domenica 11 novembre 2012

Il freddo addio della città a Claudio, un'occasione persa

La città è venuta a mancare. Assente. Indifferente. Indifferenti come i commercianti che al passare della gigantografia di Claudio Marsella (l'operaio di 29 anni morto all'Ilva di Taranto) non si sono degnati nemmeno di abbassare le saracinesche dei negozi in segno di lutto, e di rispetto. Perchè merita rispetto Claudio, per cui gli operai del Mof (il reparto in cui è avvenuto il tragico incidente) hanno deciso di organizzare un corteo. Un corteo che però non ha visto la partecipazione attiva della città. Una città che ha dimostrato di essere ancora una volta colpita da un grave male: l'indifferenza, "la materia bruta che strozza l’intelligenza".
Non era presente il primo cittadino, il quale aveva annunciato che vi avrebbe partecipato col "Gonfalone del Comune", ma neppure  gli altri rappresentanti delle Istituzioni.
Hanno invece partecipato, lasciandosi dietro i tanti chilometri di strada percorsi per raggiungere Taranto, tanti lavoratori e attivisti di tutt'Italia convinti molto probabilmente di trovare una "città presente"  ed invece ad accoglierli una città fredda, spenta, disinteressata. Ad aderire alla manifestazione, solo alcune delle tante realtà associative o movimenti jonici, ma dei "presidenti", "portavoce", "componenti", "militanti", neanche l'ombra, o al massimo un'ombra sbiadita.
E a mancare anche  i tanti operai dell'Ilva. Dov'erano i tanti lavoratori che l'estate scorsa telecomandati a distanza dal padrone  hanno bloccato, strade, ponti, mettendo in ginocchio un'intera città? non c'erano! Hanno deciso di stare con l'Azienda e con i sindacati (corrotti).
Rimangono però di quella manifestazione le parole del fratello di Claudio intervenuto a termine del corteo in Piazza della Vittoria: "Claudio lavorava per avere una famiglia, un futuro. Per fare tutto. Non è riuscito a fare nulla. Fate qualcosa voi, ma fatela col cuore". 
Rimangono le tracce di coloro che hanno scelto da che parte stare, scendendo per strada a manifestare. 
E rimane ancora la protesta attiva ed encomiabile dei compagni di Claudio del reparto MOF che annunciano di continuare a scioperare fino a mercoledì. 




Qui sotto alcuni articoli della giornata di ieri: 

dalla Gazzetta del Mezzogiorno:

Poca Taranto
al corteo per Claudio
«morto d'Ilva
» di Fulvio Colucci

TARANTO - «Claudio lavorava per avere una famiglia, un futuro. Per fare tutto. Non è riuscito a fare nulla. Fate qualcosa voi, ma fatela col cuore». Alle cinque della sera, le parole di Dario Marsella, fratello dell’operaio morto all’Ilva il 30 ottobre, schiacciato tra locomotore e vagone nel reparto movimentazione ferroviaria (Mof), sono il testimone di una ideale staffetta civile nelle mani dei suoi compagni di squadra e di reparto, scesi ieri in corteo lungo le strade cittadine. Una staffetta civile, nel segno delle morti bianche, alla quale Taranto assiste con impassibilità tragica, colpevole e irredimibile. Scarsissima l’adesione dei cittadini e risibile la scusa delle 14,30 come orario scomodo per la manifestazione conclusa in piazza della Vittoria. Taranto non c’è, non piange un morto che le appartiene per memoria storica. Una città, se ignora e dimentica, diventa responsabile. La staffetta, nel segno di Claudio, continua e non ferma la sua corsa di protesta, non finisce su un binario morto.

Dopo il corteo, i lavoratori del Mof, riunitisi nella tenda verde davanti alla portineria «A» dell’Ilva, decidono: lo sciopero prosegue. Fino a mercoledì prossimo alle 7. Martedì, i lavoratori saranno ricevuti in Regione. Potrebbero esserci novità, ma i compagni di Claudio Marsella, gli ottanta che incrociano le braccia dal giorno dell’incidente, che hanno sulle spalle dodici giorni di protesta e notti al freddo, non torneranno indietro: nel reparto rientreranno solo con migliori condizioni di sicurezza. A parte la presenza sindacale dello Slai Cobas, zero istituzioni e gruppi civici alla manifestazione contro «gli omicidi sul lavoro».

A Taranto centinaia di iscritti e attivisti del sindacato di base Usb, Paolo Leonardi, rappresentante nazionale e Franco Rizzo coordinatore provinciale. L’Usb è l’unica sigla che sostiene lo sciopero a oltranza dei lavoratori Ilva. Quale idea di città si saranno fatti i torinesi della Fiat Mirafiori o i romani e i napoletani giunti qui per solidarietà? A titolo personale marciano ambientalisti e ragazzi del comitato «Liberi e pensanti». Solo il comitato «Donne per Taranto», da qualche anno impegnato nella battaglia contro l’inquinamento, aderisce ufficialmente. Agli ambientalisti sorge spontaneo chiedere se la vita spezzata di un operaio non vale quella di un morto per inquinamento.

Il testimone, pesante come un macigno e agile come una pietra aguzza scagliata in faccia alla città indifferente, assente all’appello, rimane sigillo per i 600 lavoratori arrivati da tutt’Italia. Spiega semplice Abou, originario della Costa d’Avorio, sindacalista Usb dietro lo striscione della Fiat Mirafiori: «Abbiam fatto mille chilometri per dire che lavoro e salute non si possono separare».
Chiosa Franca Caliolo, moglie di Antonino Mingolla, operaio morto all’Ilva nel 2006, tornata a marciare per la vita dei lavoratori insieme alle «Donne per Taranto», dopo tre anni: «Non c’è niente da fare: i tarantini sono dilaniati nell’anima». Sul fronte della crisi ambientale il ministro Clini, puntualizzando alcune dichiarazioni che paventavano il rischio del conflitto di attribuzione, tra governo e magistratura, in merito al dissequestro degli impianti Ilva, ieri precisava: «Non ci interessano i conflitti, ma ciascuno faccia la sua parte affinché si realizzi quanto stabilito» con riferimento alla realizzazione delle prescrizioni previste dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia).

Un duro attacco al ministro dell’Ambiente arriva dall’associazione «Altamarea» martedì al Senato per l’audizione in commissione Lavoro, insieme al direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato. «È necessario - spiega una nota di “Altamarea” - interrompere l’”accani - mento terapeutico “ per tenere in piedi uno stabilimento privo di futuro. Il ministro Clini vuole testardamente tenere in esercizio quegli impianti contro il parere dei cittadini e dei lavoratori e contro i provvedimenti della magistratura. Così si allungherebbero i tempi e si permetterebbe all’Ilva di organizzare al meglio la ritirata».




da Lettera43

Ilva, corteo del Mof per ricordare Marsella

Manifestazione a Taranto per l'operaio morto in fabbrica.

 di Paolo Melchiorre

Le parole sono echeggiate in piazza come un monito quando era appena calato il buio. «Claudio lavorava per avere una famiglia, un futuro, per fare tutto. Non è riuscito a fare nulla. Fate voi qualcosa». Dario Marsella anni fa aveva già perso un fratello in un incidente stradale. Dal 30 ottobre scorso, lui e i suoi genitori non hanno più neppure l'altro fratello, Claudio, rimasto schiacciato tra un locomotore e un vagone al reparto Movimento Ferroviario (Mof) dell'Ilva. «Sono rimasto solo», ha detto con un groppo alla gola, e allora ha chiesto a tutti «di fare le cose con il
cuore».
CIRCA 600 PERSONE IN PIAZZA. Piazza della Vittoria, il 'cuore' di Taranto, non era però gremita il 10 novembre. Speranze deluse per chi si attendeva che la gente tirasse fuori un moto di ribellione e si unisse nella protesta per le strade della città ai colleghi di reparto di Claudio, 'Quelli del Mof' (una ottantina in tutto) che da 12 giorni incrociano le braccia, sfidando i sindacati storici, chiedendo più sicurezza in fabbrica e una 'chiamata' dell'azienda per discutere.
In corteo hanno sfilato alcune centinaia, 600 secondo la questura. Tante le bandiere dell'Unione sindacale di base (Usb), che ha aiutato gli operai del Mof ad organizzare la manifestazione, e poi esponenti dello Slai Cobas, del Comitato 'Donne per Taranto', di movimenti arrivati da lontano come i 'Blocchi precari metropolitani' di Roma e persino un gruppetto di curdi con cartelli inneggianti alla libertà; nessun rappresentante istituzionale. Altrove la gente comune, e non c'entra il week end.
GIGANTOGRAFIA DI CLAUDIO IN TESTA AL CORTEO. Erano quattro anni che in Ilva non moriva un lavoratore per un incidente. 'Quelli del Mof' lo hanno ricordato indossando in corteo una maglietta bianca su cui era impressa la foto di Claudio. Una gigantografia dell'operaio morto era attaccata al furgone che apriva il corteo, insieme ad un pezzo di stoffa azzurro con la scritta 'Ciao Claudio'. Per Claudio, ma probabilmente non solo per lui, 'quelli del Mof' hanno deciso di proseguire lo sciopero ad oltranza almeno fino a mercoledì; il giorno prima saranno ricevuti alla Regione Puglia. 'Gli accordi sono vostri, le vite sono nostre' hanno scritto ripetutamente sugli striscioni, ricordando ai sindacati storici Fim, Fiom e Uilm che quell'accordo con l'azienda del novembre 2010 per il Mof, che stabilisce la presenza di un solo lavoratore sul locomotore in aggancio ai vagoni ferroviari, proprio non va.
«Dopo la morte di Claudio», ha detto un suo collega di lavoro, Eligio, «non può essere tutto come prima. Ci hanno definito eroi, ma qualcuno anche sciacalli. Claudio è morto anche per la nostra indifferenza e la mancanza di voglia di lottare».
SI ATTENDE IL PIANO DI RISANAMENTO. Quel desiderio di lotta per un futuro 'pulito' e più sicuro che gli operai del Mof ora vorrebbero trasmettere all'intera città, che invece attende che altri sblocchino una situazione intricata. Solo alla fine della prossima settimana si saprà se per il ministero dell'Ambiente, su indicazioni tecniche della commissione che ha 'licenziato' la nuova Autorizzazione integrata ambientale per l'Ilva, il piano tecnico consegnato il 9 novembre a Roma dall'azienda sia un passo deciso in avanti verso il risanamento degli impianti sotto sequestro, per i quali le procedure di fermata o spegnimento vanno avanti ora più spedite sotto le direttive di custodi giudiziari e procura.
Quest'ultima chiamata in causa dal ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, per un eventuale conflitto di attribuzioni se i magistrati non dovessero considerare valida la nuova Aia. «Non ci interessa avere conflitti con chicchessia - ha detto oggi Clini - ma ci interessa che ciascuno faccia la sua parte affinché si realizzi quanto stabilito», ricordando che senza la «disponibilità degli impianti, l'azienda non può dare seguito alle disposizioni» contenute nel decreto Aia. Al Senato, in commissione Lavoro, è ancora invece tempo di audizioni (martedì prossimo) con il direttore dell'Arpa Puglia e l'associazione ambientalista Altamarea. Ma a fine mese, intanto, l'altoforno 1 sarà già spento.
Sabato, 10 Novembre 2012

 




Corriere del Giorno
La protesta del Mof Ilva. "Verità sulla morte di Claudio"


 E’ la marcia della protesta, è la marcia della rivendicazione, è la marcia del dolore. «Claudio ogni mattina andava al lavoro perchè sognava di mettere su famiglia, voleva costruire un futuro. Invece i suoi sogni si sono infranti, spezzati da un evento tragico su cui chiediamo di fare chiarezza. Vogliamo conoscere la verità». Queste le parole di Dario Marsella, fratello di Claudio, al termine del corteo organizzato e voluto dai “ragazzi del Mof” e sostenuto, da Usb, slai cobas e da altre sigle del variegato l’arcipelago dei sindacati autonomi. Ieri pomeriggio a Taranto hanno sfilato delegazioni di Roma, Torino, Potenza, Napoli, Latina. Un respiro nazionale per una manifestazione organizzata in pochi giorni che ha posto l’attenzione sulla sicurezza e sulle condizioni di lavoro in Ilva, ma non solo. Una battaglia simbolo quella dei lavoratori del Mof che chiedono il ripristino delle due unità lavorative sui locomotori come avveniva prima dell’accordo di novembre del 2010. «Con la presenza di un solo lavoratore – ha spiegato Franco Rizzo dell’Usb di Taranto – per l’Ilva il risparmio è di 70 euro a turno. Per questa cifra si può mettere a rischio la sicurezza? Su questi temi invito alla riflessione le istituzioni di Taranto che finora sono state distratte rispetto alle nostre richieste».
E proprio alle istituzioni si è rivolto il fratello dell’operaio morto al Mof. «Vi chiedo – ha detto concludendo il comizio in piazza della Vittoria – di non ragionare con la mente, ma di mettere il cuore nelle vostre azioni». Già negli anni scorsi la famiglia Marsella era stata colpita da un grave lutto per la morte di un altro  fratello in seguito ad incidente stradale. «La mia famiglia sta soffrendo molto – ha ammesso Dario con la voce rotta dall’emozione – ma sentiamo l’affetto dei colleghi di lavoro del Mof ai quali rivolgo un sentito ringraziamento per quello che stanno facendo. Un grazie a tutti anche per questa manifestazione in ricordo di Claudio».
La famiglia Marsella ora attende che si faccia piena luce sull’infortunio mortale. Lo ricorda Marco, anch’egli operaio del Mof in sciopero da 12 giorni. «Ai genitori di Claudio – afferma – dobbiamo dire la verità su questa  tragedia». Già, la verità. Ma quale? Le indagini per ricostruire l’esatta dinamica sono in corso. Gli inquirenti sono al lavoro. «I magistrati stanno facendo il loro dovere e li ringraziamo per questo – continua Dario Marsella – confidiamo nel loro operato. Aspettiamo gli sviluppi delle indagini per saperne di più». Il corteo, al quale hanno preso parte alcune centinaia di persone, è partito dal piazzale antistante l’Arsenale Militare e dopo aver percorso le vie Di Palma e D’Aquino, si è concluso in piazza della Vittoria. Tra gli altri sono intervenuti Paolo Leonardi dell’Usb nazionale e Margherita Calderazzi dello slai cobas di Taranto. Toccanti le testimonianze dei lavoratori del Mof, da 12 giorni in sciopero. «Qualcuno ci ha definito eroi – dice Eligio – qualcun altro sciacalli, ma noi siamo solo operai e lottiamo per i nostri diritti».
Al termine gli operai hanno deciso di prolungare lo sciopero fino a mercoledì prossimo



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