venerdì 20 novembre 2009

BUUUUUUM!

Ok le chiacchiere dei Riva... ma Stefàno è vergognoso!

I Riva: «Abbiamo speso 4 miliardi e migliorato questa fabbrica»


Emilio e Fabio Riva, rispettivamente presidente e vice presidente del gruppo siderurgico, affidano ad un mare di numeri il compito di spiegare quanto e come è cambiata l’Ilva di Taranto dalla privatizzazione ad oggi. Quanto e come abbia investito negli impianti e nel miglioramento dell’ambiente. L’occasione è la presentazione del «Rapporto ambiente e sicurezza 2009». I Riva incassano il consenso di Comune, Provincia e Regione (il sindaco Ezio Stefàno si dichiara addirittura «orgoglioso»), ma Giorgio Assennato, direttore dell’Arpa Puglia (l’Agenzia di protezione ambientale), che interviene dopo, ridimensiona subito qualche entusiasmo eccessivo. Non che passi avanti non ce ne siano stati, dice in sostanza Assennato, «ma ha ancora delle carenze il rapporto sull’am - biente che l’Ilva ci presenta. Non è affatto secondario, per esempio, che tutti i dati dell’azienda non siano validati e certificati e non abbiano l’ok di un ente di auditing. Questo è molto importante perchè non ci può essere autoreferenzialità. Di autorefenzialità non vive nessuno, nemmeno l’Università».
Assennato invita quindi l’Ilva a far certificare quanto sostiene nel suo bilancio e la invita anche ad attrezzarsi per controllare direttamente i dati. «Oggi l’Ilva si affida ai campionamenti e ai controlli dell’Arpa, il che ci sta anche bene perchè pensiamo che il nostro lavoro sia stato uno stimolo a migliorare e a raggiungere risultati che non solo cinque anni fa, ma anche un anno fa, sembravano impensabili. Tuttavia - dice Assennato - l’Ilva deve anche avere una sua rete autonoma per monitorare ciò che accade nel perimetro della fabbrica e appena fuori di esso».
Il direttore dell’Arpa Puglia cita l’acciaieria di Gand, controllata dal colosso Arcelor Mittal, e sprona l’Ilva a fare di più per l’efficienza energetica e nella gestione dei rifiuti. «Accogliamo i suggerimenti dell’Arpa - dice Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento che interviene subito dopo Assennato - e diciamo che di questi rapporti ne faremo ancora. Non vogliamo fermarci qui con i miglioramenti e gli investimenti, tutt’altro. I controlli? Ma l’Ilva, per alcuni aspetti, è monitorata in continuo, cosa che certo non avviene per le altre aziende del nostro settore in Europa. Così come non è da trascurare, sotto il profilo dell’ef ficienza energetica e dell’impatto ambientale, il fatto che l’Ilva oggi utilizzi meno coke per produrre una tonnellata di ghisa».
E prima di Capogrosso era stato proprio Fabio Riva a fissare le priorità dell’azienda: «Investimenti tecnologici, compatibilità ambientale, costante manutenzione, formazione del personale per avere più sicurezza. Detto così, sembra semplice, ma in realtà occorre uno sforzo molto complesso». Poi un salto nel tempo, a quel 1995 quando i Riva acquisirono dall’Iri l’acciaio sino a quel momento gestito dallo Stato.
«Gli impianti versavano tutti in condizioni critiche e abbiamo subito cominciato un’opera di adeguamento» dice Fabio Riva, che legge alla platea la nota con cui il padre, Emilio - presente in sala -, introduce il «Rapporto ambiente e sicurezza 2009». «Migliorare l’ecocompatibilità - è il Riva-pensiero - è stato un processo complesso ma ci siamo mossi subito. Tutti gli utili sono stati completamente reinvestiti nell’azienda. Nei confronti dei tarantini non potevamo usare slogans, nè false speranze. Abbiamo quindi investito tempo e denaro. Abbiamo seguito la politica del fare».
E oggi i numeri aziendali dicono che dal ‘95 al 2008 sono stati spesi quasi 4 miliardi di euro a Taranto, che quasi un miliardo è stato investito nel miglioramento ambientale, che la fabbrica esprime il 75 per cento del Prodotto interno lordo provinciale e il 20 per cento di quello regionale. Quindi gli altri numeri del rapporto sottolineati dall’inge - gner Adolfo Buffo. Che rifiuta l’equazione Taranto città più inquinata d’Italia perchè c’è l’Ilva. «Se prendiamo il Pm10 (le polveri sottili - ndr), la qualità dell’aria di Taranto rilevata attraverso le centraline dell’Arpa non è difforme da quella delle altre città italiane anche non industriali. Ce lo dice il rapporto Ispra 2008 con dati 2007. E, sempre per il Pm10, se consideriamo la classifica di Legambiente, Taranto, su 82 città, è al 51esimo posto con 25 sforamenti a fine ottobre 2009 sui 35 ammessi per legge».
Buffo cita anche la riduzione della diossina grazie all’impianto Urea e conferma il nuovo studio sull’ulteriore abbattimento delle emissioni entro fine anno, anche se poi proprio Assennato dirà che «il problema di Taranto non è, e non è mai stato, la diossina, ma gli Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici) e il benzene. Non è un caso che Riva sia partito dalle cokerie perchè era qui il problema più grosso».
Si diceva prima del consenso degli enti locali. Da Gianni Florido, presidente della Provincia, a Michele Losappio, assessore regionale al Lavoro, arrivano parole di apprezzamento all’Ilva. E il sindaco Ezio Stefàno dice che «oggi i tarantini che studiano e lavorano fuori hanno un motivo d’orgoglio in più, oltre la storia della Magna Grecia e la presenza della Marina, ed è quanto l’Ilva sta facendo». Resta solo da capire perchè, se non ci sono più problemi o se il miglioramento è così netto, a Taranto si farà comunque un referendum pro o contro l’Ilva, perchè i cittadini verranno comunque chiamati a pronunciarsi, e perchè tra pochi giorni migliaia di persone torneranno a sfilare in strada per chiedere aria più pulita.
Domenico Palmiotti GdM

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