lunedì 16 novembre 2009

Ci sono ancora gli operai di una volta

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera inviata da un gruppo di operai ILVA:

Abbiamo letto a malincuore la lettera inviata a Tarantosera da alcuni dipendenti Ilva e pubblicata dai quotidiani locali il 08/11/2009. Ci dispiace rispondere ai colleghi che non condividiamo la loro scelta anche se comprendiamo i loro timori riguardo l’eventuale chiusura totale o parziale dello stabilimento. Riteniamo opportuno evidenziare che anche noi siamo preoccupati per la nostra occupazione, ma se sentiamo continuamente che l’Ilva sta cercando di rispettare le norme ambientali e poi si legge di sversamenti in mare di sostanze tossiche e non parliamo solo di diossina, ci domandiamo: chi ci prende più in giro, l’Ilva o noi stessi? Amiamo troppo la nostra città e non sopportiamo più che sia continuamente protagonista nelle cronache per malattie e inquinamento. Cari colleghi, siamo tutti consapevoli che questa situazione di crisi ci rende incerti e timorosi ma non possiamo tralasciare il diritto inalienabile della salute pubblica. Ambiente e lavoro devono coesistere, la nostra città non merita di essere fatta a pezzi da qualcosa che in verità ci rende ciechi e ignoranti. Dobbiamo lottare affinchè possiamo dimostrare che non siamo sacrificabili ma desiderosi di portare Taranto a ben altri traguardi.
Non firmeremo questa lettera, sperando che non si consideri ciò un atto vile. Riteniamo opportuno seguire una strategia per raggiungere un obbiettivo comune: liberare Taranto da questa morsa che la rende la città più inquinata e dissestata d’Italia e forse d’Europa. Non demonizziamo la fabbrica ma speriamo sia possibile renderla ecocompatibile e cioè che possa soddisfare le nostre esigenze senza compromettere quelle delle generazioni future ma, se questo non fosse possibile, se continueremo a permettere di distruggere il nostro ambiente finiremo col distruggere noi stessi. Per tanto crediamo che la nostra generazione abbia il dovere di impegnarsi e approfondire le questioni ambientali. Per rimediare a 50 anni di scelte che hanno di fatto distrutto questo territorio, non possiamo più accettare il ricatto occupazionale, l’occupazione a qualunque costo, per dare un alternativa ai nostri figli, che non siano costretti come noi a scegliere tra la fabbrica o andare via , come hanno già fatto molti nostri fratelli.
Apprendiamo comunque con piacere la volontà da parte dei nostri colleghi di essere disposti a manifestare, anche se con mezzi discutibili (bloccare la città), per vedere rispettati i propri diritti. Allo stesso tempo ci chiediamo come abbiamo fatto a rimanere inermi d’avanti all’abuso di 52 settimane di cassa integrazione ordinaria e ancora di più altre 52 di straordinaria che nessuno sa come andrà a finire, da parte di un gruppo che fino al 2008 proclamava record su record elargendo premi anche cospicui ma solo per pochi?

Taranto 13/11/2009



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