sabato 25 luglio 2015

Svuotacontainer

Porto Taranto, i 540 di Tct verso la Cig per cessazione attività

Ministero del Lavoro e Autorità portuale di Taranto lavorano ad una soluzione per tutelare i 540 addetti di Taranto container terminal. Molto probabilmente sarà la cassa integrazione per cessata attività con durata un anno. Il 12 giugno la società è stata messa in liquidazione dagli azionisti (Hutchinson, Evergreen e gruppo Maneschi) e ai lavoratori, alla scadenza del 28 maggio, non è stata più rinnovata la cassa integrazione. Il personale è stato collocato in mobilità e i 75 giorni previsti dalla procedura terminano ai primi di settembre. Adesso, quindi, si sta vagliando l'utilizzo della cassa integrazione per cessazione coinvolgendo Tct. In parallelo, l’Authority sta portando avanti il confronto con i tre liquidatori di Tct per chiudere senza contenziosi la parte relativa alla presenza della società a Taranto.
Per quanto riguarda l’ingresso di nuovi operatori nel terminal container, presidenza del Consiglio e Authority «hanno in corso una serie di contatti – spiega il commissario dell’Autorità portuale di Taranto, Sergio Prete – ma non siamo ancora in una fase di definizione, nè ci arriveremo alla scadenza dei 75 giorni che precedono la mobilità a tutti gli effetti e la risoluzione dei rapporti di lavoro del personale Tct. Ci vuole più tempo per giungere al nuovo investitore. Ecco perchè ci serve un altro anno di cassa integrazione e concludere l’intesa con i liquidatori di Tct». «Sin quando c’è ancora una presenza di Tct e il terminal container non è definitivamente libero, difficile – osserva Prete – che le trattative con un nuovo soggetto possano avviarsi alla dirittura finale. I contatti, però, ci sono e cercheremo di intensificarli».
Il futuro dell’infrastruttura sarà comunque nell’attività container e non ci saranno cambiamenti. Viene infatti ritenuta di scarsa fattibilità l’ipotesi di una riconversione – affidata al gruppo Maneschi, uno degli azionisti di Tct – che prevede che si faccia movimentazione di rinfuse e di cemento. «La produzione del cemento – si osserva – è in crisi e a Taranto lo stabilimento Cementir è colpito da un pesante ridimensionamento. Non ci sono quindi i margini perchè quest’attività possa dare sviluppo al porto». Inoltre, passare dai container ad altre tipologie di merci presupporrebbe anche delle variazioni urbanistiche.
Lunedì scorso, intanto, avviando l’operatività del Tavolo istituzionale Taranto, con diversi ministeri, Regione Puglia ed enti locali, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, ha riconfermato come il rilancio del porto sia una delle priorità individuate dal Governo. Priorità alla quale andranno parte dei 600 milioni già stanziati o previsti e che nei prossimi mesi il Contratto istituzionale di sviluppo dovrà meglio finalizzare accelerandone la spesa. (Sole24h)

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