Commissariare l'area per farne un sito di interesse strategico
sul modello di Acerra
Il conto alla rovescia è cominciato. Il governo ha due giorni di tempo per mettere sul tavolo dell'incontro di giovedì una soluzione credibile per scongiurare la chiusura dello stabilimento annunciata ieri dall'azienda.
L'ipotesi, prima soltanto ventilata e ora sempre più percorribile, è quella di trasformare l'area in "sito di interesse strategico nazionale", sul modello di quanto fatto dal governo Berlusconi nel 2008 per il termovalorizzatore di Acerra. "Quello è un precedente", ha commentato oggi il ministro non smentendo questa ipotesi. Un'area commissariata, sotto la supervisione del governo, per potere consentire all'azienda di proseguire la produzione nonostante i sequestri dei magistrati. "Permettere di produrre ma solo a patto che questa attività permetta all'azienda di mettere in pratica il risanamento imposto dal governo", fanno sapere fonti del ministero dell'Ambiente.
L'unico modo per superare il triangolo di veti che ha paralizzato lo sblocco della situazione in questi mesi. Da un lato i provvedimenti dei giudici, il sequestro dell'area a caldo il 26 luglio e quello ieri dei prodotti finiti e semilavorati. Dall'altro l'azienda che non solo ha contestato come prevedibile le disposizioni giudiziarie, ma ha continuato - di fatto - a produrre nonostante le violazioni. Motivo che ha spinto i magistrati a iscrivere nel registro degli indagati il presidente dell'Ilva Ferrante e il direttore dello stabilimento Adolfo Buffo.
Da ultimo, il governo, che ora ha in mano la "patata bollente" e ha meno di 48 ore per trovare una soluzione.. Una misura che affianchi e difenda l'Aia che ha varato lo scorso mese e che l'azienda ha spiegato di non poter applicare fino a quando i giudici non avessero revocato il sequestro.
Il ministro dell'Ambiente Corrardo Clini ha già tracciato la strada, che passa per un intervento diretto per decreto del governo per prendere fisicamente in mano il sito e diventarne temporaneamente commissario, e porta dritto a un conflitto pesantissimo con la magistratura.
Perché, così, lo scontro è praticamente inevitabile. E il ministro Clini già in mattinata non ci è girato intorno: "E' evidente - ha detto Clini - che l'obiettivo, anche della procura tarantina, è di bloccare l'attuazione dell'Aia e di arrivare alla chiusura dello stabilimento. Stanno cercando di creare le condizioni per cui l'autorizzazione non sia applicabile", ha aggiunto il ministro."Questo non è legale, si sta creando un ostacolo al rispetto della legge".
Ma la soluzione messa in campo da Clini non convince tutti: "L'ipotesi di trasformare l'area in sito strategico nazionale è difficilmente percorribile perché aprirebbe la strada a un'inevitabile conflitto di attribuzione. Conflitto che il presidente Napolitano, che oggi ha pralto di situazione 'molto complicata', cerca in tutti i modi di scongiurare", spiegano i Verdi.
Diverso il parere del deputato Pdl ed ex sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia: “La soluzione prospettata dal Ministro Clini che prevede che l’area dello stabilimento Ilva diventi un sito di interesse strategico nazionale potrebbe essere la soluzione perseguibile. È assurdo pensare di abbandonare a se stessa un’area produttiva in cui rimangono problemi di inquinamento”.
Non tutto, però, è definito. Il governo può battere ancora altre strade. Un nuovo decreto che imponga all'azienda il rispetto tassativo delle prescrizioni già imposte o -ultimo atto - sollevare un conflitto di fronte alla Corte costituzionale. Potere esecutivo contro potere giudiziario. Una strada più lenta, più pericolosa e dall'esito imprevedibile. E che rischia di tracciare un pericoloso precedente nei rapporti tra imprese, magistratura e governo.
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