Mentre l’Europa sensibilizza i cittadini, da noi la gente è costretta a ‘sensibilizzare’ le amministrazioni
La giornata della seconda “Marcia per l’Ambiente” a Taranto ricade nella “Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti”. Questo evento, nato per promuovere una maggiore consapevolezza del problema, è indirizzato ad amministrazioni pubbliche, aziende, organizzazioni e singoli cittadini. Una simile iniziativa è necessaria soprattutto perché tra i paesi dell’Unione Europea si registrano ancora importanti differenze nelle modalità di gestione dei rifiuti. Paesi come la Germania, infatti, hanno intrapreso da tempo strategie di abbattimento all’origine della produzione di rifiuti, ad esempio rendendo i processi produttivi più efficienti, evitando l’usa-e-getta e gli imballaggi eccessivi e riutilizzando i materiali riciclati. In Italia, invece, è ancora molto difficile far comprendere, soprattutto alle istituzioni, la necessità di una forte ed immediata svolta nelle politiche di gestione. Tanto è vero che l’Italia, pur avendo fatto registrare una crescita dal 13,8% di raccolta differenziata del 1999 al 28,5% del 2008, è ancora al di sotto dell’obiettivo comunitario del 35%, peraltro con differenze, a volte abissali, tra le regioni.
La situazione dei rifiuti a Taranto è tristemente negativa. Secondo dati Istat per il 2008, infatti, la raccolta differenziata è ferma al 6,6%, collocandosi agli ultimi posti in Italia. Meno di due mesi fa Amiu e Comune hanno dato il via alla sperimentazione della raccolta porta a porta nel quartiere Solito-Corvisea che, pur riguardando una minima fetta di cittadinanza ed in attesa di dati ufficiali, pare stia dimostrando come una corretta informazione ed un efficace sistema di raccolta siano la base per un’efficiente politica di abbattimento dei rifiuti. Per contro, ancora oggi vaste zone della città, tra cui Città Vecchia e Borgo, sono sprovviste anche dei “normali” cassonetti per la raccolta differenziata e questo costringe i cittadini a lunghi trasporti verso le lontane isole ecologiche o, più semplicemente, a gettare tutto tra i rifiuti indifferenziati.
Alla luce di questi dati, stona l’investimento di circa 600 mila euro da parte dell’Amiu per la futura riattivazione dell’inceneritore. Questa scelta è stata fortemente contestata dalle associazioni ambientaliste che, oltre agli impatti sanitari ad ambientali che l’incenerimento dei rifiuti comporta, denunciano come una simile strategia vada in direzione opposta rispetto alle politiche di riutilizzo indicate dall’Unione Europea. In effetti, la scelta pare non essere dettata da motivi ambientali o gestionali, bensì da motivi economici, poiché il principale bene patrimoniale dell’Amiu è proprio l’inceneritore e la sua mancata accensione potrebbe costringere la municipalizzata a portare i libri contabili in tribunale. Questo, però, è pagato a caro prezzo: in pratica, Taranto brucerà e sotterrerà materiali preziosi e possibili opportunità occupazionali anziché recuperarli.
Anche i comuni della provincia, salvo rare eccezioni, continuano ad attestarsi su valori bassissimi di raccolta differenziata, a volte prossimi allo 0%. Invece, sono altissimi i volumi di rifiuti speciali di origine industriale stoccabili nelle discariche private presenti in provincia. I volumi delle discariche Italcave di Statte, Ecolevante di Grottaglie (sotto processo per illegittimità nelle autorizzazioni) e Vergine di Fragagnano superano, infatti, gli undici milioni di metri cubi, quantità enorme se si pensa che nell’intera Lombardia sono stoccabili “solo” 750 mila metri cubi di rifiuti speciali. A questi rifiuti, principalmente provenienti da altre regioni, si aggiungono quelli che l’Ilva smaltisce nelle proprie discariche. Ciò che sconcerta maggiormente, però, è la facilità con cui la Provincia di Taranto ed alcuni comuni, come Grottaglie, abbiano autorizzato in pochi mesi la realizzazione di importanti ampliamenti delle discariche, ignorando palesemente le vibranti manifestazione di protesta dei residenti nei comuni limitrofi.
E’ forte la sensazione, quindi, che i problemi di gestione dei rifiuti nella provincia di Taranto siano principalmente conseguenza di inadempienze, più o meno colpose, delle amministrazioni, delle municipalizzate e degli ATO e non del comportamento dei cittadini. Tanto forte che uno dei punti per i quali oggi Taranto scenderà in piazza recita “No ad inceneritori ed ampliamento discariche speciali, si al recupero ed alla raccolta differenziata porta a porta e sostegno a comitati antidiscarica della provincia”. Sperando che gli amministratori, che sicuramente saranno in corteo a sfilare con la gente, non facciano ancora una volta finta di non capire.
© Giulio Farella
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