E’ piena e convinta l’adesione di Confagricoltura Taranto e dei Giovani di Confagricoltura alla marcia contro l’inquinamento che si terrà il prossimo sabato 28 novembre nel capoluogo ionico.
«La nostra adesione – spiega Luca Lazzàro, presidente dei Giovani di Confagricoltura – deriva dalla necessità, che sentiamo forte, di scendere in campo al fianco di chi protesta per un ambiente più vivibile. E questo non solo per Taranto, ma anche per la provincia. Perché oggi non si può fare agricoltura in un territorio che non è salubre. L’inquinamento è indubbiamente un danno per la salute e per l’ambiente, ma lo è anche per l’economia, visto che noi produciamo cibo e non manufatti».
Battaglia per l’ambiente e, insieme, affermazione di un ruolo di cui il mondo dell’agricoltura chiede il riconoscimento. «La centralità dell’agricoltura – sottolinea Lazzàro – va riaffermata, soprattutto oggi che c’è crisi e che i temi ambientali sono entrati nell’agenda delle classi dirigenti e dell’opinione pubblica. E’ necessario chiedere a chi governa coerenza nelle politiche, visto che se con il Piano di sviluppo regionale ci si chiede di fare turismo rurale, sfruttando le masserie e le nostre tipicità, questo non lo si può fare avendo a due passi una città pesantemente industriale».
Per Lazzàro l’ambiente rientra anche «in una questione di programmazione». «A noi giovani – ragiona - imprenditori e non, con famiglia a carico o senza, servono certezze che oggi non ci sono. Per questo chiedo che la Provincia si faccia carico di programmare il futuro di questo territorio, perché una zona agricola non può stare vicino ad una industriale e, soprattutto, non può fare la fine dell’azienda zootecnica Fornaro, le cui pecore sono state abbattute per colpa della diossina. In altre parole, non ci può essere chi guadagna e chi ne paga le conseguenze. Lo stesso marchio appena varato dalla Provincia, Terra Jonica, è una buona idea, ma può diventare un boomerang nei confronti del consumatore a causa dell’effetto negativo derivante dall’inquinamento che pesa su Taranto».
Di qui la richiesta di regole ambientali «certe e rispettate da tutti gli operatori economici», come di «politiche perequative». «Noi agricoltori – spiega - siamo i guardiani del territorio, seguiamo disciplinari di produzione, non usiamo fitofarmaci dannosi per la salute, smaltiamo correttamente i rifiuti: sono tutte regole che rispettiamo, così come chiediamo che ci siano regole rispettate da chi opera nei diversi settori produttivi». Senza, tuttavia, imbarcarsi in “guerre di religione”. «Noi siamo per la difesa dell’ambiente – puntualizza Lazzàro – non per la chiusura dell’Ilva. Al tempo stesso vogliamo che la grande industria rispetti le regole, gli Enti preposti programmino lo sviluppo del territorio, magari con forme di ristoro per l’agricoltura che tutela il territorio ma è penalizzata da chi, al contrario, lo sfrutta e lo consuma».
Manduriaoggi
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