Nemmeno le migliaia di firme raccolte in provincia hanno potuto scalfire i diritti dei "monnezzari": è freschissima (ma puzza lo stesso) la notizia della bocciatura della legge regionale di iniziativa popolare per la disciplina dello smaltimento in Puglia dei rifiuti prodotti al di fuori della Regione da parte della Corte Costituzionale. Questa legge avrebbe sancito l'obbligo della prossimità per lo smaltimento, sbarrando le porte ai rifiuti (speciali e non) provenienti da lontano. Soprattutto dal ricco e industrializzato nord-Italia. Rimaniamo a bocca aperta...e naso chiuso.
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Una buona (vabè, così così) notizia c'è, però:
"Il 22 dicembre, dalla Corte di giustizia europea è arrivata un’altra condanna per l’Italia per mancata attuazione della disciplina in materia di rifiuti sottraendo a priori i rottami destinati ad attività siderurgiche e metallurgiche e il combustibile da rifiuti di qualità elevata (Cdr-Q) dall’ambito di applicazione della legislazione italiana sui rifiuti.
La Corte ritiene che i rottami ferrosi siano semplici residui di produzione e di consumo e tali devono essere considerati fino alla conclusione del processo di recupero completo, che si conclude con la loro trasformazione in prodotti siderurgici e metallurgici. L’esclusione a priori di fatto rende inapplicabile la normativa comunitaria sulla tutela dell’ambiente a tali materiali, in particolare alla loro gestione, al loro deposito e al loro trasporto.
Riguardo invece il Cdr-Q, la Corte sostiene che l’operazione di trattamento dei rifiuti solidi urbani per l'ottenimento del combustibile si concretizza in una mera selezione e mescolanza di rifiuti e che, dunque, non può essere considerata un processo di fabbricazione di un prodotto. Un’operazione di recupero è tale e si può dire conclusa solo tanto se il materiale possiede le caratteristiche di una materia prima utilizzabile nelle stesse condizioni di precauzione rispetto all’ambiente e ciò non vale per il Cdr-Q.
Monica Frassoni, presidente del gruppo Verdi/ALE al Parlamento europeo, ha così commentato la sentenza della Corte di Giustizia europea: "Si tratta di un'altra sentenza attesa da tempo sul fronte che oppone l'Italia al diritto comunitario per quanto concerne la definizione di varie categorie di rifiuti. Già l'anno scorso il nostro paese era stato condannato per non aver fatto rientrare, nell'ambito della normativa nazionale, le terre da scavo tra i rifiuti." (ECO dalle Città)
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Che serva da monito per chi si appresta a varare piani per i rifiuti: non accetteremo che tutto finisca in cdr e fumo! l'unica vera soluzione è la raccolta differenziata e il riutilizzo!
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