mercoledì 21 gennaio 2009

Quando diciamo che i rifiuti sono una ricchezza...

... intendiamo soldi veri!
Ecco un'attività privata che dimostra il profitto che si può trarre dalla raccolta differenziata vera (non quella presa in giro che ci sbolognano per fare cdr!).
Se un'impresa paga per avere i rifiuti e dal loro trattamento ci guadagna, perchè le aziende come l'AMIU che noi paghiamo per raccogliere i nostri rifiuti, li ammassano sottoterra o li bruciano e sono pure in dissesto economico?
Misteri (neanche tanto) della cattiva amministrazione e della corruzione!

Da RECOPLASTICA
L'idea, in sostanza, è questa. I negozi Recoplastica acquistano dai privati alluminio, ferro, plastica, carta e li pagano al prezzo di mercato, che varia di settimana in settimana. Le cifre possonooscillare indicativamente fra i 5 centesimi per un chilo di carta e i 50 centesimi per un chilo di alluminio.
I materiali a questo punto entrano nella catena del riciclaggio. Ci guadagna l'ambiente, dalmomenti che si evita di estrarre e sfruttare nuove materie prime. Ci guadagnano i privati che hanno portato i rifiuti al negozio. E ci guadagna, ovviamente, il commerciante.
Una vera benedizione laddove i Comuni sono negligenti nell'organizzare la raccolta differenziata. Ma in quella parte di Italia dove la raccolta differenziata esiste e funziona bene?
Per farla breve e a costo di tagliare un po' le cose con l'accetta: Comuni e Conai (Consorzio nazionale imballaggi) sono legati da un accordo in base al quale lo stesso Conai, attraverso i suoi consorzi di filiera", acquista tutto il materiale proveniente dalla raccolta differenziata degli imballaggi. Lattine, bottiglie di plastica eccetera.
L'incasso proveniente dai materiali avviati al riciclo va ai Comuni. Indirettamente ne beneficiano i cittadini: più un Comune incassa dalla raccolta differenziata, meno chiede ai cittadini sotto forma di bolletta rifiuti.
Un privato può inserirsi in questo sistema? Roberto Gavinese è piuttosto esplicito: "Non amo i consorzi di filiera, e non me ne frega niente. I cartelli non esistono. La materia di primo consumo - l'acqua con la bottiglia che la contiene - è del cittadino che la acquista, ed egli può farne quel che vuole. Basta, ovviamente, che non la disperda nell'ambiente".
"Le faccio quest'altro esempio. Se lei domani mattina lei dismette un'auto, cosa fa? Può buttarla o può venderla. Ecco, appunto. Quando abbiamo avviato l'operazione nessuno ci ha chiamato e ha avuto qualcosa da ridire, nè il Conai nè tantomeno il Governo".

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