MINISTERO. Il Tribunale amministrativo del Lazio giudica illegittime le nomine fatte dal ministro Prestigiacomo per le commissioni Via, Ippc e Covis. A rischio decine di autorizzazioni per grandi opere, tra cui la centrale di Porto Tolle.
Il Tar del Lazio ha bocciato venerdì scorso le commissioni del ministero dell’Ambiente che devono dare il via libera alle centrali elettriche e delle dighe e dare l’autorizzazione alle industrie a funzionare. La nomina dei commissari fatta dall’attuale ministro Stefania Prestigiacomo è illegittima: i vecchi membri delle commissioni hanno fatto ricorso alla giustizia amministrativa e l’hanno vinto. Non potevano essere “licenziati”, perché i loro contratti erano ancora validi e per i tecnici non vale lo spoil system. E ora, al ministero, si aprono due bei problemi - come denuncia il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, che parla di «grave approssimazione ». Il primo riguarda le decine di attività su cui le commissioni hanno deliberato: sono, ad esempio, illegittime le opere su cui la commissione Valutazione di impatto ambientale (Via) ha dato parere positivo? Il secondo gira attorno al danno economico che lo Stato si vedrà probabilmente costretto a risarcire.
Nel giugno 2008, infatti, il ministro rimandava a casa i membri di ben tre commissioni di primaria importanza: Via, Covis (danno ambientale) e Ippc (inquinamento industriale). Gli esperti, naturalmente, erano stati nominati dal ministro Pecoraro Scanio ma per le funzioni tecniche non esiste un meccanismo di avvicendamento politico e il loro contratto non era in scadenza, ma il nuovo responsabile del dicastero - rispondendo all’appello alla contrazione della spesa pubblica - aveva diminuito di 10 unità i membri delle tre commissioni. Un motivo valido, secondo il ministro, per rifarle da zero. Ma il Tar ha deciso diversamente. «La Corte ha giudicato incostituzionale la norma - spiega l’avvocato Valentina Stefutti, che ha patrocinato i ricorrenti - ma questo è addirittura un argomento secondario.
Semplicemente, ha riconosciuto che la commissione era la stessa. O veniva confermata o si spiegava la ragione per cui non si confermava ». Insomma, un passo azzardato. Che ora mette a rischio, almeno teorico, anche gli atti compiuti dalla nuova commissione. Solo per quello che riguarda la valutazione di impatto ambientale, un pacchetto di 44 opere tra cui la centrale a carbone di Porto Tolle e altri 11 impianti energetici, per un totale di oltre 5.000 megawatt (gli impianti nucleari previsti dal governo, per fare un paragone, dovrebbero produrne 4.000); dighe; autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi; elettrodotti; raffinerie; ampliamenti di porti e aeroporti.
E poi, il danno economico. Se il giudizio del Tar verrà confermato dal Consiglio di Stato (nel caso probabile in cui il ministero ricorresse), i membri dovranno essere reintegrati e pagati, oppure semplicemente pagati. La sola commissione Via costa circa 7 milioni di euro l’anno, di cui una parte consistente (quasi il 70%) va agli emolumenti dei commissari. È ipotizzabile un costo per l’erario di 3-4 milioni aggiuntivi. A meno che non venga riconosciuto - come è successo in altre cause sempre contro il ministero dell’Ambiente - anche il danno biologico. In quel caso è ipotizzabile addirittura un raddoppio della cifra. Chi lo pagherà? (Terra)
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