E' urgente e indispensabile una mobilitazione straordinaria!
Il Parlamento privatizza l'acqua! Impediamolo!
In concomitanza con la discussione dell’Art. 15 del decreto legge 135/09 presso la Camera dei Deputati.Il Parlamento privatizza l'acqua! Impediamolo!
Presidio sotto al Parlamento (Piazza Montecitorio)Giovedì 12 Novembre ore 10.30
Il Senato, il 04 Novembre, ha approvato l'Art.15 del DL 135/09 che sottrae ai cittadini l’acqua potabile di rubinetto, il bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali e farne un nuovo business per i privati e per le Banche.
Il decreto 135/09 approderà alla Camera dei Deputati a partire da lunedì 09 Novembre (in Commissione 1°) e verrà discusso dall'aula lunedì 16 Novembre.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua invita la cittadinanza, il “popolo dell’acqua”, le realtà sociali e territoriali, le reti ambientaliste e per la tutela dei beni comuni, le organizzazioni sindacali e il movimento degli studenti, ad una mobilitazione straordinaria partecipando alla manifestazione davanti al Parlamento giovedì 12 Novembre ore 10.30 a Piazza Montecitorio.
Mobilitiamoci per impedire la conversione in legge del decreto legge 135/09!Partecipiamo tutte e tutti al presidio!
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Per informazioni visitare il sito www.acquabenecomune.org
Oppure contattare: Segreteria Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, Via di S. Ambrogio n.4 - 00186 Roma, Tel./Fax. 06/68136225 Lun.-Ven. 15:00-19:00, e-mail: segreteria@acquabenecomune.org, Sito web: www.acquabenecomune.org
Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!
Un fondamentale bene comune -fondamentale per la vita e la sopravvivenza di ciascuno di noi- viene sottoposto a logiche di mercato che -come dimostrato in questi anni- non garantiscono un migliore servizio e più accessibile a tutti, ma solo soldi per chi ne gestisce il business.
Qui non si tratta di rendere più o meno efficiente (ovviamente meglio che sia efficiente) un servizio per i cittadini, ma di garantire l’indisponibilità di un bene fondamentale -che deve essere universalmente e liberamente accessibile a tutti- ad una logica di profitto che in questi anni via via si è estesa ad una serie di beni (ad esempio quelli del welfare) che nel secondo dopo guerra, erano stati progressivamente sottratti alla dimensione del mercato a favore di quella pubblica e sociale. Nel centro-sinistra è paradossale che una parte dello schieramento si adegui a questo approccio, dopo avere nella scorsa legislatura tenuto una linea contraria alla privatizzazione dell’acqua. Nel centro-destra l’atteggiamento potrebbe essere considerato più prevedibile. E però bisogna ricordare -mettendole a confronto con la decisione del Senato sull’acqua- le “sparate” di Tremonti di questi ultimi mesi contro il mercatismo e le privatizzazioni: pura ipocrisia e demagogia. Si continua ad andare -invece- in quella stessa direzione. Il mercato applicato alla gestione dei servizi legati all’acqua è un mix di inconfessabili interessi economici e di falsi stereotipi economici sull’ “efficienza del mercato”. Si tratta di grandi interessi e di stupidi tic ideologici che in questi mesi hanno dimostrato tutta la loro fallacia. L’acqua è il simbolo di una totale mercificazione della società, e della vita, del soddisfacimento dei suoi bisogni primari. E questo non è accettabile.
Difendere l’acqua come bene comune è fondamentale per garantire un diritto inalienabile e vitale che per nessun motivo può sottostare ad una logica di mercato e di profitto. E’ necessario che un più vasto numero di comuni -come già sta accadendo- dichiari l’acqua come bene comune e come diritto umano. Bene hanno fatto Vendola e la Regione Puglia a dichiarare la volontà di ripubblicizzare l’acquedotto pugliese. Non è affatto detto che una gestione pubblica dell’acqua sia più costosa e inefficiente. Anzi, anche in altri casi si è dimostrato il contrario: che la gestione privata (si pensi alle ferrovie in Gran Bretagna o all’elettricità in california) è più costosa per i cittadini (aumentano le tariffe) e crescono i fattori di inefficienza e di cattiva gestione. L’obiettivo dei privati -nonostante i “contratti di servizio”- non è far funzionare bene i servizi, ma trarne il maggior profitto possibile, anche a costo di diminuirne i costi con minori spese per il personale e meno manutenzione.
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