sabato 24 gennaio 2009

Dovevamo aspettare la crisi per ridurre lo spreco energetico industriale?

Lavoro notturno e nei week end per ridurre i costi

Dal lunedì al venerdì di notte. Il sabato e la domenica anche di giorno. Le tute blu della siderurgia e dell'acciaieria, in Italia, sono operative quando la maggior parte degli altri lavoratori dorme o si riposa. A fare scuola è il bresciano, dove c'è una forte concentrazione di aziende del settore di dimensioni medie e grandi, molte delle quali hanno forni elettrici che non obbligano a un ciclo produttivo di 24 ore. Da ottobre sono numerose quelle che hanno cominciato a cambiare l'organizzazione del lavoro. Tutte devono fare fronte alla necessità di ridurre i costi richiesta dalla congiuntura. Molte hanno cominciato a tagliarli là dove sono più alti e cioè alla voce energia, più che a quella lavoro.

Prendiamo per esempio la Duferco che, in Italia, ha oltre mille dipendenti, fattura circa un miliardo di euro e ha 5 stabilimenti sparsi tra il Friuli Venezia Giulia e la Sicilia. La bolletta elettrica di questa azienda a fine mese si avvicina ai 4 milioni di euro e incide per il 34% sul totale dei costi. Il lavoro notturno di un operaio ha un costo superiore del 35% rispetto a quello diurno, mentre il sabato e la domenica del 110%. Concentrando i turni di notte, il sabato e la domenica il gruppo «riesce a risparmiare il 35% sulla bolletta elettrica», spiega Agostino Conte, responsabile istituzionale della Duferco e vicepresidente della Commissione energia di Confindustria. Questo compensa non solo la maggiorazione della busta paga ma consente anche un forte risparmio dei costi che «conviene all'azienda ma anche al Paese», osserva Conte.

La soluzione non può dirsi strutturale ma certo è molto diffusa e sempre più aziende la stanno valutando come le Ferriere Valsabbia di Odolo (Brescia) che proprio ieri la hanno discussa con i sindacati come un'ipotesi da prendere in considerazione per ridurre i costi. Alla Ori Martin che negli stabilimenti bresciani ha 409 dipendenti, di cui 120 nell'acciaieria e altrettanti nel laminatoio, hanno invece già iniziato a praticarla, ma «a vista – precisa il direttore delle risorse umane Francesco Giliberti –. Non è avvenuto un cambiamento di carattere sostanziale, ma quando le esigenze e il carico di lavoro lo consentono, tendiamo a concentrare la produzione di notte, il sabato e la domenica. La situazione è comunque composita e decidiamo l'organizzazione delle squadre produttive di settimana in settimana».

Dalla Alfa Acciai di Brescia osservano che è prassi del settore siderurgico usare gli impianti anche nelle ore notturne per risparmiare su una bolletta dove i chilowatt sono oltre un milione all'anno. In questo momento sta diventando la regola ed è per questo che nelle ultime settimane, l'azienda, che dà lavoro a oltre 800 persone, evita di produrre di giorno.
Questa scelta è però possibile solo nei gruppi siderurgici di medie dimensioni che usano i forni elettrici che non richiedono diverse settimane per essere riaccesi, a differenza di quelli a ciclo continuo. Questa è una delle ragioni per cui la Lucchini di Piombino, così come l'Ilva di Taranto non hanno potuto adottare questa soluzione.

Quanto ai sindacati, pur essendo molto preoccupati sembrano comprendere che la nuova organizzazione del lavoro è la contropartita della salvaguardia dei posti di lavoro in attesa che la produzione ritorni ai livelli medi del passato e per ora non hanno fatto resistenza. Il modello sembra essere stata la firma dell'accordo delle Acciaierie Bertoli-Safau del gruppo Danieli di Udine che producono acciai speciali per diversi impieghi, dall'automobile all'industria meccanica. Dopo il giro di vite sui conti e sui crediti, è stato deciso di comune intesa con tutte le sigle sindacali che gli operai lavoreranno soltanto nei turni di notte e nel fine settimana per poter risparmiare sui costi dell'energia.

La crisi è stata per il settore anche l'occasione per aprire una nuova riflessione sulle iniziative strutturali che potrebbero consentire un risparmio sui costi dell'energia. Qualcuno, come la Duferco, ha pensato anche a soluzioni coraggiose per un settore così energivoro, come il "solare". E così in queste settimane, come racconta Agostino Conte, alla Duferco stanno ricoprendo i tetti degli stabilimenti di Trieste e di Milazzo con pannelli solari. (Sole 24h)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

agostino conte ma vai a cacare

Anonimo ha detto...

Sai dirci qualcosa di più di questa storia o di Agostino Conte?
Fallo sapere a tutti, anche così, in forma anonima

Anonimo ha detto...

E' un mafioso intellettuale, da stare alla larga.
In quanto alla Duferco figli di bettino.........gente terribile.