giovedì 16 luglio 2015

Il pollo di Trilussa e la corsa ai ripari dei sindacati

Il popolo degli Ilva supporters ad oltranza che vede Governo, partiti tutti, sindacati e cespugliame di giornalisti "interessati", serra i ranghi e lancia questa supernotizia positiva. 
Meno infortuni all'Ilva!!! 
Beh dopo l'impegno dello Stato con 8 leggi ad ilvam e quello dei Sindacati che scendono in piazza per tutelare la produzione, ecco una perla condivisa che ci mancava proprio.
Tutti bravi!
Ditelo alla famiglia Morricella. 
Che ringrazia con il 40% e tutta la massa di infortunati nascosti e cittadini avvelenati! 

Ilva e indotto: infortuni in calo anche del 60%

Riduzione del 60% per quanto riguarda gli infortuni nell’Ilva e del 27% nell’appalto. Sono i dati emersi, in riferimento agli anni tra il 2005 e il 2012, dall’incontro a Palazzo del Governo tra i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza di Fiom, Fim e Uilm con Inail Spesal, Ilva e il prefetto Umberto Guidato.
La riunione si è tenuta in continuità con il protocollo d’intesa siglato a novembre 2013 a Taranto e assorbito da norma di legge il 14 aprile dello scorso anno. L’accordo fu firmato lunedì 11 novembre 2013 e diventò operativo dopo un paio di settimane. Il protocollo sugli interventi in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro dell’area industriale di Taranto ha due direttrici principali: da una parte la formazione, dall’altra la prevenzione.
L’accordo è impostato inizialmente su base biennale e potrà essere rinnovato. Tra le principali novità, sono previste attività di formazione, aggiornamento continuo delle misure di prevenzione e protezione predisposte dalle imprese appaltatrici, analisi e monitoraggio sia dei “mancati infortuni” che dei “quasi incidenti”.
Nel corso dell’incontro tenutosi martedì, sono stati illustrati i dati rispetto agli indici infortunistici, indici di gravità, near miss. Entrando nello specifico, i numeri spiegano che bisogna gestire meglio le interferenze e sensibilizzare al corretto utilizzo di utensili portatili.
Il gruppo di lavoro è coordinato dallo Spesal e ha compiti di orientamento, supporto, assistenza e monitoraggio nei confronti delle aziende. L’Ilva, secondo il protocollo, ha degli obblighi in termini di sicurezza e prevenzione: per esempio, richiedere alle imprese appaltatrici e subappaltatrici l’attuazione di percorsi formativi rivolti ai dipendenti, con l’elenco del personale che ha partecipato o parteciperà all’attività formativa stessa.
O ancora comunicare, trimestralmente, al Gruppo Integrato di Valutazione e Intervento, i programmi formativi svolti dalle imprese appaltatrici in favore dei propri dipendenti. I corsi di formazione e di informazione hanno particolare riferimento alle attività connesse alla presenza di cantieri edili e non, agli interventi di ambientalizzazione su aree Sin e spazi confinati, sui rischi di interferenza per presenza di più imprese e su quant’altro fosse ritenuto necessario.
Dal summit è emersa la disponibilità a continuare su questa strada di collaborazione tra le parti. A settembre ci sarà un nuovo incontro e sarà consegnata la relazione finale con tutti i dati rispetto agli studi effettuati.
E proprio nella direzione delle parole chiave sicurezza e salute vanno le dichiarazioni del segretario generale della Fiom Cgil, Maurizio Landini. Ieri, da Bari, Landini ha affermato come «in questa fase si debba andare avanti con gli investimenti, liberare le risorse, dimostrare che è possibile cominciare a produrre rispettando la vita delle persone dentro e fuori gli stabilimenti».
Sulle vicende giudiziarie che stanno coinvolgendo l’Ilva e sulla contrapposizione tra magistratura e governo, Landini ha ribadito il rispetto verso «quello che la magistratura fa e anche dei provvedimenti che il governo ha preso: diventa seriamente decisivo sbloccare il miliardo e duecento milioni dei Riva, sequestrati perché erano stati evasi, che sono la condizione per fare gli investimenti. Del resto in alcune parti dello stabilimento, l’altoforno 1, gli investimenti sono stati fatti e dal primo di agosto dovrebbero cominciare».
Sì alla produzione, quindi, seguendo l’esempio di altri siderurgici: «L’obiettivo e la ragione con cui pensiamo sindacalmente di muoverci, insisto – ha concluso Landini – nel rispetto delle leggi, della Costituzione e del lavoro di ognuno, è di far produrre anche a Taranto come nel resto delle tante acciaierie nel mondo un acciaio che sia rispettoso dell’ambiente e della vita delle persone». (Quot)

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