lunedì 2 novembre 2009

Dibattito sul distastro ambientale a Taranto


VENERDI 6 NOVEMBRE, ORE 18

Biblioteca comunale "Pietro Acclavio"
Piazzale Dante 1/2, zona Bestat
Taranto

DIBATTITO CON:
Leo Corvace di Legambiente e
Antonietta Podda di Radio Popolare Salento


MODERA:
Marcello Di Noi,
direttore di Tarantoggi




Un'iniziativa del Centro Sociale Cloro Rosso di Taranto:

Raddoppio dell'ENI: ennesimo scempio ambientale!

Se c'è una cosa che Taranto non ha perso in oltre duemila anni di storia è la vocazione nell'essere “capitale”.
L'unica differenza tra il presente e il passato, tuttavia, è per cosa lo si è.
Se ai tempi della Magna Grecia potevamo fregiarci del titolo di indiscussa regina del commercio e delle arti, ora, certamente, il primato spetta alle problematiche.
Dissesto economico, disoccupazione dilagante, classi dirigenti inadeguate e inquinamento a livelli esponenziali sono alcuni degli elementi che caratterizzano questo ben poco invidiabile primato.
E, naturalmente, quando si primeggia in qualcosa si cerca sempre di lavorare affinché quello scettro non venga soffiato da qualcuno.
In questo caso, il Ministro Prestigiacomo, insieme alla Eni Power, hanno deciso di regalarci l'ennesima problematica che non possa mai farci scendere dal gradino più alto del podio.
In estate, un accordo tra governo nazionale e i dirigenti della multinazionale dell'energia, ha decretato il raddoppio della produzione da parte della Raffineria Eni.
Classico esempio di arroganza da parte di un governo che non ha alcun rispetto per il territorio, come ha già largamente dimostrato l'anno scorso ostacolando con forza l'approvazione della legge regionale sulla regolamentazione delle emissioni di diossina.
E questo mancato rispetto non passa solo dall'ennesimo tentativo di scavalcare la volontà cittadina con un'imposizione dall'alto, bensì vendendo l'ennesimo attacco alla nostra salute come una possibilità di crescita occupazionale o, addirittura, come una possibilità di decremento dei livelli di inquinamento.
Perché quello che i dirigenti Eni tentano di far credere è che la sostituzione delle vecchie centrali con delle nuove dotate di una più moderna tecnologia ridurrebbe l'emissione di gas nocivi.
Ma dietro questo seppur vero cambiamento, ciò che non viene ribadito è che nell'ammodernamento dell'impianto di produzione si verificherà anche un aumento della stessa, con un conseguente raddoppio delle emissioni di C02.
Usando un quanto più elementare esempio, potremmo dire che è come decidere di sostituire un'automobile che inquina 10 con una che lo fa per 5, con il vincolo , però, di acquistarne altre due oltre a quella già destinata alla sostituzione.
In breve, un vero e proprio “pacco” combinato a regola d'arte e spedito senza troppi fronzoli al mittente, ovvero noi tarantino.
Ma se dovessimo stilare una pagella delle responsabilità, l'Eni Power avrebbe sicuramente una valutazione meno alta rispetto a quella attribuibile ai vari livelli istituzionali.
Un'azienda ha come prerogativa il profitto. E' un elemento inprescindibile delle dinamiche del capitalismo.
Profitto a scapito di tutto, della dignità dei lavoratori, della salute degli stessi e dei cittadini che abitano nei pressi della stessa azienda.
Perciò, la responsabilità maggiore è, ovviamente, da addebitare alle istituzioni, che dovrebbero essere gli organi preposti alla tutela dei nostri interessi.
Oltre alle già citate e acclarate colpe del ministro Prestigiacomo, sicuramente una nota d'onore merita il presidente della provincia Florido, che ha già espresso il suo parere favorevole al progetto.
Il sindaco Stefàno?
Probabilmente vincolato dalla sua super eterogenea maggioranza, non ha ancora esplicitato una posizione chiara; circostanza che non rappresenta certamente una giustificazione valida.
La palla, perciò, dovrà passare alla città e alla sua capacità di dire basta ai diktat imposti dall'alto.
Il 28 Novembre Alta Marea scenderà di nuovo in piazza, confidando nella speranza che i numeri e il clamore generati dall'imponente partecipazione dello scorso anno restituiscano al mittente l'ennesimo tentativo di trasformarci nella discarica d'Italia.
L'unica differenza che auspichiamo rispetto alla marcia di appena dodici mesi fa è di non vedere gli ennesimi, tristi, tentativi di strumentalizzazione e propaganda elettorale da parte degli stessi politicanti che hanno avvallato l'ennesima scelta deleteria per il territorio.
Noi in piazza ci saremo, ancora una volta, perché come recitava lo striscione usato durante il corteo dello scorso, c'è il dovere di lottare “fino all'ultimo respiro”.




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