sabato 11 luglio 2015

Tanto per fare due conti


Taranto, una città lacerata

Michele Emiliano ha riunito ieri a Taranto, per la prima volta, la giunta appena nominata. Il neopresidente ha voluto fare del confronto con la seconda città della regione, cioè il luogo in cui maggiormente si concentrano le sfide del governo del territorio, una sorta di bussola per l’inizio dei lavori della sua giunta. Nel lungo incontro con i rappresentanti delle associazioni locali sono emerse due concetti chiave: “complessità” e “fair play”. Taranto costituisce un groviglio di problemi talmente complessi che per dipanarli non basta la buona volontà: occorre una strategia politica precisa. E, soprattutto, occorre che il confronto anche duro tra le sue parti, e tra la città nel suo insieme e i vari livelli del governo, rimanga leale. La breve contestazione che c’è stata prima dell’inizio della seduta testimonia come tra le pieghe della città si siano accumulate ferite, lacerazioni, incomprensioni sempre pronte ad arroventarsi.
Nel programma elettorale con cui Emiliano ha vinto le elezioni, Taranto veniva citata esplicitamente due volte. La prima a proposito dell’Ilva: “O si ambientalizza e si bonifica oppure si dovrà chiudere, perché la salute dei cittadini viene prima di tutto.” Tale concetto è stato ribadito anche ieri. In questa sfida non ci sono solo i piani politici, economici e giudiziari che si intersecano fra loro. C’è anche la necessità di preservare la salute dei cittadini. Qualunque sia il futuro dello stabilimento, la Regione è comunque chiamata a gestire una partita sanitaria di primo piano, dal momento che molte malattie raggiungeranno il loro picco nel prossimo decennio. Quindi, o si fa di Taranto un laboratorio fuori dell’ordinario (dal punto vista medico e scientifico), o la partita da affrontare seguirà un piano inclinato. Nel programma elettorale, Taranto compariva anche nelle pagine riservate al turismo e alla cultura. La nuova maggioranza si è impegnata a sostenere la candidatura di Taranto a Capitale italiana della cultura nel 2016-17. Sarebbe un traguardo importante, a patto che si parta da una valutazione obiettiva degli errori precedenti commessi: primo fra tutti, il modo fallimentare in cui è stata condotta la candidatura della città a capitale della cultura europea per il 2019.
Ma non sono queste le uniche sfide che la città di Taranto racchiude. Se ne possono elencare almeno altre due. La prima è la crisi del porto che, oltre a essere grave in sé, riduce le possibilità di pensare ad alternative liberate dalla monocultura siderurgica. Non solo: è evidente il ritardo del governo nazionale nel sostenere i porti meridionali davanti alla ridefinizione geopolitica del Mediterraneo. Pertanto, per fare da contrappeso, la Regione è chiamata a tracciare da subito la propria azione. L’altra sfida riguarda la città-groviera. Il recente crollo all’interno di un palazzo del Borgo, al di là dell’esplosione della bombola del gas che l’ha determinato, fotografa lo stato reale del tessuto abitativo. Non appare spopolata e in preda al degrado solo la città vecchia, lo sono anche molte zone del centro. Taranto è una città slabbrata, che va ricomposta e rimessa insieme. In questo, è il paradigma di una sfida più ampia, che riguarda l’intera regione. (Alessandro Leogrande - CdM)

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