sabato 3 gennaio 2009

Una passeggiata ad Andria...

A proposito di questione rifiuti. Oggi ci occupiamo di Biomasse. Recentemente questa parola ricorre come una delle "classiche balle" che vengono raccontate per rifilare alla popolazione degli inceneritori in incognito. Cerchiamo di capirne qualcosa di più dalle parole dei cittadini di Andria (BA). Che tra l'altro citano a modello di devastazione ambientale indovinate chi?
Ma Taranto, ovviamente!

Intervento delle associazioni facenti parte del Forum Sviluppo e Mobilità Sostenibile: A.G.E, Comitato Andria Città Sana, Grilli Andriesi, Legambiente e Wwf
"Negli ultimi giorni una società interessata direttamente nella costruzione di un impianto a biomasse nel territorio comunale andriese ha fatto un intervento sui media locali, formulando opinioni rispettabili ma da noi non condivisibili.
... ci sentiamo innanzitutto in dovere di far conoscere meglio alla cittadinanza le nostre opinioni in materia, supportandole con riferimenti normativi. Non ci piace, però, parlare di “battaglia”: in quanto la posta in gioco è la salute di noi cittadini. Preferiamo, piuttosto, utilizzare il termine “informazione”, eliminando l'aggettivo “scorretta” attribuitoci, visto che anche le nostre opinioni (supportate da fonti e studi autorevoli) sono rispettabili anche se possono essere non condivisibili.
La definizione che dà di biomassa il “Regolamento regionale per la realizzazione degli impianti di produzione di energia alimentata a biomasse” n. 12 del 14 luglio 2008 è: “la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”.
Bisogna comunque spiegare alla cittadinanza, questo piccolo trafiletto estrapolato dall' Allegato 1- comma 6, del regolamento succitato “ Gli impianti che intendano trattare, anche solo in parte, rifiuti o combustibili derivati dai rifiuti dovranno adeguare il monitoraggio delle emissioni alla normativa specifica in vigore, ovvero alle norme sull'incenerimento e sul coincenerimento se gli impianti vi rientrano”.
Secondo l'art 3 comma e, dello stesso regolamento, per rifiuto si intende “e) rifiuto: “qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'Allegato A alla parte quarta del D.Lgs. 152/06 e di cui il detentore si disfi, o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi”
Perché NON DIRE ANCHE QUESTO ALLA CITTADINANZA!!!!!!!
Le centrali a biomasse ricavano energia e calore dalla combustione della biomassa,e non è corretto affermare che non contribuiscono all'effetto serra, ovvero al riscaldamento globale del clima dovuto all'immissione nell'atmosfera dei gas serra, quali ad esempio la CO2.
... l'energia prodotta da una centrale a biomasse è inferiore a quella consumata per ottenere l'olio.
Non a caso le centrali a biomasse rientrano all'interno della categoria di impianti che generano energia, incentivati dallo Stato con i “certificati verdi”(soldi prelevati dalle nostre tasse e che vanno a rendere estremamente conveniente la creazione di questi impianti). Senza questa forma di incentivazione le centrali a biomasse non sarebbero realizzate poiché economicamente non convenienti.
...
è un errore considerare l'immissione di una molecola, come un qualcosa che nell'ambiente scompare per effetto di una bacchetta magica (Legge di Lavoiser), ma come un qualcosa che ci rimane, magari combinandosi con altri inquinati presenti nell'atmosfera, originando delle molecole ancora più pericolose, che si depositano sugli ortaggi di cui ci nutriamo, entrando nei nostri corpi quindi non solo per via aerea ma anche alimentare.
Nel nostro organismo queste molecole non vengono eliminate, bensì si accumulano a quelle che sono state ingerite o inalate il giorno precedente.
Per cui è facile capire come moltiplicando gli anni di funzionamento di una centrale, per il totale dei metri cubi annui di fumi, si possa nuocere alla salute. Questo ovviamente riguarda una sola centrale!
...
Secondo il Prof. Gianni Tamino, biologo e docente presso il Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Padova dal 1974, è membro del CSA, “ nella combustione degli oli vegetali vengono rilasciate polveri sottili, formaldeide e acroleina...
...
Secondo il Prof. Stefano Montanari, dal 2004 direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di Modena in cui si svolgono ricerche e si offrono consulenze di altissimo livello sulle nanopatologie, “ogni volta che si brucia qualcosa di organico in presenza di cloro, un elemento pressoché ubiquo, si produce la più insidiosa delle diossine, quella con quattro atomi di cloro nella molecola”. “Si producono quantità rilevanti di micro e nanoparticelle inorganiche che originano dal contenuto appunto inorganico della pianta stessa, un contenuto tutt'altro che irrilevante e fortissimamente dipendente dal terreno in cui la pianta è cresciuta”.
...
La presenza di amministratori di turno sensibili anche a queste tematiche è, a nostro avviso, segno di grande responsabilità: significa che pensano anche alla salute dell'ambiente e della cittadinanza e che quindi fanno il loro dovere (a volte capita!!!) e ciò per cui noi li paghiamo.
È troppo facile porre la questione, soprattutto in questo momento, sulla certezza dell'aumento di occupazione, poco sensibile vero (4 posti di lavoro), ma pur sempre qualcosa. Spesso quando la situazione per un imprenditore è critica, si cede il passo al ricatto occupazionale (simbolo in Puglia di questa situazione è l'Ilva, con una città, Taranto, che paga il lavoro di alcuni suoi concittadini nell'impianto, con gli inquinanti che minano la salute di tutti i cittadini). Inoltre invitiamo il comune a fare una valutazione reale di queste Royalties che verranno dalle centrali, facendo come fanno in Giappone, dove ogni nuovo impianto, di qualsiasi tipo, viene valutato economicamente, anche tenendo conto delle patologie che poi si svilupperanno e quindi dei costi ulteriori per la collettività.
Quando si scrive che alcune associazioni sono favorevoli alle centrali a biomasse, bisogna spiegare anche che tipo di centrali!!!
Cerchiamo di fare un esempio: in una piccola serra, alimentata in passato con una caldaia a gasolio, la caldaia viene sostituita con una caldaia a biomasse. Poiché le serre utilizzano il riscaldamento solo 2-3 mesi l'anno (cioè durante i periodi invernali) e solo in casi particolari (cioè quando la temperatura scende al di sotto di certi valori), queste serre riescono a bruciare in parte gli scarti vegetali prodotti dall'attività svolta all'interno della serra, in parte gli scarti di potatura raccolti nelle immediate vicinanze della serra. E, dunque, ben diverso!
Leggi l'articolo completo

Nessun commento: