Teleperformance adieu, addio, per restare al francese. L’impensabile potrebbe accadere, stando alle parole dell’amministratore delegato Lucio Apollonj Ghetti ieri in conferenza stampa: «Abbiamo 621 esuberi a Taranto (circa un lavoratore su tre dei poco meno di 2mila complessivamente occupati nel call center, ndr). Una parte del sindacato (Slc Cgil, Fistel Cisl e Ugl, ndr) che dice no alla riduzione a 4 ore dell’orario di lavoro, mentre c’è una parte con la quale si ragiona (la Uilcom, ndr). Ritirare le procedure di mobilità avviate e dire no all'orario di 4 ore significa - ha dichiarato Apollonj - che stiamo andando verso l'assenza di soluzioni alternative attraverso le quali permettere una riduzione del costo del lavoro e il rilancio della competitività. L'azionista di Teleperformance non vuol far ricorso agli ammortizzatori. C’è chi non vuol capirlo. O si trova un'alternativa e la deve indicare il fronte del no o licenziamo e chiudiamo la sede. La situazione è pericolosa».
Sarà che rimuginava ancora polemicamente il mancato incontro a Bari con l’assessore Gentile, nella sede della Regione, «forse c'è scarso interesse istituzionale per la vertenza», ma l’amministratore delegato di Teleperformance ha usato toni duri. Qualcuno dirà: è successo anche lo scorso anno e poi arrivò la cassa integrazione. Ma questa volta la strada è in salita, se non altro per la minaccia di chiusura, mai avanzata finora e che sembra far tanto pendent con le parole usate dall’Ilva nell’istanza presentata alla magistratura: «Senza dissequestro si chiude».
«Abbiamo due problemi: l’eccedenza di ore di lavoro e i costi» ha aggiunto il capo del personale di Teleperformance, Gabriele Piva. «Siamo i più cari sul mercato, pur bravi non siamo competitivi per i costi» ha ribadito Lucio Apollonj Ghetti. «Badate: il mancato accordo non porta agli ammortizzatori sociali e chi crede sia un bluff ricordi la chiusura del call center a Roma».
Insomma un dipendente Teleperformance, assunto a tempo indeterminato, sui bilanci aziendali pesa troppo e questo ancor più in un momento «di crisi strutturale» del mercato che porta i committenti «a preferire chi offre il proprio lavoro a 18 euro e non a 25 come noi, pur essendo più bravi degli altri» ha aggiunto l’amministratore delegato, rivelando: «Chiudere la sede di Taranto e di Roma costerebbe due milioni e mezzo, ricapitalizzarla 9 milioni, ma non c’è intenzione. Poi - ha detto ancora Apollonj - ci sono i problemi del massimo ribasso, dei committenti pubblici che pagano dopo due anni, della legge 407 che va cancellata così come abbiamo chiesto a Camera e Senato. Il mercato è saturo per cui cresceremmo se avessimo un costo comparabile a quello degli altri concorrenti. Faremo un ultimo tentativo - ha concluso Apollonj - parlando direttamente ai lavoratori delle nostre proposte. Certo sarebbe un problema se non tutti accettassero». (GdM)
Teleperformance, sciopero del sangue
I dipendenti in protesta contro le procedure mobilità
Indetta dai sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Ugl Tlc
TARANTO - I dipendenti del call center Teleperformance di Taranto
stanno aderendo in massa allo sciopero del sangue indetto dai sindacati
di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Ugl Tlc per protestare contro le
procedure di mobilità annunciate dall'azienda nei confronti di 621
lavoratori. All'esterno dello stabilimento c'è un'autoemoteca, che sta
accogliendo i lavoratori che si sottopongono volontariamente alla
donazione del sangue.
Teleperformance, sciopero del sangue
La normativa prevede che il lavoratore abbia diritto in
questo caso a una giornata di astensione dal lavoro. L'azienda, dopo
aver fatto ricorso per 30 mesi agli ammortizzatori sociali per una parte
del personale, ha proposto la riduzione dell'orario lavorativo da 6 a 4
ore giornaliere, ma i sindacati non hanno accettato il taglio alla
retribuzione. (CdM)
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