domenica 25 gennaio 2009

Avvelenamento da diossina, a Taranto depositata la perizia

Vertice in Procura sul caso-diossina. Il procuratore capo Franco Sebastio, gli altri magistrati che si occupano dell’inchiesta e il pool di consulenti hanno fatto il punto delle indagini sulla presenza di diossina e pcb (policlorobifenili) negli organi, nei tessuti e nel latte prodotto da pecore e capre lasciate al libero pascolo in un'area adiacente la zona industriale del capoluogo. Animali allevati in otto aziende zootecniche, tutte sottoposte a vincolo sanitario. Gli accertamenti mirano a verificare anche se la diossina trovata nelle pecore è la stessa che fuoriesce da camini dell’Ilva.

L’11 dicembre scorso, su ordine della Regione Puglia, sono state abbattute nel macello di Conversano 1.122 pecore alla diossina. C'erano valori esageratamente alti, anche di 40 volte al di là dei limiti fissati dal regolamento europeo. E’ quanto è stato riscontrato soprattutto nei capi più anziani in alcuni dei quali i valori sono stati di 120/130 pg/g grasso (picogrammi per grammo di grasso). La norma europea definisce, infatti, i tenori massimi di 3,0 pg/g grasso nei ruminanti (bovini, ovini) e 1,0 pg/g grasso nelle carni suine nel caso di diossine e furani. Un fascicolo d’inchiesta fu a carico di ignoti con l’ipotesi di reato di disastro colposo, in relazione ai potenziali danni che diossina e pcb possono provocare all’organismo umano se ingerite in quantità eccessive.

Le analisi dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo avevano consentito di riscontrare una concentrazione di diossina e pcb nel campione di latte. Alcuni accertamenti disposti nei confronti di altre aziende di Crispiano e Massafra dettero invece esito negativo. Il latte prodotto nelle aziende poste sotto vincolo sanitario non era destinato al commercio, ma serviva all'alimentazione dello stesso bestiame allevato. Il vertice è servito ad esaminare una serie di questioni e stabilire dei percorsi operativi. Gli investigatori hanno effettuato una mappatura completa delle aree a ridosso dello stabilimento siderurgico dove alcuni allevatori hanno portato le pecore a pascolare. I campioni di latte prelevati sono stati analizzati anche dal Consorzio interuniversitario Inca di Lecce e dall’Istituto Zooprofilattico di Foggia. Le indagini prevedono anche analisi sulle carni.

Dopo l’abbattimento delle pecore alla diossina resta il quesito di quale sbocco lavorativo dare ad aziende zootecniche che insistono su un terreno inquinato e sul quale non sarà semplice o di breve durata qualsiasi intervento di bonifica, peraltro, senza rimozione delle cause stesse dell’inquinamento ambientale. Peraltro, l’area di monitoraggio su diossine e pcb potrebbe allargarsi. I controlli sono stati estesi a terreni distanti anche 20 chilometri dagli impianti industriali per verificare se altri capi di bestiame contaminati. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

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