giovedì 26 novembre 2009

Sconti di Natale all'Ilva...

Taranto, siglato l'accordo con l'azienda: i dipendenti interessati dal provvedimento scendono da 5.971 a 4.500

TARANTO - L’Ilva ha fissato in 4.500 unità il tetto massimo di dipendenti che saranno collocati in cassa integrazione straordinaria a partire dal 7 dicembre prossimo per 52 settimane. L’accordo con le organizzazioni sindacali è stato firmato nello stabilimento di Taranto e prevede che i lavoratori scendano di quasi 1500 unità rispetto ai 5.971 preannunciati all’avvio della procedura lo scorso 10 novembre.
Secondo l'accordo, il numero di dipendenti contemporaneamente in cassa integrazione per i prossimi tre mesi sarà al massimo di 4.180 unità. Nell’ambito di questa intesa la direzione dell’Ilva ha confermato le agevolazioni già in atto: sostegno al reddito con garanzia di un salario minimo di mille euro netti al mese, ampio ricorso alla rotazione del personale sospeso, anticipo dell’indennità di cassa.
«L’accordo sottoscritto in sede aziendale con il gruppo Riva, nonostante le note difficoltà che hanno caratterizzato le relazioni industriali con il ‘management’ di questa azienda siderurgica, rappresenta un valido strumento di tutela al reddito ed occupazionale, da esportare, a mio parere, in altri territori in ambito nazionale interessati da crisi industriali presenti nel nostro paese», ha detto Rocco Palombella, segretario nazionale della Uilm.
Da una vertenza all'altra, restando sempre nel Tarantino. Una trentina di ex dipendenti della ditta Miroglio tessitura, di Ginosa, attualmente in cassa integrazione straordinaria, è salita sul tetto dello stabilimento fermo da diverse settimane. Gli operai hanno annunciato che protesteranno ad oltranza fino a che non avranno delle risposte sul loro futuro occupazionale. In tutto sono 234 i lavoratori in cassa integrazione che stanno seguendo un corso di riqualificazione. Al gruppo Intini, che aveva avanzato una proposta per il riassorbimento dei lavoratori in esubero, non è stato concesso il finanziamento per la riconversione degli stabilimenti di Ginosa e Castellaneta.
U. Fer. (Corriere della Sera)

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