione. "Via dalla nostra città" e "Assassini" sono alcuni degli slogan urlati con riferimento all'approvazione in Parlamento da parte del Pd del decreto legge che permette all'Ilva di proseguire l'attività produttiva nonostante il sequestro della Magistratura. Digos e Polizia presidiano la zona. I contestatori sono arrivati dopo che la Finocchiaro aveva già cominciato la conferenza stampa ma non hanno raggiunto i locali del partito. Un loro esponente ha dichiarato che "i cittadini devono decidere della politica e non il contrario" con chiaro riferimento alla volontà del Pd di far candidare a Taranto la Finocchiaro.
"Ho chiesto io di fare le primarie ed ho accolto la richiesta del partito di coinvolgermi per dare un risalto nazionale a Taranto divenuta così emblematica per la vicenda Ilva" ha detto in una conferenza stampa Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, presentando la sua candidatura alle primarie dei Democratici di domenica prossima. Finocchiaro è infatti candidata a Taranto. "Taranto - ha affermato Finocchiaro - è emblematica a livello nazionale e non solo per la vicenda Ilva. Taranto
mercoledì 26 dicembre 2012
E se "cantasse" Archinà?
«Il mio cachet per i figli dell'Ilva» Antonacci: controllerà un notaio
L'iniziativa per il concerto dell'8 dicembre a Taranto. «Un gesto a favore della mia Puglia, ci ho pensato»
Il suo compenso per i figli degli operai dell'Ilva a rischio licenziamento. È la «dedica» di Biagio Antonacci che l'8 dicembre sarà in concerto al Pala Mazzola di Taranto, nella Puglia che ama. «Ho deciso di avvalermi della consulenza del Notaio Luciano Quaggia a garanzia del fatto che la somma da me donata venga costantemente monitorata e utilizzata, in modo adeguatamente ed ufficialmente certificato, nel migliore dei modi», dice Antonacci. «Essendo molto legato alla terra di Puglia - dice ancora Antonacci - , la regione dalla quale in parte provengono le mie origini, per giorni e giorni ho pensato a lungo se fosse stato giusto suonare, cantare e fare spettacolo in occasione del concerto che il prossimo 8 dicembre terrò a Taranto, una città con una popolazione così fortemente colpita dalla vicenda dell'Ilva».
L'OBIETTIVO - «Ritengo che la cosa migliore in questi casi sia, per chi è in grado di farlo, intervenire direttamente al fine di dare un contributo reale e concreto. Come ho già fatto in passato, in altre situazioni, ho deciso di devolvere un importo pari al compenso spettante alla mia persona, quale corrispettivo per la mia prestazione artistica del concerto che terrò a Taranto, affinché possa servire realmente ad aiutare, almeno in parte, coloro che da questa vicenda vivono attualmente grosse difficoltà. Sostengo da sempre che certi gesti debbano essere fatti nel totale silenzio, senza che possano essere utilizzati e strumentalizzati per fini pubblicitari o personali, cosa che non desidero affatto, ma ho deciso di rendere pubblica questa mia azione al fine di far si che giungano alla mia persona, attraverso il notaio, più proposte da vagliare e tra le quali poter scegliere». (CdM)
L'iniziativa per il concerto dell'8 dicembre a Taranto. «Un gesto a favore della mia Puglia, ci ho pensato»
Il suo compenso per i figli degli operai dell'Ilva a rischio licenziamento. È la «dedica» di Biagio Antonacci che l'8 dicembre sarà in concerto al Pala Mazzola di Taranto, nella Puglia che ama. «Ho deciso di avvalermi della consulenza del Notaio Luciano Quaggia a garanzia del fatto che la somma da me donata venga costantemente monitorata e utilizzata, in modo adeguatamente ed ufficialmente certificato, nel migliore dei modi», dice Antonacci. «Essendo molto legato alla terra di Puglia - dice ancora Antonacci - , la regione dalla quale in parte provengono le mie origini, per giorni e giorni ho pensato a lungo se fosse stato giusto suonare, cantare e fare spettacolo in occasione del concerto che il prossimo 8 dicembre terrò a Taranto, una città con una popolazione così fortemente colpita dalla vicenda dell'Ilva».
L'OBIETTIVO - «Ritengo che la cosa migliore in questi casi sia, per chi è in grado di farlo, intervenire direttamente al fine di dare un contributo reale e concreto. Come ho già fatto in passato, in altre situazioni, ho deciso di devolvere un importo pari al compenso spettante alla mia persona, quale corrispettivo per la mia prestazione artistica del concerto che terrò a Taranto, affinché possa servire realmente ad aiutare, almeno in parte, coloro che da questa vicenda vivono attualmente grosse difficoltà. Sostengo da sempre che certi gesti debbano essere fatti nel totale silenzio, senza che possano essere utilizzati e strumentalizzati per fini pubblicitari o personali, cosa che non desidero affatto, ma ho deciso di rendere pubblica questa mia azione al fine di far si che giungano alla mia persona, attraverso il notaio, più proposte da vagliare e tra le quali poter scegliere». (CdM)
martedì 25 dicembre 2012
Le lacrime di Ethra
Era un pianto a ciel sereno ciò che ho visto ieri. Un cielo sereno e azzurro che dalla Basilicata ci riaccompagnava a casa.
Uno sguardo un po' più in là, verso la meta, ed il viso si bagna ed il respiro si affoga.
Come possiamo sopportare questo? Perché dobbiamo respirare quell'aria? Cosa ho dentro? Come posso pensare di avere un figlio qui? Come accettare questa idea pensando che possa nascere già malato? È giusto restare per accudire i genitori già malati? È giusto andarsene? Ed io? Quanto mi sto ammalando restando qui? Quale futuro ho io restando qui dove tutto muore?
Si è bello il mare, bello il clima bello tutto ciò che ci manca quando non siamo qui ma quando siamo qui ci ammaliamo mentalmente e fisicamente perché non c'è aggregazione di pensiero nel voler migliorare questa condizione, non c'è!
Dentro la nube marrone che si scorgeva dal confine tutto è solare, abitudinario, normale. Si, perché da dentro non sei obiettivo, non hai una visione globale perché da dentro quelle cazzo di polveri non le vedi ma le respiri, perché la terra che brucia non ti scotta la pelle ma ti inaridisce l'anima, perché i frutti che ti nutrono ti ammazzano, perché tutte le speranze e i progetti che condividi vengono soppressi.
Falanto come deve interpretare le lacrime questa volta?
(DLG da facebook)
Uno sguardo un po' più in là, verso la meta, ed il viso si bagna ed il respiro si affoga.
Come possiamo sopportare questo? Perché dobbiamo respirare quell'aria? Cosa ho dentro? Come posso pensare di avere un figlio qui? Come accettare questa idea pensando che possa nascere già malato? È giusto restare per accudire i genitori già malati? È giusto andarsene? Ed io? Quanto mi sto ammalando restando qui? Quale futuro ho io restando qui dove tutto muore?
Si è bello il mare, bello il clima bello tutto ciò che ci manca quando non siamo qui ma quando siamo qui ci ammaliamo mentalmente e fisicamente perché non c'è aggregazione di pensiero nel voler migliorare questa condizione, non c'è!
Dentro la nube marrone che si scorgeva dal confine tutto è solare, abitudinario, normale. Si, perché da dentro non sei obiettivo, non hai una visione globale perché da dentro quelle cazzo di polveri non le vedi ma le respiri, perché la terra che brucia non ti scotta la pelle ma ti inaridisce l'anima, perché i frutti che ti nutrono ti ammazzano, perché tutte le speranze e i progetti che condividi vengono soppressi.
Falanto come deve interpretare le lacrime questa volta?
(DLG da facebook)
lunedì 24 dicembre 2012
Tanti auguri d'Artista!
ROSSOCONTEMPORANEO e CO.61 Artecontemporanea presentano su YouTube il nuovo progetto dell'artista tarantina Ezia Mitolo: BUON NATALE DA TARANTO.
Un lavoro provocatorio, tristemente contemporaneo, che denuncia il malessere diffuso della popolazione tarantina in relazione alle note vicende del "Caso ILVA". Un documento artistico che si fa testimonianza attiva della sofferenza di una terra vessata dal sopruso istituzionale di Stato, nel "garantire" continuità alla produzione della più grande acciaieria d'Europa, compromettendo radicalmente l'ecosistema del territorio e la salute pubblica. Un documento che narra, nel gioco delle simbologie e dei messaggi, le decine di morti annue per cancro e per cause altre, ma sempre riconducibili alla Fabbrica della Morte.
Un documento, un video, che fa riflettere. Buona visione, pertanto, e Buon Natale da Taranto. BUON NATALE 2012
Progetto: Ezia Mitolo www.eziamitolo.it
Fotografia e post produzione: Ezia Mitolo
Montaggio video: Angelo Raffaele Villani
Gli indispensabili
di Greta Marraffa
Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi,
altri che lottano un anno e sono più bravi,
ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi,
però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili.
(B. Brecht)
Le luci si accendono ad intermittenza:
il natale è alle porte. L’odore delle festività si respira maggiormente
nei quartieri popolari, in cui i simboli legati alla tradizione, si
tramandano di padre in figlio. La signora Maria ha fatto il suo albero
di Natale, è solita addobbarlo proprio dietro la finestra, affinché
anche i passanti possano ammirare la sua creatività. La signora del
secondo piano del palazzo appena costruito, grigio e freddo invece,
quasi ogni mattina, frigge le pettole ( pietanza natalizia, tipica
tarantina), immergendo completamente in una pentola d’olio anche
l’intero quartiere.
Le vie del centro sono colme di passanti
indaffarati. Gli altoparlanti trasmettono musica natalizia, cascate di
luci e festoni tutt’intorno colorano e riscaldano l’animo della gente
persa e distratta dall’ultima offerta nel negozio di scarpe. La
dinamicità, quasi frenetica, di personaggi in cerca d’autore, nasconde
un forte senso di smarrimento e di depressione. Il Natale, qui a
Taranto, odora di gas e zolfo. Ha il sapore amaro dell’impotenza e della
rassegnazione.
La santa messa di Natale si celebra
anche nello stabilimento siderurgico, alla presenza del presidente
Ferrante, che predica un’ omelia ai suoi lavoratori, augurando piacevoli
festività e scongiurando la possibilità che qualcuno possa mettere
loro, nei prossimi mesi in mezzo ad una strada.
Questo non accadrà in quanto pochi
giorni fa, è stato convertito in legge, il decreto del governo, ”Salva
Ilva”, che permette all’azienda di continuare a produrre, nonostante le
opposizioni e le resistenze di magistratura e cittadini. Ma il santo
natale, porta tanti doni a tutti quanti: addirittura ai lavoratori più
stacanovisti e bisognosi, l’azienda ha regalato 300 bottiglie di olio
extravergine di oliva, da agricoltura biologica prodotto nella masseria
“Calderoso”. Un metodo sbrigativo e poco costoso di barattare il
dissenso e la dignità.
E dopo il tornado di qualche settimana
fa, i gruisti dello stabilimento attendono il via libera, per riprendere
le attività, dopo la tragica scomparsa del loro collega, Francesco
Zaccaria, ventinovenne dagli occhi azzurri, a cui non è stato concesso
di trascorrere questo e nessun’altro Natale.
E quel senso di malinconia e tristezza
che attanaglia la città, si riflette nella vita e nella quotidianità dei
suoi abitanti, costretti a svendere i propri sogni e le proprie
passioni.
Questa città non ha bisogno di slogan o
motivetti, di uomini forti, leader carismatici o di sterili
protagonismi. Non nutre beneficio da comportamenti settari e minoritari,
pretende invece, che attraverso un processo collettivo di
rivendicazione, possa riappropriarsi di tutto ciò che l’è stato
sottratto.
E’ necessario mettere in campo
qualsiasi tipo di risorsa e di ricchezza, per cercare di ricostruire
un’idea differente di cultura, che passi necessariamente attraverso
pratiche e metodi innovativi ed originali, che sappiano coinvolgere e
riaccendere le coscienze, senza cadere nella trappola del becero
qualunquismo del “tutti contro tutti”.
In questa terra si rivendicano sogni,
felicità e dignità. Quella dignità che la mala-politica ha
costantemente calpestato. E’ necessario non riprodurre e ricommettere
gli stessi errori del passato: una città frammentata risulta debole ed
isolata.
Sembra quasi come sentirsi ubriachi,
spaesati, barcollanti, in un contesto crudo e spietato, all’interno del
quale il futuro devi costruirtelo giorno dopo giorno, superando con
estrema difficoltà ostacoli, che a tratti appaiono insormontabili. Ed è
questo sentimento di spaesatezza che condiziona le vite differenti ,di
una comunità, che a tratti appare stanca ed insofferente, poco vigile e
pigra.
Occorre ripartire dai saperi, dalla
cultura, dalla politica delle piazze, da quella studiata e praticata. E’
necessario sapersi circondare di umiltà e solidarietà e non solo,
durante le festività natalizie.
Ma in questo mare in tempesta, ci sono
quelle barchette leggere, ma resistenti, in grado di superare e salpare
le mareggiate più pericolose, sono le stesse che con estrema difficoltà,
riescono a scoprire mondi nuovi.
Sono queste, le mosche bianche che con
l’ ostinatezza, solo dei folli e dei sognatori, concretizzano desideri
di felicità e di riscatto. (Mediapolitika)
Un grido nell'Arte
Ilva, piccola opera mentale in due atti
Raccolta di materiali per un’opera.Interpreti: Narratore – Io; Corifea – Sabrina; Coro – Cittadini di Taranto; La Natura – Il Tornado; Il Poeta – Ludovico Ariosto. Immagini: Enrico Pantani
Prologo – Il volo è finito
Quando ero piccola, nella casa dei nonni, dove con la famiglia tornavamo per trascorrere le feste, c’erano delle mattine in cui, mentre facevo colazione, un pollo con le zampe legate era appollaiato ad un tubo della cucina. Io bevevo il latte e lui mi guardava. Poi la mamma e la zia mi facevano vedere, come gli tiravano il collo, come glielo incidevano con il coltello, come lo mettevano a scolare il sangue nel lavandino, come lo buttavano nella tinozza dell’acqua bollente e come lo spennavano. A me facevano togliere le ultime piume rimaste e poi lo passavano sul fuoco per bruciare i residui. Faceva una puzza indimenticabile. Fatto a pezzi, finiva nel tegame per gli arrosti, tranne le zampe, le frattaglie e la testa che finivano nel sugo. Era tutto buonissimo e tutto Normale.
Una volta mio zio, per la festa del Patrono a Maggio, ha portato a casa un nido pieno di passerotti, piccoli che non sapevano ancora volare. Io, mia sorella e mio fratello ci siamo radunati intorno a questa piccola casa pigolante, stupefatti ed emozionati. Poi abbiamo capito. Anche loro dovevano fare la fine del pollo. Quando ripenso a quel giorno mi sento ancora male. Quei piccoletti cercavano di uscire dal nido, andavano sul bordo della madia e provavano a volare, inesorabilmente cadevano sul pavimento, allora un adulto li rimetteva nel loro nido. Mia sorella, mio fratello ed io abbiamo cercato di intercedere per loro, ma non c’è stato nulla da fare, era la legge della Natura, erano stati strappati dal loro albero e ora la Natura non li avrebbe ripresi, neanche la loro mamma, ora andavano mangiati. Questo per me non è mai stato Normale.
Continua...
domenica 23 dicembre 2012
I Riva, ma che brava gente!
Accidenti che cattivi che siamo!
In tutti questi mesi di inchiesta noi perfidi, in combutta con la magistratura, abbiamo impedito che questi imprenditori illuminati potessero dire quello che in tanti anni avremmo voluto più vedere che sentire: che tengono tanto a Taranto, alle sue sensibilità ambientali e che non perderanno un secondo ad investire tutto quello che possono affinchè dalle ciminiere escano essenze al mughetto e i parchi minerali possano diventare l'ambientazione del prossimo spot dell'acqua Levissima!
Ora, finalmente possono parlare, gli hanno tolto il bavaglio che li soffocava e le catene pesanti che illividivano le loro carni. Gli hanno dato un piatto di minestra calda ed una coperta. E subito pensano a noi.
Grazie per le vostre parole cariche di verità.
Grazie per la vostra bontà e per l'animo delicato...
...delicato come innocenti pecorelle!
«La legge che il Parlamento ha approvato ci fa guardare con fiducia al futuro - scrive la famiglia -. Il Governo e il Parlamento hanno riconosciuto il ruolo strategico dell'Ilva e hanno dato fiducia al management e alla proprietà. Nell'Ilva vediamo il presente e il futuro della siderurgia italiana, una siderurgia che vuole coniugare rispetto dell'ambiente e della salute con il lavoro. In Italia, come in Europa, si deve evitare che l'industria e il lavoro entrino in conflitto con le giuste sensibilità ambientali».
«Non abbiamo mai voluto lasciare Taranto» dicono i Riva e ricordano di aver investito in 17 anni nel sito siderurgico 4,5 miliardi. Sottolineano poi che «lo stabilimento di Taranto sta attuando le prescrizioni della nuova Aia. Gli investimenti richiesti sono ingenti. Stiamo lavorando per assicurare questi investimenti e siamo fiduciosi di riuscirci». «In questi mesi il futuro dell'Ilva è stato in pericolo - affermano i Riva -. Abbiamo sempre e solo chiesto di poter produrre e vendere i nostri prodotti adeguandoci ai tempi previsti dalle nuove norme. Nessun ricatto occupazionale. Nessuna pressione diretta o indiretta - affermano i Riva -. Solo un fatto molto semplice e logico: senza produzione e vendita una fabbrica non può sopravvivere. Siamo fiduciosi che ora in Italia vi sia una nuova strada».
E quella di ieri per l'Ilva di Taranto è stata la prima giornata di tregua dopo un lungo periodo di tensione. Dai lavoratori ai sindacalisti per finire ai dirigenti, tutti ritengono un punto fermo la legge che consente al siderurgico di continuare a produrre, mettere a norma gli impianti (i primi interventi sono già cominciati) e vendere quanto prodotto nelle settimane precedenti e sequestrato dalla magistratura. Da quel punto fermo ora l'Ilva di Taranto vuole ripartire.
Procura e gip, però, non rinunciano alla loro battaglia. Attendono di leggere il testo definitivo della legge, dopodichè solleveranno il conflitto di attribuzione la cui messa a punto sarebbe in fase avanzata. Per l'eccezione di incostituzionalità aspetterebbero invece la sede in cui sollevarla. E magari potrebbe essere l'8 gennaio quando al Tribunale dell'appello si discuterà del ricorso dell'Ilva per il dissequestro dei semilavorati e prodotti finiti. Oppure, se l'Ilva dovesse rinunciare all'appello - ritenendolo superato dopo la legge che consente la commercializzazione dei beni sequestrati - attendere la presentazione, da parte dell'azienda, dell'istanza di dissequestro. Perchè, anche se c'è la legge, comunque la pronuncia di un giudice dovrà togliere i «sigilli» da quei beni (Sole24h)
In tutti questi mesi di inchiesta noi perfidi, in combutta con la magistratura, abbiamo impedito che questi imprenditori illuminati potessero dire quello che in tanti anni avremmo voluto più vedere che sentire: che tengono tanto a Taranto, alle sue sensibilità ambientali e che non perderanno un secondo ad investire tutto quello che possono affinchè dalle ciminiere escano essenze al mughetto e i parchi minerali possano diventare l'ambientazione del prossimo spot dell'acqua Levissima!
Ora, finalmente possono parlare, gli hanno tolto il bavaglio che li soffocava e le catene pesanti che illividivano le loro carni. Gli hanno dato un piatto di minestra calda ed una coperta. E subito pensano a noi.
Grazie per le vostre parole cariche di verità.
Grazie per la vostra bontà e per l'animo delicato...
...delicato come innocenti pecorelle!
Ilva, i Riva pronti a investire
In cinque mesi di bufera giudiziaria, la famiglia Riva, proprietaria dell'Ilva, non aveva mai parlato. Travolta dagli arresti del capostipite Emilio e dei figli Nicola e Fabio (i primi due ai domiciliari e il secondo in carcere), tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, la famiglia ha pensato soprattutto a difendersi, anche se Emilio e Nicola restano ancora ai domiciliari da fine luglio e Fabio è inseguito da un mandato europeo di arresto dopo che ha fatto sapere di trovarsi in Inghilterra. Ieri, però, all'indomani del definitivo via libera del Parlamento alla legge sull'Ilva, la famiglia Riva si è espressa ed ha affidato ad una nota il suo pensiero.«La legge che il Parlamento ha approvato ci fa guardare con fiducia al futuro - scrive la famiglia -. Il Governo e il Parlamento hanno riconosciuto il ruolo strategico dell'Ilva e hanno dato fiducia al management e alla proprietà. Nell'Ilva vediamo il presente e il futuro della siderurgia italiana, una siderurgia che vuole coniugare rispetto dell'ambiente e della salute con il lavoro. In Italia, come in Europa, si deve evitare che l'industria e il lavoro entrino in conflitto con le giuste sensibilità ambientali».
«Non abbiamo mai voluto lasciare Taranto» dicono i Riva e ricordano di aver investito in 17 anni nel sito siderurgico 4,5 miliardi. Sottolineano poi che «lo stabilimento di Taranto sta attuando le prescrizioni della nuova Aia. Gli investimenti richiesti sono ingenti. Stiamo lavorando per assicurare questi investimenti e siamo fiduciosi di riuscirci». «In questi mesi il futuro dell'Ilva è stato in pericolo - affermano i Riva -. Abbiamo sempre e solo chiesto di poter produrre e vendere i nostri prodotti adeguandoci ai tempi previsti dalle nuove norme. Nessun ricatto occupazionale. Nessuna pressione diretta o indiretta - affermano i Riva -. Solo un fatto molto semplice e logico: senza produzione e vendita una fabbrica non può sopravvivere. Siamo fiduciosi che ora in Italia vi sia una nuova strada».
E quella di ieri per l'Ilva di Taranto è stata la prima giornata di tregua dopo un lungo periodo di tensione. Dai lavoratori ai sindacalisti per finire ai dirigenti, tutti ritengono un punto fermo la legge che consente al siderurgico di continuare a produrre, mettere a norma gli impianti (i primi interventi sono già cominciati) e vendere quanto prodotto nelle settimane precedenti e sequestrato dalla magistratura. Da quel punto fermo ora l'Ilva di Taranto vuole ripartire.
Procura e gip, però, non rinunciano alla loro battaglia. Attendono di leggere il testo definitivo della legge, dopodichè solleveranno il conflitto di attribuzione la cui messa a punto sarebbe in fase avanzata. Per l'eccezione di incostituzionalità aspetterebbero invece la sede in cui sollevarla. E magari potrebbe essere l'8 gennaio quando al Tribunale dell'appello si discuterà del ricorso dell'Ilva per il dissequestro dei semilavorati e prodotti finiti. Oppure, se l'Ilva dovesse rinunciare all'appello - ritenendolo superato dopo la legge che consente la commercializzazione dei beni sequestrati - attendere la presentazione, da parte dell'azienda, dell'istanza di dissequestro. Perchè, anche se c'è la legge, comunque la pronuncia di un giudice dovrà togliere i «sigilli» da quei beni (Sole24h)
Michele Conserva: la miseria di Taranto e il PD jonico
Attesa e prudenza in procura a Taranto. Il pool
che ha indagato i vertici dell’Ilva per associazione a delinquere
finalizzata al disastro ambientale attende di leggere il testo
definitivo della legge «salva-Ilva» , ma sarebbe già pronto per il
conflitto di attribuzione che l’intervento governativo avrebbe generato
annullando, di fatto, i sequestri passati in giudicato cautelare con cui
erano stati sottratti a Ilva gli impianti dell’area a caldo e i
prodotti finiti e semi lavorati. In realtà i ricorsi potrebbero
addirittura essere due: uno contro il decreto legge e un secondo contro
la legge di conversione. Un fatto che dimostra quanto la procura stia
cercando di affrontare la vicenda senza tralasciare alcun dettaglio.
Intanto il tribunale del riesame di Taranto ha confermato gli arresti domiciliari per Michele Conserva, ex assessore all’Ambiente, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla concussione. L’ex esponente della giunta provinciale è stato arrestato il 26 novembre scorso dalle fiamme gialle di Taranto, guidate dal capitano Giuseppe Dinoi, nell’ambito dell’inchiesta «ambiente svenduto» coordinata dal pm Remo Epifani. Un’inchiesta che ha permesso di svelare i legami fra la politica e vertici Ilva, ma anche della gestione del settore ambientale in abito provinciale. Nelle 70 pagine di ordinanza, il tribunale conferma i domiciliari spiegando che esiste un concreto ed attuale rischio di inquinamento probatorio visto che Conserva potrebbe avvicinare imprenditori non ascoltati nelle indagini, ma che potrebbero essere chiamati a testimoniare in un eventuale processo. Non solo. Conserva, per i magistrati, è il «regista delle azioni delittuose» del gruppo. «La posizione di potere del Conserva – scrivono i giudici – appare ancor più evidente ed allarmante essendo emerso dalle indagini come lo stesso abbia diretti contatti con appartenenti alla polizia giudiziaria». Conserva avrebbe così ricevuto «illecitamente» notizie riservate «coperte da segreto in ordine ad indagini in corso». Tutto questo anche attraverso la collaborazione, scrivo ancora i giudici, dell’avvocato Donato Perrini. Inoltre a Michele Conserva viene contestato di aver fatto pressioni sul Noe di Lecce per sequestrare l’Ala Fantini, stabilimento industriale nell’agro di Montemesola, solo per favorire il candidato sindaco di quel comune Lucia Valentini. Conserva, così, tenta di «distogliere i consensi elettorali dei lavoratori (in un momento di difficoltà per la chiusura da qualche tempo della struttura, ndr) di quello stabilimento» dal candidato e sindaco uscente Marangi e «dirottandoli sulla Valentini». Conserva organizza un incontro con i lavoratori per manifestare «un suo (e della Valentini) interessamento alla loro vicenda», ma telefonicamente alla domanda della Valentini su una possibile assunzione dei lavoratori risponde così: «No! Alcuni di loro… Per alcuni di loro risolveremo il problema. Ovviamente per quelli che ci danno una mano eh!» e poi aggiungendo «per quelli che non ci danno una mano un cazzo di niente avranno! Va bene?». (GdM)
Intanto il tribunale del riesame di Taranto ha confermato gli arresti domiciliari per Michele Conserva, ex assessore all’Ambiente, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla concussione. L’ex esponente della giunta provinciale è stato arrestato il 26 novembre scorso dalle fiamme gialle di Taranto, guidate dal capitano Giuseppe Dinoi, nell’ambito dell’inchiesta «ambiente svenduto» coordinata dal pm Remo Epifani. Un’inchiesta che ha permesso di svelare i legami fra la politica e vertici Ilva, ma anche della gestione del settore ambientale in abito provinciale. Nelle 70 pagine di ordinanza, il tribunale conferma i domiciliari spiegando che esiste un concreto ed attuale rischio di inquinamento probatorio visto che Conserva potrebbe avvicinare imprenditori non ascoltati nelle indagini, ma che potrebbero essere chiamati a testimoniare in un eventuale processo. Non solo. Conserva, per i magistrati, è il «regista delle azioni delittuose» del gruppo. «La posizione di potere del Conserva – scrivono i giudici – appare ancor più evidente ed allarmante essendo emerso dalle indagini come lo stesso abbia diretti contatti con appartenenti alla polizia giudiziaria». Conserva avrebbe così ricevuto «illecitamente» notizie riservate «coperte da segreto in ordine ad indagini in corso». Tutto questo anche attraverso la collaborazione, scrivo ancora i giudici, dell’avvocato Donato Perrini. Inoltre a Michele Conserva viene contestato di aver fatto pressioni sul Noe di Lecce per sequestrare l’Ala Fantini, stabilimento industriale nell’agro di Montemesola, solo per favorire il candidato sindaco di quel comune Lucia Valentini. Conserva, così, tenta di «distogliere i consensi elettorali dei lavoratori (in un momento di difficoltà per la chiusura da qualche tempo della struttura, ndr) di quello stabilimento» dal candidato e sindaco uscente Marangi e «dirottandoli sulla Valentini». Conserva organizza un incontro con i lavoratori per manifestare «un suo (e della Valentini) interessamento alla loro vicenda», ma telefonicamente alla domanda della Valentini su una possibile assunzione dei lavoratori risponde così: «No! Alcuni di loro… Per alcuni di loro risolveremo il problema. Ovviamente per quelli che ci danno una mano eh!» e poi aggiungendo «per quelli che non ci danno una mano un cazzo di niente avranno! Va bene?». (GdM)
Il profilo ideale del XXI secolo: l'uomo inerme e indebitato!
Ilva, un Natale di crisi, operai senza luminarie
I lavoratori temono per la conservazione del posto: "Abbiamo famiglie da mantenere". Atmosfera pesante in fabbrica
In fabbrica non ci sono luminarie, ma neanche in alcune case. Sarà un Natale povero per 2.500 operai dell'Ilva. A loro l'azienda ha fatto recapitare le lettere che annunciano la cassa integrazione: ordinaria, in deroga e per 'eventi atmosferici eccezionali'. Al sequestro giudiziario degli impianti si è aggiunta la crisi di mercato. Poi una tromba d'aria ha devastato parte dello stabilimento e ucciso un giovane operaio, Francesco Zaccaria, rimasto intrappolato nella cabina di una gru inghiottita dal mare.
Nonostante la legge 'salva Ilva', approvata due giorni fa, abbia ridato il via alla produzione a pieno ritmo, i lavoratori, anello debole della catena produttiva, hanno paura per il futuro. Ognuno ha una storia da raccontare. Massimiliano Portulano è entrato in Ilva a 24 anni. Ora ne ha 39 e lavora nel Reparto Ril (Officina riparazione locomobili), proprio nell'area portuale devastata dal tornado del 28 novembre scorso.
"Questo - sottolinea Massimiliano, in cassa integrazione per calamità - è un periodo davvero tragico e lo stiamo vivendo malissimo. Prenderemo l'80% dello stipendio perchè il sindacato non è riuscito a farci avere l'integrazione salariale. La mia famiglia è monoreddito. Sono sposato e ho una figlia di 9 anni, a cui devo dare spiegazioni e non trovo le parole". Il lavoratore si commuove. Vorrebbe urlare la sua rabbia, ma quando parla della bambina i suoi occhi si inumidiscono. "Lei è preoccupata per me. Per noi. Tra mutuo e bollette varie spendiamo 800 euro al mese".
Continua...
I lavoratori temono per la conservazione del posto: "Abbiamo famiglie da mantenere". Atmosfera pesante in fabbrica
In fabbrica non ci sono luminarie, ma neanche in alcune case. Sarà un Natale povero per 2.500 operai dell'Ilva. A loro l'azienda ha fatto recapitare le lettere che annunciano la cassa integrazione: ordinaria, in deroga e per 'eventi atmosferici eccezionali'. Al sequestro giudiziario degli impianti si è aggiunta la crisi di mercato. Poi una tromba d'aria ha devastato parte dello stabilimento e ucciso un giovane operaio, Francesco Zaccaria, rimasto intrappolato nella cabina di una gru inghiottita dal mare.
Nonostante la legge 'salva Ilva', approvata due giorni fa, abbia ridato il via alla produzione a pieno ritmo, i lavoratori, anello debole della catena produttiva, hanno paura per il futuro. Ognuno ha una storia da raccontare. Massimiliano Portulano è entrato in Ilva a 24 anni. Ora ne ha 39 e lavora nel Reparto Ril (Officina riparazione locomobili), proprio nell'area portuale devastata dal tornado del 28 novembre scorso.
"Questo - sottolinea Massimiliano, in cassa integrazione per calamità - è un periodo davvero tragico e lo stiamo vivendo malissimo. Prenderemo l'80% dello stipendio perchè il sindacato non è riuscito a farci avere l'integrazione salariale. La mia famiglia è monoreddito. Sono sposato e ho una figlia di 9 anni, a cui devo dare spiegazioni e non trovo le parole". Il lavoratore si commuove. Vorrebbe urlare la sua rabbia, ma quando parla della bambina i suoi occhi si inumidiscono. "Lei è preoccupata per me. Per noi. Tra mutuo e bollette varie spendiamo 800 euro al mese".
Continua...
Il «Paese mancato»
Seveso e l’Ilva, la lezione non è bastata
«Nel periodo 1870-1880 l’incidenza degli infortuni professionali mortali su mille totali nel nostro Paese era pari a 270. Nella Terza Repubblica francese era invece pari a 50, mentre nel neonato Impero tedesco era addirittura di 22,7. Detta in modo più chiaro, un operaio italiano dell’ottavo decennio del XIX secolo aveva una possibilità di morire sul lavoro dieci volte superiore a quella di un collega tedesco». Così scrive Saverio Luzzi sul nuovo numero di «Italia contemporanea», il trimestrale dell’Istituto nazionale del movimento di Liberazione, che si occupa della storia della salute nel nostro Paese sull’onda delle vicende riguardanti l’Ilva di Taranto e l’inquinamento da amianto di Casale Monferrato. I dati, ricavati dall’annale della Fondazione Di Vittorio dedicato a «Lavoro, salute, sicurezza», dimostrano che la forbice con i Paesi più avanzati dell’Europa occidentale non si è ridotta di molto, se l’incidenza dei decessi professionali sul totale dal 2003 al 2007 «è calata nel nostro Paese del 10,7 per cento, di fronte a una diminuzione del 16 per cento dell’Unione Europea». Fino agli anni Settanta, scrive Luzzi, l’idea che la fabbrica, oltre che un’opportunità di lavoro, potesse costituire un pericolo per la salute era appannaggio soltanto di una minoranza sindacale. Fu solo con il grave incidente dell’Icmesa disabato 22 dicembre 2012
L'Allevamento di operai italiano: qualche dato sui tumori
Ecco il Rapporto 2012 del Registro Tumori Puglia, un bel regalino per tirarci su. Sicuramente un dato non rallegrante. Ma almeno, nella possibilità di conoscere l'impatto dell'inquinamento sui tarantini, diciamo che è qualcosa che sarà utile in seguito.
L'altro regalo, la legge salva-Riva, ha condannato questa città ad essere l'allevamento di operai d'Italia e d'Europa, una sorta di batteria di polli che devono servire gli interessi dello Stato dalla culla alla tomba. Gente costretta a vivere in un posto dove persino le pecore non possono più stare.
Come tutti gli allevamenti, la salute degli allevati è importante anche se insignificante, come insegnano i cassetti del ministro Balduzzi dove si sono conservati in luogo fresco e buio (come si fa con i fagioli secchi) i dati che potevano servire per rendere realistica l'AIA del circo Clini.
Ma queste sono bazzecole. E' Natale, la tombola ha bisogno di numeri. Collaborate per favore, l'Italia ha tanto bisogno di voi!
Il Rapporto 2012 del Registro Tumori Pugliafornisce informazioni sull’incidenza dei tumori in 4delle 6 province pugliesi.
Siamo alla vigilia dell’accreditamento dei registri di Lecce e Taranto presso l’Associazione Italiana dei Registri Tumori, evento fondamentale che rappresental’obiettivo principale del Registro Tumori Puglia.
Le differenze tra i quattro registri indicano alcuneevidenti criticità, ad esempio il più alto tasso di mesotelioma a Taranto (entrambi i generi) e a Brindisi (maschi); il più alto tasso di incidenza di tumori polmonari nel comune di Taranto e nella provincia di Lecce). Questi dati sono già sufficientemente evidenti da richiedere ulteriori approfondimenti sui fattori di rischio.
Il Registro Tumori Puglia è stato istituito con DGR 1500/2008, unico in Italia a nascere prevedendo unacopertura regionale, con un centro di coordinamento presso l’IRCCS Oncologico di Bari e sei sezioniperiferiche nelle ASL pugliesi che utilizzano procedure standardizzate ed omogenee in linea con i documentidi riferimento degli enti di accreditamento nazionali e internazionali.L’istituzione del Registro Tumori è stata quindi ribadita con Legge Regionale del 15 luglio 2011, n. 16“Norme in materia di sanità elettronica, di sistemi di sorveglianza e registri”.Nel corso del primo biennio di attività è stato definito il Regolamento del Registro Tumori della Puglia cheha stabilito la valorizzazione delle esperienze del RTJS e del RTLE anche in termini di salvaguardia dellecompetenze professionali maturate dal personale.Gli obiettivi del Registro Tumori Puglia sono:
• la misurazione della mortalità e della incidenza del cancro in modo omogeneo e standardizzatosull’intero territorio;
• la redazione di una relazione annuale sulla frequenza della patologia neoplastica in Puglia e sullostato di prevenzione primaria e secondaria del cancro, sulla base della quale individuare areecritiche e priorità;
• lo svolgimento di indagini epidemiologiche intese a stimare i rischi cancerogeni nel territorioregionale;
• il supporto all’Assessorato per le Politiche della Salute e alle Aziende Sanitarie Locali per lapianificazione e l'attuazione di interventi di prevenzione primaria e secondaria, la valutazionedell'efficacia di programmi di screening per i tumori e dell'impatto di programmi di prevenzioneprimaria rivolti alle persone ed all'ambiente di vita e di lavoro;
• il monitoraggio e la valutazione dei dati relativi all’accesso e alla qualità dei servizi diagnostici eterapeutici, alla sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro, fornendo confronti con altre regioni opaesi e indicazioni utili alla programmazione sanitaria
Rapporto Registro Tumori 2012_IR
I documenti di riferimento e le stime di incidenza prodotte dal RTJS sono pubblicati sul sito web di
ARPA Puglia e sono scaricabili all’indirizzo:
http://www.arpa.puglia.it/web/guest/registrotumori
L'altro regalo, la legge salva-Riva, ha condannato questa città ad essere l'allevamento di operai d'Italia e d'Europa, una sorta di batteria di polli che devono servire gli interessi dello Stato dalla culla alla tomba. Gente costretta a vivere in un posto dove persino le pecore non possono più stare.
Come tutti gli allevamenti, la salute degli allevati è importante anche se insignificante, come insegnano i cassetti del ministro Balduzzi dove si sono conservati in luogo fresco e buio (come si fa con i fagioli secchi) i dati che potevano servire per rendere realistica l'AIA del circo Clini.
Ma queste sono bazzecole. E' Natale, la tombola ha bisogno di numeri. Collaborate per favore, l'Italia ha tanto bisogno di voi!
Registro Tumori Puglia
Siamo alla vigilia dell’accreditamento dei registri di Lecce e Taranto presso l’Associazione Italiana dei Registri Tumori, evento fondamentale che rappresental’obiettivo principale del Registro Tumori Puglia.
Le differenze tra i quattro registri indicano alcuneevidenti criticità, ad esempio il più alto tasso di mesotelioma a Taranto (entrambi i generi) e a Brindisi (maschi); il più alto tasso di incidenza di tumori polmonari nel comune di Taranto e nella provincia di Lecce). Questi dati sono già sufficientemente evidenti da richiedere ulteriori approfondimenti sui fattori di rischio.
Il Registro Tumori Puglia è stato istituito con DGR 1500/2008, unico in Italia a nascere prevedendo unacopertura regionale, con un centro di coordinamento presso l’IRCCS Oncologico di Bari e sei sezioniperiferiche nelle ASL pugliesi che utilizzano procedure standardizzate ed omogenee in linea con i documentidi riferimento degli enti di accreditamento nazionali e internazionali.L’istituzione del Registro Tumori è stata quindi ribadita con Legge Regionale del 15 luglio 2011, n. 16“Norme in materia di sanità elettronica, di sistemi di sorveglianza e registri”.Nel corso del primo biennio di attività è stato definito il Regolamento del Registro Tumori della Puglia cheha stabilito la valorizzazione delle esperienze del RTJS e del RTLE anche in termini di salvaguardia dellecompetenze professionali maturate dal personale.Gli obiettivi del Registro Tumori Puglia sono:
• la misurazione della mortalità e della incidenza del cancro in modo omogeneo e standardizzatosull’intero territorio;
• la redazione di una relazione annuale sulla frequenza della patologia neoplastica in Puglia e sullostato di prevenzione primaria e secondaria del cancro, sulla base della quale individuare areecritiche e priorità;
• lo svolgimento di indagini epidemiologiche intese a stimare i rischi cancerogeni nel territorioregionale;
• il supporto all’Assessorato per le Politiche della Salute e alle Aziende Sanitarie Locali per lapianificazione e l'attuazione di interventi di prevenzione primaria e secondaria, la valutazionedell'efficacia di programmi di screening per i tumori e dell'impatto di programmi di prevenzioneprimaria rivolti alle persone ed all'ambiente di vita e di lavoro;
• il monitoraggio e la valutazione dei dati relativi all’accesso e alla qualità dei servizi diagnostici eterapeutici, alla sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro, fornendo confronti con altre regioni opaesi e indicazioni utili alla programmazione sanitaria
Rapporto Registro Tumori 2012_IR
I documenti di riferimento e le stime di incidenza prodotte dal RTJS sono pubblicati sul sito web di
ARPA Puglia e sono scaricabili all’indirizzo:
http://www.arpa.puglia.it/web/guest/registrotumori
Dati, numeri e istogrammi. Il mostro in cifre
Ecco i documenti pubblicati sul sito di ARPA Puglia relativi agli sforamenti rispetto al valore limite di polveri sottili (PM10) rilevati dalle centraline ARPA dal 2007 al 2012.
In rosso le centraline vicine all'Ilva di via Machiavelli e via Archimedde.
Abbiamo estratto il dato che confronta le emissioni rilevate da settembre a dicembre nel 2011 (Ilva attiva) e nel 2012 (Ilva sotto sequestro): gli sforamenti sono praticamente azzerati!!! Meglio di qualsiasi perizia!
E pensare che titolati giornali come il Tarantosera e persino il sindaco Stefano commentarono in passato gli sforamenti di via Machiavelli sostenendo che erano influenzate anche dal traffico veicolare (di notte!!!). Stranamente erano le stesse cose che andava dicendo l'Ilva, per bocca di Archinà, ai media.... Che caso!
ALL. 1_ Superamenti PM10 2007-2012
Ed ecco invece i dati di emissioni dichiarate dalle stesse aziende per l'inventario europeo delle emissioni (EPRTR). L’Agenzia Europea per L’Ambiente (EEA) aggiorna periodicamente i dati e le informazioni contenute nelRegistro EPRTR (ex EPER) ai sensi del Regolamento 1 (CE) 166/2006, recepito con il DPR n. 157 del 11luglio 2011. Ogni anno, tutti i gestori dei complessi industriali con emissioni annue superiori a determinate soglie hanno l’obbligo di presentare l'autodichiarazione delle proprie emissioni in aria, acqua e suolo, inbase al D.M. 23.11.2001. Andiamo decisamente meglio del 2007 ma peggio nel 2010 che nel 2009. Taranto e la Puglia conducono la classifica alla grande: su quasi tutti gli inquinanti abbiamo vinto 4 scudetti consecutivi! E nessuno che ci abbia fatto manco una festa... Anzi, la festa ce la fanno, eccome se ce la fanno! Ora anche a norma di legge!
Trend Emissioni Industriali EPRTR_ Fonte RSA 2011_2007-2010
Ecco il comunicato di Assennato che accompagna la pubblicazione di questi dati:
Emissioni inquinanti in Puglia: novità eclatanti da ARPA Puglia
Bari, 19 dicembre 2012 - Il messaggio che i media hanno inteso trarre dalla conferenza organizzativa di ARPA Puglia tenuta ieri a Taranto è una “non-notizia” (“record negativo di emissioni inquinanti in Puglia”) come di seguito dimostrato (punto d).
Le tre informazioni emerse dal convegno, che si riferiscono all’attuale situazione, sono invece:
a) L’impressionante crollo del PM10 nelle due centraline del quartiere Tamburi (via Machiavelli e via Archimede) a partire dal settembre 2012, che, insieme ai valori di pm10 riscontrati nelle altre centraline della città, consentono di affermare che nel periodo (settembre-dicembre 2012), rispetto al PM10, Taranto è stata tra le città meno inquinate d’Italia. I valori nel periodo sono stati inferiori persino a quelli bassi riscontrati nel 2009, quando ci fu un calo fortissimo della produzione di ILVA (allegato 1). L’improvviso e strepitoso miglioramento dell’inquinamento da PM10 potrebbe essere legato alla diversa gestione dei cumuli dei parchi minerali adottata dai custodi giudiziari di ILVA. Usiamo il condizionale per la dovuta cautela, dato che i custodi sono dirigenti di questa Agenzia.
b) La conferma delle bassissime concentrazioni di diossine al camino dell’impianto di agglomerazione di ILVA, crollate da 8 ngTEQ/Nm3 nel febbraio 2008 a 0.1-0.2ngTEQ/Nm3 (ottobre 2012);
c) Per la prima volta da quando ARPA Puglia misura il benzo(a)pirene nei filtri PM10 del quartiere Tamburi, la media mobile annuale è pari 0.85 ng/metrocubo, inferiore all’obiettivo di qualità di 1ng/m3;
d) La “non-notizia” riportata dai media si riferisce al dato ovvio che da sempre caratterizza la regione Puglia, essendo attive a Brindisi e a Taranto realtà produttive con elevate emissioni di inquinanti. Occorre peraltro tener presente che la stessa fonte (il Registro europeo delle emissioni E-PRTR) mostra nell’ultimo periodo (2010) un evidente calo delle emissioni inquinanti in Puglia rispetto al 2007-8. Il 2009 fu un anno anomalo caratterizzato da una drastica riduzione produttiva e conseguente calo delle emissioni. ( Allegato 2).
Giorgio Assennato
venerdì 21 dicembre 2012
Il governo monti ha creato: 1 posto di lavoro (precario)...
...e ha devastato migliaia di vite, le casse dello Stato e quelle dei cittadini!
E quale sarebbe questo nuovo posto di lavoro?
Quello che nasce dalla conversione in legge del decreto salva Riva che ieri in senato ha avuto il suo suggello criminale.
La legge, infatti, prevede che per 3 anni (beh, che pretendevate, anche un posto fisso?) un garante nominato a Roma nel nuovo circo in costruzione segua l'applicazione dell'AIA dell'Ilva...
E quanto ci costa?
Il garante percepirà 200.000 euro l'anno!!!
Ecco, ora il circo Clini e tutti i buffoni di palazzo possono andare a depositare le loro dimissioni dal loro amico, al Quirinale. La prossima campagna elettorale tutti i pagliacci potranno presentarsi con qualsiasi neoformato cespuglio politico con le tasche piene: per loro si ripartirà da +1 posto di lavoro!! (ma si, le centinaia di migliaia di posti persi si sa che non fanno notizia...)
E i malati di Taranto? Ma come, non sapete chei ricoveri e le malattie fanno crescere il pil?
Forza, tutti a spendere per medicine e attrezzature che sennò le case farmaceutiche s'incazzano!
Speriamo almeno che un po' di ricchezza babbo natale Riva la debba scucire a forza (se nel frattempo non gli fanno qualche altra leggina pret-a-porter per pararsi il forziere): ad oggi, infatti, sono 149 tra enti e cittadini i soggetti che hanno promosso una causa civile all'Ilva per i danni subiti dall'inquinamento e il conseguente deprezzamento delle abitazioni e delle proprietà.
Chi invece se la passa male è la città di Taranto (come al solito) dal momento che sono stati stimati 6 miliardi di euro per il danno complessivo al territorio e all'ecosistema, dei quali 700.000 già elemosinati dal Comune (che se dovesse ottenerli li utilizzerà per realizzare chilometri di strade, fogne e parcheggi nel deserto per permettere ai palazzinari di costruire nuovi quartieri dormitorio mentre il centro crolla e i depuratori vomitano escrementi).
Infine ci sono le risorse – valutate in circa 3,5-4 miliardi di euro – per rispettare quanto richiesto dal provvedimento di riesame dell'Autorizzazione integrata ambientale del 26 ottobre scorso, in termini di disinquinamento, risanamento degli impianti e bonifica delle aree inquinate che dovrebbe mettere Riva.
Riva ha detto che lo farà.
Rispetterà l'AIA.
Si, si ha promesso.
Lo ha detto anche dal posto dove si è nascosto perchè è ricercato dai magistrati.
Ha scritto che lui "è a disposizione!"
Intanto ci ha mandato una cartolina, eccola:
E quale sarebbe questo nuovo posto di lavoro?
Quello che nasce dalla conversione in legge del decreto salva Riva che ieri in senato ha avuto il suo suggello criminale.
La legge, infatti, prevede che per 3 anni (beh, che pretendevate, anche un posto fisso?) un garante nominato a Roma nel nuovo circo in costruzione segua l'applicazione dell'AIA dell'Ilva...
E quanto ci costa?
Il garante percepirà 200.000 euro l'anno!!!
Ecco, ora il circo Clini e tutti i buffoni di palazzo possono andare a depositare le loro dimissioni dal loro amico, al Quirinale. La prossima campagna elettorale tutti i pagliacci potranno presentarsi con qualsiasi neoformato cespuglio politico con le tasche piene: per loro si ripartirà da +1 posto di lavoro!! (ma si, le centinaia di migliaia di posti persi si sa che non fanno notizia...)
E i malati di Taranto? Ma come, non sapete chei ricoveri e le malattie fanno crescere il pil?
Forza, tutti a spendere per medicine e attrezzature che sennò le case farmaceutiche s'incazzano!
Speriamo almeno che un po' di ricchezza babbo natale Riva la debba scucire a forza (se nel frattempo non gli fanno qualche altra leggina pret-a-porter per pararsi il forziere): ad oggi, infatti, sono 149 tra enti e cittadini i soggetti che hanno promosso una causa civile all'Ilva per i danni subiti dall'inquinamento e il conseguente deprezzamento delle abitazioni e delle proprietà.
Chi invece se la passa male è la città di Taranto (come al solito) dal momento che sono stati stimati 6 miliardi di euro per il danno complessivo al territorio e all'ecosistema, dei quali 700.000 già elemosinati dal Comune (che se dovesse ottenerli li utilizzerà per realizzare chilometri di strade, fogne e parcheggi nel deserto per permettere ai palazzinari di costruire nuovi quartieri dormitorio mentre il centro crolla e i depuratori vomitano escrementi).
Infine ci sono le risorse – valutate in circa 3,5-4 miliardi di euro – per rispettare quanto richiesto dal provvedimento di riesame dell'Autorizzazione integrata ambientale del 26 ottobre scorso, in termini di disinquinamento, risanamento degli impianti e bonifica delle aree inquinate che dovrebbe mettere Riva.
Riva ha detto che lo farà.
Rispetterà l'AIA.
Si, si ha promesso.
Lo ha detto anche dal posto dove si è nascosto perchè è ricercato dai magistrati.
Ha scritto che lui "è a disposizione!"
Intanto ci ha mandato una cartolina, eccola:
giovedì 20 dicembre 2012
ILVA: licenza statale di uccidere e lucrare!
Politica batte Giustizia 96 a 4
Oggi abbiamo capito qual'è il tasso di onestà e senso dello stato nei parlamentari italiani.
Il decreto legge 207 che tutela il diritto della famiglia Riva ad uccidere gli abitanti di Taranto e a fare profitti con la produzione in qualsiasi situazione, è stato convertito in legge dello Stato.
Dopo le leggi ad personam, ecco la prima dichiarata legge ad familiam.
Ora però sappiamo quanti politici nazionali e i rispettivi partiti hanno mangiato e mangiano dall'elemosina che i Riva elargiscono nei loro piattini.
Facciamo un po' di Epidemiologia del malaffare (chiedendo venia dell'ardire patafisico agli epidemiologi veri...)
Alla camera 420 voti a favore, 21 contrari, 49 astenuti. 490 presenti su un totale di 630 deputati
Al senato 217 a favore, 10 contrari, 18 astenuti. 245 presenti su un totale di 315 senatori.
Siamo buoni, ipotizziamo che solo metà degli assenti siano degli astuti astenuti o degli assenteisti parassiti mangiastipendio, mentre gli altri sono motivati da cause di forza maggiore ad essere altrove (anche se stiamo parlando di una legge molto importante, discussa negli stessi giorni di quella sulla stabilità).
Allora, alla Camera abbiamo avuto
630-490=70 assenti
70/2=35 furbetti e parassiti
490+35=525 consapevoli
21 no su 525 consapevoli corrisponde ad una percentuale del 96% di corrotti o complici alla Camera.
Al Senato, invece
315-245=70 assenti (stesso numero della Camera!!)
70/2=35 furbetti e parassiti
245+35=280
10 no su 280 consapevoli corrisponde ad una percentuale del 96% di corrotti o complici al Senato
I dati percentuali sono incredibilmente identici!
Possiamo senza dubbio dirci felici che non è vero quanto si dice che i politici sono tutti corrotti.
Il 4% (forse) è onesto!!!
Ora stiamo meglio!
Possiamo goderci le vacanze prima di imbracciare i forconi!!!
Per chi ha ancora voglia di leggere clicchi qui per il resoconto della seduta al Senato
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La sorpresa sotto l'albero
... eppure i soldi c'erano sempre quando bisognava pagare i pullman per portare migliaia di operai in corteo, quando c'era da stampare decine di striscioni immensi, e persino per distribuire a tutti i cestini per il pranzo e la cena!
Per non parlare dei soldi che ci sono per gli avvocati, per le perizie farsa, per tutti i progetti di bonifica mai attuati, per le bustarelle di Archinà e... perfino per gli hotel a 10 stelle all'estero, dove il ricercato Fabio Riva se la spassa alla faccia degli operai!
All'Ilva di Taranto slitta la tredicesima
Salta la tredicesima degli operai. Anzi, no: l’Ilva pagherà il 24 dicembre e non oggi, scadenza tradizionale. C’è chi non si fida, ritenendo l’emergenza figlia del solito «ricatto occupazionale» e di un impennarsi della tensione, dopo l’attacco mosso dal presidente Ferrante alla magistratura. Si teme il peggio: un rinvio dei pagamenti solo per tener buona la piazza. L’emergenza liquidità, dopo il sequestro dei prodotti finiti, avrebbe avuto conseguenze ora tangibili. Ma come mai, s’interrogano i sindacati, denunciare le difficoltà a reperire denaro liquido e poi dopo quattro giorni dire che tutto va bene?
Solo una cosa non sfugge: l’amaro Natale per gli operai dello stabilimento siderurgico, nemmeno addolcito dal panettone donato alla vigilia delle feste. L’azienda ha rinunciato anche a quello. L’elenco dei guai è lungo... Ieri il Gruppo Riva ha comunicato alle segreterie di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm anche l’aumento dei numeri della cassa integrazione: dai 2mila previsti inizialmente, ora sono 2mila 400 i lavoratori spalmati su tre procedure aperte per crisi, calamità naturale e cassa in deroga nell’area a freddo.
Tornando alllo slittamento della tredicesima, va detto che per i lavoratori con un conto corrente postale, ragioni burocratiche dilateranno il ritardo nel pagamento: dal 20 al 27 dicembre. La reazione degli operai è stata di sconforto. Disattendere mutui e prestiti avrebbe conseguenze altrettanto drammatiche. Altre due emergenze legate alla sicurezza dei lavoratori all’interno dello stabilimento Ilva sono quella dei macchinisti del Mof e quella dei gruisti al porto. Le aree sono state teatro di due incidenti mortali nell’arco di un mese. La situazione dei gruisti è complicata e genera un effetto domino: procede molto a rilento lo scarico del minerale perché si utilizzano solo le gru radiocomandate, i lavoratori chiedono garanzie di sicurezza, gli altoforni lavorano a singhiozzo per mancanza di materie prime. L’Ilva ha trasferito ai reparti marittimi cinque capiturno dell’altoforno 1 e di questa vicenda parleranno di nuovo dirigenza aziendale e sindacati oggi pomeriggio.
Ieri assemblea al Mof, reparto di movimentazione ferroviaria. I lavoratori insistono a voler operare in due nelle fasi di aggancio delle macchine per motivi di sicurezza. Fiom, Fim e Uilm ritengono che non si possa tornare indietro rispetto all’accordo che riduceva a uno il numero degli operai impegnati. L’Usb ha chiesto di superare l’intesa. Le altre sigle sindacali pensano a un documento nel quale siano inclusi lavori di miglioramento della sicurezza nel reparto. Le posizioni divergono, ma ora almeno si parla dopo mesi di gelo. Fulvio Colucci (GdM)
Continua...
Per non parlare dei soldi che ci sono per gli avvocati, per le perizie farsa, per tutti i progetti di bonifica mai attuati, per le bustarelle di Archinà e... perfino per gli hotel a 10 stelle all'estero, dove il ricercato Fabio Riva se la spassa alla faccia degli operai!
All'Ilva di Taranto slitta la tredicesima
Salta la tredicesima degli operai. Anzi, no: l’Ilva pagherà il 24 dicembre e non oggi, scadenza tradizionale. C’è chi non si fida, ritenendo l’emergenza figlia del solito «ricatto occupazionale» e di un impennarsi della tensione, dopo l’attacco mosso dal presidente Ferrante alla magistratura. Si teme il peggio: un rinvio dei pagamenti solo per tener buona la piazza. L’emergenza liquidità, dopo il sequestro dei prodotti finiti, avrebbe avuto conseguenze ora tangibili. Ma come mai, s’interrogano i sindacati, denunciare le difficoltà a reperire denaro liquido e poi dopo quattro giorni dire che tutto va bene?
Solo una cosa non sfugge: l’amaro Natale per gli operai dello stabilimento siderurgico, nemmeno addolcito dal panettone donato alla vigilia delle feste. L’azienda ha rinunciato anche a quello. L’elenco dei guai è lungo... Ieri il Gruppo Riva ha comunicato alle segreterie di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm anche l’aumento dei numeri della cassa integrazione: dai 2mila previsti inizialmente, ora sono 2mila 400 i lavoratori spalmati su tre procedure aperte per crisi, calamità naturale e cassa in deroga nell’area a freddo.
Tornando alllo slittamento della tredicesima, va detto che per i lavoratori con un conto corrente postale, ragioni burocratiche dilateranno il ritardo nel pagamento: dal 20 al 27 dicembre. La reazione degli operai è stata di sconforto. Disattendere mutui e prestiti avrebbe conseguenze altrettanto drammatiche. Altre due emergenze legate alla sicurezza dei lavoratori all’interno dello stabilimento Ilva sono quella dei macchinisti del Mof e quella dei gruisti al porto. Le aree sono state teatro di due incidenti mortali nell’arco di un mese. La situazione dei gruisti è complicata e genera un effetto domino: procede molto a rilento lo scarico del minerale perché si utilizzano solo le gru radiocomandate, i lavoratori chiedono garanzie di sicurezza, gli altoforni lavorano a singhiozzo per mancanza di materie prime. L’Ilva ha trasferito ai reparti marittimi cinque capiturno dell’altoforno 1 e di questa vicenda parleranno di nuovo dirigenza aziendale e sindacati oggi pomeriggio.
Ieri assemblea al Mof, reparto di movimentazione ferroviaria. I lavoratori insistono a voler operare in due nelle fasi di aggancio delle macchine per motivi di sicurezza. Fiom, Fim e Uilm ritengono che non si possa tornare indietro rispetto all’accordo che riduceva a uno il numero degli operai impegnati. L’Usb ha chiesto di superare l’intesa. Le altre sigle sindacali pensano a un documento nel quale siano inclusi lavori di miglioramento della sicurezza nel reparto. Le posizioni divergono, ma ora almeno si parla dopo mesi di gelo. Fulvio Colucci (GdM)
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Padroni latitanti, avvocati onnipresenti
Ilva: appello azienda contro sequestro
L'Ilva ha presentato al Tribunale di Taranto appello contro l'ordinanza del gip Patrizia Todisco dell'11 dicembre scorso che respingeva l'istanza di revoca del sequestro dei prodotti finiti e semilavorati giacenti nelle aree di stoccaggio e destinati alla vendita o al trasferimento in altri stabilimenti del gruppo. Il ricorso e' stato depositato dagli avvocati Marco De Luca ed Egidio Albanese per conto del presidente del Consiglio di amministrazione dell'Ilva, Bruno Ferrante. (ansa)Niente di nuovo sotto il sole
Decreto “salva Ilva”, l’ok della Camera e le sconcertanti dichiarazioni dei parlamentari
Tutto è filato liscio. E non poteva essere diversamente visto il livello e lo spessore dei parlamentari che occupano i banchi della Camera dei Deputati. Il governo tecnico, dopo aver incassato lunedì la fiducia alla prima chiamata (con 421 sì, 71 no e 24 astenuti), ha ottenuto ieri il via libera sul decreto ‘salva-Ilva’ grazie ad una maggioranza schiacciante. Approvato, dunque, il decreto legge recante “Disposizioni urgenti a tutela della salute, dell’ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (dl Ilva)”, grazie a 420 sì, 21 no e 49 astenuti. La Lega si è astenuta, mentre i radicali hanno votato contro. Eppure, nonostante questi numeri, il governo ha scelto la strada più sicura: il voto di fiducia.
Continua...
Tutto è filato liscio. E non poteva essere diversamente visto il livello e lo spessore dei parlamentari che occupano i banchi della Camera dei Deputati. Il governo tecnico, dopo aver incassato lunedì la fiducia alla prima chiamata (con 421 sì, 71 no e 24 astenuti), ha ottenuto ieri il via libera sul decreto ‘salva-Ilva’ grazie ad una maggioranza schiacciante. Approvato, dunque, il decreto legge recante “Disposizioni urgenti a tutela della salute, dell’ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (dl Ilva)”, grazie a 420 sì, 21 no e 49 astenuti. La Lega si è astenuta, mentre i radicali hanno votato contro. Eppure, nonostante questi numeri, il governo ha scelto la strada più sicura: il voto di fiducia.
Continua...
mercoledì 19 dicembre 2012
Ferrante ringhia tra i "suoi" operai
«La magistratura vuole chiudere l'Ilva»
«L'autorità giudiziaria non vuole salvare lo stabilimento ma la chiusura». Parla di «scelta tragica» il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, che coglie l'occasione degli auguri di Natale ai dipendenti del siderurgico di Taranto per esprimere una durissima critica alla magistratura con la quale è in corso un duro conflitto da almeno sei mesi.
Ferrante dice che, a fronte di quanto accaduto a luglio, con gli arresti e il sequestro degli impianti, l'Ilva ha anzitutto cercato di tutelare i posti di lavoro, poi l'azienda, ma ha anche cercato di capire, senza però riuscirci, quali fossero le ragioni che muovevano i giudici visto «che i periti e i procuratori dicono e scrivono che l'Ilva rispetta la legge».
La verità – incalza Ferrante – «non è quella che emerge dalle perizie» e, riferendosi ai magistrati, lancia l'accusa: «Non ci sono serenità d'animo ed equilibrio di giudizio». In quanto alla conferma del sequestro dei prodotti finiti da parte del gip, Ferrante lo definisce «un danno ai lavoratori perchè un'azienda che non può vendere quello che produce, non ha futuro e non può pagare nemmeno gli stipendi. L'Ilva attuerà l'Aia perchè tenere insieme i valori dell'ambiente, della salute e del lavoro è una sfida di civiltà e di cultura». Il direttore dell'Ilva di Taranto, Adolfo Buffo, ha poi invitato i lavoratori, i giovani soprattutto, a «non rinunciare a lottare e a battersi in difesa del lavoro e per migliorare la sostenibilità ambientale della fabbrica».
420 deputati, 420 scheletri nei loro armadi
La Camera approva il salva-Ilva. Ilva rinuncia al ricorso sui prodotti
Con 420 sì, 21 no e 49 astenuti passa il provvedimento che fa ripartire la produzione dell'acciaieria e restituisce ai Riva l'acciaio finito. Sì del Pdl, Lega astenuta, contrari i radicali. Ora il testo passa al'esame del Senato. Bonelli: "Sfiduciata la Costituzione"
Il governo, dopo aver incassato ieri la fiducia, sul decreto salva-Ilva ottiene il via libera dalla Camera. All'azienda come stabilito, oltre all’area a caldo, verrà restituito anche l’acciaio finito sotto chiave perché prodotto dopo il blocco degli impianti. Superate dunque le disposizioni dell'autorità giudiziaria, che ora - come ha ripetuto più volte il ministro dell'Ambiente Corrado Clini - dovrà "tenere conto di questa legge". Il testo passarà all'esame del Senato per l'approvazione in seconda seduta. Mentre a Taranto, nelle stesse ore, il presidente di Ilva Bruno Ferrante - forze dell'intervento del governo - ha depositato presso la cancelleria del tribunale del Riesame di Taranto la rinuncia al ricorso presentato nei giorni scorsi con cui si chiedeva la revoca del sequestro del prodotto finito e semi-lavorato posto sotto sigilli lo scorso 26 novembre. Revoca che aveva già incassato il no del gip Patrizia Todisco.
Approvato dunque il decreto legge recante "Disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (dl Ilva)", con 420 sì, 21 no e 49 astenuti. La Lega si è astenuta, mentre i radicali hanno votato contro. L'Aula ieri aveva confermato la fiducia al governo con 421 sì, 71 no e 24 astenuti sul testo
scaturito dal rinvio in commissione per introdurre le modifiche
chieste dalla commissione Bilancio per ovviare a problemi di copertura.
Aveva votato a favore il Pdl che nella ultima fiducia si era astenuto.
Duro il giudizio degli ambientalisti, come lo era stato quello espresso ieri dall'assessore all'Ambiente ddella Regione Puglia, Lorenzo Nicastro: "Torniamo all’era borbonica - aveva commentato - in cui si decide per legge la vita del Paese. Quanto poi all’idea di un emendamento che permetta la commercializzazione del prodotto finito prima dell’entrata in vigore del decreto ribadisco che trattandosi di prodotto di reato potrebbe essere soggetto a confisca in caso di condanna degli imputati. Tecnicamente è come se si restituisse la refurtiva a un ladro in attesa di giudizio".
Oggi il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, rincara la dose: "Con il voto sul decreto salva Ilva il Parlamento ha sfiduciato la Costituzione. Non solo è un provvedimento incostituzionale sotto più profili (viola gli articoli 3-9-32-112 della Costituzione), cosa che emergerà con assoluta chiarezza quando se ne occuperà la Corte Costituzionale, ma è uno schiaffo senza precedenti alla magistratura che viene commissariata e umiliata". (Repubblica)
Con 420 sì, 21 no e 49 astenuti passa il provvedimento che fa ripartire la produzione dell'acciaieria e restituisce ai Riva l'acciaio finito. Sì del Pdl, Lega astenuta, contrari i radicali. Ora il testo passa al'esame del Senato. Bonelli: "Sfiduciata la Costituzione"
Il governo, dopo aver incassato ieri la fiducia, sul decreto salva-Ilva ottiene il via libera dalla Camera. All'azienda come stabilito, oltre all’area a caldo, verrà restituito anche l’acciaio finito sotto chiave perché prodotto dopo il blocco degli impianti. Superate dunque le disposizioni dell'autorità giudiziaria, che ora - come ha ripetuto più volte il ministro dell'Ambiente Corrado Clini - dovrà "tenere conto di questa legge". Il testo passarà all'esame del Senato per l'approvazione in seconda seduta. Mentre a Taranto, nelle stesse ore, il presidente di Ilva Bruno Ferrante - forze dell'intervento del governo - ha depositato presso la cancelleria del tribunale del Riesame di Taranto la rinuncia al ricorso presentato nei giorni scorsi con cui si chiedeva la revoca del sequestro del prodotto finito e semi-lavorato posto sotto sigilli lo scorso 26 novembre. Revoca che aveva già incassato il no del gip Patrizia Todisco.
Approvato dunque il decreto legge recante "Disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (dl Ilva)", con 420 sì, 21 no e 49 astenuti. La Lega si è astenuta, mentre i radicali hanno votato contro. L'Aula ieri aveva confermato la fiducia al governo con 421 sì, 71 no e 24 astenuti sul testo
Duro il giudizio degli ambientalisti, come lo era stato quello espresso ieri dall'assessore all'Ambiente ddella Regione Puglia, Lorenzo Nicastro: "Torniamo all’era borbonica - aveva commentato - in cui si decide per legge la vita del Paese. Quanto poi all’idea di un emendamento che permetta la commercializzazione del prodotto finito prima dell’entrata in vigore del decreto ribadisco che trattandosi di prodotto di reato potrebbe essere soggetto a confisca in caso di condanna degli imputati. Tecnicamente è come se si restituisse la refurtiva a un ladro in attesa di giudizio".
Oggi il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, rincara la dose: "Con il voto sul decreto salva Ilva il Parlamento ha sfiduciato la Costituzione. Non solo è un provvedimento incostituzionale sotto più profili (viola gli articoli 3-9-32-112 della Costituzione), cosa che emergerà con assoluta chiarezza quando se ne occuperà la Corte Costituzionale, ma è uno schiaffo senza precedenti alla magistratura che viene commissariata e umiliata". (Repubblica)
Assennato togliti l'aureola!
All'indomani della piece teatrale del Direttore dell'ARPA che già avevamo bollato come autoreferenziale e a tratti patetica ecco un comunicato stampa ed un articolo che accompagnano il video dell'ARPA show.
Va bene che siamo a Natale, ma presentarsi come l'arcangelo sul presepe che si azzuffa pare proprio troppo!
Comunicato stampa Stati Generali Arpa scuola Deledda 18.12.2012
Stati Generali dell’Arpa Puglia, tutti innocenti, tutti hanno fatto
il proprio dovere. Il Direttore accusa tutti, il mondo è contro di lui,
solo grazie al suo operato siamo salvi. Le accuse sono per tutti, anche
per le associazioni ambientaliste, ree di lesa maestà nei suoi
confronti, le associazioni hanno delegittimato gli organi tecnici,
chiedendo a gran voce terzietà ed indipendenza. Il Governo non gli ha
concesso i poteri che gli spettavano; L’Arpa più di questo non può fare
in queste condizioni, anzi dobbiamo ringraziare per quel che ha fatto.
Durante la lectio magistralis del Prof. G. Assennato abbiamo scoperto
che gli operai Ilva lavorano a concentrazioni di benzo(a)pirene 1000
volte superiori a quelle che noi respiriamo e che le accuse di grave
pericolosità insite negli stabilimenti riguardano poche persone, al
massimo il rione Tamburi e poco altro. Ma soprattutto abbiamo scoperto
che, da quando la Magistratura ha preso le redini dello stabilimento,
non ci sono stati sforamenti di nessun tipo e che l’abbassamento delle
colline minerarie ha risparmiato alla nostra città tempeste sahariane.
Grazie dott. ssa Todisco, grazie a Lei qualche bambino si è salvato, ma
per poco visto che il nostro amato Governo centrale si è dato da fare e
anche in questo caso ha fatto il massimo per salvare Taranto, tutti
hanno fatto il loro dovere. Anche la Regione ha fatto il suo dovere,
l’Ass. Nicastro, ha ribadito l’importanza dell’azione del governo
regionale per salvare Taranto, afferma che è molto preoccupato per le
trivelle nello Ionio, che hanno abbassato i livelli di diossine a
Taranto, che senza il lavoro ci si ammala e si perde la dignità di
essere umano, che hanno una legge avanzatissima senza pari in tutta
Europa, e che quindi quello che potevano fare è stato fatto. Poi tocca
al Comune, indovinate che cosa ha detto? Anche loro hanno fatto tutto il
possibile, e che grazie a loro che siamo a questo punto di svolta. Tra
tutte queste autocelebrazioni vuoi vedere che noi cittadini siamo gli
unici a non aver fatto nulla per Taranto? Magari la colpa è nostra se
siamo inquinati? Ma a quale punto siamo? Sembra che il problema non c’è
più, sembra che sia tutto a posto. Che Taranto finalmente è diventata
vivibile, ma vuoi vedere che mi sono perso qualche cosa?
Eppure abbiamo macinato chilometri per andare Bari, in Aula Consigliare, a chiedere limiti diversi dalle medie annue, per poter inserire nella famosa legge sul benzo(A)pirene di misurare le concentrazione di gas nocivi utilizzando la soglia di allarme, abbiamo scritto, occupato il nostro tempo per manifestare, per gridare che il problema è sanitario e non solo ambientale, abbiamo ascoltato qualcuno di importante, un baldo giovine, sceso da Roma per denunciare le condizioni sanitarie di questa città. IL Ministro Balduzzi ha sancito che i livelli di diossine non sono scesi di un microgrammo anche dopo la legge di Niki. Quel bel paesaggio fatto di operosità, diligenza e impegno per la nostra città sfiorisce e ci riporta alla dura realtà. Appena finito il discorso tutti scappano, gli impegni, la famiglia, non si possono attendere i cittadini, noi non contiamo, non abbiamo i numeri di cellulare diretti del potere, non possiamo rispondere alle loro affermazioni, noi dobbiamo ascoltare e dire grazie. Eppure sono anni che chiediamo rispetto e che solo grazie alla magistratura, finalmente, possiamo aspirare ad un mondo migliore per i nostri figli. Noi non possiamo chiamare Niki o il Sindaco per parlare dei nostri problemi, non abbiamo una lobby alle spalle che ci protegge. Non abbiamo 20.000 operai assunti a casa, quindi contiamo come il 2 di picche a briscola. Noi dobbiamo stare buoni, aspettare che finiscano di parlare e poi vederli sfilare davanti ai nostri occhi senza poter dire nulla.
Ma oggi io voglio finalmente dire che se siamo a questo punto è solo perché nessuno degli attori ha fatto nulla per questa città, le dimostrazioni sono davanti agli occhi di tutti, ultimi per la qualità della vita, migliaia di morti in pochi anni, per svariate malattie, Studio S.E.N.T.I.E.R.I. docet, una città invivibile, sporca, inquinata, le associazioni che si dividono, le istituzioni che adesso corrono ad appropriarsi di meriti che non gli appartengono perchè non ci sono miglioramenti per Taranto, tutti contro tutti. Nessuno si dimette tutto normale, neanche i giornalisti collusi hanno il coraggio di farsi da parte, anche loro hanno fatto il proprio dovere.
La città meriterebbe veramente un impegno diverso, io credo che siamo in una condizione che non chiede di fare il proprio dovere, bisogna fare di più, bisogna affrontare il problema di petto, basta firme ad occhi chiusi su AIA, e via libera per ogni impianto, basta raddoppi, le possibilità ci sono, lo ha confermato lo stesso Assennato, ricordandoci che : “Il Regio Decreto 1265 art.n°216 e 217 dà la potestà al Sindaco di intervenire su questo tipo di aziende” (cit. Assennato, Stati Generali dell’Arpa, Scuola G. Deledda, 18/12/2012) e che questa legge è stata recepita della AIA, affidando, a chi di potere, di intervenire in maniera drastica, interrompendo le cause di “malattie e morte” come riportato dalla Procura. L’impegno delle associazioni deve mettere da parte i propri fini e portare avanti un interesse comune, il nostro impegno ancora non basta, ci vuole di più.
Il Comitato Verità per Taranto Ascolta l'intervento di Assennato
Eppure abbiamo macinato chilometri per andare Bari, in Aula Consigliare, a chiedere limiti diversi dalle medie annue, per poter inserire nella famosa legge sul benzo(A)pirene di misurare le concentrazione di gas nocivi utilizzando la soglia di allarme, abbiamo scritto, occupato il nostro tempo per manifestare, per gridare che il problema è sanitario e non solo ambientale, abbiamo ascoltato qualcuno di importante, un baldo giovine, sceso da Roma per denunciare le condizioni sanitarie di questa città. IL Ministro Balduzzi ha sancito che i livelli di diossine non sono scesi di un microgrammo anche dopo la legge di Niki. Quel bel paesaggio fatto di operosità, diligenza e impegno per la nostra città sfiorisce e ci riporta alla dura realtà. Appena finito il discorso tutti scappano, gli impegni, la famiglia, non si possono attendere i cittadini, noi non contiamo, non abbiamo i numeri di cellulare diretti del potere, non possiamo rispondere alle loro affermazioni, noi dobbiamo ascoltare e dire grazie. Eppure sono anni che chiediamo rispetto e che solo grazie alla magistratura, finalmente, possiamo aspirare ad un mondo migliore per i nostri figli. Noi non possiamo chiamare Niki o il Sindaco per parlare dei nostri problemi, non abbiamo una lobby alle spalle che ci protegge. Non abbiamo 20.000 operai assunti a casa, quindi contiamo come il 2 di picche a briscola. Noi dobbiamo stare buoni, aspettare che finiscano di parlare e poi vederli sfilare davanti ai nostri occhi senza poter dire nulla.
Ma oggi io voglio finalmente dire che se siamo a questo punto è solo perché nessuno degli attori ha fatto nulla per questa città, le dimostrazioni sono davanti agli occhi di tutti, ultimi per la qualità della vita, migliaia di morti in pochi anni, per svariate malattie, Studio S.E.N.T.I.E.R.I. docet, una città invivibile, sporca, inquinata, le associazioni che si dividono, le istituzioni che adesso corrono ad appropriarsi di meriti che non gli appartengono perchè non ci sono miglioramenti per Taranto, tutti contro tutti. Nessuno si dimette tutto normale, neanche i giornalisti collusi hanno il coraggio di farsi da parte, anche loro hanno fatto il proprio dovere.
La città meriterebbe veramente un impegno diverso, io credo che siamo in una condizione che non chiede di fare il proprio dovere, bisogna fare di più, bisogna affrontare il problema di petto, basta firme ad occhi chiusi su AIA, e via libera per ogni impianto, basta raddoppi, le possibilità ci sono, lo ha confermato lo stesso Assennato, ricordandoci che : “Il Regio Decreto 1265 art.n°216 e 217 dà la potestà al Sindaco di intervenire su questo tipo di aziende” (cit. Assennato, Stati Generali dell’Arpa, Scuola G. Deledda, 18/12/2012) e che questa legge è stata recepita della AIA, affidando, a chi di potere, di intervenire in maniera drastica, interrompendo le cause di “malattie e morte” come riportato dalla Procura. L’impegno delle associazioni deve mettere da parte i propri fini e portare avanti un interesse comune, il nostro impegno ancora non basta, ci vuole di più.
Il Comitato Verità per Taranto Ascolta l'intervento di Assennato
martedì 18 dicembre 2012
Assennato show e il ministro zombie
La comunicazione fredda è un bidone come la famosa fusione nucleare fredda?
Assennato sempreinpiedi... E gli ambientalisti discoli...
Ma Assennato ci può speigare perchè non si potevano fare prima le cose che si sono fatte quando la procura ha allertato i periti esterni?
E perchè in tante circostanze lo stesso Assennato ha criticato i periti che hanno abbattuto il muro della complicità criminale o incosciente che ha avvolto questa città per decenni?
E se non c'era la disponibilità di informazioni o rilevazioni, perchè non si è denunciata l'impossibilità a procedere?
C'è un grosso problema nella freddezza del tecnico: non parla alla gente, non parla alla città e finisce per essere (che lo voglia o meno) strumentalizzata per zittire gli animi con una sottile vena di superbia. Ma, caro Direttore dell'ARPA Puglia, dare dell'ignorante alla cittadinanza impegnata o etichettarla come ambientalista (una specie di talebano occidentale) vuol dire non sapersi domandare se si è davvero fatto tutto il possibile e se è stata comunicata per bene l'impossibilità a raccogliere e processare informazioni esaustive.
Ma pensava davvero che con tre campionamenti del solo camino E312 ampiamente preannunciati ed autorizzati dall'Ilva si potesse controllare le emissioni dello stabilimento?
O peggio ancora con una centralina da polveri buttata su una strada senza neanche, almeno, un dispositivo wind select? Noi crediamo di no. Anzi noi ignoranti siamo certi di no!!!
Ma il problema di Assennato (che in altre circostanze ha pure guadagnato la nostra stima) è che non si sa mai quando parla il tecnico, quando il politico, quando il barone, quando il cittadino!
Esiste un modo scientifico, non freddo, per saperlo?
Per la Camusso invece, non c'è dubbio: è venduta!!!
Su Clini una domanda: ma che ca... ci fa ancora come ministro se il governo è caduto e puzza da settimane? VATTENE A CASA!!! Siamo il paese dei ministri zombie!
L'ARPA - «È stato detto spesso da parte degli ambientalisti che a
Taranto si è arrivati a questa situazione sul piano ambientale per
mancanza di controlli, ma non è vero. Così si sono delegittimati gli
organi tecnici come l'Arpa, e ora il ministro prevede nel decreto legge
sull'Ilva un garante che controlli il rispetto delle norme. Grazie,
ambientalisti».
Continua...
Assennato sempreinpiedi... E gli ambientalisti discoli...
Ma Assennato ci può speigare perchè non si potevano fare prima le cose che si sono fatte quando la procura ha allertato i periti esterni?
E perchè in tante circostanze lo stesso Assennato ha criticato i periti che hanno abbattuto il muro della complicità criminale o incosciente che ha avvolto questa città per decenni?
E se non c'era la disponibilità di informazioni o rilevazioni, perchè non si è denunciata l'impossibilità a procedere?
C'è un grosso problema nella freddezza del tecnico: non parla alla gente, non parla alla città e finisce per essere (che lo voglia o meno) strumentalizzata per zittire gli animi con una sottile vena di superbia. Ma, caro Direttore dell'ARPA Puglia, dare dell'ignorante alla cittadinanza impegnata o etichettarla come ambientalista (una specie di talebano occidentale) vuol dire non sapersi domandare se si è davvero fatto tutto il possibile e se è stata comunicata per bene l'impossibilità a raccogliere e processare informazioni esaustive.
Ma pensava davvero che con tre campionamenti del solo camino E312 ampiamente preannunciati ed autorizzati dall'Ilva si potesse controllare le emissioni dello stabilimento?
O peggio ancora con una centralina da polveri buttata su una strada senza neanche, almeno, un dispositivo wind select? Noi crediamo di no. Anzi noi ignoranti siamo certi di no!!!
Ma il problema di Assennato (che in altre circostanze ha pure guadagnato la nostra stima) è che non si sa mai quando parla il tecnico, quando il politico, quando il barone, quando il cittadino!
Esiste un modo scientifico, non freddo, per saperlo?
Per la Camusso invece, non c'è dubbio: è venduta!!!
Su Clini una domanda: ma che ca... ci fa ancora come ministro se il governo è caduto e puzza da settimane? VATTENE A CASA!!! Siamo il paese dei ministri zombie!
Decreto sull'Ilva, si decide a Roma. Nicastro: «Sarà un giorno triste»
Al quartiere Tamburi da gennaio a luglio la centralina ha rilevato 36 sforamenti, da agosto ad oggi nessuno
TARANTO - «Oggi a Roma sarà un giorno triste se verrà approvato il decreto legge sull'Ilva». Lo ha detto l'assessore all'Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro intervenendo agli Stati Generali dell'Arpa Puglia a Taranto. «Più che un conflitto di attribuzione tra poteri - ha aggiunto l'assessore - c'è stato uno straripamento, uno tsunami da parte del governo. È come se la Procura domani adottasse un decreto legge, cosa che non può fare. Restituire all'Ilva i prodotti finiti, che sono frutto di un reato, è come restituire la refurtiva ad un ladro».Continua...
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Decreto Ilva, dimezzato l'emendamento sul danno sanitario
La buona notizia è che, con l'emendamento presentato da Realacci e colleghi, il concetto di danno sanitario è riuscito a fare breccia in un decreto che, almeno per ambientalisti e comitati di protesta, ne aveva un gran bisogno. Quella cattiva è che l'emendamento, prima di essere approvato, è stato riformulato. Tre parole in meno rispetto alla prima versione,“congiuntamente all'Aia”, ma la differenza non è poca. Il perché ce lo spiega Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente Nazionale, che ha lavorato fianco a fianco con lo staff di Realacci per proporre l'emendamento.
“L'emendamento approvato dalle commissioni è un passo avanti importante. Introduce un tema di grande rilevanza che non compariva nel testo del decreto: gli effetti che l'inquinamento causato dall'Ilva producono sulla salute. E' un concetto fondamentale, e il testo dell'emendamento l'avevamo scritto sulla base della Legge regionale approvata dalla Puglia, una legge decisiva che avremmo voluto in questo modo far diventare legge nazionale. Purtroppo l'emendamento per poter essere approvato è stato riformulato, in versione soft. Noi chiedevamo che contestualmente all'Aia venisse effettuata subito la valutazione del danno sanitario (VDS) da parte di ASL e ARPA. Se questa avesse accertato che si rendeva necessaria una riduzione degli inquinanti, l'azienda avrebbe avuto 30 giorni di tempo per presentare un piano di riduzione al Ministero, e dodici mesi per attuarlo, pena la possibile sospensione delle attività produttive. L'emendamento approvato invece è stato modificato così: l'ASL e l' ARPA devono sì redigere una valutazione del danno sanitario, ma solo più annualmente, mentre la contestualità di VDS e AIA viene annullata”.
Di fatto l'Aia ha la precedenza, e saltano anche i 12 mesi di tempo per attuare il piano di riduzione degli inquinanti. Una bella differenza, che – fatto salvo il riconoscimento del principio – ridimensiona notevolmente la portata dell'emendamento. “Possiamo dire che se nella nostra proposta la VDS aveva un carattere vincolante, ora è soprattutto conoscitivo. D'altronde la stessa legge regionale pugliese è stata attaccata pesantemente da diverse aziende a Taranto e Brindisi, che hanno fatto ricorso al Tar. Noi come Legambiente la sosterremo con tutte le nostre forze. Ora bisogna vedere cosa deciderà il voto dell'Aula: scongiurando l'ipotesi che spunti un maxi-emendamento del Governo a spazzare via tutti i miglioramenti apportati, c'è però ancora la possibilità che qualcosa cambi per il meglio. Vedremo. Per come è stato approvato il testo dalle commissioni, direi che si è persa l'occasione di passare da un decreto salva-Ilva a un decreto salva-Taranto”.
Sull'opportunità del decreto in sé, Legambiente resta critica. Non è piaciuta l'estensione del decreto fuori dai confini dell'Ilva e ancor meno che si sia scavalcata la Magistratura. “In ogni caso, meglio l'Aia di Clini rispetto a quella dell'ex ministro Prestigiacomo. All'epoca commentavamo che sembrava scritta dall'Ilva stessa... Poi sono arrivate le intercettazioni, e in effetti praticamente era andata così!”. L'Ilva deve chiudere? “L'Ilva deve smettere di inquinare. E i Riva devono tirare fuori i soldi per gli investimenti che servono”. (Eco delle Città)
Giornalismo ovino
COMUNICATO STAMPA DEL 18/12/2012
COMITATO CITTADINI E LAVORATORI LIBERI E PENSANTI
Il 15 Dicembre 2012 la città di Taranto è stata protagonista del corteo per una "TARANTO LIBERA". Decine di migliaia di persone hanno manifestato la propria contrarietà al vergognoso decreto salva - Ilva ed al sistema capitalistico che da decenni condanna la città a pattumiera d'Italia. Una città assediata dall’inquinamento dove in un raggio di 30 km si concentrano industrie altamente inquinanti come Ilva, ENI e Cementir. Non meno pericolose risultano la Marina Militare, gli inceneritori di rifiuti pericolosi e non, e le discariche per lo smaltimento anche di rifiuti speciali.
Il 15 Dicembre TARANTO ha rivendicato per l’ennesima volta i diritti ineludibili della SALUTE, dell'AMBIENTE e del LAVORO "NON A TUTTI I COSTI".
Continua...
COMITATO CITTADINI E LAVORATORI LIBERI E PENSANTI
Il 15 Dicembre 2012 la città di Taranto è stata protagonista del corteo per una "TARANTO LIBERA". Decine di migliaia di persone hanno manifestato la propria contrarietà al vergognoso decreto salva - Ilva ed al sistema capitalistico che da decenni condanna la città a pattumiera d'Italia. Una città assediata dall’inquinamento dove in un raggio di 30 km si concentrano industrie altamente inquinanti come Ilva, ENI e Cementir. Non meno pericolose risultano la Marina Militare, gli inceneritori di rifiuti pericolosi e non, e le discariche per lo smaltimento anche di rifiuti speciali.
Il 15 Dicembre TARANTO ha rivendicato per l’ennesima volta i diritti ineludibili della SALUTE, dell'AMBIENTE e del LAVORO "NON A TUTTI I COSTI".
Continua...
Ricercato ma attivo!
Ilva, Fabio Riva si dimette dalla presidenza delle holding lussemburghesi
Riva, ricercato da fine novembre dall'au torita' giudiziaria, si e' dimesso dalla presidenza di Stahlbeteiligungen, storica cassaforte lussemburghese della famiglia Riva e da Siderlux, holding costituita di recente cui fa capo il 25% di Ilva Spa. In base a documenti consultati da Radiocor, il cda della holding il 13 dicembre ha accettato le dimissioni di Riva, nominando in sua sostituzione Mauro Pozzi, domiciliato in Spagna a Siviglia. L'incarico di Riva era stato rinnovato nello scorso giugno fino al 2018. Analoga decisione per Siderlux.
Vice-presidente di Riva Fire proprietaria dell'acciaieria Ilva di Taranto e figlio del patron Emilio, Fabio Riva e' ricercato dal 26 novembre sulla base di un ordine di custodia cautelare con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, emissione di sostanze nocive, avvelenamento da diossina di sostanze alimentari, omissione di cautele in materia di sicurezza sul lavoro e corruzione. Una settimana fa la Procura di Taranto ha chiesto al Gip un mandato di arresto europeo, dopo che Riva ha scritto di avere appreso del provvedimento restrittivo mentre era in Inghilterra e di avere deciso di mettersi a disposizione delle autorita' britanniche.
In agosto il gruppo Riva aveva proceduto a una serie di fusioni, con l'assorbimento di Ilva International Sa da parte di Italia Ilva Commerciale, mentre Stahlbeteiligungen aveva assorbito l'altra lussemburghese Parfinex.(Sole24h)
lunedì 17 dicembre 2012
Pare la lotteria...
DISASTRO AMBIENTALE ILVA:
IL TASSO DI MORTALITA’ NELLA CITTA’ E NELLA PROVINCIA E’ PIU’ ALTO RISPETTO AL RESTO DELLA REGIONE!
Sei residente, lavori o vivi comunque abitualmente a Taranto o nella provincia, AGISCI ADESSO CON IL CODACONS CONTRO LE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE CHE SAPEVANO DA DECENNI E NON SONO MAI INTERVENUTE, PER RICHIEDERE € 10.000 DI RISARCIMENTO!!
PARTECIPA ALL’AZIONE COLLETTIVA AVANTI AL TAR DEL LAZIO CONTRO IL MINISTERO DELLA SALUTE, IL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO, LA REGIONE, IL COMUNE E CONTRO LE RISPETTIVE ASL DI COMPETENZA CHE NON SONO INTERVENUTE PER EVITARE IL DISASTRO AMBIENTALE A TARANTO E PROVINCIA, PER RICHIEDERE IL DANNO AL DIRITTO ALLA SALUTE ANCHE IN VIA PREVENTIVA.
Se sei residente e/o vivi abitualmente o lavori a TARANTO O NEI COMUNI DELLA PROVINCIA, iscriviti subito all’AZIONE al costo di €. 50,00 (comprensivo dell’iscrizione al Codacons per un anno) e:
IL TASSO DI MORTALITA’ NELLA CITTA’ E NELLA PROVINCIA E’ PIU’ ALTO RISPETTO AL RESTO DELLA REGIONE!
Sei residente, lavori o vivi comunque abitualmente a Taranto o nella provincia, AGISCI ADESSO CON IL CODACONS CONTRO LE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE CHE SAPEVANO DA DECENNI E NON SONO MAI INTERVENUTE, PER RICHIEDERE € 10.000 DI RISARCIMENTO!!
PARTECIPA ALL’AZIONE COLLETTIVA AVANTI AL TAR DEL LAZIO CONTRO IL MINISTERO DELLA SALUTE, IL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO, LA REGIONE, IL COMUNE E CONTRO LE RISPETTIVE ASL DI COMPETENZA CHE NON SONO INTERVENUTE PER EVITARE IL DISASTRO AMBIENTALE A TARANTO E PROVINCIA, PER RICHIEDERE IL DANNO AL DIRITTO ALLA SALUTE ANCHE IN VIA PREVENTIVA.
Se sei residente e/o vivi abitualmente o lavori a TARANTO O NEI COMUNI DELLA PROVINCIA, iscriviti subito all’AZIONE al costo di €. 50,00 (comprensivo dell’iscrizione al Codacons per un anno) e:
- parteciperai all’azione collettiva AVANTI AL TAR DEL Lazio per ottenere il risarcimento dei danni esistenziali, morali ed alla vita di relazione, da compromissione del diritto alla salute da te subiti;
- avrai inoltre, nel caso di danni gravi già manifesti, una valutazione individuale al fine della possibile fattibilita’ di una causa individuale di risarcimento di tali ulteriori danni (a costi e condizioni che verranno successivamente indicati, a seconda dell’esito della valutazione del danno subito).
La vergogna delle promesse mai mantenute
COMUNI RICICLONI PUGLIA 2012
5^ edizione del rapporto regionale dedicato ai rifiuti ed allo stato della Raccolta Differenziata in Puglia
Decisamente negativo il trend per Taranto con solo il 8,9%
Monteparano (Ta) con il 73,2% di RD si aggiudica per la terza volta consecutiva il premio di Comune Riciclone in Puglia
Deludenti invece i risultati conseguiti dai Capoluoghi di Provincia nella raccolta differenziata: Andria è l’unico capoluogo ad avviare il sistema ‘porta a porta’, Brindisi al 1° posto della classifica ma solo con il 28,2% di RD mentre Foggia è fanalino di coda con un disastroso 2,9%
Legambiente:“ Andria in pochi mesi al 69% di differenziata, ma per il resto lo scenario resta desolante. Grave errore ipotizzare la proroga della nuova ecotassa regionale: lo smaltimento in discarica si combatte aumentandone i costi” (Legambiente)
5^ edizione del rapporto regionale dedicato ai rifiuti ed allo stato della Raccolta Differenziata in Puglia
Decisamente negativo il trend per Taranto con solo il 8,9%
Monteparano (Ta) con il 73,2% di RD si aggiudica per la terza volta consecutiva il premio di Comune Riciclone in Puglia
Deludenti invece i risultati conseguiti dai Capoluoghi di Provincia nella raccolta differenziata: Andria è l’unico capoluogo ad avviare il sistema ‘porta a porta’, Brindisi al 1° posto della classifica ma solo con il 28,2% di RD mentre Foggia è fanalino di coda con un disastroso 2,9%
Legambiente:“ Andria in pochi mesi al 69% di differenziata, ma per il resto lo scenario resta desolante. Grave errore ipotizzare la proroga della nuova ecotassa regionale: lo smaltimento in discarica si combatte aumentandone i costi” (Legambiente)
L'ARPA, il lato buono della Regione
Con preghiera di diffusione e partecipazione.
L'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell'Ambiente organizza gli Stati Generali 2012 - VII Conferenza Organizzativa, Taranto, 18 dicembre, inizio ore 9.
Quest'anno è stato scelto un luogo simbolico per gli Stati Generali di ARPA Puglia: la Scuola Deledda nel quartiere Tamburi, il recettore più sensibile dell'inquinamento atmosferico a Taranto (via Grazia Deledda 65, 74100 Taranto, tel. 099 4712986). Si sottolinea la partecipazione attiva agli Stati Generali di ARPA Puglia del presidente ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, a dimostrazione del ruolo fondamentale che l'intero sistema agenziale italiano (articolato in un istituto nazionale, l'ISPRA, e nelle agenzie regionali) svolge a salvaguardia dell'ambiente.
Nel corso dell'evento si darà conto dell'attività svolta da ARPA Puglia nel 2012 e si darà spazio agli interventi delle associazioni ambientaliste, nella convinzione che il ruolo svolto dagli organi tecnici - fondamentale per la valutazione e la soluzione dei problemi ambientali in base all'evidenza tecnico-scientifica - debba essere aperto agli stimoli e alle sollecitazioni della società civile.
L'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell'Ambiente organizza gli Stati Generali 2012 - VII Conferenza Organizzativa, Taranto, 18 dicembre, inizio ore 9.
Quest'anno è stato scelto un luogo simbolico per gli Stati Generali di ARPA Puglia: la Scuola Deledda nel quartiere Tamburi, il recettore più sensibile dell'inquinamento atmosferico a Taranto (via Grazia Deledda 65, 74100 Taranto, tel. 099 4712986). Si sottolinea la partecipazione attiva agli Stati Generali di ARPA Puglia del presidente ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, a dimostrazione del ruolo fondamentale che l'intero sistema agenziale italiano (articolato in un istituto nazionale, l'ISPRA, e nelle agenzie regionali) svolge a salvaguardia dell'ambiente.
Nel corso dell'evento si darà conto dell'attività svolta da ARPA Puglia nel 2012 e si darà spazio agli interventi delle associazioni ambientaliste, nella convinzione che il ruolo svolto dagli organi tecnici - fondamentale per la valutazione e la soluzione dei problemi ambientali in base all'evidenza tecnico-scientifica - debba essere aperto agli stimoli e alle sollecitazioni della società civile.
Collezione di esposti
Ilva Taranto. Emergenza amianto. Nuovo esposto alla Procura della Repubblica
Oggi è stato presentato da Fabio Matacchiera, presidente della onlus Fondo Antidiossina Taranto, un nuovo esposto alla Procura della Repubblica per presunto pericolo da amianto nell'area Ilva e nella discarica denominata Mater Gratiae.Il nuovo esposto depositato scaturisce dall`acquisizione e dalla visione di un «video-shock» che è stato diffuso lo scorso 15 dicembre c.a., attraverso la pagina web del quotidiano Il Fatto. Dalla visione del video, si può notare che, nella discarica Mater Gratiae, in gestione all`Ilva, confluiscono materiali di tutti i generi, compresi sacconi «big bag» che si presentano spesso lacerati e presumibilmente pieni di amianto, così come si evince dalla etichettatura («a») sovraimpressa, prevista per legge, secondo il codice C.E.R. "Le nostre preoccupazioni ed i nostri allarmi - aggiunge Matacchiera - sarebbero confermati da una nuova documentazione fotografica e video". (Dazebao)
Argomenti
amianto,
esposto,
ILVA,
matacchiera,
Mater gratiae
Tanto nel tir c'è l'aria condizionata...
Manifestazione degli autotrasportatori dinanzi fabbrica
Le parole del comunicato però suonano leggermente diverse dal dispaccio ANSA
«Gli autotrasportatori dell’indotto Ilva - si legge in una nota -, visto il perdurare del loro fermo a causa delle vicende note a tutti, si autoconvocano presso il piazzale antistante la portineria C dell’Ilva e chiedono a tutte le istituzioni nazionali e locali di farsi carico urgentemente di una risoluzione della questione Ilva che sta mettendo in ginocchio la nostra categoria che conta 500 microimprese, 600 lavoratori dipendenti, altre imprese quali officine meccaniche, gommisti, elettrauti e carbodistributori. Non possiamo più aspettare - dicono gli autotrasportatori - perchè le banche ci stanno mettendo alle strette. Noi imprese non godiamo di alcun ammortizzatore sociale: dobbiamo chiudere e basta». Gli autotrasportatori che operano per conto dell'Ilva di Taranto dicono che la compatibilità tra «lavoro e ambiente si può e si deve fare. Si deve partire immediatamente sia con l’attività lavorativa che con quella di risanamento e di bonifica. Vogliamo che la magistratura - dicono ancora gli autotrasportatori - debba e possa essere l’elemento di congiunzione per questa ripartenza e per l’eventuale controllo, e non un ostacolo».
Argomenti
autotrasportatori,
DL 207/2012,
ILVA,
indotto,
sciopero,
sit-in
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