martedì 17 novembre 2009

Se il virus corre è colpa dell’inquinamento

INFLUENZA A. Il tossicologo Antonio Marfella svela il legame tra l’indebolimento delle difese immunitarie provocato dalla presenza di diossine e smog con la maggiore velocità della diffusione del contagio in Campania. «Altro che promiscuità».

Antonio Marfella* è impegnato da tempo nei comitati civici contro i rifiuti e i veleni. Che, da anni, provenienti da ogni dove, infestano la Campania, ex “Felix”.
Il governo ha detto che la particolare incidenza del virus dell’influenza A nella regione è colpa di una non meglio definita “promiscuità”, nonché del dato demografico. Lei, invece, ha un’altra spiegazione. Quale?

Sappiamo che questo virus AH1N1 di origine suina proviene da allevamenti intensivi e (loro sì) certamente “promiscui” di animali e, per ora, non sembra particolarmente pericoloso ma molto contagioso. Possiamo ragionare con una certa serenità su alcuni dati ormai certi: il virus è in circolazione in Italia da vari mesi prima dell’estate; mai come quest’anno a Napoli abbiamo registrato il record degli sforamenti di polveri sottili pm10: oltre il triplo rispetto al 2007. In confronto a tutte le altre città metropolitane d’Italia (Milano circa 60 sforamenti), siamo costretti a rilevare una situazione in controtendenza nazionale di grave peggioramento degli sforamenti di polveri sottili pm10. Ciò che però maggiormente colpisce a Napoli è la differenza qualitativa di tali sforamenti: abbiamo registrato ben 26 sforamenti su 31 giorni nel solo mese di agosto in presenza di traffico automobilistico pressoché assente.
Come lo spiega?
Una buona parte di questi sforamenti non è attribuibile al traffico auto, né certo al riscaldamento, ma a un’attività portuale selvaggia e non controllata e, soprattutto ad agosto, ai roghi di rifiuti registrati ogni notte nella zone periferiche di Napoli nord. In più, le polveri sottili pm10 in eccesso specificamente “ingolfano” le cellule chiave del sistema immunitario polmonare: i macrofagi. Attraverso una ridotta capacità di risposta dei macrofagi (specie per il fenomeno “presentazione antigeni” ancor più importante in presenza di nuovi antigeni virali come in questo caso) e una iperproduzione di citochine flogogene, l’eccesso di pm10 favorisce la diffusione e la virulenza di agenti tipo virus dell’influenza.
Questo che vuol dire?
Non sembra quanto meno irrazionale osservare che la velocità di diffusione tripla registrata ufficialmente nella diffusione del virus dell’influenza a Napoli sia correlabile alla presenza almeno tripla di eccesso di polveri sottili pm10, epicentro della diffusione in Campania, specie tra i bambini asmatici, in città in costante incremento di casi. A una maggiore diffusione del virus, in parallelo consegue un maggior numero di casi complicati specie nei soggetti più a rischio. Va ulteriormente considerato che in Campania possiamo supporre anche un’anomala presenza di sostanze a specifica capacità immunosoppressiva come le diossine e le sostanze diossino simili Pcb. Sinora nessun dato di biomonitoraggio è stato pubblicato dallo Stato, nonostante i molti milioni di euro investiti su questo (ancora assente) biomonitoraggio tossicologico su matrici umane.
Anche il Nobel Montagnier, da lei “intervistato” sabato scorso, la pensa nello stesso modo...
“Mascherandomi” da giornalista ho solo maieuticamente “accompagnato” il prof. Montagnier nel surriportato ragionamento: la sua simpatica conclusione è stata: «Prendete l’aliscafo e andate a respirare a Capri! ».
Quali sono le sostanze più inquinanti presenti nella regione e quali le patologie connesse?
In Campania i dati ufficiali delle indagini sulle ecomafie parlano di una quantità di rifiuti industriali che vengono importati per una cifra compresa tra i 600mila e 1,5 milioni di tonnellate/ anno di rifiuti tossici di tutti i tipi e generi da molti decenni. Nelle nostre terre possiamo purtroppo dire che sono ampiamente rappresentati pressoché tutti i tipi e generi di rifiuti tossici e nocivi di produzione industriale, dai metalli pesanti alle diossine. Registriamo una situazione cosiddetta “a spot”. Le zone interessate sono complessivamente modeste, circa il 3-4 per cento dell’intera regione, ma accade che in una zona si registri la presenza di concentrazioni eccezionali di inquinanti gravi come metalli pesanti e, a pochi ettari di distanza, tutto è invece nella perfetta norma della Campania Felix di antica memoria.
Una regione martoriata.
I problemi che viviamo in Campania possiamo riassumerli così: siamo ai vertici nazionali di tutti i parametri negativi, innanzitutto in tema di fertilità femminile e maschile (ad esempio registriamo il minor numero di spermatozoi tra i giovani maschi); gravi e diffusi problemi di patologie endocrine come quelle tiroidee e patologie cronicodegenerative correlabili a inquinamento con sostanze “tipo endocrine disruptor” come il diabete di tipo II. Incremento di incidenza di malformazioni neonatali e tumori, specie nelle zone “spot” dove sono avvenuti gli sversamenti abusivi di rifiuti tossici. Il paradosso epidemiologico è che si tratta delle zone rurali più belle e fertili che circondano l’area metropolitana di Napoli e Caserta.
Perché della correlazione inquinamentodiffusione del virus non se ne è affatto parlato?
Per ovvie responsabilità di governo, locale soprattutto. Un virus nuovo è un virus nuovo per tutto il mondo, un vaccino in ritardo è un vaccino in ritardo in tutto il mondo, l’inquinamento grave, diffuso e incontrollato del territorio è una responsabilità grave e sanzionabile del governo locale di quel territorio.
Nel resto d’Italia quali sono le zone più esposte al rischio sanitario su cui bisognerebbe intervenire con operazioni di bonifica del territorio?
L’Italia intera dispone delle migliori leggi di tutela del lavoro in Europa ma opera i peggiori controlli di tutta Europa. Si è sempre chiuso un occhio sulle spese di smaltimento delle industrie per evitare difficoltà alla produzione e ora che abbiamo anche una crisi grave e globale non credo proprio che sia migliorato nulla, anzi, penso che le cose siano peggiorate. Nel corso dell’ultimo Congres so nazionale dei medici igienisti (ottobre 2009) la sessione “Ambiente e salute” era presieduta dai prof. Marinelli e Triassi (della greca Neapolis, oggi Infelix), dal prof. Sciacca (della greca Priolo-Siracusa, la bella città più grande di Atene, oggi la città delle malformazioni neonatali più gravi di Italia), dal prof. Conversano della Spartana Taranto, la città della diossina ufficiale di Italia (Ilva) e dalle “new entry” calabresi, la illira Amantea e la greca Crotone (quella delle Scuole tossiche). Sostanzialmente il Meridione di Italia, tutta la ex Magna Grecia, in linea con le antichissime abitudini commerciali marinare anche illecite, soffre dei più gravi e ormai scoperti problemi di “sversamenti” e “affondamenti” tossici e nocivi. Da millenni la Magna Grecia ha con il “celtico Nord” commerci turpi e redditizi come gli schiavi. Da alcuni decenni sono commerci di rifiuti industriali nocivi e tossici. Solo ora si comincia a capire che è un commercio illecito e turpe molto conveniente (manca una valida legge penale) ma è molto pericoloso per la salute delle stesse popolazioni residenti, malviventi e loro famiglie incluse.
La necessità di tutelare l’ambiente e il territorio, grazie alle battaglie degli ambientalisti, è diventata una delle priorità politiche planetarie. Se, però, a breve termine non ci saranno interventi concreti, è da catastrofisti affermare che in gioco c’è la stessa sopravvivenza del genere umano?
Da tempo faccio riflettere sulla necessità di misurare il tempo che passa non più in anni, ma in ore! Biologicamente e dal punto di vista ambientalista è più corretto. L’organismo dell’uomo è meravigliosamente “settato” per vivere al massimo un milione di ore (circa 120 anni). Io ora sono un essere umano di circa 550mila ore. Abbiamo impiegato decine di migliaia di anni (diversi miliardi di ore) per diventare un miliardo di esseri umani su questa meravigliosa navicella spaziale (come la chiama padre Alex Zanotelli) che è la Terra. Tra sole centomila ore passeremo da sei a sette miliardi di esseri umani. Siamo una navicella spaziale sovrappopolata che sta esaurendo le risorse e viaggia nello spazio senza un capitano di Vascello responsabile (l’Onu). Io credo che abbiamo tutta l’intelligenza, la tecnologia, le risorse per affrontare, risolvere e mettere ordine in questa navicella spaziale.
Che fare, allora?
Dobbiamo solo convincerci che abbiamo poco tempo e sviluppare un nuovo umanesimo ambientale in termini economici e una “Nuova sobrietà responsabile per abitare la Terra”, come proprio ieri ha ancora una volta ricordato papa Benedetto XVI.

CHI E’?*
Antonio Marfella è un oncologo e tossicologo dell’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori Giovanni Pascale di Napoli. Consulente delle Assise di palazzo Marigliano, ha presentato, insieme agli autori, il documentario Biutiful Cauntri; da anni chiede di attuare diffuse analisi di diossina sull’uomo per dimostrare il grado di inquinamento dei territori campani. In una puntata di “Report” di alcuni mesi fa Marfella mostrò i risultati di analisi fatte su alcune persone, tra cui se stesso. L’Oms considera «accettato » più che accettabile il valore di 10 picogrammi di diossina per grammo per gli abitanti delle grandi città. Nel sangue di Marfella sono stati trovati 74 picogrammi per grammo.
(Terranews)
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