Dieci giorni in più per tenere accesi i motori dell'Ilva
Dieci giorni in più. Su questo surplus per la procedura di spegnimento dell’altoforno numero 2 si basa la strategia dei vertici dell’Ilva. Una proroga fondamentale per il siderurgico: se si dilazionassero i tempi della fermata dell’altoforno, ci sarebbero margini di manovra più ampi.Innanzitutto, si potrebbe arrivare alla concomitanza della ripartenza dell’altoforno 1, prevista per l’1 agosto. Il quadro è questo: se fosse confermata l’ipotesi di fermata definitiva per l’impianto dove si è verificato l’incidente mortale, a quel punto la stessa manovra dovrebbe verificarsi per il gemello Afo4. Come spiegato da azienda e sindacati, infatti, per motivi di sicurezza non sarebbe possibile far marciare da solo l’ultimo altoforno.
Da qui, la strategia di allungamento dei tempi che potrebbe consentire di affiancare l’altoforno 1 attualmente in fase di ristrutturazione per l’adeguamento alle prescrizioni ambientali.
Questa proroga potrebbe avere un secondo fine: l’attesa per un eventuale pronunciamento del Tribunale del Riesame sulla facoltà d’uso.
Bisognerebbe però valutare i tempi ma resta in piedi ancora un’ulteriore opzione: la richiesta dell’azienda alla Procura della concessione della facoltà d’uso, a fronte di un cronoprogramma di interventi concordato in modi e tempi.
In queste ore ci dovranno essere necessariamente novità in quanto la procedura di Afo2, senza ulteriori cambiamenti, prevede la conclusione tra il 6 e il 7 luglio.
Intanto, sul fronte sindacale arriva la dura presa di posizione dell’Unione Sindacale di Base. Usb denuncia innanzitutto altri due gravi episodi specificando che il messaggio che sta pericolosamente passando «è che la marcia impiantistica viene prima di tutto, anche prima della salute. Non è un caso che tra domenica e martedì sono avvenuti altri due gravissimi incidenti fortunatamente senza feriti, il primo in acciaieria 2 e l’altro nella colata continua 4, entrambi potevano avere conseguenze disastrose, chiaramente nessuno sa nulla, non conviene in questo momento divulgare notizie che potrebbero nuocere alla produzione».
Secondo il sindacato «le tante illazioni che girano sul tragico incidente di Alessandro Morricella, ampiamente smentite dalla decisione del gip di confermare il sequestro, servono solo a far nascere i dubbi nella testa dei lavoratori e a scaricare la responsabilità di una fermata parziale o totale dello stabilimento sulle spalle di persone innocenti: la macchina del fango si è messa in moto subito dopo il sequestro senza facoltà d’uso e serve a creare il dubbio tra noi. Non è un caso che in queste ore si vocifera di incontri clandestini per organizzare proteste contro il sequestro di Afo2».
Il sindacato precisa e ricorda come la responsabilità non sia della procura «che fatto il proprio lavoro ma è addebitabile a chi da tre anni promette di risolvere il problema a suon di decreti il cui unico effetto è stato quello di allungare l’agonia».
C’è poi anche un passaggio sulle dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi che aveva ribadito l’importanza strategica del gruppo siderurgico per il sistema industriale italiano: «La soluzione c’è e il ministro Guidi lo sa benissimo così come Renzi: si chiama “investimenti”. Quelli che i vari ministri e governi promettono, a parole, da più di tre anni, dopo sette Decreti, quattro Commissari, un Sub-Commissario, cinque direttori e tanti, troppi lavoratori che hanno lasciato la pelle in nome del risanamento che finora non c’è stato».
Servono soldi per risanare e mettere in sicurezza al di là degli slogan. È questo il senso dell’appello finale della nota sindacale che si rivolge direttamente al presidente del Consiglio: «Abbiamo la netta impressione che pretendere salute e sicurezza all’Ilva sia diventato quasi un reato. Il premier Renzi all’indomani dell’ultimo decreto disse “l’Europa non mi impedirà di salvare i bambini di Taranto” ma visti i risultati l’unica cosa sicura è che se continuiamo così i bambini rimarranno orfani. Soldi e investimenti rappresentano l’unica strada percorribile: oltre ciò voi continuerete a sfornare decreti che allungheranno l’agonia e noi continueremo a essere vittime innocenti del vostro Pil nazionale». (quot)
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