lunedì 20 luglio 2015

L'ora del rinvio a giudizio

Ilva, oggi la decisione del gup
Vendola rischia il processo

Udienza preliminare in corso a Taranto per l'inchiesta sul presunto disastro ambientale che avrebbe provocato lo stabilimento siderurgico Ilva. Il gup del tribunale di Taranto Vilma Gilli si è ritirato in camera di consiglio per decidere su alcune eccezioni sollevate dal collegio difensivo. Una eccezione, in particolare, riguarda gli accertamenti bancari eseguiti per rintracciare una presunta tangente di 10 mila euro che l'ex dirigente Ilva Girolamo Archinà avrebbe consegnato all'allora consulente della Procura di Taranto Lorenzo Liberti per modificare una relazione sulle emissioni dell'Ilva. Per la difesa quella somma di denaro non sarebbe mai stata consegnata a Liberti, ma sarebbe stata una donazione alla Curia tarantina.
Oggi tutti col fiato sospeso
L’apparente pace di queste ore avrà uno scossone quando il gup Vilma Gilli pronuncerà la sua sentenza dell’udienza preliminare che dovrà decidere il rinvio a giudizio o l’archiviazione dei 52 imputati dell’inchiesta sul presunto disastro ambientale, «Ambiente svenduto». Tra queste quelle della famiglia di industriali Riva e l’Ilva commissariata che aveva sperato di abbandonare il procedimento con un patteggiamento che è stato rifiutato dalla procura perché ritenuto incongruo. Rischiano il processo anche diversi tecnici ministeriali, politici ed amministratori che avrebbero favorito il siderurgico nella sua azione inquinante. Fra questi, il più in vista è l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola accusato di aver fatto pressioni sull’Arpa, attraverso il suo direttore Giorgio Assennato, perché favorisse i piani dell’acciaieria. Per lo stesso motivo è accusato di favoreggiamento anche Assennato. Tra gli imputati anche l’ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido, che come Vendola risponde di concussione. Rinvio a giudizio è stato chiesto anche per il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano e per gli ex assessori regionali all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, e alla Sanità Donato Pentassuglia, all’epoca presidente della commissione regionale Ambiente, nonché per l’ex assessore regionale Nicola Fratoianni.
Parla Assennato: «Mai venduto la salute dei tarantini»
«Mi si accusa di aver venduto la salute dei cittadini di Taranto», passando «da eroe a traditore. Io nego che ci sia stato qualsiasi tipo di arrendevolezza nei confronti dell’Ilva». Lo ha detto Assennato rilasciando dichiarazioni spontanee. «Fui proprio io - ha aggiunto Assennato - il 7 dicembre 2013, in un’intervista al Fatto Quotidiano, ad indicare in Vendola la responsabilità politica per la situazione tarantina. Arpa e io stesso abbiamo sempre mantenuto la schiena dritta per tutelare la salute dei cittadini». Il dg ha poi ricordato che tutte le attività scientifiche dell’Agenzia ambientale sono state svolte dal direttore scientifico, Roberto Giua (che però non è indagato), ed ha sottolineato la «durezza» delle relazioni stilate dall’Arpa Puglia sulle emissioni dell’Ilva.
Il ministro Guidi: «Magistratura valuti bene»
«Se venisse spento anche uno solo dei due altoforni in attività a Taranto, non solo sarebbe antieconomico tenere aperto l' impianto ma anche organizzativamente non si riuscirebbe più ad alimentare il flusso della produzione». Il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, in un' intervista al Corriere della Sera, torna così sul caso Ilva, invitando la magistratura a valutare il peso delle scelte sull' azienda siderurgica: «Alla magistratura chiediamo di fare il proprio lavoro avendo chiaro l'impatto delle decisioni che prende. E nel caso Fincantieri avrei preferito che si fossero tenuti presenti i danni che si potevano procurare con la sola chiusura del cantiere, solo a causa dell' interpretazione di una normativa europea non perfettamente recepita nel nostro ordinamento». «Finora - continua il ministro - non è stato notificato alcun provvedimento che metta in discussione l’operatività degli altoforni. Sono dunque ottimista e ricordo che è in corso un’operazione di risanamento ambientale che ha richiesto ingenti finanziamenti e la chiusura temporanea di due altoforni». «Spegnere altri altoforni vorrebbe dire rinunciare a uno dei siti siderurgici più efficienti d' Europa e togliere lavoro a 14-15 mila persone nel Sud d’Italia. Non c’è nessun motivo, visto che il risanamento è in corso, così come c' è il massimo impegno per impedire incidenti sul lavoro, perché anche un solo ferito è troppo». (CdM)

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