ph. R. Chiaradia |
Stefàno:«Taranto rialzati»
Il governo stanzia 600 milioni, soldi già annunciati mesi fa, per rilanciare una città che perde da un anno all’altro 10.400 posti di lavoro con una disoccupazione giovanile del 54.2 per cento. Numeri che spingono le nuove leve alla fuga per trovare lavoro altrove. Sindaco Stefàno, di fronte a questi dati così preoccupanti, cosa può fare il primo cittadino?
«Posso dire che, nel nostro piccolo, nelle imprese e cooperative che lavorano per conto del Comune non è andato perso neanche un posto di lavoro. Inoltre paghiamo le fatture a fornitori e ditte entro sessanta giorni, anche questo aiuta. Gli enti locali in ogni caso non sono uffici di collocamento, questo lo sanno tutti, però possono fare opera di sensibilizzazione continua e di stimolo presso le altre istituzioni e i privati».
Ed è quello che accade a Taranto?
«Direi proprio di sì. La venuta del sottosegretario Claudio De Vincenti l’altro giorno dimostra proprio l’attenzione che siamo stati in grado di suscitare nel governo. La situazione tarantina è molto difficile da tutti i punti di vista, ed è una nozione acquisita dal governo che vuole affrontarla insieme con noi dandoci qualche strumento in più».
Signor sindaco: poi, però, tutto dipende dal Comune. Per lo meno in riferimento ai progetti da realizzare.
«Certamente e abbiamo presentato, perché l’abbiamo già pronto da settimane, un bel pacchetto. Ma la vera novità portata dal sottosegretario è l’istituzione di un nucleo tecnico che velocizzerà tutte le procedure e perfezionerà i vari passaggi. Dovremmo accorciare i tempi rispetto al passato».
Il dato della disoccupazione giovanile è agghiacciante e prefigura scenari non allegri per le nuove generazioni.
«È vero, ma confido che le prospettive a medio e lungo termine siano migliori. Taranto riconquisterà il posto che le spetta in Italia e in Europa recuperando posti di lavoro nei settori tradizionali, ma anche in quelli che dobbiamo nutrire con nuove iniziative e tanti progetti».
In modo particolare, sindaco Stefàno, a cosa si riferisce?
«Mi riferisco a cultura e turismo in cui a Taranto si investiranno risorse. Lo ha detto anche il sottosegretario De Vincenti l’altro giorno, che in ogni caso i risultati cominceranno a vedersi tra quindici anni perché si tratta se non di una riconversione quanto meno di un allargamento di questi settori».
Quindici anni non è una prospettiva remota?
«Beh, i risultati non si ottengono da un giorno all’altro. Io però spero che già tra qualche mese potremo registrare qualche piccolo segnale di ripresa della città».
Su quali basi fa questa affermazione?
«Sulla base che ci sono seicento milioni da spendere sul porto, sull’Arsenale militare, sulla città vecchia. Io ho chiesto anche di recuperare situazioni nella sanità ionica dove sono vuote duemila caselle lavorative».
Ne è proprio certo.
«Io credo che se continua l’attenzione del governo centrale, e anche regionale, alcune risposte arriveranno entro tempi brevi. Esorto inoltre i miei concittadini ad avere fiducia».
Nelle istituzioni o in se stessi?
«In tutti e due. I tarantini devono avere fiducia soprattutto nelle loro capacità di scavalcare gli ostacoli magari anche con aiuti esterni, ma i momenti difficili si superano anche con l’autostima».
Per Taranto non è un bel momento però.
« La città sta vivendo uno dei periodi più complicati da tutti i punti di vista, le industrie sono a rischio e ancora non ci sono radici salde per i nuovi settori, ma dobbiamo tutti avere fiducia nelle nostre forze e nella possibilità di realizzare i progetti per un futuro più roseo».
Cosa si può fare per dare fiducia a chi, ad esempio, vuole investire nella città vecchia?
«Il Comune sta già attuando misure per creare questa condizione. Mettere a disposizione un palazzo per la caserma dei carabinieri va in questa direzione perché aumenta il grado di sicurezza».
Quale potrebbe essere la ricetta per lo sviluppo ed il rilancio?
«Ristrutturare i palazzi storici vuol dire migliorare architettonicamente la nostra Isola, avere i fondi per rifare i servizi primari significa creare condizioni di vivibilità migliori, tutte precondizioni che possono dare fiducia».
Ma, secondo lei, turismo e cultura rappresentano alternative all’industria?
«Direi di sì anche se Taranto ha centocinquant’anni di vocazione industriale alle spalle. Però noi siamo al lavoro da tempo utilizzando le leggi varate per Taranto. C’è la città vecchia da far rinascere, il museo archeologico, l’Arsenale militare sia come manutenzione del naviglio che come archeologia industriale».
E poi?
«Bisogna valorizzare il turismo culturale, è come togliere la coperta per mostrare i monumenti che abbiamo. È vero anche che per far decollare il turismo occorrono le infrastrutture, ma questo non dipende da noi. Noi subiamo scelte prese altrove. La mancanza di collegamenti rende difficoltoso raggiungere Taranto e noi più che sensibilizzare e insistere possiamo fare ben poco. Devo rilevare comunque che il ministro Del Rio ha dichiarato che vuol far arrivare l’alta velocità fino a Taranto».
Signor sindaco Stefàno, lei ha visto che s’è creato una specie di cortocircuito tra governo, magistratura tarantina e Ilva in riferimento agli ultimi provvedimenti sull’altoforno 2. C’è una via d’uscita?
«Secondo me, sì. Se ne esce con il rispetto delle leggi da parte di tutti. I poteri sono separati e tutti devono avere il massimo rispetto delle norme».
Anche prendendosela con gli operai?
«I lavoratori sono l’anello debole della catena. Sono sicuro però che l’autorità giudiziaria lo sa e si comporterà di conseguenza». (CdM)
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