martedì 20 gennaio 2009

Nigeriani, talpe, vampiri, disperati e predoni...

C'è da sentirsi orgogliosi ad essere paragonati ad un popolo nobile, oppresso e affamato da secoli di colonialismo e sfruttamento delle multinazionali.
Tutto sommato non disturba neanche il paragone con l'animaletto laborioso e mansueto che scava nei campi...
Ma torme di disperati, vampiri, predoni, arraffoni il caro giornalista di Repubblica lo vada a dire a quelli che hanno disperatamente predato e arraffato senza rispetto per la nostra salute e la nostra dignità un territorio che è l'emblema dell'abbandono, alle porte della città!
E' vergognoso certo giornalismo che si fa paladino dei soliti poteri forti e sputa sentenze contro l'arte di arrangiarsi a cui molte persone sono state costrette da soprusi, ignoranza, connivenze mafiose e dal giro incredibile di soldi e ricchezze che passano, senza mai fermarsi sulla nostra terra, sulla nostra pelle!
Neanche una parola sul disastro ambientale di queste grandi industrie.
Con quale ignoranza poi si accusa questi "nigeriani" di inquinare un terreno che è giù la pattumiera industriale piena di sostanze tossiche come dimostrano i campionamenti dell'ARPA?
Con questo non vogliamo difendere chi ha organizzato la sottrazione di gasolio all'ENI, ma fare tutta 'sta moina nazionale per la pagliuzza e ignorare la trave...
Vergogna!

All'Eni i vampiri del gasolio. Rete di tubi clandestini dalla raffineria. Sospetti sui dipendenti
di Mario Diliberto per Repubblica
Succhiavano tonnellate di carburante dai serbatoi della grande raffineria di Taranto. L´assalto andava a segno grazie a una conduttura sotterranea. Le tubature sbucavano all´esterno dell´impianto e venivano utilizzate per mungere le imponenti cisterne dell´Eni. Un po´ come accade in Nigeria, con le torme di disperati che spesso ci rimettono la pelle nel tentativo di arraffare qualche barile del petrolio estratto dalle multinazionali. A Taranto, però, sono entrate in azione mani esperte e certamente con complicità all´interno della raffineria. Talpe che al momento giusto collegavano le tubature dei predoni ai bocchettoni dei serbatoi. In questa maniera la conduttura sotterranea avrebbe ingoiato milioni di euro di gasolio.
Quei tubi artigianali sono stati scovati dalla guardia di finanza nei terreni vicini all´impianto. Il nucleo di polizia tributaria da tempo dava la caccia ai ladri di gasolio. I grossi ammanchi di prodotto non erano passati inosservati ai controlli disposti dai dirigenti della raffineria. Dopo quella denuncia, le Fiamme gialle avevano battuto metro per metro le campagne della zona industriale, sino a quando avevano trovato una cisterna abusiva. Era a trecento metri dalla recinzione dell´Eni e dentro c´erano 220 tonnellate di carburante non raffinato, valore commerciale superiore a mezzo milione di euro. Nei guai era finito il proprietario del terreno, ma la caccia ai predoni non si era chiusa lì. Nei giorni scorsi i finanzieri hanno individuato la conduttura sotterranea utilizzata per il saccheggio. Viaggiava a meno di un metro sotto terra e sbucava in diversi appezzamenti, tutti finiti sotto sequestro. I sigilli sono scattati su quindici ettari di terra, purtroppo contaminata dalle perdite della conduttura abusiva.
Ma il danno ambientale provocato dai predoni non si ferma qui. Già, perché il gasolio rubato non era stato raffinato e certamente è finito sul mercato senza ulteriore lavorazione. Ciò vuol dire che in giro ci sono tonnellate di carburante con un contenuto di zolfo di gran lunga superiore a quello consentito dalla normativa vigente. Quel prodotto altamente inquinante mediante i canali del contrabbando potrebbe finire anche nelle colonnine di benzina. Peraltro, la conduttura abusiva per mesi ha rappresentato un pericolo per la città. L´estate scorsa un violento rogo si era sviluppato proprio nella zona, lambendo la cisterna zeppa di gasolio rubato, scovata solo pochi giorni prima dai finanzieri. La circostanza è emersa durante le indagini ed è stata la molla che ha spinto il pm Daniela Putignano a procedere con il sequestro d´urgenza eseguito dalla finanza.
Ieri, la conduttura sotterranea è stata smontata pezzo per pezzo dai tecnici dell´Eni. Ora l´indagine procede per dare un volto alle menti e ai manovali del raggiro. Un aspetto che si intreccia con quanto sta accadendo all´interno della raffineria con i sindacati sul piede di guerra. Dopo la scoperta dei grossi furti di gasolio, infatti, l´Eni ha reagito con provvedimenti disciplinari per omessa vigilanza, distribuiti a pioggia sui dipendenti. In 56 sono finiti nel tritacarne della rappresaglia aziendale. A quella raffica di sanzioni hanno risposto i sindacati che già per tre volte hanno bloccato gli impianti ricorrendo allo sciopero. «Se c´è qualcuno che ha sbagliato è giusto che paghi'' spiega Isidoro Petrini della Cgil - Quelle contestazioni sono indiscriminate e gettano fango su tutti i lavoratori».

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