venerdì 24 luglio 2015

L'Ilva e il Governo "fanno melina" contro la legalità: una connivenza "a prova di fiducia"!

Salva – Ilva, il decreto è a rischio incostituzionalità? Lo approviamo con la fiducia

Il 3 luglio il decreto emana il governo subito ribattezzato salva – Ilva, il cui effetto principale è sospendere gli effetti del sequestro dell’altoforno 2, dopo che  l’operaio Alessandro Morricella  era morto a seguito di un incidente, investito da ghisa liquida.
Il decreto tra le altre cose consente agli stabilimenti di proseguire l’attività per un anno dopo il provvedimento di sequestro. In cambio l’azienda deve presentare entro un mese un piano di interventi, seppur provvisori, che abbia come scopo preservare la sicurezza del luogo di lavoro.
L’azienda si presenta davanti al GIP di Taranto per chiedere il dissequestro, ma il giudice Rosati gela tutti, compreso l’esecutivo: viene sollevata la questione di legittimità costituzionale, ipotizzando che il provvedimento violi ben 6 articoli della Costituzione, consentendo tra le altre cose “l’esercizio dell’attività d’impresa, pur in presenza di impianti pericolosi per la vita o l’incolumità umana senza pretendere dall’azienda l’adeguamento degli stessi alle più avanzate tecnologie di sicurezza”. L’ILVA deve presentare un programma a tappe per spegnare l’altoforno.
A questo punto l’esecutivo prende il salva – Ilva e lo inserisce nel DL Fallimenti , su cui ieri è passata la fiducia e che sarà approvato in tempi brevi (oggi voto finale alla Camera, poi rapido passaggio al Senato). Il risultato è che il decreto originale del 3 luglio non sarà convertito in legge e che una volta approvato definitivamente il DL Fallimenti, si assisterà probabilmente allo stesso iter: nuova richiesta dell’Ilva, nuova questione di legittimità costituzionale sollevata dal GIP.
Una mossa che farebbe guadagnare tempo all’azienda, in attesa del 1° agosto giorno in cui dovrebbe ripartire l’altoforno 1 (fermo da oltre due anni) che affiancherebbe nella produzione l’altoforno 4: l’Ilva ha più volte ribadito che servono 2 altiforni attivi, perché “un solo impianto – spiegava Il Sole lo scorso giugno - non garantisce la tenuta dello stabilimento sotto il profilo tecnico e della sicurezza”. (IBT)

Dl fallimenti-Ilva, via libera Camera con 263 sì,passa al Senato

Con 263 sì e 112 no l'Aula della Camera ha approvato il dl fallimenti che contiene misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria oltre ad alcune norme sull'Ilva. Ieri sul provvedimento il governo ha incassato la fiducia di Montecitorio. Il decreto passa adesso all'esame del Senato per la seconda lettura. (Aska)

Ilva, Bonelli: «Connivenza sui veleni a Taranto»

Dopo il rinvio a giudizio di 44 persone fisiche e tre società per l'inchiesta sul presunto disastro ambientale provocato dall'Ilva il attuale coportavoce della Federazione dei Verdi, Angelo Bonelli ha scritto a Lettera43.it nella quale spiega le ragioni secondo le quali il procedimento per «accanimento di ambientalisti e magistrati contro il polo siderurgico».
 
Nella caserma dei vigili del fuoco di Taranto in un caldo torrido con punte di 41 gradi il Gup Wilma Gilli ha letto oggi la sentenza con la quale ha dato il via al processo derivante dall’inchiesta “ambiente svenduto” della Procura della Repubblica. 44 persone sono state rinviate a giudizio, tre società e due sono state condannate con rito abbreviato.
Quello dell’Ilva sarà il processo per disastro ambientale più importante nella storia della Repubblica. Per alcuni ci sarebbe un accanimento di ambientalisti e magistrati contro il polo siderurgico Ilva.
Spiego perché è falsa e sbagliata questa contestazione.
«TARANTO AVVELENATA DALLA CONNIVENZA». Taranto nel corso degli anni si è trasformata in una di città di veleni grazie alla connivenza tra chi doveva controllare, chi doveva far applicare le leggi e un management dell’azienda che ha utilizzato gli impianti noncuranti delle leggi provocando inquinamento e morte come dice la perizia epidemiologica. Nella città si è depositata una quantità di diossina 3 volte maggiore a quella prodotta con l’incidente di Seveso. Qui il pascolo è vietato per una distanza di 20 km a causa della contaminazione, i bambini secondo l’istituto superiore di sanità si ammalano di tumore del +54% rispetto alla media pugliese e muoiono del +21%, il latte materno delle donne tarantine è contaminato dalla diossina, ogni anno secondo la perizia della procura sono morte 30 persone a causa dell’inquinamento.
«POLITICA SOTTOMESSA AI VOLERI DELL'ILVA». Sono dati questi che dovrebbero far riflettere perché a Taranto oltre all’emergenza ambientale e sanitaria c’è un’emergenza morale. Inaccettabile è stato l’atteggiamento e il comportamento di chi ha tentato fino all’ultimo di minimizzare per nascondere il problema. C’era chi come l’ex amministratore Ilva Enrico Bondi affermava senza pudore che la causa della mortalità a Taranto era da ricercarsi nelle sigarette fumate dai tarantini. O l’ex-ministro dell’ambiente Clini che affermava. «Non è detto che i danni ambientali siano riferibili a quelli attuali».
L’ex presidente della regione Puglia Nichi Vendola che non rispose mai nel 2010 alle ripetute richieste degli ambientalisti di fare un’indagine epidemiologica e negli anni successivi rispose così: «Ci siamo sempre opposti ad un ambientalismo isterico e fondamentalista». A Taranto e a Roma c’è stata una politica sottomessa ai voleri dei dirigenti dell’Ilva di non adeguarsi alle leggi.
«L'AUTORIZZAZIONE AMBIENTALE DETTATA AL MINISTERO». Significativa è la telefonata tra Fabio Riva e l’avvocato dell’Ilva Perli che racconta in questi termini una telefonata al ministero dell’Ambiente per ottenere l’autorizzazione ambientale che sarà una licenza di uccidere poi rilasciata nel luglio del 2011: «Cioè cosa dobbiamo fare di più, ve l’abbiamo scritta noi».
L’avevano scritta loro, i tecnici Ilva l’autorizzazione ambientale poi rilasciata dal ministero dell’ambiente.
E che dire del sindaco di Taranto che in un telefonata con Archinà (Ilva) fornisce suggerimenti al sindaco su una relazione Arpa sul benzopirene: suggerimenti che si rifletteranno, poi, per un certo verso nell’ordinanza n. 39 del 7 giugno 2010.
C’è stata una politica irresponsabile che ha abbandonato la popolazione al suo destino di veleni. Oggi da parte del governo c’è un accanimento che con ben otto decreti salva Ilva ha prodotto la sospensione dell’applicazione di leggi in materia di tutela sanitaria, ambientale e di sicurezza sui luoghi di lavoro.
«CONVERSIONE INDUSTRIALE, L'UNICA VIA». L’Ilva non è riformabile e lo dice anche la valutazione del danno sanitario che afferma che anche se tutte le prescrizioni ambientali fossero attuate rimarrebbero a rischio tumore 12.500 persone. È questo un rischio accettabile? Allora che dobbiamo fare? Per noi la strada da seguire è quella intrapresa da città come Bilbao o Pittsburgh. Due città che hanno vissuto un’analoga crisi sociale-ambientale data dalla presenza di grossi impianti siderurgici. Hanno avviato una conversione industriale investendo nell’innovazione tecnologica, nel sapere, nel turismo e in nuovi cicli produttivi.
Oggi le economie di quelle città sono forti e l’occupazione è maggiore rispetto a prima. Abbiamo scritto una proposta dettagliata di conversione industriale in un libro “ Good Morning Diossina “ che è scaricabile gratuitamente dal web.
Angelo Bonelli (L43)

 

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