mercoledì 21 gennaio 2009

Contro chi combattiamo per i nostri diritti?

E’ tutto chiaro, ma così chiaro, che non serve nemmeno spiegare. Il Csm manda via da Salerno i pubblici ministeri Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani poiché “colpevoli” di avere rispettato la legge, come hanno confermato tre giudici di un tribunale del Riesame della Repubblica italiana.
E’ come affermare il principio che chi non ha rubato o non ha ucciso deve andare in galera, anche in presenza della sentenza di un tribunale che attesti che quella persona non ha rubato e non ha ucciso.
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E’ tutto chiaro, ma così chiaro, che non serve nemmeno spiegare. Quest’altra pagina nera dimostra, se ce ne fosse bisogno, non solo che ci sono mandanti ed esecutori, ma anche chi sono gli uni e chi sono gli altri.
Non c’è alcuno scontro tra politica e magistratura. Al contrario, esse sono alleate nell’opera di eliminazione – ieri con il tritolo, oggi con le carte bollate, e truccate – dei magistrati che fanno il proprio dovere, e in modo particolare di quei magistrati che fanno il proprio dovere nei confronti di altri magistrati, spezzando così un corporativismo omertoso ormai oltre ogni soglia di sopportabilità.
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E’ tutto chiaro, ma così chiaro, che non serve sprecare parole, ma agire. Ciò che è accaduto ha fatto saltare, ancora una volta, ancora di più, le regole alla base di ogni patto tra governati e governanti.
Questa decisione del Csm sui pm di Salerno è la dimostrazione che si può fare tutto. Anche piombare nelle nostre e vostre case, per esempio, e arrestarci, arrestarvi, in nome della legge e in nome del popolo italiano. E allora, democraticamente e pacificamente, occorre agire. Tutti i blogger, tutti i siti web, noti e meno noti, tutte le associazioni e tutte le persone di buona volontà, note e meno note, che stanno fuori ma anche dentro ai partiti dovrebbero organizzarsi e far sentire la propria voce.

Se l’Italia non sarà capace di questo gesto minimo di ribellione democratica, allora vuol dire che l’Italia è un Paese già morto e non lo sa.

Carlo Vulpio
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