lunedì 19 novembre 2012

Ilva: Record di produzione. Il sequestro porta fortuna!!

Ilva, battaglia per rispettare l’Aia

Si sposta nuovamente a Palazzo di giustizia la vertenza Ilva. Mentre la Procura stringe i tempi per definire l'inchiesta «Ambiente venduto» e dare così finalmente una cornice, dopo anni di duro lavoro dei militari delle Fiamme Gialle, al quadro che vedeva gli uomini del gruppo Riva disporre a proprio piacimento di parlamentari, amministratori locali, funzionari pubblici e giornalisti, gli avvocati del siderurgico stanno limando la richiesta di dissequestro degli impianti a cui il 26 luglio scorso sono stati virtualmente apposti i sigilli. Virtualmente perché, pur avendo il gip Patrizia Todisco firmato un decreto di sequestro preventivo senza la facoltà d'uso degli impianti, l'Ilva da quel giorno non ha mai smesso di produrre ed anzi proprio in questi giorni sta tagliando il traguardo degli 8 milioni di tonnellate d'acciaio che poi è il tetto massimo di produzione previsto dalla nuova Autorizzazione integrata ambientale.

I legali del gruppo Riva vogliono il dissequestro degli impianti non per poter produrre liberamente - quello, come detto, malgrado tutto già lo fanno - ma perché la piena disponibilità della fabbrica viene ritenuta una condizione essenziale per poter accedere al credito bancario necessario per far fronte a tutti gli interventi previsti dall'Aia (si parla di una spesa superiore ai 3 miliardi e mezzo di euro).

Sempre a Palazzo di giustizia, il prossimo 30 novembre si consumerà il primo atto della causa civile che vede l'Ilva opposta ad una signora residente al rione Tamburi che ha contratto una invalidante forma di mielite e chiede pertanto i danni al gruppo Riva. I legali del siderurgico hanno chiamato in causa Comune e Provincia, ritenendoli inadempienti riguardo la realizzazione di interventi per impedire lo spargimento di polveri minerali nel quartiere. La tesi è stata già respinta dal Comune, costituitosi tramite gli avvocati Massimo Moretti e Giuseppe Dimito, e ora viene contestata anche dalla Provincia che con il suo legale Cesare Semeraro ha depositato un atto nel quale viene definita temeraria oltre che giuridicamente infondata la mossa dell'Ilva.

Da oggi, come annunciato nei giorni scorsi ai sindacati metalmeccanici, l'Ilva metterà in ferie forzate i lavoratori del reparto Produzione lamiere 2, a cui si aggiungeranno da mercoledi' 21 novembre quelli del Tubificio 2. In tutto sono circa 500 gli operai impiegati nei due reparti che rientrano tra quelli per i quali è stata chiesta la cassa integrazione ordinaria per 1940 lavoratori dell'area a freddo. Sul ricorso agli ammortizzatori sociali non c'è ancora accordo con i sindacati, ma l'azienda ha fatto intendere che non farà passi indietro: domani è previsto un nuovo incontro tra le parti.

Intanto, una delegazione di consiglieri comunali di Taranto, fra cui i capigruppo della maggioranza, e il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, partiranno oggi a mezzanotte in pullman per Roma e domani mattina stazioneranno davanti a Palazzo Chigi con il gonfalone municipale. L’obiettivo è sollecitare il Governo a riconvocare rapidamente il «Tavolo istituzionale Taranto» insediato dal premier Mario Monti lo scorso 17 aprile e mai più riconvocato nonostante l'emergenza Ilva, deflagrata in piena estate. Tre le questioni che la delegazione tarantina vuole prospettare: coinvolgimento della presidenza del Consiglio e non solo del ministero dell'Ambiente sul caso Ilva, nomina del commissario previsto dalla «Legge Taranto» sulla bonifica delle aree inquinate approvata il 5 ottobre dal Parlamento, attenzione alla grave situazione economica della città. Domani Stefàno sarà anche ascoltato dalla commissione Lavoro del Senato sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.(GdM)

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