venerdì 9 gennaio 2009

Comunicato stampa

La questione dei rifiuti è una vicenda complessa sulla quale si spendono ogni giorno molti discorsi, spesso contraddittori.
L’emergenza “monnezza” nel Salento ha riproposto con ciclica precisione la crisi di un settore strategico dell’amministrazione pubblica su cui ruotano interessi economici, complicità politiche e gravi pregiudizi alla salute pubblica e all’immagine del territorio.
In Puglia, salvo casi eccezionali, non è stata ancora realizzata la “vera” raccolta differenziata, quella che in altri paesi europei si pratica già da vent’anni, l’unica che possa produrre ricchezza e benessere diffuso per i cittadini e non rechi danno alla salute pubblica.
Qui, per raccolta differenziata si intende una generica separazione tra parti combustibili e non per produrre derivati da incenerire (combustibile da rifiuti) e da seppellire in qualche cava dismessa.
Dietro parole apparentemente “positive” come termoVALORIZZATORE, BIOgas, BIOdiesel, COMBUSTIBILE da rifiuti, BIOmasse, impianti di STOCCAGGIO, con tutti i prefissi ECO-, BIO- e tanti bei termini accattivanti riferiti a realtà economiche o produttive, si nascondono i vecchi, soliti sistemi di “smaltimento” coperti da una falsa apparenza di modernità.
Mentre in Europa i rifiuti sono diventati una materiale da raccogliere con cura e processare per ottenere prodotti da immettere sul mercato (plastiche, metallo, vetro, oli, concimi, carta, ecc…) a prezzi vantaggiosi, in Puglia i rifiuti sono monnezza da smaltire o bruciandoli e interrandoli subito (tal quale) o con un primitivo processo di separazione che in ogni caso finisce per il 90% sottoterra o nell’inceneritore.
Non a caso, tutti gli amministratori pugliesi, sostengono che “il ciclo dei rifiuti differenziati vada necessariamente chiuso con gli inceneritori”. Questa è la più grande bugia che si possa raccontare alla cittadinanza. Basta considerare che Berlino con i suoi cinque milioni di abitanti (quanto tutta la Puglia) necessita di un solo inceneritore come quello di Massafra per bruciare tutti i rifiuti non processabili!
Le gravi carenze dei nostri amministratori in questo settore non sono frutto di ignoranza, ma di un sistema perverso di economia parassitaria che permette a dei privati di intascare i soldi pubblici mediante cosiddetti ECOincentivi (CIP6, ECOtasse ecc.), nati per passare a sistemi puliti, ma in realtà sperperati nei soliti inceneritori e discariche. Tutto questo traffico di soldi, potere e consensi si regge sul ricorso alla politica dell’emergenza e sulla strategia della paura scatenata da immagini choc di cassonetti pieni, incendi di cumuli, rivolte popolari. Molta gente, tra cui tanti di quelli che i cittadini hanno scelto in cabina elettorale per difendere i propri interessi, specula e lucra impunemente!
Un anno fa, sull’onda dell’”emergenza rifiuti” campana anche i politici tarantini affermarono che la nostra provincia era a “rischio emergenza”, che dovevamo attrezzarci al più presto per prevenirla riattivando l’inceneritore AMIU, aprendo nuove discariche e sperimentando gassificatori e centrali a biomasse (cioè inceneritori).
Poi, si scopre che la provincia contempla oltre una settantina di discariche ed un inceneritore (Massafra) dove vengono “comodamente” seppelliti e bruciati buona parte dei rifiuti di tutta la Puglia, di alcune industrie italiane, oltre a quelli campani gentilmente accolti per spirito di solidarietà …
Oggi l’intera Provincia di Lecce, con la complicità della Regione, continua a considerare la Provincia di Taranto come il suo immondezzaio, in grado di accogliere tutti i rifiuti che nessuno, per anni, si è occupato di gestire.
Ma come, non eravamo in emergenza?
Resta il fatto che, senza la presenza dei nostri amministratori, a Bari si è deciso che tra rifiuto “tal quale” o BIOstabilizzato e “combustibile da rifiuti”, quasi tutta la monnezza del Salento finirà nella terra, nell’aria e nei polmoni dei tarantini, dei grottagliesi, dei fragagnanesi e di tutta la provincia jonica già martoriata da industrie e veleni.
Il sindaco di Grottaglie Raffaele Bagnardi, da tempo impegnato ad ampliare discariche e proporre inceneritori, insensibile al bene dei suoi concittadini, si è già detto disposto ad accoglierla a patto di avere “qualche sconticino” sull’ECOtassa (quelli che altrove si chiamano “i 30 denari”).
Il presidente uscente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, fa la voce grossa sui giornali minacciando di chiudere la frontiera provinciale ai rifiuti leccesi ma, di fatto non ha ancora messo in atto niente di concreto. Florido continua con la sua politica da capo autoreferenziale, osteggiando il coinvolgimento e il sostegno della cittadinanza in una giusta causa comune, diversamente da quello che hanno fatto, con popolarità e successo, i sindaci e presidenti salentini.
Il Comitato per Taranto e l’AIL Taranto , interpretando una riflessione condivisa da tutti i cittadini della provincia, chiede formalmente al Presidente Florido, come autorità incaricata di sovrintendere alla corretta gestione dei rifiuti, non solo di deliberare ufficialmente il diniego allo sversamento di altro materiale proveniente dalla Provincia di Lecce o da altre provincie nel territorio tarantino, ma di impedire che si aprano nuove discariche ed inceneritori e di sollecitare le Ato locali e i comuni verso la vera raccolta differenziata porta a porta con la creazione di ricchezza e posti di lavoro stabili e sicuri attraverso il riciclaggio e il recupero.
La cittadinanza chiede azioni concrete per lo sviluppo del territorio. Solo su questi elementi, e non sulle promesse elettorali, si può misurare l’affidabilità e la capacità di amministrazioni che chiedono di essere rielette.
(nota su La Gazzetta del Mezzogiorno)

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