Prendiamo spunto dall'interessante articolo di Gianluca Guastella anche se un po' troppo arceolocentrico (perdonateci il neologismo ma non possiamo fare a meno di constatare con sorpresa e qualche dubbio, che l'archeologia, da qualche tempo a questa parte, sta diventando il presunto deus ex-machina per il salvataggio della cultura e della storia locali...) per approfondire un tema ancora troppo trascurato e che merita di essere considerato per la sua effettiva portata strategica.
Un colpo di wikipedia ci svela che in realtà: "Il termine ecomuseo fu pensato da Hugues de Varine durante una riunione con Georges Henri Rivière, all'epoca rispettivamente direttore e ex-direttore e consigliere permanente dell'ICOM (The International Council of Museums), e Serge Antoine, consigliere del Ministro dell'Ambiente. Fu usato per la prima volta nel 1971 in un intervento dell'allora Ministro dell'Ambiente francese, M. Robert Poujade, che l'utilizzò per qualificare il lavoro di un ministero in piena creazione. Gli ecomusei inizialmente, realizzati ben prima che assumessero questa definizione, furono pensati come strumenti per tutelare le tracce delle società rurali in un momento in cui l'urbanizzazione, le nuove acquisizioni tecnologiche e i conseguenti cambiamenti sociali, rappresentavano un rischio reale di completo oblio di un patrimonio culturale millenario. L'ecomuseo interviene sullo spazio di una comunità, nel suo divenire storico, proponendo "come oggetti del museo" non solo gli oggetti della vita quotidiana ma anche i paesaggi, l'architettura, il saper fare, le testimonianze orali della tradizione, ecc. La portata innovativa del concetto ne ha inevitabilmente determinato la conoscenza ben oltre l'ambito propriamente museale."
Dopo aver letto l'articolo, consigliamo vivamente una visita alla rete degli ecomusei italiani, e una verifica dello stato dell'arte in Puglia.
Proviamo a pensare alla ricchezza del nostro territorio con strumenti nuovi (si fa per dire, visto che parliamo di idee codificate quasi 40 anni fa...) e prospettive diverse, come suggerisce Guastella. E proviamo a promuovere queste idee...
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