martedì 6 novembre 2012

Cassa integrazione e terrorismo: dateci oggi le paure quotidiane

Ilva, l'azienda ora è pronta a tagliare «Subito duemila in cassa integrazione» 
La comunicazione dell'azienda: pesa la crisi produttiva Si parte il 19 novembre. Il polo occupa 11.850 dipendenti

Tanto tuonò che piovve: l'Ilva, il polo siderurgico più grande d'Europa, intende procedere alla messa in cassa integrazione ordinaria di 2mila dipendenti dell'area a freddo dello stabilimento a partire dal 19 novembre prossimo. L'azienda lo ha comunicato poco fa ai sindacati Fim, Fiom e Uilm in un incontro che si tiene in direzione Ilva, a Taranto. L'intero polo occupa 11.850 dipendenti diretti più 2mila nelle ditte dell'indotto.
IL PERIODO - Gli ammortizzatori sociali dovrebbero durare 13 settimane. I reparti interessati sono: tubificio longitudinale 1-2 rivestimenti, area Iaf impianti a freddo, treno lamiere, treno nastri 1, officine e area servizi.
LA MOTIVAZIONE - A quanto pare la richiesta pare sia motivata da un'assenza di commesse per i grandi tubi determinata anche dalla situazione di incertezza produttiva in cui si trova l'azienda.
I SINDACATI - «Oggi è l'ultimo giorno concesso all'azienda per esprimere valutazioni sull'Aia. È già grave che abbia atteso tutto questo tempo, ma si faccia sentire e prenda impegni concreti per il futuro della fabbrica». Lo ha affermato il segretario generale della Fiom Cgil di Taranto, Donato Stefanelli, nel corso di una conferenza stampa tenuta prima dell'incontro in corso con l'azienda. «Dal 26 luglio scorso, giorno della notifica del sequestro preventivo, l'attività dell'Ilva non è rallentata. Si continua a lavorare - ha precisato Stefanelli - al 70 per cento della capacità produttiva, esattamente come un anno fa. Nessuna risposta concreta, invece, sugli investimenti necessari per ottemperare alle prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale. Questo clima di incertezza sta creando grandi tensioni tra i lavoratori ed alcuni ex sindacalisti stanno cavalcando questa protesta in modo strumentale». Il riferimento è al Comitato «Cittadini e lavoratori liberi e pensanti» e all'Usb (Unione sindacale di base), che il segretario della Fiom definisce «due facce della stessa medaglia». «Dal giorno dell'incidente in cui ha perso la vita Claudio Marsella è in atto una campagna denigratoria nei confronti di Fim, Fiom e Uilm. Ci addebitavano - osserva Stefanelli - la morte dell'operaio, ci chiamavano assassini. Nel pomeriggio ci fu un sit in sotto la sede dei sindacati e poi l'occupazione del palazzo, che richiama tempi davvero bui». «In questa città - ha concluso Stefanelli - c'è lo stesso clima di istigazione all'odio che in passato è degenerato in episodi di violenza. Per questo diciamo basta e invitiamo tutti al buon senso». (CdM)

Nessun commento: